Quella appena conclusa è stata per l’Hellas Verona una stagione complicata caratterizzata da diversi alti e bassi, ma conclusa con la vittoria dei play-off di Serie B e il conseguente ritorno nella massima serie. Iniziata la stagione sotto la guida del giovane tecnico Fabio Grosso, gli scaligeri hanno sempre mancato il definitivo salto di qualità. A due giornate dal termine del campionato, dopo sette incontri senza vittoria e la sconfitta interna per mano del Livorno, il presidente Setti ha deciso di esonerare il tecnico campione del mondo ed affidare la panchina all’esperto Alfredo Aglietti.
L’esordio stagionale del tecnico toscano non è dei più fortunati. Sul campo del Cittadella, infatti, l’Hellas rimedia una sonora sconfitta per tre reti a zero. Nonostante una squadra col morale a terra e una classifica preoccupante che rischiava di lasciare il Verona fuori dell’obiettivo minimo dei play-off, mister Aglietti ha il merito di rigenerare mentalmente i propri giocatori e ridare alla squadra l’equilibrio e la compattezza che erano mancate nell’ultima parte della gestione di Fabio Grosso.
La vittoria interna dell’ultima giornata di campionato con il Foggia, invischiato nella lotta salvezza, permette agli scaligeri di raggiungere la post season da quinti della classe e di affrontare nel primo turno il Perugia di Alessandro Nesta. Superato il primo ostacolo, non senza difficoltà – il risultato finale di 4 a 1 infatti è maturato solamente ai tempi supplementari – l’Hellas Verona elimina in semifinale il Pescara. In finale la squadra di Aglietti ritrova il Cittadella, incontrato poche settimane prima. Nonostante la sconfitta nella gara d’andata (2-0 a favore dei padovani), gli scaligeri al ritorno ribaltano il risultato ai tempi supplementari facendo scattare la festa promozione.
La partita presa in oggetto per questa analisi è la semifinale d’andata dei play-off contro il Pescara di Giuseppe Pillon terminata a reti bianche, ma ricca comunque di occasioni da gol da ambo le parti.
L’Hellas Verona, sotto la gestione Aglietti ha sempre utilizzato il sistema 1-4-3-3 o l’1-4-1-4-1 fatta eccezione per il primo incontro col Cittadella dove il tecnico toscano ha optato per il trequartista e le due punte, salvo poi modificare l’assetto in corsa. In porta con la fascia da capitano viene schierato Marco Silvestri autore di un’ottima stagione e risultato decisivo in diverse occasioni. Ottimo portiere tra i pali, autore di diversi interventi anche nella partita contro gli abruzzesi, non risulta sempre efficace in uscita alta. Terzino destro è Faraoni, difensore scuola Inter con un’ottima predisposizione al gioco offensivo (4 gol stagionali). Sull’out di sinistra troviamo invece Vitale, difensore dotato di gran corsa e utile negli sviluppi offensivi della squadra. Al centro della difesa il tecnico Aglietti opta per la coppia Empereur e Dawidowicz, entrambi difensori forti fisicamente (1.86 m d’altezza il primo 1.88 il secondo), abili nel gioco aereo, ma non sempre attentissimi in marcatura. Davanti alla difesa gioca Gustafson, giocatore fisicamente prestante e vero e proprio cervello della squadra in fase di possesso, mentre le mezzali sono Henderson e Danzi, quest’ultimo impiegato a causa dell’assenza di Zaccagni. I due esterni scelti dal tecnico toscano sono Laribi a sinistra e Matos a destra, entrambi giocatori di buon passo, dotati tecnicamente e bravi nel dribbling. La prima punta è Di Carmine, giocatore di movimento che agisce su tutto il fronte d’attacco.
FASE DI NON POSSESSO
Le due squadre affrontano l’incontro con dei sistemi di gioco speculari finendo per equivalersi. I dati del possesso palla (53% Hellas Verona e 47 % Pescara) e delle conclusioni (22 Hellas Verona e 17 Pescara) confermano l’equilibrio mostrato nel corso di tutti i 90 minuti.
In fase di non possesso il Verona si dimostra una squadra molto equilibrata. La compagine scaligera, soprattutto nella prima parte, raramente porta pressing o pressione nella metà campo del Pescara, preferendo lasciar giocare i centrali della formazione avversaria. In questo caso risulta importante il lavoro in fase di non possesso di Di Carmine che, in ogni sviluppo della formazione abruzzese, agisce in disturbo nella zona di Brugman, tra i migliori registi della categoria. Gli interni di centrocampo Danzi ed Henderson giocano uomo a uomo rispettivamente con Crecco e Memushaj e una volta che il pallone raggiunge la linea mediana del campo iniziano un’azione di disturbo nei confronti del portatore di palla. Il regista Gustafson ha il compito di entrare in marcatura del giocatore lasciato scoperto dall’uscita di uno dei compagni di squadra.
Non sempre partecipa alla fase difensiva l’esterno sinistro Laribi. Tale mancanza viene arginata schierando due linee da quattro giocatori molto vicine tra loro che rendono molto difficile al Pescara trovare sbocchi nella zona di rifinitura.

