Analisi realizzata da Samuele Donadelli, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification: https://www.elitefootballcenter.com/prodotto/longomatch-fast-track/
Dopo 19 anni di assenza, il Venezia torna a figurare tra le compagini del massimo campionato italiano in seguito alla promozione ottenuta ai play-off, occorsa al termine di una stagione che li ha visti concludere al quinto posto del campionato di Serie B.
Dall’inizio della stagione 2020-21 la squadra è sotto la guida tecnica dell’allenatore Paolo Zanetti. Con il salto di categoria, la società è intervenuta sul mercato in maniera oculata, senza colpi di grande risonanza mediatica, come invece è avvenuto in altre piazze del campionato, anche tra le stesse neopromosse.
Tra i nomi più importanti, risaltano quelli di Mattia Caldara e Sergio Romero, entrambi entrati stabilmente nella formazione titolare, ma sono molti i nomi meno noti divenuti ben presto importanti per la squadra.
La partita oggetto di analisi giunge in un momento di difficoltà relativa per il Venezia, dovuta alla serie di tre sconfitte consecutive avvenute contro Inter, Atalanta ed Hellas Verona.
Nonostante l’evidente disparità tra le due squadre, la partita permette di osservare peculiarità tattiche interessanti della squadra di Zanetti in entrambe le fasi. Il risultato è, in parte, dimostrazione della bontà della prestazione compiuta.
Il Venezia ha impostato la partita sull’equilibrio, preferendo alternare folate di attacchi rapidi ad azioni più manovrate, senza lasciare che la Juventus riuscisse a prendere il dominio totale del gioco. A tal fine, il Venezia ha mantenuto un baricentro medio, con tre linee difensive attive. Ciò a fronte di un dispendio fisico non indifferente, certificato dal primato di giornata da parte del collettivo per chilometri percorsi (118,028 km) rispetto alle altre squadre del campionato.
SISTEMI DI GIOCO
Base: 4-3-3
Fase di Possesso: 3-4-3 Fase di Non Possesso: 4-4-2
FASE DI POSSESSO
COSTRUZIONE
L’azione parte spesso mediante costruzione diretta ad opera del portiere Romero che ricerca l’attaccante centrale Henry per sfruttarne la fisicità. Costui, in prima battuta o dopo aver controllato il pallone, serve
sulla corsa gli incursori all’attacco della profondità, Johnsen e Crnigoj. Generalmente questa costruzione avviene in maniera rapida, allo scopo di sorprendere la difesa avversaria.
Più raramente nel corso della partita il Venezia ha optato per una costruzione dal basso. La maggior parte delle volte questa è avvenuta in seguito ad una transizione negativa a consolidare il possesso o ad un’azione offensiva ormai neutralizzata, ovverosia quando l’attacco alla profondità con lanci a medio o lungo raggio diventava più difficoltosa. In questo caso uno dei centrocampisti ad occupare la zona centrale, il più delle volte Ampadu, è preposto ad abbassarsi ad occupare il vertice alto di un triangolo con i due difensori centrali. Inoltre si rileva che il movimento di Busio e/o Amapdu incontro ai difensori centrali è spesso un’azione di attrazione al fine di liberare spazio tra le linee di difesa e centrocampo avversarie, proprio per favorire la costruzione diretta sui vertici offensivi del Venezia.
SVILUPPO
In sviluppo il Venezia limita il gioco di possesso ragionato a corto raggio, prediligendo il suo svolgimento lungo le corsie laterali. In questa sottofase risulta fondamentale il ruolo di Aramu, che dalla trequarti torna spesso indietro a dirigere la manovra. Frequentemente, l’obiettivo dell’azione è quello di liberare con una triangolazione un terzo uomo in taglio verso l’angolo del campo più vicino. La ricerca dello spazio attraverso lo smarcamento in zone di luce avanzate appare un principio cardine del dettato tattico impartito ai centrocampisti, che risultano così in movimento rapido costante.

