Roberto De Zerbi è arrivato sulla panchina del Benevento il 23 ottobre 2017, rilevando Marco Baroni il quale al termine della stagione 2016/2017 aveva ottenuto la storica promozione delle “Streghe” in Serie A, iniziando il campionato nella massima serie, fino all’esonero avvenuto in seguito alla sconfitta 0-3 subìta in casa ad opera della Fiorentina, alla 9a giornata, con il Benevento a zero punti; esordisce quindi alla 10a, in trasferta a Cagliari il 25 ottobre 2017, con una sconfitta per 2 a 1.
Nelle 25 partite con De Zerbi in panchina i sanniti hanno ottenuto 17 punti, con una media pertanto di 0,68 e una differenza reti di -29; il suo score è costituito da 5 vittorie (in casa con Chievo Verona, Sampdoria, Crotone ed Hellas Verona, ed in trasferta con il Milan), 2 pareggi (in casa con il Milan ed in trasferta con il Sassuolo) e 18 sconfitte (11 in trasferta e 7 in casa).
Premesso che la sua idea di gioco, prettamente offensivo e basato sul possesso palla prolungato, non risulta legata a sistemi fissi, nelle 24 partite sulla panchina del Benevento, dopo aver inizialmente sperimentato anche il 4-4-2 ed il 4-5-1 e talvolta la difesa a 3 (3-5-1-1 e 3-4-3, sempre in casa, rispettivamente contro Lazio e Chievo Verona), ha optato per il 4-3-3 come sistema di gioco di base, benché declinato talvolta nella variante tattica del 4-2-3-1, preferendo, al netto di infortuni e squalifiche, i seguenti “interpreti”: Puggioni in porta; linea difensiva a 4 composta, da destra a sinistra, da Sagna (talvolta Venuti), Djimsiti, Tosca e Letizia, il quale a differenza del terzino destro, si propone assai spesso per fornire maggiore ampiezza in fase di possesso nonché un’alternativa in più in transizione offensiva; Sandro, posizionato stabilmente davanti alla difesa e pertanto fondamentale nelle chiusure difensive è il mediano centrale, mentre gli interni di centrocampo sono Cataldi, il più abile sui calci piazzati, e Djuricic, il più mobile e capace, in fase offensiva, di attaccare gli spazi liberi con le sue accelerazioni e la sua velocità; i tre davanti sono Diabaté, riferimento centrale, fondamentale per la profondità e per far salire la squadra, nonché abile sui colpi di testa, a destra Guilherme ovvero Brignola, entrambi mancini, e Iemmello che, partendo da una posizione di centro-sinistra, tende regolarmente ad accentrarsi, benché alle spalle della punta centrale Diabaté.
In fase di possesso, la squadra si dispone secondo un 3/4-3 con il terzino destro ed i due centrali che rimangono (relativamente) bassi e pronti all’eventuale cambio di fase con connesse marcature preventive, l’esterno basso sinistro (Letizia) sale al fine di dare maggiore ampiezza alla manovra e occupare gli spazi liberi, protetto da Sandro, che unitamente a Cataldi, rimane a presidio della zona centrale del campo, con Djuricic che assicura dinamismo nelle fasi di transizione; l’attacco a tre è costituito da Guilherme o Brignola e Iemmello, che si scambiano spesso la posizione, “ruotando” intorno a Diabatè, riferimento centrale.
In fase di non possesso il sistema di De Zerbi diventa invece un 4-1-4/1 con Sandro che accorcia ulteriormente sulla linea difensiva e va a raddoppiare sistematicamente sul portatore avversario; la linea dei centrocampisti risulta formata centralmente da Cataldi e, come detto, addirittura da Iemmello, mentre sugli esterni da Guilherme o Brignola, e Djuricic, con la catena di destra maggiormente votata al sacrificio e a compiti di copertura; in attacco rimane il solo Diabaté, che tende a smarcarsi preventivamente per consentire alla squadra di salire e ripartire velocemente in occasione delle transizioni offensive.
