INTRODUZIONE
Il Lecce nella stagione 2019-2020 ritorna a giocare in Serie A dopo 7 anni dall’ultima apparizione quando perse lo scontro diretto contro la Fiorentina retrocedendo in Serie B; il club venne inoltre condannato per illecito sportivo relativo al Calcioscommesse e finì pertanto a giocare la stagione seguente addirittura in Lega Pro 1a divisione, dove rimase per 6 anni. La stagione 2017/2018 fu quella della svolta; alla 5a giornata di campionato infatti, la società decise di affidare la panchina a Fabio Liverani che iniziò da subito a trasmettere i suoi principi di gioco improntati ad un calcio propositivo che parte da una costruzione dell’azione dal basso palla a terra, ed una costante ricerca del dominio tecnico della partita senza nessun timore reverenziale verso l’avversario di turno. A fine stagione la squadra raggiunse la promozione in Serie B e l’annata successiva, nonostante un avvio incerto, seguì lo stesso leit-motiv della stagione precedente: finalmente a fine anno il Lecce festeggiò il ritorno in Serie A.
La filosofia calcistica di Mr. Liverani è rimasta immutata anche nell’attuale stagione di Serie A, dimostrando una grande mentalità e a volte un po’ di incoscienza; dopo 26 giornate infatti, il Lecce si ritrova al terz’ultimo posto in classifica con la peggior difesa (56 gol subiti), ma con l’11° attacco del campionato (34 gol) e con 25 punti accumulati, frutto di 6 vittorie, 7 pareggi e 13 sconfitte.
In estate la società ha mantenuto più o meno intatta la rosa dei giocatori che ha riportato la squadra in Serie A ad eccezione dei titolari Venuti, Scavone e Palombi, acquistando gli esperti Gabriel, Rispoli, Rossettini, Babacar, Lapadula e Farias, oltre a Shakhov e Benzar che ha però deluso ed è stato ceduto nel mercato invernale. Visti i numerosi infortuni della prima parte di stagione, a gennaio il Lecce si è ulteriormente rinforzato acquistando Barak, Saponara, Deiola, Donati e Paz, cedendo, oltre a Benzar, quasi tutti i protagonisti della cavalcata dalla Serie B alla Serie A.
Durante l’anno la squadra ha alternato risultati importanti, come ad esempio i prestigiosi pareggi a Milano con il Milan (2-2) ed in casa con Juventus ed Inter (entrambi per 1-1), oltre alle vittorie in trasferta con Torino, Fiorentina e Napoli, a sconfitte fragorose come a Brescia e Verona (entrambe per 3-0). Un dato che balza all’occhio guardando le statistiche, è la differenza tra il rendimento in casa ed in trasferta: 4 delle 5 vittorie stagionali sono giunte infatti in trasferta con una media di 1,17 punti a partita contro una media di 0,73 punti a partita nei match disputati in casa. Questo dato la dice lunga su quello che è l’atteggiamento e la mentalità della squadra di Liverani che prova, a prescindere dall’avversario, ad andare a vincere su ogni campo. A testimonianza di quanto detto troviamo anche il dato sui 34 gol fatti che si dividono in 19 in casa e 15 in trasferta; i migliori marcatori della squadra sono Lapadula e Mancosu con 7 gol a testa.
Il modulo di base della squadra è variato spesso durante la stagione, ma quelli più utilizzati sono stati il 4-3-1-2 ed il 4-3-3 che è stato utilizzato ad inizio stagione e poi adottato nuovamente in queste ultime giornate dove è arrivata la prima vittoria in casa contro il Torino e la vittoria a Napoli, partita oggetto dell’analisi.
Formazioni in campo:
NAPOLI (4-1-4-1): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Lobotka (1′ st Mertens), Demme, Zielinski; Politano (17′ st Callejòn), Milik, Insigne (32′ st Lozano). A disposizione: Meret, Karnezis, Hysaj, Luperto, Manolas, Allan, Ruiz, Llorente. Allenatore: Gattuso
LECCE (4-3-3): Vigorito; Rispoli, Lucioni, Rossettini, Donati; Deiola (46′ st Paz), Majer (23′ st Petriccione), Baràk; Saponara; Falco (30′ st Mancosu), Lapadula. A disposizione: Sava, Chironi, Vera, Shakhov, Monterisi, Calderoni, Maselli, Rimoli, Dell’Orco. Allenatore: Liverani
SISTEMA DI GIOCO
- Modulo base: 4-3-3 (dal 70’: 4-1-4-1 e dal 90’: 5-4-1)
- Modulo in fase di possesso palla: 2/3-2-3
- Modulo in fase di non possesso palla: 4-1-2-2/1 (dal 70’: 4-1-4/1 e dal 90’: 5-4/1)
Al S.Paolo di Napoli, il Lecce si schiera con la stessa formazione che l’ha vista prevalere nella giornata precedente contro il Torino per 4-0 con Vigorito tra i pali, difesa a 4 con, da destra a sinistra, Rispoli – Lucioni – Rossettini – Donati, in mezzo al campo Majer – Deiola – Baràk ed in attacco Falco – Lapadula – Saponara.
