Cesare Prandelli, con il suo Genoa, è stato il primo allenatore a dare un dispiacere alla Juventus in questo campionato di serie A 2018/2019 e l’ex Commissario Tecnico della nazionale italiana ci è riuscito trasmettendo alla sua squadra la giusta dose di concentrazione ed intensità, indispensabili per affrontare questo tipo di partite. E’ doveroso ricordare che il tecnico nato ad Orzinuovi nel 1957, non solo è riuscito a riportare serenità nell’ambiente genoano dopo gli esoneri di Davide Ballardini prima e Ivan Juric poi, ma ha ridefinito il modulo di gioco, passando dalla difesa a 3 alla disposizione con 4 giocatori, garantendo maggior compattezza e, al tempo stesso, una manovra più propositiva.
Oltre ai 4 difensori, Prandelli schiera il suo Genoa con 4 centrocampisti, mentre il reparto avanzato è composto da 2 attaccanti, le cui qualità rendono questo modulo estremamente efficace, con un grande lavoro nella fase di non possesso e nelle transizioni offensive.
FORMAZIONE
Tra i pali troviamo il giovanissimo Radu, classe ’97 scuola Inter, i terzini sono Pedro Pereira a destra e Criscito a sinistra (elemento di continuità tra le gestioni Ballardini, Juric e Prandelli) entrambi molto abili nelle incursioni. La coppia centrale è composta da Zukanovic e Romero (rivelazione di questo campionato, sul quale hanno messo gli occhi vari top club) che si completano a vicenda per esperienza ed esplosività.
A centrocampo i due centrali Radovanovic e Rolon costituiscono una vera e propria diga, disponendo di grande fisicità nei contrasti, oltre a garantire centimetri sulle palle inattive. Gli esterni hanno caratteristiche opposte: a destra Lerager si occupa prevalentemente della copertura, pur non disdegnando di appoggiare l’azione d’attacco, mentre a sinistra Lazovic funge spesso da attaccante aggiunto, grazie all’abilità nei posizionamenti preventivi.
Ma è il parco attaccanti a garantire varietà di soluzioni in fase di finalizzazione, grazie alla velocità di Kouamè e la capacità di Sanabria di attaccare la profondità, compensando parzialmente la partenza di Piatek nel mercato di gennaio. Dalla panchina Pandev, grazie alla sua classe e all’esperienza, è spesso in grado di indirizzare positivamente le sorti dell’incontro nei secondi tempi, pur con un minutaggio contenuto.
FASE DI POSSESSO
Il sistema di gioco in fase di possesso si presenta come un 2/5-3.
I centrali difensivi iniziano la fase di costruzione, mentre i terzini si alzano sulla linea dei centrocampisti dando ampiezza alla manovra; la linea mediana è sempre estremamente compatta, mentre l’esterno sinistro Lazovic si posiziona sulla linea degli attaccanti, garantendo varietà di soluzioni in zona di rifinitura e finalizzazione.

COSTRUZIONE
Rispetto alle precedenti gestioni Ballardini e Juric, la squadra di Prandelli predilige la costruzione dal basso (tranne quando è sottoposta ad una pressione molto offensiva dall’avversario, dove si opta per la palla lunga).
I due centrali difensivi vanno ad occupare i lati esterni dell’area di rigore per ricevere palla dal portiere, talvolta anche rischiando l’uno contro uno con gli avversari, senza mai rinunciare ad iniziare l’azione, mentre i terzini salgono sulla linea dei centrocampisti.

SVILUPPO
In fase di sviluppo i principali flussi di gioco passano attraverso Radovanovic che funge da “play basso” appoggiando spesso lateralmente, dove si posizionano i terzini; nel centrocampo a destra Lerager converge verso il centro (lasciando spazio sulle fasce e generando ampiezza) mentre Lazovic da sinistra si alza per svariare sul fronte d’attacco. Entrambe le catene laterali sono molto utilizzate, grazie alla qualità di Criscito a sinistra e di Pedro Pereira a destra. Se la palla torna ai centrocampisti, si cerca immediatamente il cambio di gioco sul lato debole avversario.
RIFINITURA E FINALIZZAZIONE
Le principali modalità di rifinitura sono rappresentate dai cross, sui quali gli attaccanti sono abilissimi a smarcarsi, con tagli, passanti e fuori linea.
Frequenti le sovrapposizioni e le triangolazioni per creare superiorità numerica e attaccare la profondità. La velocità e la tecnica di Kouamé consentono di cercare spesso l’uno contro uno (a fine marzo 2019 l’ivoriano è primo in serie A per duelli vinti, con 255 contro i 252 di Belotti).
Strumenti fondamentali in queste fasi di gioco sono anche i tiri da fuori, soprattutto grazie alla qualità di Lazovic e alla potenza di Radovanovic.
Qualora sia impossibile finalizzare attraverso le giocate, si ricorre all’attacco diretto con lanci in profondità per gli attaccanti, abili nel gioco aereo (Sanabria) e molto rapidi (Kouamé).
FASE DI NON POSSESSO
Il sistema di gioco del Genoa in questa fase può mutare dal 4-4-1/1 al 4-4/2 e la caratteristica principale è rappresentata dall’aggressione sistematica del portatore avversario, che consente di recuperare molti palloni, costringendolo spesso a forzare la giocata.
Fondamentale il posizionamento dei centrocampisti centrali e degli esterni, sempre accompagnati da uno dei centrali difensivi nella pressione, per chiudere le linee di passaggio, con una notevole densità in zona palla.

TRANSIZIONE DIFENSIVA
In questa fase di gioco il Genoa mantiene un atteggiamento estremamente aggressivo, volto alla riconquista immediata della palla, che quando non va a buon fine, porta la squadra a ripiegare sotto la linea del pallone. Le coperture preventive sono affidate ai due difensori centrali e al terzino sul lato debole.
TRANSIZIONE OFFENSIVA
Appena riconquistata palla, la squadra di Prandelli cerca immediatamente la giocata in verticale. Le punte attaccano la profondità, spesso accompagnate degli esterni di centrocampo (in particolare Lazovic a sinistra). In alternativa, si ricorre al passaggio indietro per rallentare la manovra e riposizionare la squadra, consolidando così il possesso palla. Molto abili gli attaccanti, specialmente Kouamé, negli smarcamenti preventivi in zona di rifinitura.
CONCLUSIONE
Dall’insediamento a dicembre 2018 fino alla vittoria con la Juventus di marzo 2019, Cesare Prandelli è stato decisivo per archiviare l’atteggiamento timoroso del Genoa e attraverso un lavoro (anche psicologico, fungendo talvolta da “parafulmine”) è riuscito ad iniettare fiducia in una squadra che rischiava la “caduta libera”, dandole un’identità ben precisa, non solo nel gioco, ma soprattutto nella gestione della partita e delle sue molteplici fasi.
La sua grande esperienza e capacità di guidare il gruppo (consolidata durante il periodo da CT della Nazionale Italiana), ha consentito finora al Genoa di interpretare gli incontri in modo ottimale, colpendo gli avversari (soprattutto le più blasonate Lazio e Juventus) nei momenti in cui viene meno l’intensità della manovra o la precisione nelle giocate. Un bentornato nel calcio italiano che conta a questo tecnico eccellente e uomo di indiscusso valore.