Nell’immagine è visibile il taglio di Busio (CCS) su suggerimento di Aramu. Lo spazio si crea dietro al difensore centrale che è uscito in pressione su Ebuehi (TD). Quest’ultimo ha appena scambiato palla con Aramu e, sovrapponendosi internamente per suggerire la triangolazione, ha attirato l’uscita del difensore.
LATERALITÀ
Molto del gioco proposto dal Venezia si sviluppa lungo le catene laterali. Non soltanto l’azione ha sfogo sulle corsie laterali, ma è qui che il più delle volte viene innescata la manovra offensiva. In questo senso, risulta esemplare la ricerca di Aramu in queste zone di campo, dove il giocatore accende con la propria qualità tecnica il gioco.
Una situazione ricorrente è la sovrapposizione simultanea dei due terzini Ebuehi e Haps in transizione positiva, che in caso di recupero palla in posizione arretrata o mediana lasciano immediatamente la linea di difesa e si portano all’attacco della profondità.
La proposizione di numerose sovrapposizioni e incursioni sulle fasce ha pertanto portato alla creazione dell’azione del gol: l’attacco prima ordito sulla fascia destra da parte del terzino destro (Ebuehi), del centrocampista di destra (Crnigoj) e di Aramu, poi l’attacco sulla sinistra da parte del terzino sinistro (Haps) a raccogliere la ribattuta del cross, ha aperto la linea del centrocampo juventino consentendo ad Aramu di raccogliere indisturbato un pallone in posizione centrale al limite dell’area di rigore avversaria.
RIFINITURA E FINALIZZAZIONE
Come anticipato, la rifinitura si concentra sulle fasce laterali in virtù delle caratteristiche dei giocatori del Venezia e della disposizione della Juventus, che giocando con un 4-2-3-1 può trovarsi scoperta sulle fasce a
fronte di attacchi rapidi. Nella zona centrale, solo Henry e Aramu sono deputati all’occupazione di questo spazio e con il compito, almeno apparente, di riallargare il gioco. Sulle fasce i terzini, Johnsen e Aramu offrono cross a cercare prevalentemente Henry, molto abile nel colpo di testa. Evidentemente l’azione di rifinitura si sviluppa il più delle volte sulla sinistra, con il 42% degli attacchi avvenuti proprio su quella fascia per sfruttare il mancino di Aramu e la corsa di Johnsen.
FASE DI NON POSSESSO
PRIMA AZIONE DIFENSIVA
Sulla costruzione avversaria il Venezia opta generalmente per un primo pressing finalizzato ad accelerare la circolazione di palla da parte degli avversari e a indirizzarli lungo l’esterno. A tal fine, la squadra esegue il pressing con la prima linea degli attaccanti (Aramu, Henry e Johnsen) partendo dalla posizione centrale, mentre parallelamente anche la linea dei tre centrocampisti si occupa di marcare i costruttori di gioco avversari di centrocampo (uno/due in questo caso, Locatelli più Rabiot) posti in posizione centrale. Ciò garantisce, il più delle volte, lo scivolamento della Juventus sul terzino, che però viene subito aggredito dall’attaccante esterno (risulta particolarmente intensa la fase di Johnsen) che, coadiuvato dalla mezzala in pressione sull’uomo di fascia e dal centrocampista centrale, induce l’avversario ad una soluzione verticale in zona laterale, dove il Venezia si trova in superiorità numerica con il terzino ed il centrale di difesa di competenza.
GIOCO DIFENSIVO A CENTROCAMPO
Conclusa la prima azione difensiva, il Venezia si organizza in un 4-4-2 (o 4-1/3-2) con lo scivolamento di Johnsen sulla linea del centrocampo e l’abbassamento del centrocampista centrale (Ampadu). Il riferimento dell’avversario è soltanto un principio parziale, che viene derogato sistematicamente per la ricerca di una geometria collettiva.

Tuttavia è evidente (in altri momenti di gara) come comunque nella parte centrale del campo i giocatori in copertura (in seconda linea in relazione alla situazione di gioco) tendano a “controllare” i giocatori per evitare lo sviluppo per vie centrali. La squadra non aspetta passivamente l’azione degli avversari, ma effettua movimenti di “marco-copro” con tutti gli effettivi (in funzione della vicinanza al portatore di palla) con raddoppi verso le corsie laterali. Il baricentro risulta essere medio e la squadra mediamente lunga. Questo dato, insieme all’atteggiamento della linea di centrocampo a ricercare la pressione in avanti, determina talvolta l’ampliarsi della distanza tra il reparto mediano e quello di difesa, offrendo spazio nella zona di rifinitura (effettivamente sfruttato, specialmente da Bernardeschi, che anche sull’azione del gol della Juventus ha ricevuto palla alle spalle dei centrocampisti costringendo il terzino destro ad uscire in pressione lasciando scoperto Pellegrini, che è stato libero di calibrare l’assist per Morata).
ATTEGGIAMENTO DELLA LINEA DIFENSIVA
La linea difensiva ha dovuto fronteggiare un attacco a due punte per la maggior parte della partita (Morata e Kaio Jorge). I due difensori centrali hanno giocato “sull’uomo”. Solo i terzini sono intervenuti nel lavoro “a elastico” di pressione. La diagonale difensiva è lunga, con l’uscita sul portatore di palla sulle fasce ad opera del terzino e la copertura ad opera del centrocampista centrale (Amapdu).
Quasi mai la linea di difesa cerca di attuare la trappola del fuorigioco, nonostante i difensori centrali non siano particolarmente veloci (non è stato fischiato neanche un fuorigioco nel corso della partita).
TRANSIZIONI
TRANSIZIONE OFFENSIVA
L’attacco in contropiede è la tattica preferita dal Venezia in caso di transizione positiva. In caso di recupero palla in zone arretrate l’attacco della profondità viene effettuato sistematicamente da Johnsen (ATS) e Crnigoj (CCD) sulle fasce laterali, ma anche dagli stessi terzini quando la palla viene recuperata in difesa e hanno il tempo di attaccare. Invece Henry ed Aramu cercano di mantenersi vicini nelle zone centrali per “dialogare” soltanto in un primo momento, poi attaccano la linea di difesa entrambi. Costituiscono i riferimenti per il primo passaggio qualora il lancio in profondità abbia efficacia ridotta.

TRANSIZIONE DIFENSIVA
La squadra opera una riaggressione moderata, più finalizzata al mantenimento dell’altezza del baricentro piuttosto che all’immediata riconquista del possesso. In generale, la linea degli attaccanti (Aramu, Henry e Johnsen) non è chiamata alla rincorsa, differentemente da quella dei centrocampisti, che cerca di recuperare la posizione e di riaggredire immediatamente il portatore per non appiattirsi alla difesa.
ANALISI SWOT
PUNTI DI FORZA
- Giocatori funzionali al sistema di gioco
- L’attacco della profondità con molti uomini
- Henry, abilissimo nel gioco aereo, fondamentale per le soluzioni offensive
- PUNTI DI DEBOLEZZA
- Centrocampo con giocatori di grande corsa, ma senza doti di interdizione spiccata
- L’attrazione del pressing sul pallone, che fa spesso perdere i riferimenti degli attaccanti