INTRODUZIONE
La stagione 2019/2020 dell’Everton è iniziata in modo molto difficoltoso con la panchina occupata dall’allenatore portoghese Marco Silva che, in 15 partite, ha realizzato un totale di 14 punti con ben 9 sconfitte. Dopo l’esonero dell’allenatore ex Watford e l’incarico temporaneo di Duncan Ferguson, approda nella città di Liverpool il tecnico Carlo Ancelotti trovando una squadra composta da un mix di giovani talenti da far emergere affiancandoli a giocatori di esperienza.
Fin da subito egli cerca di sfruttare al massimo le caratteristiche, nel miglior modo possibile, di tutti i suoi giocatori con il suo classico 1-4-4-2, non solo cercando di incrementare la combinazione di passaggi corti e accurati a ritmi elevati ma anche di sfruttare a pieno il posizionamento in campo dei suoi giocatori.
Infatti, dalla partita presa in analisi, Arsenal-Everton 3-2 del 23 febbraio 2020, vedremo come Carlo Ancelotti sia riuscito a imporre un organizzazione tattica sia in fase di possesso, ricercando continuamente il controllo del possesso palla portando molti uomini in fase di finalizzazione vicino all’area di rigore avversaria, sia in fase di non possesso, impostando una squadra molto stretta e compatta con un pressing orientato all’uomo.
SISTEMI DI GIOCO
- Sistema di gioco base: 1-4-4-2
- Fase offensiva: 1-2/2-5-1
- Fase difensiva: 1-4-4/2
FASE DI POSSESSO
Come già preannunciato, l’Everton è una squadra che ha come scopo principale il domino del pallone in fase di possesso palla, cercando di mantenere una certa organizzazione tattica in tutte le porzioni del campo e cercando di garantire continuamente almeno due appoggi in zona luce al portatore palla. A testimonianza del fatto, c’è una statistica riguardante i passaggi effettuati dalla squadra contro l’Arsenal, la quale afferma come l’Everton abbia effettuato 424 passaggi tra cui 46 lanci lunghi.
Costruzione e sviluppo
La continua ricerca di una costruzione dal basso è una costante fondamentale nel gioco dell’allenatore italiano. Infatti, il contesto situazionale più frequente vede il mediano dell’Everton Delph scendere esternamente ad impostare in linea con i due difensori centrali ricoprendo il ruolo di terzino temporaneo sinistro. In questo modo, con una linea a tre formata rispettivamente da Mina-Holgate-Delph, entrambi i terzini Sidibè e Baines hanno la libertà di salire fino alla trequarti campo per poter formare una linea a 4 con i centrocampisti, avendo lo scopo di dare ampiezza alla squadra. Come intuibile, spetta all’altro centrocampista centrale (molto dinamico) Schneiderlin dare sostegno e appoggio in mediana, muovendosi per tutto il perimetro del centrocampo e fornendo una serie di soluzioni di passaggi alla prima linea per continuare lo sviluppo dell’azione facendo da vertice.
In questo modo si forma un’area di ben 5 uomini, con il portiere ventiseienne Pickford che svolge un ruolo di vertice opposto rispetto a Schneiderlin, la cui funzione è anch’essa fondamentale per quanto riguardo la costruzione dal basso riuscendo a rivelarsi spesso una valida alternativa d’appoggio, giocando bene con i piedi e fornendo passaggi semplici e immediati ai due difensori centrali o ai mediani. Il portiere inglese rappresenta, se la squadra avversaria pressa alta, anche un modo per attaccare direttamente l’avversario superando la prima linea di pressione, lanciando lungo soprattutto per Calvert-Lewin che, grazie alla sua poderosa accelerazione, riesce a prendere più volte alle spalle il difensore Mustafi, partendo con il tempo giusto e in zona cieca del centrale di difesa, grazie anche all’aiuto di Richarlison e a volte di Baines che formano un 3vs3 con la difesa avversaria.