I quattro difensori del Verona giocano per tutto l’arco della gara con un’unica linea di copertura. I centrali difensivi si dimostrano molto abili nel gioco aereo. Sulle palle lunghe frontali alla ricerca della punta Mancuso hanno la meglio in quasi la totalità delle situazioni. La linea difensiva soffre la spinta della catena di destra della squadra abruzzese. Spingendo molto Vitale e non essendo sempre presente Laribi in fase di non possesso, Henderson è costretto a sacrificarsi spesso in copertura su quella zona di campo.
Nella partita analizzata, il Verona concede diverse palle gol agli avversari in situazioni originarie da quella porzione di campo. Empereur gioca in copertura su Vitale con una diagonale molto corta lasciando in mezzo all’area una situazione di due contro due dove Dawidowicz e Faraoni fronteggiano la punta Mancuso e l’esterno opposto Sottil. Il centrale polacco non è sempre abilissimo in marcatura complice anche le buone doti in smarcamento della punta del Pescara che riesce a concludere in più occasioni. Gli inserimenti dei centrocampisti avversari sono ben arginati dalla mediana scaligera.
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso la formazione giallo-blu cerca di quasi sempre di sviluppare le proprie azioni partendo dal basso. Nei rinvii dal fondo, i due centrali difensivi Empereur e Dawidowicz si abbassano sul lato corto dell’area di rigore. Se possibile Silvestri cerca sempre di far ripartire l’azione dal proprio lato sinistro, sfruttando così le buone doti in impostazione del centrale brasiliano. Una volta ricevuta palla le giocate maggiormente utilizzate da parte di Empereur sono: il passaggio corto in direzione del regista Gustafson oppure occasionalmente il cambio gioco a servire Ryder Matos sull’out di destra. Nel corso della prima frazione il terzino sinistro Vitale si muove parecchio senza palla spingendo molto sulla corsia laterale e non partecipando più di tanto alla fase d’impostazione. Nella ripresa la spinta del terzino ex Napoli cala d’intensità obbligandolo maggiormente al mantenimento della posizione e rendendolo una valida opzione nell’uscita di palla dalla difesa. Gustafson, come detto in precedenza, è il cervello della fase di possesso dei veneti, è lui infatti l’elemento cardine insieme ad Empereur della fase di sviluppo dell’Hellas. Gli altri due centrocampisti, Danzi ed Henderson non sempre risultano facilmente servibili a causa delle azioni di disturbo del centrocampo abruzzese.

Danzi, posizionato sul centrodestra, ha dei movimenti molto verticali, o fornisce uno scarico corto perché pressato o si alza nella zona di rifinitura. Il centrocampista scozzese ex Celtic Glasgow invece è più vario nei movimenti, alterna infatti delle salite nella zona di rifinitura a delle sovrapposizioni sulle corsie esterne, sfruttando gli accentramenti dell’esterno sinistro Laribi.
I due esterni di centrocampo hanno grande libertà d’azione e svariano su tutto il fronte d’attacco. Laribi in particolare, a detta di molti addetti ai lavori rigenerato dalla cura Aglietti, sfrutta le sue capacità da ambidestro per rientrare verso il centro del campo favorendo così le sovrapposizioni di Henderson e soprattutto di Vitale. Sull’out di destra Matos tiene di base una posizione molto larga, poiché come detto in precedenza è una delle soluzioni in fase di sviluppo qualora manchi un appoggio corto ad Empereur. Anche il brasiliano ex Carpi e Udinese comunque sfrutta le sue buone capacità tecniche e di dribbling per portarsi verso il centro del campo e liberare spazio sulla corsia laterale per le alzate di Faraoni.

In fase di finalizzazione l’Hellas Verona sfrutta soprattutto due soluzioni. La prima arma spesso utilizzata nel corso della gara è il traversone dei terzini a servire Di Carmine. La punta giallo-blu è sempre molto mobile ed abile nello smarcarsi, spesso attacca il primo palo, ma non disdegna lo smarcamento alle spalle del secondo centrale, come capitato nella ghiotta occasione da gol della prima frazione di gara.
TRANSIZIONE NEGATIVA
La partita analizzata è ricca di ribaltamenti di fronte da ambo le parti. Nelle situazioni in cui la formazione di Aglietti perde la sfera non riesce quasi mai nella riconquista immediata e la squadra tende prevalentemente a ripiegare piuttosto che aggredire immediatamente il portatore. In fase di possesso, come visto anche nell’immagine tre, l’ultima linea è composta solamente dai due centrali difensivi e il centrocampo ha la tendenza ad appiattirsi e a circolare la palla in maniera orizzontale. Nei casi in cui la mediana perde il pallone, date anche le buone doti atletiche degli avversari, la squadra si trova spesso in situazioni di due contro due.
TRANSIZIONE POSITIVA
Come anticipato in precedenza la formazione di Aglietti non adotta un approccio particolarmente aggressivo alla gara, preferendo difendere bassa. In fase di transizione positiva ha un ruolo chiave Laribi, che sebbene non partecipi sempre alla fase di non possesso è abile nel farsi trovare nella posizione migliore per ricevere il pallone immediatamente dopo la riconquista. L’esterno italo tunisino è inoltre dotato i un buon passo, il che lo rende un elemento chiave nelle azioni di contropiede dei giallo-blu.
PUNTI DI FORZA
- La squadra, anche in un incontro delicato contro un avversario di livello, ha cercato quasi sempre di giocare il pallone e di incominciare l’azione dal portiere, mostrando una buona personalità.
- Il portiere Silvestri si è mostrato durante l’annata uno dei più completi della categoria e le sue parate, anche contro il Pescara, sono state determinati.
- La squadra crea diverse occasioni da gol e chiude quasi sempre le proprie azioni offensive.
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Il giro palla della formazione allenata da Aglietti spesso risulta lento.
- La squadra, sebbene crei diverse occasioni da gol, non finalizza come dovrebbe.
- Nel corso della gara pareggiata col Pescara, le occasioni da gol sono numerose anche per la squadra di Pillon.
- La squadra fisicamente potrebbe soffrire il salto di categoria, l’altezza media dei dieci giocatori di movimento nella massima serie risulterebbe superiore solamente a quella dell’attuale Napoli.