Dopo una grande cavalcata a Napoli, terminata con un 2° posto da record per punti e statistiche, Maurizio Sarri approda al Chelsea per la stagione 2018-2019. Per la sua prima esperienza all’estero il tecnico toscano si affida alle sue due certezze: lo schieramento col 4-3-3, e il regista Jorginho.
L’italo-brasiliano durante tutta l’annata si rivelerà nuovamente il fulcro del gioco e il faro del centrocampo, diventando però allo stesso tempo in alcuni match la croce di un Chelsea spesso incapace di trovare grandi alternative in fase di impostazione. L’altro assoluto protagonista della stagione Blues conclusasi con la vittoria dell’Europa League, sarà Eden Hazard. Anche quando partirà dalla panchina, il folletto belga dimostrerà di essere l’arma in più di questo Chelsea, portando l’assist vincente già dalla partita analizzata: la seconda giornata contro l’Arsenal di Emery.
Sarri decide di schierare davanti a Kepa la difesa a 4 con Alonso (decisamente ala aggiunta) a sinistra, Azpilicueta a destra (molto più conservativo), e la coppia Rudiger-David Luiz (quest’ultimo incaricato di avviare l’azione insieme a Jorginho). A centrocampo oltre al già noto regista naturalizzato italiano, ci sono Barkley e Kanté pronti a innescare i compagni e interrompere le sortite offensive avversarie. Davanti come accennato niente posto per Hazard, l’allenatore toscano gli preferisce Willian; sulla fascia opposta Pedro – vero e proprio insostituibile per Sarri visto le sue caratteristiche – e a completare il reparto Alvaro Morata.
FASE DI POSSESSO
Il “Sarriball”- così rinominata dalla stampa inglese la fitta reti di passaggi organizzata dall’allenatore italiano – presenta uno schieramento 4-3-3; gli interpreti cambieranno nel corso della stagione, ma sin dalle prime giornate i principi tattici sono i soliti dell’ormai celebre mister in tuta. Il modulo di base dei Blues in realtà si configura in un 1-3-1-3-3 che in fase di possesso tende a diventare un 1-2-1-4-3 (con l’ingresso di Kovacic e Hazard sarà possibile ammirare anche un 1-3-4-1-2, con il croato a sopperire la marcatura su Jorginho e il belga pronto a ricevere palla dietro le due punte). I moduli si alternano comportando grande mobilità da parte dei terzini, che a turno si alzano a centrocampo o indietreggiano sulla linea dei difensori. Nell’80% dei casi è Alonso (o Emerson Palmieri, in sostanza quindi i TS) ad avanzare sulla linea dei centrocampisti, come in occasione di ben 2 dei 3 gol realizzati nel match analizzato: sulla corsia mancina infatti il Chelsea registra maggiore pericolosità visto le buone doti balistiche e di inserimento dei suoi calciatori.

Sarri tiene fede al suo dogma della costruzione dal basso e malgrado la buona pressione degli avversari tende a coinvolgere sempre un centrale di difesa, un centrocampista, e un terzino. Nella sfida con i Gunners l’impostazione è difficoltosa, vista la marcatura riservata a Jorginho. Come già accennato il ruolo del regista è fondamentale per il gioco di Sarri, e infatti la costruzione dal basso dei Blues passa nel 90% dei casi per i suoi piedi. Durante tutta l’annata Jorginho non convincerà a pieno, visto anche il poco feeling con i due difensori centrali; ciò è riscontrabile nel momento in cui avviene il passaggio di consegne a uno dei due in fase di regia: quando l’italo brasiliano è circondato, David Luiz o Rudiger non riescono a scambiarsi facilmente il pallone, andando in difficoltà malgrado i piedi educati. Troppe volte quindi anziché giocare con l’interno di centrocampo, ricorrono al lancio lungo rischiando di perdere la palla. Quando invece Jorginho è libero di giocare la differenza si vede e la pericolosità offensiva aumenta. Spesso l’italiano riesce a distruggere le due linee di pressione inventando per i compagni dei passaggi filtranti diretti : è il caso del primo gol, con la finalizzazione che avviene grazie all’ennesima sovrapposizione del terzino sinistro e il conseguente traversone al centro per il taglio dell’ala. I destinatari di questi lanci sono tendenzialmente le mezzali: sia Barkley che Kanté dimostrano ottima corsa, ma ad avere un occhio di riguardo per i tagli è il centrocampista inglese. In contemporanea con questo movimento Pedro effettua dei passanti sul lato apposto, fungendo da vero e proprio alter ego di Callejon nel nuovo schieramento del tecnico toscano.
Lo sviluppo della manovra avviene grazie a un centrocampo scaglionato, ma con consegne ben precise: cercare sempre Jorginho, e garantire inserimenti. Le mezzali Barkley e Kante forniscono grande dinamismo e tagli, al contrario di Kovacic che una volta subentrato si abbassa sulla linea dei difensori per poter gestire il pallone e costruire insieme all’ex Napoli.
In zona rifinitura vige il movimento continuo di tutti i giocatori che vi ci orbitano; le due ali, seppur simili, giocano un calcio diverso e infatti Willian e Hazard hanno il compito di allargarsi per ricevere il pallone e provare l’uno contro uno, mentre Pedro spesso si muove senza palla. Nel corso della partita con l’Arsenal poi Sarri cambierà più volte fascia ai due laterali offensivi portando lo spagnolo a giocare in fase di rifinitura e il brasiliano decentrato sulla destra. Allo stesso tempo non è utopia vedere Kanté o Barkley trovarsi in zona centrale, quasi a fungere da seconda punta.
La finalizzazione del Sarri “chelseano” si basa su tre temi principali: il lancio diretto dietro la difesa avversaria, la sovrapposizione del terzino sinistro, e l’uso del traversone (o cross) verso la punta e gli accorrenti. Giroud, Morata, e poi Higuain (da Gennaio) sono (state) le alternative davanti e il loro gioco di rifinitura è stato uno snodo importante e mai risolto: Morata in questo match malgrado il gol non riesce a riempire l’area, ma crea degli spazi che favoriscono l’inserimento dei compagni senza pallone; in generale però, anche con l’innesto della torre francese o del Pipita, il Chelsea ha incontrato diversi problemi giocando senza un titolare fisso.
Viene da sé quindi la creazione di una catena offensiva sulle corsie laterali per poter sfruttare l’ampiezza e allargare le maglie avversarie; il tema ricorrente è lo scambio orizzontale fra l’ala e il terzino, coadiuvati dalla mezzala di riferimento, che favorisce i triangoli tanto cari a Guardiola; questo schema permetterà più volte nel corso della partita di scegliere se distribuire il pallone sul lato debole con un lancio, o se innescare in profondità lo stesso terzino da cui parte il gioco.