Come già detto, una delle peculiarità di Carlo Ancelotti è quella di cercare di far emergere al massimo le caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche dei propri giocatori, in special modo riuscire a sfruttare, nel proprio gioco, tutte le singole qualità che un giocatore può offrirgli. Difatti, grazie ai due terzini che offrono ampiezza alla squadra, Ancelotti ha permesso ai due esterni offensivi, Sigurosson e Iwobi (o Bernard o Walcott) di stringere dentro al campo per sfruttare meglio le loro qualità tecniche. Il numero 10 islandese, grazie alle sue doti di controllo palla, visione e mantenimento della calma, si rivela una soluzione in più per continuare lo sviluppo dell’azione; infatti, molto spesso, si abbassa in sostegno della manovra iniziale dietro la prima linea di pressione, appoggiandosi, quando possibile, al terzino della fascia di riferimento. L’ala nigeriana, differentemente, tende a rimanere, in fase di costruzione dal basso, leggermente più alta rispetto a Sigurosson occupando gli half spaces, aspettando un passaggio in verticale da parte dei mediani e dei centrali di difesa, oppure aspettando un’eventuale sviluppo dell’azione con l’uscita palla al piede dal primo pressing e conseguente superiorità o parità numerica, sfruttando così la sua tecnica abbinata alla sua velocità. Riescono a formare così, in fase di costruzione dal basso, un 1-3-1-4-2, con i due attaccanti scaglionati che hanno un ruolo diverso tra loro.

Rifinitura e finalizzazione
Se, quindi, i compiti in fase di costruzione delle due ali tendono ad essere differenti, anche quella dei due attaccanti sono diversi. Partendo dal presupposto che Sigurosson, come detto precedentemente, compia un movimento a scendere e ad accentrarsi con l’intenzione di ricevere palla dietro la linea della prima pressione avversaria, e considerando che i due mediani dei Gunners escano in pressione rispettivamente sul numero 10 dell’Everton e sul mediano Schneiderlin, la corsa incontro al portatore palla dell’ala islandese è dovuta ad attirare il pressing avversario su di sé, e riuscire a liberare uno spazio centrale potenzialmente attaccabile e pericoloso creando una possibile superiorità numerica. Tutto questo diventa possibile anche grazie al lavoro di Richarlison, attaccante molto mobile e dinamico dotato di grande tecnica e velocità.
Carlo Ancelotti riesce a sfruttare tutte queste caratteristiche dell’attaccante brasiliano ed è per questo che riusciamo a vedere in quasi tutto l’arco della partita il suo importante contributo in fase di rifinitura, tra le linee, riuscendo spesso ad essere un’arma in più per sviluppare l’azione, sia dialogando tramite un passaggio a muro (1-2-1) con Sigurosson e sfruttando tramite la triangolazione lo spazio centrale lasciato vuoto dai mediani dell’Arsenal, sia restando tra le linee in attesa di un’immediata verticalizzazione. Entrambe le soluzioni hanno messo più volte in difficoltà il reparto difensivo dei Gunners. È da qui che si basa uno dei principi fondamentali del gioco di Carlo Ancelotti, ovvero il mantenimento del possesso palla finalizzato, con lo scopo di attirare gli avversari in zona palla, all’apertura di spazi e di linee, così da riuscire ad alternare momenti di mantenimento del possesso palla a momenti di verticalizzazione immediata.
Il compito, in questo caso, dell’altro attaccante Calvert-Lewin è quello di rimanere alto, tenendo impegnata la difesa avversaria e non facendola accorciare. Giovane giocatore di talento, veloce e abile nei duelli aerei, come si può notare dal primo gol dell’Everton contro l’Arsenal, attacca con il tempo corretto lo spazio non appena la situazione lo richiede, soprattutto quando i giocatori del suo reparto offensivo sono girati frontalmente senza pressione, o in fase di transizione positiva.
La salita fino alla trequarti dei terzini permette alla squadra di Carlo Ancelotti di attaccare con 5 uomini la linea difensiva avversaria. I terzini sono prettamente orientati alla fase offensiva cercando di scardinare e rompere l’equilibrio di una linea difensiva avversaria compatta, rimanendo larghi e dando ampiezza alla squadra. Questo è un principio cardine che si trova spesso nelle squadre di Ancelotti, ovvero quello di sfruttare a pieno l’intera ampiezza del campo, riuscendo così a dare un’ennesima soluzione al portatore palla, ovvero quella del cambio gioco. L’Everton, infatti, tende spesso ad attirare la squadra avversaria in un lato del campo per poi cambiare gioco palla a terra grazie al supporto dei mediani, oppure direttamente con un lancio lungo, provando così a sfruttare l’1vs1 creatosi sulla fascia opposta, cercando davvero pochi dribbling ma facendo frequentemente dei pericolosi cross in area di rigore, nella quale entrano almeno 4 uomini, tra cui i due attaccanti e le due ali che occupano gli half-spaces. Nonostante ciò, l’Everton è una squadra che prova comunque ad attaccare centralmente sfruttando l’elevato tasso tecnico dei 4 giocatori più offensivi. È per questo motivo che si può notare molto frequentemente come Richarlison, Iwobi (o Bernard da subentrato) e Sigurosson, stiano molto scaglionati tra loro con lo scopo di occupare gli half-spaces e di rifornire creando appoggi nella propria fascia, con quest’ultimo però che si scambia spesso di posizione con l’attaccante brasiliano, intraprendendo per lo più un ruolo simile a quello del trequartista, cercando di usufruire della sua capacità realizzativa e della sua fantasia da vero e proprio trequartista.