Nel secondo tempo, dopo il gol del 2-1 di Lapadula e l’ingresso in campo di Petriccione al 68’, la squadra cambia leggermente assetto schierandosi con un più prudente 4-1-4-1 con Petriccione che si posiziona davanti alla difesa e Deiola che va a fare la mezz’ala destra al posto di Majer. Il successivo ingresso di Mancosu al posto di Falco (autore del pregevole assist del 2°gol) non cambia l’assetto tattico, mentre dopo il gol del 2-3 di Callejòn, Liverani inserisce Paz per Deiola ridisegnando la squadra con un 5-4-1 per rinfoltire la linea difensiva e aumentare i centimetri in vista dell’assalto finale del Napoli alla disperata ricerca del pareggio.
FASE DI POSSESSO
Come sempre il Lecce prova ad impostare la prima azione partendo dai due centrali difensivi che con palla al portiere si aprono leggermente in modo da poter ricevere e far partire l’azione costruendo con palla a terra. Nei primi 25 minuti la squadra fatica ad uscire in maniera pulita a causa della pressione alta del Napoli che costringe in 3 circostanze ad errori grossolani che sarebbero potuti costare caro; poi la squadra prende coraggio dopo un paio di uscite che iniziano a mettere in difficoltà la squadra partenopea. Raramente il portiere effettua una giocata diretta verso gli attaccanti.
Solitamente i terzini si alzano in linea con il mediano, le due mezze-ali a loro volta si alzano per creare spazio e tornano a riempirlo abbassandosi quando la palla dal centrale va al terzino di parte. In questo modo si libera spazio per l’attaccante esterno che può ricevere dal terzino stesso e giocare verso l’interno del campo per poi sviluppare l’azione dalla parte opposta. In base alla situazione, a volte l’ampiezza viene data direttamente dalla mezz’ala di parte con l’attaccante esterno che rimane più alto.

Nello specifico, durante questa azione la palla da Lucioni (DC) viene giocata a Rispoli (TD); Majer (CD), dopo essersi inizialmente alzato, si abbassa per dare possibilità di passaggio allo stesso Rispoli (TD) e allo stesso modo crea spazio sull’esterno per Falco (AD) il quale riceve palla, converge e scarica centralmente. Una volta che la palla torna dentro al campo, viene sviluppata l’azione sul lato opposto con un gioco di catena tra l’attaccante esterno ed il terzino che parte in sovrapposizione; a volte viene coinvolta anche la mezz’ala di parte come in occasione del 2° gol dei salentini, dove tutta la catena di destra, Rispoli (TD) – Majer (CD) – Falco (AD), è coinvolta in un fraseggio corto e veloci scambi di posizioni che portano a liberare il mancino di Falco (AD) poco fuori dal limite dell’area in posizione laterale; l’attaccante leccese effettua il cross per la testa di Lapadula (PUN) che realizza la sua personale doppietta.
Il Lecce è una squadra che cerca molto la finalizzazione anche con tiri dalla distanza (al 4° posto in questa speciale classifica con il 44% di tentativi) essendo dotata di giocatori con doti balistiche importanti, come Falco, Saponara ed in particolare Mancosu che contro il Napoli segnerà un meraviglioso gol su punizione dalla trequarti campo.
FASE DI NON POSSESSO
La fase di non possesso palla è mutata rispetto agli anni precedenti ed anche rispetto all’inizio di quest’anno; infatti, mentre prima il pressing alto era una costante del gioco di Liverani, ora la squadra rimane quasi sempre molto compatta e corta ed attende gli avversari nella propria metà campo. Sicuramente il cambio di strategia è dovuto al fatto che il tasso tecnico di gran parte degli avversari è sicuramente più elevato rispetto a quello dei salentini e non disponendo di giocatori particolarmente veloci nella linea difensiva, si predilige chiudere gli spazi per evitare il più possibile di lasciare campo aperto. Contro il Napoli, a parte rare volte in cui la squadra ha accennato ad un pressing collettivo sulla trequarti partenopea (la prima volta al 25’ minuto), nella maggior parte dei casi la squadra si è abbassata nella propria metà campo con tutti i giocatori togliendo spazio centralmente tra le linee.

Si può vedere come effettivamente la squadra si raccolga con tutti i giocatori nella propria metà campo in meno di 30 metri in maniera ben scaglionata coprendo molto bene la zona centrale del campo in modo da non dare spazi a giocatori come Insigne e Politano che, se ricevessero palla tra le linee, potrebbero creare problemi.
