Dopo una serie di stagioni passate nel campionato di serie C, il Lecce è finalmente riuscito a vincere il campionato di categoria nella stagione 2017-2018 e ad approdare nella serie cadetta dopo ben 6 anni di tentativi sfumati, spesso ad un passo dalla realizzazione, a causa di sconfitte nei playoff nel corso degli anni contro Carpi, Frosinone, Foggia ed Alessandria.
A riuscire nell’impresa di guidare la compagine salentina fino alla promozione è stato il mister Fabio Liverani, ex calciatore di Fiorentina e Lazio su tutte, ed oggi allenatore, che seppur giovane, ha già maturato diverse esperienze sia a livello italiano, allenando il Genoa in A e la Ternana in B, sia all’estero, allenando nella stagione 2014-15 il Leyton Orient, squadra che militava nella League One Inglese.
Per quanto riguarda il suo periodo da allenatore della squadra salentina, Mister Liverani subentra al dimissionario Roberto Rizzo, al termine della 4° giornata della stagione 2017 – 18, e sarà in grado di guidare i giallorossi alla vittoria del campionato, con conseguente promozione in serie B, con una giornata d’anticipo sconfiggendo al “Via del Mare” la Paganese con il risultato di 1-0.
La stagione 2018 – 19 vede riaffacciarsi il Lecce nella serie cadetta dopo molti anni, per cui il primo obiettivo societario era quello di raggiungere una tranquilla salvezza. Tuttavia, gli uomini di Liverani hanno espresso sin da subito un bel calcio e ciò ha permesso loro di collocarsi fin dalle prime giornate in zona playoff, posizione che tuttora la squadra occupa.
SISTEMA DI GIOCO
Il sistema di gioco dell’U.S. Lecce di Liverani abitualmente utilizzato è il 4 – 3 – 1 – 2.
Il ruolo di portiere è occupato da Vigorito, la difesa è composta, da destra verso sinistra, da Fiamozzi (che si alterna spesso con Venuti), Lucioni, Meccariello e Calderoni, il centrocampo è formato da Petriccione, Tachtsidis (arrivato nel mercato di Gennaio) e Scavone, in posizione di trequartista gioca Mancosu, che si piazza alle spalle delle punte Palombi e Falco (o La Mantia).
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso la squadra si schiera con il 2/3 – 2 – 3.
La manovra di costruzione parte dal basso, si tratta di una costruzione manovrata mantenendo sempre il pallone a terra, senza prendere molti rischi.

Anche in situazione di rinvio dal fondo si cerca sempre la soluzione vicina, adottando molto raramente l’opzione del lancio lungo.
La manovra parte, quindi, dal portiere che ha sempre a disposizione le soluzioni dei due difensori centrali Lucioni e Meccariello. In fase di costruzione si prediligono diverse soluzioni dipendenti dalle caratteristiche dei giocatori. In particolare, Lucioni risulta essere un difensore piuttosto aggressivo e meno propenso all’impostazione per cui la sua fase di costruzione consiste nel semplice passaggio al compagno più vicino, sia esso Meccariello, Fiamozzi o Petriccione. Al contrario, Meccariello è dotato di maggiore tecnica e per questo, oltre al semplice passaggio al compagno di reparto, predilige filtranti per gli inserimenti dei centrocampisti (per lo più Scavone) o per Mancosu che spazia tra le linee di centrocampo ed attacco.
La disposizione della squadra avversaria nel match analizzato, la Salernitana, con il 3 – 4 – 2 – 1, permette ai terzini di ricevere la palla in maniera quasi indisturbata, pertanto spesso il primo passaggio effettuato è verso Fiamozzi e Calderoni. Quest’ultimo specialmente ha ampio spazio di manovra e nel momento in cui riceve palla dai centrali ha a disposizione diverse soluzioni: difatti può cercare la combinazione con Scavone o Mancosu, oppure servire la punta venuta incontro per lo scarico al centrocampista, con conseguente sovrapposizione. C’è da dire, inoltre, che è proprio Calderoni, che costruisce tanto per la sua squadra, a risultare il giocatore che ha effettuato più tocchi di palla nella stagione.
