Ha salutato il 22 Giugno il PSV dopo 5 anni alla guida della prima squadra, direzione Fenerbahce; dopo 6 anni in biancorosso da calciatore, in cui ha vinto 4 campionati nazionali e 2 Coppe d’Olanda, sulla panchina dei Boeren conquista 3 Eredivisie, 2 supercoppe, una coppa olandese ed un ottavo di Champions contro l’Atletico Madrid, in cui esce venendo eliminato solamente dopo i calci di rigore.
Dopo il ritiro, Phillip Cocu diventa subito allenatore: dal 2008 al 2012 è il vice allenatore di Bert Van Marwijk nella nazionale olandese, e contemporaneamente assistente dell’U-19 del PSV; nel Marzo del 2012 subentra all’esonerato Fred Rutten come traghettatore, portando a termine la stagione con un 3° posto e la Coppa d’Olanda. Passato un anno ad allenare la seconda squadra del PSV, nel 2013 subentra ad Advocaat come primo allenatore. Nel Luglio del 2018 passa al Fenerbahce, dopo 5 stagioni e 6 trofei in biancorosso.
Il PSV di Cocu è una squadra che fonda i suoi punti di forza sulla pressione individuale e collettiva, e una manovra diretta, finalizzata ad esaltare le caratteristiche dei suoi giocatori migliori, come Hirving Lozano. Il modulo di partenza preferito è il 4-2-3-1, ma la struttura muta a seconda dei giocatori schierati e dell’avversario.
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso il PSV si schiera con un 2/4-1-3, in cui i due terzini, Arias e Brenet, si alzano per dare ampiezza quasi ai lati dei due mediani, Van Ginkel e Hendrix, due giocatori dediti a proteggere la difesa. Gaston Pereiro è il trequartista che funge anche da regista avanzato, in una squadra altrimenti troppo diretta; Lozano e Bergwijn, invece, si alzano immediatamente sulla linea o oltre del centravanti De Jong per sfruttare le sponde dell’olandese o le imbucate dalla difesa.
COSTRUZIONE
La costruzione bassa del PSV è prevalentemente lunga e la squadra è chiusa sia in presenza di rinvio dal fondo pressato sia che non venga pressato: sia il portiere Zoet che i difensori centrali Schwaab e Isimat-Mirin non rischiano praticamente mai la guida del pallone, perchè non sono a proprio agio se vengono pressati, e cercano di trovare con un gioco lungo le sponde di De Jong, anche se collegato a questo non ci sono smarcamenti particolari dei compagni limitrofi, che aspettano la palla sui piedi, o ai suoi lati o alle sue spalle.
In alternativa, Zoet può giocarla sui due terzini, se non sono marcati, per cercare uno sviluppo esterno, con il terzino di parte che cerca lo smarcamento dell’attaccante esterno alle spalle del difensore esterno avversario.
SVILUPPO
Una volta entrati nella metà campo avversaria, lo sviluppo della manovra è prevalentemente diretto. Dalla zona centrale del campo la palla è giocata immediatamente in verticale verso uno dei tre attaccanti che cerca di smarcarsi in zona luce: se la palla è data a De Jong, si cercano combinazioni centrali tra i tre attaccanti e Pereiro; se invece il pallone è verso il mezzo spazio occupato da Bergwijn o Lozano, si cercano triangolazioni esterne con i terzini di parte (Brenet o Arias) che vanno in sovrapposizione, con il centrocampista centrale di parte che viene a supporto della manovra.
Accade molto spesso che questa manovra molto diretta sia messa in pratica in modo frettoloso e impreciso: se la squadra avversaria è abile nello scaglionamento e nel pressing, la probabilità di perdere il pallone è molto alta (53 palle perse contro l’Ajax).
Dato l’alto numero di giocatori che prende parte alla fase offensiva e predisposizione della squadra nel seguire l’uomo, non sempre le coperture preventive sono fatte con efficacia: è possibile che il centrocampo rimanga scoperto poiché la squadra è spaccata in due, oppure che lo spazio si trovi alle spalle dei due terzini quando entrambi sono alti sul campo.