Essi si appoggiano con costanza anche alla punta talentuosa inglese Calvert-Lewin che si muove su tutto il fronte d’attacco, aspettando una verticalizzazione immediata per fare una sponda e creando una triangolazione con le due ali accentrate o con il suo compagno di reparto, oppure muovendosi attaccando bene la profondità chiamando una palla nello spazio che arriva dal centro o soprattutto da un cross dal fondo. Più in generale, quando superano la metà campo, si posizionano con un 1-2-2-5-1 con i due centrocampisti scaglionati che si mettono sempre in zona luce del portatore palla leggermente più arretrati per evitare transizioni negative pericolose per la velocità degli attaccanti dell’Arsenal, così come per quanto riguarda i due centrali di difesa che partecipano alla manovra solo se chiamati in causa.

TRANSIZIONE POSITIVA
Generalmente l’Everton di Carlo Ancelotti appena riesce a riconquistare il possesso della palla, tendenzialmente tra la difesa e il centrocampo, oppure semplicemente dopo una palla inattiva a sfavore (in cui si verifica un immediato contropiede anche se in inferiorità numerica), non opta per il consolidamento del possesso palla con il conseguente schieramento della squadra. La squadra inglese, infatti, tende a ricercare, per lo più con un attacco diretto, una verticalizzazione immediata per l’attaccante brasiliano Richarlison defilato a sinistra, così da riuscire a sfruttare la sua velocità abbinata ad un grandissimo controllo di palla per mettere in difficoltà l’Arsenal, che rischia molto lasciando spesso soli i due difensori centrali Mustafi e David Luiz contro i due attaccanti dell’Everton, creando così una situazione di 2vs2. Se, quindi, Richarlison, molto bravo ad effettuare uno smarcamento preventivo a sinistra, oppure Calvert-Lewin che, grazie a un posizionamento leggermente più arretrato rispetto al suo compagno di reparto (tra la linea del centrocampista di copertura e quella dei due difensori), riesce ad attaccare, con tempi d’inserimento perfetti, lo spazio sul primo palo in area di rigore e sfruttare al meglio il passaggio offerto da Richarlison, facendolo diventare così anche un perfetto assist-man. I due attaccanti, grazie alla loro intesa e affinità, sono riusciti a mettere in difficoltà da soli i difensori della squadra avversaria, andando molto vicino al gol per ben 3 volte.
Nel caso in cui il recupero del pallone avvenisse nella propria trequarti campo, dove la squadra è protratta all’attacco con lo scopo di finalizzare, si cerca immediatamente di far male in area di rigore tramite triangolazioni veloci, oppure con dei cross dal fondo e, nel caso ciò non fosse possibile, si cerca di ricostruire il possesso palla gestendo il pallone.
FASE DI NON POSSESSO
Come nella fase di possesso palla, l’organizzazione in fase difensiva è un marchio di fabbrica dell’Everton di Ancelotti. Infatti, l’allenatore italiano sta modellando la propria squadra a suo piacimento, cercando di orientare i suoi giocatori, in fase di pressing, sull’uomo. Tuttavia, l’Everton inizia la sua fase di non possesso con un 1-4-4/2 con i due attaccanti che formano la prima linea di pressione, che fanno in modo di bloccare ai difensori tutti gli scarichi in verticale ai mediani o ai giocatori tra le linee, in modo tale da indirizzare l’Arsenal a giocare su entrambi i lati del campo.
Nel momento in cui l’Arsenal riesce a superare la prima linea di pressione avversaria e a sviluppare l’azione appoggiandosi al trequartista che si è abbassato a prendere palla o al mediano che avanza, diventa compito della seconda linea effettuare un pressing alto e aggressivo con il fine di recuperare palla e ripartire. Molto importante in questo caso il lavoro dei due mediani Schneiderlin e Delph che sono sempre ben posizionati e scaglionati tra loro riuscendo così a recuperare spesso dei palloni importanti, grazie anche al lavoro che svolgono entrambi, che se quando uno marca l’altro copre e viceversa.

