Analisi realizzata da Alessandro Pisu, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification
Il Cagliari Calcio è la più importante squadra di calcio professionista della Sardegna e una delle più importanti nel panorama nazionale italiano. Nel corso dei suoi 102 anni di storia il Cagliari ha militato per 42 anni in Serie A, vincendo uno scudetto nella stagione 1969-70. Attualmente il Cagliari milita nel campionato di Serie B a seguito della retrocessione nella stagione 2021-22.
Dopo la retrocessione, vari giocatori della rosa della prima squadra, incluso il capitano Joao Pedro, sono stati ceduti ad altre società italiane e straniere. Oltre al già citato Joao Pedro (al Fenerbahçe), hanno lasciato la Unipol Domus giocatori del calibro di Bellanova (Inter), Marin (Empoli), Cragno e Carboni (Monza).
L’annata 2022-23 si preannunciava fin dalle prime fasi del mercato una stagione di rifondazione per la società sarda. Il presidente Giulini, dopo gli avvicendamenti in panchina della stagione precedente (Semplici, poi Mazzarri e infine Agostini), ha deciso di puntare su Fabio Liverani, ex tecnico di Lecce e Parma, tra le altre. Noto per il suo calcio propositivo, Liverani è riuscito a convincere alcuni “senatori” della squadra come Nandez, Rog, Gaston Pereiro e il neo-capitano Pavoletti a cimentarsi col campionato di Serie B e aiutare nell’inserimento in squadra i nuovi arrivati Mancosu, Viola, Lapadula, Falco e Makoumbou.
Dopo un avvio promettente, il Cagliari ha subito un calo di forma nelle ultime giornate di campionato che ha visto la società di Giulini scendere dal terzo posto in classifica all’attuale posizione da metà classifica. La pressione è tanta sulle spalle del tecnico Liverani, oltretutto colpito di recente da un grave lutto familiare.
Analizzando le ultime due partite giocate dal Cagliari – la prima persa in casa contro il Venezia di Ivan Javorčić per 1-4, la seconda pareggiata fuori casa per 0-0 col Genoa di Blessin – andremo a scovare quali sono i punti deboli e i pregi della formazione di Liverani e in qualche modo predire quali margini di miglioramento la squadra possiede dal punto di vista del collettivo e dei singoli.
FASE DI POSSESSO
Il Cagliari è una squadra che ama proporre un gioco manovrato per sfruttare le caratteristiche tecniche del proprio centrocampo, mettendole al servizio dei propri attaccanti, che propongono un interessante mix di fisicità (Pavoletti), atleticismo (Lapadula), tecnica (Falco) e velocità (Luvumbo). Nel corso di entrambe le partite il Cagliari, pur attuando il proprio gioco manovrato, non è riuscito però a rifornire a dovere i propri attaccanti, andando in gol solo una volta in due partite, a fronte dei 4 gol subiti.
In fase di possesso, i terzini (DD e DS) si alzano sulla linea dei centrocampisti, a turno, per dar man forte alla manovra. I 3 centrocampisti centrali, molto dinamici, si impegnano molto sia in fase di impostazione, sia nelle marcature preventive che anche nel dare una mano agli attaccanti. Le due formazioni del Cagliari, differenti sulla carta, in realtà si sono rivelate molto simili nell’impostazione, con Luvumbo (AD) e Mancosu (AS) durante la partita contro il Genoa pronti a supportare l’unica vera punta Lapadula (PC), così come lo stesso Mancosu (CAS) e Pereiro (CAD) hanno fatto con Pavoletti durante la partita col Venezia.
Una differenza importante fra le due partite è stato il modo in cui la squadra muoveva la palla tra la difesa e l’attacco, a testimonianza della buona flessibilità dei giocatori del Cagliari: mentre contro il Venezia la squadra ha preferito impostare facendo girare la palla tra tutti i reparti, dando modo ai difensori di salire e proporsi negli inserimenti grazie a passaggi chiave, uno-due o triangolazioni, contro il Genoa il Cagliari ha preferito un approccio più diretto, con lanci lunghi per le punte o veloci verticalizzazioni per sfruttare la velocità di Luvumbo e Lapadula.