I due attaccanti esterni ripiegano difensivamente per dare man forte al terzino di parte; Saponara (AD) difende quasi sempre più basso in aiuto di Donati (TS) rispetto invece a Falco (AS) che difende più alto lasciando Rispoli (TD) con più spazio da coprire; infatti, quando il terzino sinistro del Napoli (Mario Rui) avanza, Rispoli (TD) rimane spesso in situazione di 2vs1. Non è un caso che dopo il gol del 2-1 del Lecce, ad un quarto d’ora dal termine, in un momento in cui inevitabilmente la squadra avrebbe dovuto difendere il risultato, Liverani inserisca Mancosu al posto di Falco garantendo un apporto difensivo più efficace.
La difesa è andata in difficoltà sui tagli degli esterni d’attacco del Napoli, in particolare nel primo tempo Insigne prende il tempo ai due centrali presentandosi davanti a Vigorito e centrando il palo; nel secondo tempo Callejon taglia tra Donati (TS) e Rossettini (DC) sorprendendo la linea difensiva e segnando il secondo gol partenopeo.
TRANSIZIONE POSITIVA
Il Lecce, una volta conquistata palla nella propria metà campo, difficilmente si affida al contropiede dal momento che non ha giocatori in grado di poter attaccare efficacemente la profondità, ma piuttosto preferisce consolidare il possesso e salire con più uomini per poter portare un attacco organizzato con almeno 6-7 giocatori. Quando invece la conquista della palla è alta, si cerca velocemente di andare alla finalizzazione per sorprendere la retroguardia avversaria. Infatti, è proprio da una riconquista alta sulla trequarti sinistra con Donati (TS) che nasce il gol dell’1-0 leccese.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Quando la squadra salentina perde il possesso della palla, solitamente non aggredisce immediatamente gli avversari ma preferisce abbassarsi rientrando a copertura della linea difensiva; quando però viene persa palla lateralmente e ci sono più giocatori nella stessa zona, si tenta una riconquista immediata non sempre efficace, come in occasione del pareggio di Milik, in cui vengono sbagliati i tempi di pressione.

In quest’azione, infatti, Majer (CD) perde palla sull’esterno, Falco (AD) tenta immediatamente di riconquistare palla su Mario Rui che però scarica velocemente a Zielinski che di prima cerca Insigne. Rispoli (TD) decide di uscire alto su di lui ma sbaglia i tempi e consente allo stesso Insigne di giocare internamente su Demme e ricevere la chiusura del triangolo tagliando fuori il terzino leccese. I restanti giocatori della linea difensiva non scivolano velocemente a chiudere il buco lasciato da Rispoli (TD); lo spazio che si crea consente agli attaccanti napoletani di confezionare agevolmente il gol del momentaneo pareggio.
- Calci d’angolo a favore
Il Napoli difende a zona e pertanto il Lecce decide di non calciare direttamente verso l’area di rigore ma di muovere la palla vicino per poi crossare in fase successiva. I due giocatori che si posizionano per battere i corner con traiettoria a rientrare sono Saponara da sinistra e Falco da destra; l’uomo che dei due non calcia rimane vicino per lo scambio. In copertura rimangono Donati (TS) e Majer (CD); mentre gli altri 6 giocatori vanno a saltare con Barak (CS) che si posiziona nella zona del portiere, Lapadula (PUN) sul secondo palo e gli altri 4 che si dividono gli spazi da attaccare sul primo palo ed in mezzo.
- Calci d’angolo a sfavore
Il Lecce difende con tutti i 10 giocatori nelle situazioni di corner contro, non lasciando nessun uomo in fase offensiva. Majer (CD) si posiziona a 9,15 metri per ostacolare la traiettoria e per essere pronto ad uscire in caso di scambio corto insieme a Falco (AD), Saponara (AS) o Donati (TS) in base a dove viene battuto il corner; uno di questi 3 giocatori si posiziona in prossimità del vertice alto dell’area dalla parte dove viene battuto l’angolo; gli altri due si posizionano invece nei pressi del limite dell’area in zona centrale. Lapadula (PUN) copre la zona sul corto, mentre gli altri 5 giocatori sono in marcatura a uomo sugli avversari.
SWOT
Punti di forza:
- Compattezza tra i reparti e pochi spazi centrali liberi.
- Gioco corale palla a terra che consente di portare tanti giocatori in fase offensiva per concludere a rete.
- Ottimi tiratori da fuori area (5a squadra del campionato per reti segnate da fuori area).
Punti di debolezza:
- Mancanza di velocità nel reparto difensivo centrale.
- In fase di costruzione bassa, se sotto pressione, la squadra può andare in difficoltà non avendo un tasso tecnico elevato per la categoria.
- Corsie laterali non sempre presidiate a dovere; vengono lasciati spesso gli avversari liberi di crossare.
Mi sembra tu abbia fatto un’analisi perfetta . Bravo !!