Discorso diverso invece si deve fare quando i giocatori dell’Arsenal sono nella loro trequarti offensiva. Infatti, i giocatori di Carlo Ancelotti riescono a stringere molto la linea e a rimanere compatti tra il reparto difensivo e quello di centrocampo, in modo tale da non dare linee di passaggio centrali all’avversario grazie anche ad una pressione individuale (ad ognuno il suo uomo di riferimento) con la quale si riesce a far retrocedere gli avversari, per poi riaggredirli con un pressing più alto man mano che la squadra sale.
La linea difensiva in fase di non possesso rimane alta cercando di accorciare il più possibile con il reparto davanti. La caratteristica principale della linea difensiva dell’Everton è la stabilità, scalando al tempo giusto e rimanendo concentrati sulla palla e non sui movimenti dell’avversario, evitando spesso di farsi portare fuori posizione, mantenendo i giusti equilibri con i compagni di linea. Frequente anche lo scaglionamento difensivo, sia per attacchi per vie centrali con i due centrali di difesa che si garantiscono copertura a vicenda (ad esempio se Mina marca, Holgate copre e viceversa), sia per l’uscita del terzino in marcatura dell’uomo in fascia, in cui la linea difensiva gli permette di avere almeno una diagonale di copertura alle spalle. Oltre ad una linea di copertura alle spalle, i terzini sono aiutati molto anche dagli esterni offensivi, che con grande sacrificio spesso raddoppiano il giocatore avversario, dando una grossa mano in fase di copertura, impedendo così all’avversario di crossare o più semplicemente di dare palla in orizzontale centralmente.
Spesso però, i difensori di Carlo Ancelotti hanno grosse lacune in marcatura, come possono testimoniare tutti e i 3 gol presi contro l’Arsenal, in cui Aubameyang e Nketiah sono andati via più volte alla marcatura di Sidibè e dei due difensori centrali. Alla scarsa attenzione nelle marcature, si aggiunge, però, la grande abilità di vincita, soprattutto da parte dei terzini, degli 1vs1.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Grazie ad un equilibrio e un’organizzazione tattica in fase di possesso palla, l’Everton ha concesso davvero poche transizioni positive all’Arsenal. L’attacco in fase di finalizzazione con ben 7 uomini quasi al limite dell’area avversaria, consente ad Ancelotti di mettere in marcatura preventiva i due difensori centrali, chiamati in causa in impostazione solo se necessario. Oltre ad essi, risulta importante il ruolo dei due centrocampisti dell’Everton che, oltre a servire da appoggio in fase di finalizzazione, stanno molto attenti alle coperture preventive. Infatti, quando uno dei due viene chiamato in causa nelle fasi di possesso palla, l’altro copre lo spazio dietro di lui in diagonale. Ricoprono, quindi, un ruolo di tamponamento, come conseguenza alla perdita del pallone e riescono, grazie ad un’intelligenza tattica elevata, a coprire linee di passaggio avversarie centrali.
Tendenzialmente l’Everton effettua un contropressing immediato, nel momento in cui la squadra aveva effettuato una densità in zona palla in zone avanzate del campo, cercando di recuperare immediatamente il possesso del pallone e permettere, nel frattempo, il riposizionamento e l’equilibrio della squadra. Dopo uno sbilanciamento eccessivo dei giocatori, la squadra di Ancelotti tende all’immediato ripiegamento difensivo, sempre grazie all’aiuto dei centrocampisti che, come detto in precedenza, tamponano il portatore palla e intasano le linee centrali, per cercare di rallentare la ripartenza avversaria e mandarli sull’esterno.
PUNTI DI FORZA
- Terzini abili nell’1vs1
- Elevata abilità tecnica dei giocatori
- Pericolosità nelle palle inattive, come testimoniano i due gol effettuati
- Abilità nei duelli aerei, conquista seconde palle
- Compattezza tra i reparti in fase di non possesso
- Capacità di alternare i ritmi di gioco a seconda delle situazioni
- Capacità di recuperare molti palloni bassi e nella metà campo avversaria
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Esternamente la linea difensiva soffre molto la velocità degli avversari
- Sofferenza dei difensori centrali se pressati molto (qualche palla persa, lanci lunghi a vuoto)
- Squadra da una media di circa 3 cartellini gialli a partita
- Marcature troppo sterili
- Squadra che tende ad effettuare pochi dribbling