Se durante la partita col Genoa, il piano di gioco del Cagliari ha dato buoni risultati (Luvumbo in particolare ha sprecato un paio di buone occasioni), la partita col Venezia non è stata così positiva. Il Venezia, infatti, ha utilizzato al meglio il proprio 3-5-2 (5-3-2 in fase difensiva) per bloccare ogni sbocco al Cagliari, che ha trovato la via del gol solo su punizione, per “riempire” le zone chiave del campo e poi colpire, sia in maniera manovrata che diretta, sfruttando il fatto che i propri attaccanti erano sempre in 2v2 coi DC del Cagliari.
Probabilmente, nelle intenzioni di Liverani, il possesso manovrato del Cagliari e il ruolo dei due trequartisti avrebbero dovuto far arrivare la palla più spesso in zone pericolose per la difesa del Venezia, come la “zona d’ombra” ai lati dei terzi di difesa (DC) e alle spalle degli esterni (CS e CD). Il Cagliari, invece, raramente è riuscito in fase di possesso ad arrivare in quelle zone o a creare superiorità contro i CS/CD in fase di ripiegamento. Questo perché il
Venezia ha attuato un ottimo pressing alto, sfruttando al meglio il 2v2 dei propri PC contro i DC del Cagliari e creando superiorità numerica in fase di non possesso a centrocampo. In fase di impostazione il Cagliari non trovava infatti sbocchi centrali e doveva ricorrere ai terzini, alternativamente pressati alti dai propri centrocampisti esterni. Una situazione resa ancora più difficile dalla poca mobilità del trio avanzato (Pereiro, Mancosu e Pavoletti) che, a parte Mancosu, ha fatto poco per proporsi a centrocampo o per allargarsi alla ricerca di quegli spazi sulle fasce che sono il tallone d’achille delle difese a 3.
Prima della partita col Genoa, Liverani ha sicuramente analizzato queste situazioni e ha ridisegnato la squadra in modo da rendere la manovra più veloce e per sfruttare la velocità sulle fasce. Ecco spiegato l’impiego dal primo minuto di Luvumbo (AD), l’avanzamento di Mancosu (da CAS a AS) e l’inserimento di Lapadula come PC, più adatto a giocare sul filo del fuorigioco.

FASE DI NON POSSESSO
In fase di non possesso, il Cagliari si dispone con una linea difensiva a 4 molto compatta, con i tre centrocampisti immediatamente davanti a fare filtro e una terza linea che contro il Venezia vedeva due trequartisti a supportare l’unica punta (Pavoletti) nel pressing piuttosto alto, contro il Genoa prevedeva due ali molto alte a fare lo stesso stesso lavoro di pressing e supporto alto alla punta Lapadula.
La squadra sarda ha la caratteristica in questa fase di rimanere molto stretta, con quattro uomini il linea in circa 20/25 metri di campo che si spostano collettivamente a seguire le fasi di gioco avversarie e il pressing dei propri attaccanti e centrocampisti. Difficilmente i difensori si staccano dalla linea se non per attaccare l’uomo più vicino. La difesa, in particolare, rimane diligentemente in linea e molto stretta, al punto che sia il Venezia col suo CS che il Genoa col suo DS hanno trovato vita facile stando larghi sia in fase di impostazione che nel superare della prima linea del pressing del Cagliari.
