Nella terza giornata della Liga spagnola 2016/17 si sfidano Valencia e Betis Siviglia, a Valencia, con la squadra ospite che parte da sfavorita, ma che riesce a ribaltare i pronostici con una prestazione nel complesso molto ordinata ed efficace, ad eccezione dell’ultima parte di gara, in cui la squadra di casa sfrutta la stanchezza avversaria per raggiungere momentaneamente il pareggio.
Il Betis Siviglia di Gustavo Poyet si schiera con un classico 4-3-3, così composto:
Il modulo di gioco risulta essere quasi speculare al modulo avversario, ma con alcune peculiarità date dalle caratteristiche dei singoli giocatori, che andremo ad analizzare più nel dettaglio.
In fase di possesso infatti si nota subito di come gli esterni, sia di difesa che di attacco, stiano molto larghi, con i due terzini alti sino alla linea dei centrocampisti. Infatti il gioco della squadra di Siviglia si sviluppa prevalentemente sulle linee laterali con varie combinazioni tra terzino e l’ala, come ad esempio il bel triangolo sulla fascia destra tra Piccini e Joaquin che porterà al primo gol di Castro.
Da notare come la spinta dei due terzini sia sempre molto equilibrata, cioè, se durante un’azione è il terzino sinistro Durmisi a portare palla e/o a spingersi in avanti, allora il terzino destro Piccini rimane cautamente più arretrato, quasi in linea con i difensori centrali Pezzella e Mandi, e viceversa.
Molto importante in questa fase è anche il lavoro dei centrocampisti, che si schierano scaglionati, con uno, solitamente Brašanac, che rimane più arretrato in copertura, in caso di una ripartenza avversaria, mentre gli altri due cercano degli inserimenti in area avversaria oppure offrono un appoggio ad i compagni in fascia laterale.
In tutto questo, i due difensori centrali non partecipano molto alla costruzione del gioco e si preoccupano invece di contenere eventuali transizioni negative.
Allo stesso modo, pure l’attaccante centrale non è molto coinvolto nella manovra del pallone, tranne rare occasioni in cui riceve palla spalle alla porta per far salire la squadra. Alegría è infatti il principale destinatario dei lanci lunghi e delle verticalizzazioni effettuate in seguito alle transizioni positive in difesa e centrocampo.
Nella fase di non possesso invece, i terzini del Betis si stringono molto, avvicinandosi ai due centrali di difesa, sopratutto con l’avversario in possesso di palla in zona di attacco, mentre le due ali si abbassano sulla linea dei centrocampisti, andando a formare una sorta di 4-5-1.
Un 4-5-1 che però può essere considerato anche come un 4-1-4-1, poiché Brašanac si abbassa spesso tra la linea dei difensori e quella dei centrocampisti, nel classico ruolo di interdittore.
Durante questa fase la squadra porta una leggera pressione con l’attaccante centrale al portatore di palla quando è nella metà campo avversaria. Pressione che man mano aumenta, sostenuta anche dai tre centrocampisti, con l’avanzare dell’avversario, aumentando così notevolmente la densità nelle vicinanze del pallone.
Allo stesso modo, se un giocatore perde palla nella propria metà campo, si effettua subito una forte pressione in 2 o 3 giocatori per cercare di riconquistarla immediatamente.
È interessante inoltre analizzare di come il Betis Siviglia si disponga nei calci d’angolo (o nei calci di punizione vicino alla bandierina): la squadra infatti effettua una classica marcatura ad uomo molto stretta, con la particolarità però di portare ben 9 o a volte 10 giocatori nella propria area di rigore, più il portiere, con ben 7-8 di questi in area piccola, creando così una forte superiorità numerica rispetto all’avversario.
Ironicamente, l’unica volta che il Betis ha portato nella propria area di rigore “solo” 7 giocatori ed ha marcato a zona gli avversari appostati sul limite dell’area, ha subito il momentaneo pareggio del Valencia, con Garay che ha appoggiato in rete dopo una ribattuta del portiere Adán, partendo proprio dal limite dall’area.
Riassumendo quindi, il Betis Siviglia riesce a portare a casa la prima vittoria stagionale in Liga con un risultato di 2 a 3 viziato dall’espulsione di Pérez per il Valencia al 50° minuto, ma comunque costruito tramite una trama offensiva sviluppata sulla due fasce laterali, specialmente su quella destra, con Piccini autore di ben 2 assist, mentre i giocatori in posizione più centrale hanno interpretato una partita più di contenimento.
Da segnalare comunque il differente lavoro effettuato dai due esterni di attacco, Castro e Joaquin.
È infatti l’ex giocatore della Fiorentina quello più mobile dei due, con continui ripiegamenti in fase di non possesso, e accentramenti per portare densità in zona palla, oltre ad un maggior numero di combinazioni tra lui ed il terzino destro Piccini.
Al contrario però Castro offre un maggiore appoggio alla punta centrale Alegría ed una maggiore presenza negli ultimi 20 metri, come dimostrano i 2 gol segnati.