Anche per quanto riguarda la fase di sviluppo si cerca di fare un gioco prevalentemente sui passaggi corti e palla a terra. Il centrocampo è posizionato in maniera tale fa formare un triangolo tra il vertice basso e le due mezzali. Inoltre, la mezzala destra spesso si allarga in posizione di terzino destro per ricevere la palla da Lucioni, questo permette a Fiamozzi di salire lungo la fascia e ciò va a vantaggio di entrambi i giocatori che hanno rispettivamente caratteristiche più di costruzione ed impostazione, nel caso di Petriccione, di spinta, per quanto riguarda Fiamozzi. La contemporanea presenza di Petriccione e Tachtsidis permette di avere alla compagine salentina un doppio regista, con qualità che giovano alla manovra della squadra sia nella circolazione di palla in orizzontale, alla ricerca del versante con minore densità, sia nel momento in cui si deve cercare il filtrante in avanti per l’uomo libero.
Nel reparto offensivo la squadra si schiera con un trequartista (Mancosu) e due punte (Falco e Palombi). Nella zona di rifinitura Mancosu ha una certa libertà nei movimenti e, quindi, non dà riferimenti alla squadra avversaria. Alterno, difatti, diversi smarcamenti a favorire il passaggio del compagno: spesso viene incontro per ricevere palla dai centrocampisti, ma altrettante volte si propone sulla fascia per favorire il passaggio dei terzini a scavalcare gli esterni avversari, quest’ultima soluzione è prediletta quando ci si trova sulla fascia sinistra.
Le peculiarità delle punte permette un gioco diversificato agli uomini di Liverani. Falco, più veloce e brevilineo, in fase di possesso si allarga per favorire gli inserimenti di Mancosu e Palombi, oppure viene incontro per dare la soluzione del passaggio corto ai centrocampisti. Al contrario, Palombi, più rapido nel breve, preferisce attaccare la profondità alle spalle della difesa avversaria e questa sua caratteristica la si può notare in occasione del secondo gol dei salentini.
La gestione del possesso palla varia parzialmente nel secondo tempo. Nel momento in cui La Mantia prende il posto di Falco, la prestanza fisica del neoentrato permette un’ulteriore soluzione, ossia quella del lancio lungo verso la punta, che è in grado sia di controllare il pallone, sia di effettuare sponde per i compagni.
La fase di finalizzazione è effettuata in diversi modi. Le armi principali sono quelle del tiro da fuori, che rappresenta una delle peculiarità di Mancosu e del dribbling 1 vs 1.
La soluzione dell’attacco diretto, quindi di un passaggio filtrante che supera almeno due linee di difesa avversaria, è utilizzata spesso da Tachtsidis, con alterne fortune, a favore dei compagni che attaccano la profondità (vedi secondo gol).
FASE DI NON POSSESSO
In fase di non possesso la squadra si schiera con il 4 – 3 – 1 – 2 o con il 4 – 3 – 3.
In situazione di rinvio dal fondo da parte del portiere avversario, le linee sono molto strette creando densità nella zona centrale del campo, inoltre anche la distanza tra i giocatori della stessa linee è breve. Il compito principale di marcatura è affidato a Lucioni, allo stesso tempo risultano essere abili nelle coperture, in primis, Meccariello e successivamente Fiamozzi.
Quando la costruzione avversaria parte dal basso, il Lecce effettua un pressing collettivo che parte dagli attaccanti volto principalmente al recupero immediato della sfera, sia direttamente, sia inducendo il difensore avversario ad un errore tecnico. Anche i centrocampisti partecipano al pressing: il mediano va ad aggredire l’uomo alle spalle del trequartista, la mezzala dalla cui parte si svolge l’azione pressa l’esterno avversario, mentre l’altra mezzala si mette a copertura della zona centrale del campo.
Nel momento in cui la squadra avversaria sta per raggiungere con il pallone tra i piedi la linea di metà campo, gli uomini di Liverani adottano un atteggiamento più prudente, passando da un pressing asfissiante ad una pressione collettiva, con lo scopo principale di chiudere i possibili sbocchi e le linee di passaggio avversarie. Ciò costringe la squadra campana all’errore oppure a lanci lunghi, sia da parte del portiere che dei difensori. Il neo che si registra nella fase di non possesso leccese, è costituito del fatto che se la Salernitana riesce velocemente a cambiare fronte di gioco, gli esterni risultano essere liberi da pressioni e marcature e questo permette di imbastire diverse azioni d’attacco e di fornire cross per gli attaccanti.