FASE DI POSSESSO
In ordine alla fase di possesso, vi sono alcune costanti tattiche che appare opportuno evidenziare; innanzitutto, riguardo la difesa, bisogna sottolineare come i quattro in linea – soprattutto i due centrali (Djimsiti e Tosca) – interpretino il ruolo secondo modalità non tradizionali, atteso che le idee di De Zerbi prevedono che il gioco parta proprio dal basso, appunto con i centrali che escono palla al piede.
Risulta assai limitato lo scorrimento della palla in orizzontale tra i quattro giocatori della linea, con lo scarico agli esterni difensivi eventualmente finalizzato solo alla costruzione del gioco con la prima linea di pressione avversaria ancora posizionata davanti. In tale circostanza, la palla viene fatta girare da sinistra a destra e viceversa, fino a che uno dei due centrali non individua un “corridoio” utile a servire un compagno in verticale; nel caso in cui la zona mediana avversaria risulti particolarmente densa, i centrali difensivi cercheranno lo scarico sui terzini, prevalentemente a sinistra, su Letizia, dotato di maggiore corsa rispetto a Sagna, proprio al fine di dare maggiore ampiezza alla manovra.
Il gioco di De Zerbi prevede infatti l’utilizzo delle corsie esterne al fine di ottimizzare l’occupazione degli spazi liberi, altra peculiarità per la quale fondamentale risulta il dinamismo di Djuricic, che con la sua velocità e le sue accelerazioni riesce spesso a garantire superiorità numerica nella trequarti avversaria.
Gli inserimenti dell’esterno basso sinistro, in costante sostegno alla manovra, costituisce una soluzione piuttosto frequente; allargando l’area di gioco, Letizia induce evidentemente terzino e difensore centrale avversari a “scollarsi”, aumentando la distanza tra loro, con l’effetto di creare varchi nella zona centrale del campo, ove tentare costanti verticalizzazioni palla a terra, con relativi smarcamenti preventivi da parte degli attaccanti, ricercando il consolidamento del possesso e non ricorrendo pertanto quasi mai ad attacchi diretti, ovvero a soluzioni aeree a superare le linee.
Riguardo lo sviluppo del gioco, risulta particolarmente interessante lo schema espresso dallo stesso Djuricic e da Iemmello, i quali si posizionano in coppia sulla trequarti, davanti ai mediani Sandro e Cataldi, formando quasi un quadrato con il risultato di moltiplicare le linee di passaggio e togliere punti di riferimento agli avversari.
Lo stesso Iemmello e l’esterno destro d’attacco (Guilherme o Brignola) si muovono poi molto intorno alla punta centrale Diabatè, garantendo fluidità nonché un certo tasso di imprevedibilità alla manovra offensiva del Benevento; l’ala destra, o Iemmello che tende costantemente ad accentrarsi e decentrarsi, prevalentemente a sinistra, arrivano quindi con relativa facilità in zona di rifinitura, dove tentano il servizio in verticale per Diabatè, che spesso, spalle alla porta, favorisce a sua volta l’inserimento dei compagni, ovvero lavorano in rifinitura liberando l’esterno opposto che intanto, in smarcamento preventivo, attacca lo spazio. Lo stesso Diabatè, attaccante molto forte fisicamente (1,94 m) e particolarmente abile sui colpi di testa, offre inoltre una preziosa alternativa nel gioco aereo.
L’imprevedibilità della manovra offensiva finalizzata a togliere punti di riferimento agli avversari è confermata dal dato degli attacchi nella partita analizzata (Benevento – Verona del 04.04.2018), con un sostanziale equilibrio tra quelli portati a sinistra (12), quelli condotti centralmente (13) e quelli a destra (11).