La scelta di mantenere la linea difensiva stretta e compatta ha sicuramente i suoi vantaggi (i difensori esterni hanno il compito di supportare i difensori centrali che in entrambe le partite affrontavano una coppia di attaccanti in modo da evitare situazioni di 1v1 o 2v2) ma non solo ha portato il Cagliari a mantenere costantemente scoperta una o l’altra fascia, ha anche portato i difensori esterni a gestire, alternativamente, una fetta di campo consistente con poca assistenza da parte dei centrocampisti e dei trequartisti/attaccanti. Liverani, date le ovvie difficoltà contro il Venezia, bravo a sfruttare questa debolezza, contro il Genoa ha chiesto agli attaccanti esterni di supportare difensori e centrocampisti nel presidiare le fasce anche in fase difensiva. Ecco che quindi il Genoa spesso si è trovato ad affrontare un 4-5-1, più che un 4-3-3, molto dinamico da parte del Cagliari, ma che alla lunga non ha portato grossi pericoli, dopo un paio di fiammate iniziali da parte di Luvumbo.

TRANSIZIONI
Analizzando le transizioni positive del Cagliari, si nota subito una sostanziale differenza tra le due partite. Se contro il Venezia il ruolo della PC era prevalentemente quello di fungere da sponda per l’inserimento dei due centrocampisti offensivi, sfruttando quindi la fisicità di Pavoletti, contro il Genoa Lapadula attaccava la profondità prevalentemente sul centro-destra della difesa genoana, permettendo quindi a Luvumbo (AS) di inserirsi dalla parte opposta. Sia la difesa del Venezia che quella del Genoa hanno retto bene all’impatto (il Venezia ha preso gol su punizione di Mancosu) grazie alla buona organizzazione e a delle ottime marcature preventive. La difesa a 3 del Venezia, con il cruciale supporto del centrocampo a 5, ha controllato bene sia Pavoletti che i centrocampisti in inserimento, dimostrando una debolezza strutturale del Cagliari: la poca propensione a scardinare squadre che difendono basse e con un centrocampo incline a fare densità nella propria trequarti difensiva.
Per quanto riguarda le transizioni negative, il Cagliari ha dimostrato delle lacune preoccupanti sulle fasce con i difensori esterni costantemente in inferiorità numerica o fuori posizione contro le veloci ripartenze avversarie. Contro il Genoa, la squadra sarda è riuscita a far fronte parzialmente a questa lacuna, esposta in maniera plateale dal Venezia di Javorčić. Tuttavia il Genoa è una squadra che utilizza molto la fascia centrale del campo pur avendo in Pajač un buon terzino sinistro con un ottimo piede e buona gamba. La fase di transizione difensiva ha inoltre mostrato come il centrocampo del Cagliari sia ancora un “work in progress”. Pur essendo chiaro che due dei tre titolari per la stagione saranno Rog e Nandez, il terzo nome non sembra essere chiaro nel sistema di Liverani e ciò comporta anche dei cambiamenti tattici a seconda di chi entra in campo. Se contro il Venezia Deiola ha infatti giocato al centro con Rog sul centro-sinistra, le sue lacune in fase di impostazione e di passo sono apparse chiare sia in fase di transizione positiva che negativa. Contro il Genoa, agendo nella zona di Frendrup, Deiola ha giocato meglio e dialogato più efficacemente con Mancosu (AS) e con Obert (DS). Il terzo di centrocampo nella partita col Genoa è stato Makoumbou, un giocatore più fisico e ordinato, ottimo nelle marcature preventive, che però ha sofferto la dinamicità dei trequartisti genoani, in particolare Aramu e Guðmundsson, che l’hanno portato spesso fuori posizione.

ANALISI SWOT
PUNTI DI FORZA
- – Attacco ben assortito con elementi dinamici, forti fisicamente, abili nell’impostare enell’attaccare la profondità
- – Centrocampo tecnico e d’esperienza con una buona propensione al sacrificio e allecoperture difensive
- – Rosa ampia in tutti i reparti
PUNTI DI DEBOLEZZA
- – Poca incisività in attacco. Mancanza di una punta da 15/20 gol a stagione
- – Moduli di gioco che offrono poca ampiezza e portano a vulnerabilità strutturale sullefasce
- – Bassi livelli di organizzazione e dinamicità a centrocampo
- – Centrali difensivi poco tecnici, e di conseguenza poca precisione nei lanci lunghi e/o cambi di gioco