Sono le 20:43 di Domenica 28 Aprile 2019: il Pordenone Calcio vince il Girone B della Lega Pro ed è promosso in Serie B per la prima volta in 99 anni di storia. Un’impresa figlia di una pianificazione meticolosa da parte di una società all’avanguardia e soprattutto di un tecnico vincente, esperto e pragmatico: Attilio Tesser.
INTRODUZIONE
La storia recente del Pordenone (rilevato nel 2007 dal presidente Lovisa in Eccellenza) ha vissuto un momento importante nel 2015, quando Bruno Tedino (ex tecnico federale) ha assunto la guida tecnica, portando una mentalità vincente, in un contesto dove da sempre dominava il “senso pratico” (in linea con lo stile tattico della categoria) puntando sulla qualità del gioco e guidando i “ramarri” a un secondo e un terzo posto in due anni (con due semifinali playoff).
Nel 2017, sotto la guida di Leonardo Colucci, il Pordenone ha sfiorato l’impresa in Coppa Italia, eliminato solo ai calci di rigore dall’Inter negli ottavi di finale.
Nell’estate del 2018, dopo un lunghissimo corteggiamento al tecnico Mauro Zironelli (poi accasatosi alla Juventus Under 23) la scelta è caduta sul meglio che il panorama degli allenatori aveva da offrire, ovvero Attilio Tesser, che a Pordenone ha iniziato un nuovo corso, col suo modulo 4-3-1-2 e un gioco molto solido e concreto.
LA SQUADRA
In porta troviamo l’esperto Giacomo Bindi, una garanzia per la categoria (reduce dalla vittoria in Lega Pro nel 2018 con il Padova). Al centro della difesa Barison e capitan Stefani (spesso avvicendato da Bassoli o da Vogliacco, arrivato nel mercato di gennaio) formano una coppia perfettamente assortita in termini di fisicità e posizionamento; a destra Semenzato (esploso all’epoca di Tedino) e a sinistra De Agostini, interpretano il ruolo di terzini con grande senso tattico, a seconda della fascia in cui si sviluppa il gioco.
La spina dorsale della squadra è rimasta invariata negli ultimi anni: in cabina di regia tutto passa dai piedi di Burrai, mentre nel ruolo di mezze ali, si alternano Zammarini, Misuraca, Bombagi e Gavazzi.
Fondamentale è il ruolo del trequartista, dove a turno giocano Ciurria (spesso impiegato anche come seconda punta) e il veterano Berrettoni. In attacco troviamo il giovane Candellone, affiancato da Magnaghi o Germinale (o dallo stesso Ciurria) a seconda del tipo di avversario da incontrare.
FASE DI POSSESSO
In questa fase di gioco, il Pordenone di Tesser si dispone con un 2/5-1-2; i terzini si posizionano all’altezza dei centrocampisti, mentre le mezze ali si alternano nell’affiancare il vertice basso Burrai (per dialogare con i difensori e i terzini) o il trequartista (per supportarlo in fase di rifinitura).
Il trequartista è libero di muoversi tra le linee, mentre le due punte giocano vicine, costringendo i difensori centrali e i terzini avversari a stringere molto la posizione, creando spazi nelle catene laterali per gli inserimenti delle mezze ali e dei terzini.
Inoltre gli attaccanti sono molto abili nell’allungare la squadra avversaria, costringendola a lasciare porzioni di campo libere a favore del trequartista.

Costruzione
Rispetto al Pordenone di Tedino (che spesso iniziava l’azione addirittura nella propria area), Tesser predilige il lancio lungo del portiere a cercare la punta Candellone, dotato di grande abilità nel gioco aereo e in grado di far salire la squadra tenendo palla o di dialogare con l’altro attaccante e il trequartista. Quando la pressione avversaria lo consente, il Pordenone costruisce dal basso, con uno dei tre centrocampisti (prevalentemente il playmaker Burrai) che si colloca in prossimità dei difensori centrali per ricevere palla e iniziare l’azione, sempre a distanza di sicurezza dalla propria area di rigore.

Sviluppo
In questa fase di gioco ci si affida prevalentemente all’attacco diretto, in alternativa il gioco si sviluppa sulle catene laterali, principalmente sul fronte sinistro col terzino De Agostini, dotato di buona tecnica e tempismo negli inserimenti. Una volta superata la prima linea di pressione, i movimenti dei centrocampisti garantiscono varietà nelle soluzioni di passaggio, mentre una delle punte si posiziona sull’esterno, aprendo spazi per gli inserimenti.
Rifinitura e finalizzazione
Grazie all’ottimo funzionamento del “rombo” di centrocampo (marchio di fabbrica di Attilio Tesser) la figura del trequartista Berrettoni diventa determinante con i suoi movimenti tra le linee per ricevere palla.
Il grande lavoro senza palla degli attaccanti costringe tutto il reparto difensivo avversario ad occuparsi di loro, lasciando spazio sulle corsie esterne, dove i terzini arrivano frequentemente sul fondo per crossare, spesso a favore delle mezze ali che riempiono l’area nel ruolo in attaccanti aggiunti.
FASE DI NON POSSESSO
In fase di non possesso il Pordenone si dispone con un 4-4-1/1 in cui il trequartista si posiziona a ridosso del centrocampista centrale avversario, mentre le punte si alternano nell’arretrare per creare densità e chiudere le linee di passaggio, costringendo a forzare la giocata avversaria, spesso sugli esterni. In questo caso la mezz’ala o il terzino escono alternativamente in pressione, coprendosi l’uno con l’altro.
In sostanza, più che di un pressing offensivo, si può parlare di “pressione ragionata”.
La fase difensiva nella propria metà campo è molto ben organizzata grazie alla compattezza e la sincronia tra i reparti, con continui “scivolamenti” dei centrocampisti e grande fiducia e sicurezza dei difensori nelle situazioni di uno contro uno.

TRANSIZIONE OFFENSIVA
Il baricentro del Pordenone è sempre estremamente equilibrato, per cui il recupero palla avviene prevalentemente nella zona mediana del campo, per poi cercare di andare rapidamente alla conclusione. In tal senso, gli smarcamenti preventivi degli attaccanti, offrono varie soluzioni grazie alle loro giocate di sponda che favoriscono l’inserimento dei centrocampisti e dei terzini.
TRANSIZIONE DIFENSIVA
La manovra dei “ramarri” coinvolge sempre molti giocatori e, in caso di palla persa, la squadra dimostra grande compattezza e velocità nel riposizionarsi per creare superiorità numerica in zona palla, favoriti da una linea difensiva sempre ben disposta e dalla pressione dei centrocampisti che ritardano la giocata dell’avversario.
CONCLUSIONE
Attilio Tesser è probabilmente il principale artefice del “miracolo” Pordenone, con una storica promozione diretta in Serie B, plasmando una squadra che si è rivelata capace di recitare perfettamente il ruolo dell’outsider nel girone B di Lega Pro, con un suo preciso modello di gioco, estremamente pragmatico, ma al tempo stesso in grado di esaltare le qualità tecniche del parco giocatori. Un tecnico giunto alla quarta promozione in carriera (la terza dalla C alla B dopo quelle conquistate a Novara e a Cremona) che con sole 3 sconfitte in tutto il campionato, ha dimostrato ancora una volta il suo indiscusso valore, consacrandosi come “specialista” della categoria.