Ancora, il dato statistico relativo al possesso palla nel match analizzato nonché in altri due incontri (uno disputato in casa il 07.04.2018, con la Juventus, avversario maggiormente dotato sul piano tecnico, e l’altro in trasferta, a Reggio Emilia, contro il Sassuolo il 15.04.2018) conferma come la continua ricerca del possesso palla, ed il suo consolidamento, siano da considerarsi tra le caratteristiche principali del gioco di De Zerbi.
Partita | Possesso palla Benevento | Possesso palla squadra avversaria |
Benevento – Verona | 63.9 % | 36.1 % |
Benevento – Juventus | 44.6 % | 55.4 % |
Sassuolo – Benevento | 62.0 % | 38.0 % |
FASE DI NON POSSESSO
Anche in fase di non possesso, De Zerbi tende a fare assumere alla sua squadra un atteggiamento tutt’altro che passivo, teso sempre al recupero della palla nel più breve tempo possibile, mediante uno schieramento molto corto e compatto, con le linee di difesa, centrocampo e attacco (ad eccezione della sola punta centrale Diabatè) piuttosto allineate ed un posizionamento decisamente alto della difesa, con una pressione costante portata dai due centrali e dai mediani, prevalentemente Sandro, ma anche Cataldi, “aggressivi” in mezzo e prontissimi ai raddoppi sul portatore avversario; anche la punta centrale Diabatè va a pressare costantemente in modo diretto i centrali difensivi, mentre prezioso si rivela il lavoro di Iemmello che spesso si sacrifica anche sul play avversario, con il duplice effetto di penalizzarlo nell’organizzazione della manovra e creare densità in zona palla.
Nell’economia del gioco di De Zerbi in fase di non possesso, fondamentale risulta altresì il lavoro di Djuricic che con notevole dinamismo si muove costantemente tra le linee di difesa e centrocampo, creando densità in zona di rifinitura e contribuendo alla chiusura degli spazi per gli inserimenti agli avversari.
In ordine alla difesa sulle corsie laterali, importante si rivela il lavoro senza palla degli attaccanti esterni, prevalentemente sull’out di destra con Guilherme o Brignola che raddoppiano costantemente sull’esterno avversario, non consentendogli di entrare in zona di rifinitura, ostacolandone il cross una volta portato sul fondo e comunque chiudendo le linee di passaggio; pertanto, quando lo sviluppo dell’azione da parte della squadra avversaria avviene sugli esterni, il sincronismo tra terzini, mediani o interni di centrocampo e ali, che rimangono piuttosto stretti, garantisce di norma un buon livello di copertura.
I centrali difensivi e l’interno di centrocampo applicano marcature a uomo, non altrettanto i terzini, che spesso lasciano addirittura libero l’uomo più lontano sul lato debole; sui lanci, un difensore centrale, il più delle volte Djimsiti, in virtù delle sue caratteristiche fisiche, esce per contrastare sulle palle alte, con il terzino più vicino, Sagna o Venuti, che provvede a stringere leggermente.
Le marcature a uomo sono invece sostanzialmente una costante sulle rimesse laterali.
TRANSIZIONI
Riguardo le transizioni, nel caso di quelle negative la squadra di De Zerbi dimostra un notevole dinamismo con il calciatore che ha perso palla ed il compagno più vicino che cercano subito la riconquista, soprattutto mediante rapidi anticipi; il compito è agevolato dalla possibilità di avere sempre una grande densità di uomini in zona palla, dovuta essenzialmente alla disposizione in campo corta e compatta.
Quando i giocatori di De Zerbi perdono palla nella metà campo avversaria, ne cercano rapidamente il recupero, demandando all’uomo più vicino l’uno contro uno; se tale proposito va a buon fine, talvolta si tenta il consolidamento del possesso, ovvero più frequentemente immediate verticalizzazioni con relativi smarcamenti preventivi; in caso contrario, il calciatore successivo a quella che non è riuscito ad addivenire al recupero del pallone, ne tenta a sua volta la riconquista.