Ciò nonostante, l’organizzazione della compagine salentina permette di contrastare queste soluzioni attraverso le diagonali e le scalate dei centrocampisti.
Quando gli avversari si affacciano oltre la metà campo, la squadra pugliese si dispone con i reparti di difesa e centrocampo molto stretti, in maniera da non concedere agli avversari lo spazio di rifinitura, costringendoli quindi al tiro dalla distanza, al cross dagli esterni oppure all’1 vs 1.

Specialmente quest’ultima soluzione è stata la più sofferta dalla difesa giallorossa per la velocità dell’attaccante avversario Jallow.
L’impronta tattica data da mister Liverani alla squadra, consiste in un gioco molto dispendioso a livello fisico per i giocatori. Questo genera negli ultimi 20 minuti di gara un crollo delle prestazioni rilevabile anche a livello statistico. Infatti, ad oggi, la squadra ha subito nel corso dei secondi tempi ben 21 dei 28 gol totali incassati.
TRANSIZIONE POSITIVA
La transizione positiva del Lecce è articolata in due modalità differenti.
Nel momento in cui la squadra conquista palla preferisce tendenzialmente affidarsi al giro palla e, quindi, ad un controllo manovrato dell’azione.
Al contrario, nella seconda metà della partita, in situazione di vantaggio, nel momento in cui la squadra conquistava palla, preferiva affidarsi a verticalizzazioni rapide che permettevano di effettuare dei contropiedi veloci, che, negli ultimi 30 minuti di gioco, hanno permesso più volte agli uomini di Liverani di trovarsi 1 contro 1 con il portiere.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Durante la fase di transizione negativa, la squadra giallorossa cerca di recuperare immediatamente il controllo della sfera, attraverso un pressing con i giocatori che si trovano in zona palla. Ad effettuare questa azione di recupero palla sono sia gli attaccanti, che vanno a pressare i difensori avversari, sia i centrocampisti che non danno spazio e possibilità ad esterni e centrocampisti avversari di controllare con tranquillità il pallone.

La propensione al recupero immediato del controllo palla permette alla squadra di essere sempre attiva e recuperare sempre le seconde palle.
PALLE INATTIVE A FAVORE
Nei calci d’angolo a favore, la squadra porta 6 uomini a saltare, di cui 2 che sono stabilmente in area e 4 che partono dal limite dell’area. I due che partono da dentro l’area sono tendenzialmente Mancosu e Palombi, mentre partono da fuori Meccariello, Lucioni, Scavone e Tachtsidis. Di questi 6 uomini, 5 attaccano la porta avversaria, seguendo la traiettoria del cross mentre Tachtsidis rimane al limite per sfruttare l’eventuale respinta della difesa avversaria.
Lo schema più utilizzato dai salentini è il passaggio corto, a cui segue un retropassaggio con successivo cross da parte di Calderoni.
PALLE INATTIVE A SFAVORE
Per quanto riguarda le punizioni a sfavore, la squadra si schiera tutta dietro la palla, in particolare si formano due linee, una composta da 8 uomini e da 2 uomini. La linea da 8 si mantiene abbastanza alta, posizionandosi sulla linea dell’area di rigore o spesso anche più in alto. Il tipo di copertura è misto, infatti ci sono 4 giocatori che marcano a uomo e gli altri a zona.
In merito ai calci d’angolo contro, la squadra colloca 9 uomini in area, di cui 4 nell’area piccola, e un uomo a copertura dell’eventuale passaggio corto. Anche in questo caso il tipo di copertura è misto: 7 marcano a uomo, mentre 2 di quelli che si trovano nell’area piccola marcano a zona.
SWOT
PUNTI DI FORZA
- Ottima tecnica e capacità di giro palla a 2/3 tocchi
- Pressing efficace per il recupero palla
- Linee di DIFESA e CENTROCAMPO molto strette
- Qualità di Tachtsidis e Petriccione permettono di avere quasi un doppio regista
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Difensori centrali lenti
- Esterni avversari spesso liberi
- Crollo delle prestazioni nel secondo tempo