FASE DI NON POSSESSO
Il Chelsea denota grande fragilità difensiva a causa di una transizione negativa troppo azzardata, con l’avanzamento delle mezzali che lasciano scoperta la retroguardia: la gestione dello spazio tra difesa e centrocampo in fase di non possesso è stato uno dei problemi che hanno caratterizzato questa stagione.
Davanti ad un Arsenal col doppio regista i Blues in FDNP mutano il proprio schieramento: passano costantemente dal sarriano 4-1-4-1 di copertura, al modulo 4-4-2 quando parte la riconquista del pallone; la squadra di Emery in fase di possesso si muove col 1-2-4-3-1, portando a turno uno dei terzini e uno dei due registi sulla linea dei propri difensori: questa scelta costringe il Chelsea a dover lasciare le mezzali nella terra di mezzo fra il centrocampo e la fascia.
Nel momento in cui l’azione avversaria parte da uno dei centrali, una delle due ali dei Blues si posiziona sulla linea della punta schermando il difensore e pressandolo per metterlo in difficoltà: così facendo la mezzala è costretta a scalare sul terzino che riceve.

Quando invece gli avversari superano il primo pressing e costruiscono tramite il regista, il Chelsea porta sulle corsie laterali il raddoppio delle ali che si abbassano sulla linea dei centrocampisti andando a dare una mano in fascia.
In questa fase il centrocampo è compatto, e i componenti tendono a coprire la propria zona di campo: contro l’Arsenal sono le mezzali a dettare il pressing, specialmente Kante; le due ali Pedro e Willian si ritrovano a marcare il terzino di competenza pur non avendo grandi doti difensive, mentre il solito Jorginho fa schermo davanti la difesa. In questo match il regista va spesso in difficoltà ma è un suo compito dover fronteggiare sia l’ala lasciata libera da uno dei due centrocampisti, sia l’eventuale scalata del trequartista Ozil.
Durante l’anno, Sarri non ha fatto mancare esternazioni di rammarico nei confronti della sua difesa – specie riguardo l’incapacità di migliorare movimenti e coordinazioni -, questo è stato di fatto l’altro grande problema di un’annata alla fine più che soddisfacente. Dietro il Chelsea, malgrado i raddoppi, lascia sempre il cross ai laterali avversari. La retroguardia si schiera a 4 (tutti allineati) garantendo le marcature, ma con il pressing alto è molto raro vedere 2 linee di copertura sulla propria trequarti. Azpilicueta o Alonso si ritrovano così a dover gestire situazioni in cui scegliere se contrastare l’ala, i terzini, o lo slittamento di Ozil e Ramsey: ne seguirà una difesa che ha come unica arma la copertura preventiva con la diagonale corta, e la capacità di limitare gli 1vs1 in campo aperto. La nota positiva della fase di non possesso dei Blues riguarda sicuramente il pressing iniziale. La squadra con questa tattica rimane sempre corta e difficile da penetrare centralmente, anche se molto spesso David Luiz e Rudiger non hanno la prontezza di uscire per dare una mano ai terzini.
TRANSIZIONE POSITIVA:
Il Chelsea gioca molto alto, con la linea di difesa posizionata quasi all’altezza della metà campo. Non appena si riconquista la palla, dove possibile, si cerca la verticalizzazione sul reparto offensivo: si può servire la punta centrale che tende a venire in contro e gestire il pallone in posizione centrale, oppure innescare il contropiede tramite passaggi diretti alla ricerca della profondità di uno dei tre interpreti offensivi.
TRANSIZIONE NEGATIVA:
Sarri porta grande pressione sul portatore avversario. In questa fase è facile vedere anche 3 calciatori in zona palla: si cerca di conquistare il possesso alti, e senza marcature preventive. Jorginho tende a dettare i tempi e a fare il cosiddetto elastico, incaricando i centrali di uscire ai suoi lati in modo da non scoprire del tutto la zona centrale.
PUNTI DI FORZA:
- Panchina lunga con ottimi giocatori offensivi da inserire per cambiare il match
- Capacità di alzare o abbassare il ritmo partita
- Grande facilità di palleggio e ottima organizzazione di gioco
- Movimento continuo quindi varietà di soluzioni
PUNTI DEBOLI:
- Difensori centrali troppo statici e poco attenti
- Poche alternative nel pacchetto arretrato
- Poco aiuto delle ali in fase difensiva
- Mancanza di una punta prolifica