Tale impostazione tattica è strettamente connessa al dato relativo al baricentro medio della squadra, assai significativo nel corso della partita analizzata, ovvero 52,1 metri; altrettanto rilevante risulta altresì quello registrato nel corso del match contro la Juventus, un avversario molto più dotato tecnicamente, disputato in data 07.04.2018, quando il valore si era attestato comunque su un notevolissimo 51,7 metri.
Per quanto riguarda le transizioni positive, come detto, una volta recuperata la palla la squadra di De Zerbi cerca l’immediato appoggio in verticale sugli attaccanti; ciò avviene soprattutto centralmente, ma talvolta anche coinvolgendo nella manovra le catene laterali, prevalentemente quella sinistra, ove sono frequenti le sovrapposizioni tra Djuricic e Letizia, i quali tentano la rifinitura con un cross.
CALCI PIAZZATI A FAVORE
Il calcio d’inizio non prevede particolari schemi; la palla viene giocata all’indietro e gestita dagli interni di centrocampo, che tentano un’immediata verticalizzazione aerea a superare le linee, verso la punta centrale (Diabatè), con lo scopo di far salire subito la squadra e prendere campo, già nell’ottica di massimizzare l’occupazione degli spazi.
Gli angoli prevedono sempre 5 uomini in area ma non schemi fissi; il traversone viene effettuato indistintamente sul primo o sul secondo palo, di rado verso il limite dell’area, atteso che talvolta vi è un calciatore posizionato appena fuori, pronto ad inserirsi ovvero ad intervenire in caso di respinta corta; lo scambio ravvicinato non è invece una soluzione normalmente utilizzata.
Anche le punizioni laterali vengono battute indifferentemente verso il primo o il secondo palo e sono attaccate da una linea di 5/6 uomini; uno o due calciatori si collocano in posizione più arretrata, al limite dell’area ovvero appena fuori, pronti a raccogliere eventuali respinte ovvero a sfruttare le sponde dei compagni dall’interno dell’area.
CALCI PIAZZATI A SFAVORE
Gli angoli sono difesi con un uomo posizionato di fronte alla bandierina, un paio di metri fuori dall’area, mentre di norma non viene posizionato alcun calciatore a prevenire scambi ravvicinati.
Il portiere rimane a guardia del secondo palo, mentre due uomini si posizionano all’altezza del primo, uno a ridosso della linea di porta e l’altro staccato di qualche metro in avanti. Il resto dei calciatori viene utilizzato per marcature a uomo in parità numerica, ad eccezione di uno, o al massimo due uomini, che rimangono appena fuori l’area di rigore pronti a sfruttare eventuali ripartenze in contropiede.
CONCLUSIONI
Il Benevento di De Zerbi è una squadra che, soprattutto con gli uomini maggiormente dotati dal punto di vista tecnico, interpreta un calcio prettamente offensivo e orientato al possesso palla ed al palleggio prolungati, con una ricerca continua e costante del fraseggio.
Tale impostazione, unitamente ad una disposizione in campo corta e compatta (talvolta le tre linee risultano schierate addirittura in uno spazio di soli 25 metri), rende difficoltosa per gli avversari l’individuazione degli spazi necessari ad organizzare la manovra offensiva; il rovescio della medaglia dell’ampio fraseggio è costituito dal rischio di perdere palla a metà campo e offrire agli avversari la possibilità di ripartenze.
Tuttavia, anche in tale circostanza, soprattutto centralmente i calciatori di De Zerbi risultano piuttosto abili a chiudere i varchi e fare tanta densità difensiva, e pure quando gli avversari tentano di guadagnare campo sugli esterni, i terzini, brillantemente coadiuvati dai mediani che si allargano rapidamente in supporto, sono in grado di dare ampiezza alla manovra difensiva, favorendo altresì la transizione positiva; pertanto, qualora la squadra avversaria abbia dei buoni tiratori, il Benevento si espone così al rischio di conclusioni da fuori, con il portiere che potrebbe subìre una visibilità compromessa dal “traffico” antistante la propria area di rigore.