RIFINITURA/FINALIZZAZIONE
Giunti nell’ultimo terzo di campo, la zona di rifinitura è soprattutto esterna: il cross o il traversone è lo strumento preferito sia da i due terzini (5 in totale) che da Lozano (4).
In alternativa ai terzini larghi sulla linea laterale, può accadere che sia Lozano a dare ampiezza sulla fascia destra: in quel caso Arias entra dentro il campo e combina un dai e vai attaccando la linea avversaria con Pereiro, che si posiziona pochi metri prima del limite dell’area per agire da rifinitore.
Su palla laterale l’area è attaccata da almeno 3 elementi: De Jong occupa il centro, l’attaccante esterno del lato debole il secondo palo, un centrocampista l’area piccola, mentre Pereiro staziona fuori area.
FASE DI NON POSSESSO
PRESSIONE ALTA
Il rinvio dal fondo degli avversari è sempre pressato e la dislocazione è alta: solitamente se gli avversari da rinvio dal fondo presentano una difesa a 4, i due attaccanti esterni si prendono i terzini e l’attaccante si mette a metà strada tra i due centrali, in questo modo costringono il portiere al rinvio lungo.
La dislocazione adottata in caso di pressione alta è il 4-3-3, e il riferimento è l’uomo. Quando la palla è su una delle due fasce l’attaccante esterno di parte (Bergwijn o Lozano) si occupa del terzino, mentre De Jong del centrale più vicino al difensore avversario: il giropalla da terzino terzino a centrale innesca la corsa di dell’attaccante esterno del lato debole, che va a disturbare l’altro difensore centrale. I centrocampisti avversari dietro la prima linea di pressione sono seguiti a uomo, nel tentativo di non lasciare spazio per ricevere si creano voragini tra centrocampo e difesa a causa dell’allungamento della squadra: questo meccanismo spesso non è attuato con i tempi giusti e la pressione non va a buon fine.
DIFESA BASSA
Nelle fasi di difesa posizionale il PSV adotta un 4-4-1/1, ma sia per le marcature effettuate che per la pigrizia degli esterni, il sistema è variabile.
Il sistema di marcature a uomo che il PSV imposta può concedere spazi liberi in ogni zona del campo, molto spesso è concesso in zona centrale e nei corridoi interni, ma anche alle spalle di Brenet: gli smarcamenti e gli inserimenti degli avversari sono sempre seguiti a uomo, il centrocampo si mischia con la difesa e viceversa, non ci sono passaggi di marcatura, è molto probabile che la struttura di squadra venga manipolata e questo può essere sfruttato per imbucate, cambi di gioco, terzo uomo, attacco oltre la linea. Lo scaglionamento quindi non è ottimale e capita spesso che contro un 4-3-3 i due centrocampisti siano allargati dagli interni e si liberi il corridoio centrale per l’attaccante.
Gli smarcamenti preventivi sono effettuati principalmente da Bergwijn e Lozano che si defilano sull’esterno con tagli in diagonale.
LINEA DIFENSIVA
Lo stile difensivo adottato è a uomo: come precedentemente detto, gli smarcamenti e gli scambi di posizione degli avversari anche all’interno dell’area di rigore sono seguiti con marcature pre-impostate, non c’è un vero e proprio concetto di reparto e questo si manifesta in molte occasioni, come le letture di palla coperta e scoperta, la difficoltà nel leggere gli smarcamenti in area e l’aiuto reciproco. In particolare Brenet sbaglia moltissimo sia nelle scappate che nella lettura degli 1v1.
La linea a 4 oltre a spezzarsi molto frequentemente è possibile che diventi a 5 quando uno dei due centrocampisti segue a uomo l’inserimento di una mezzala o un attaccante esterno avversario. La maggior parte delle occasioni è avvenuta per azione dalla fascia sinistra.
TRANSIZIONI
TRANSIZIONE OFFENSIVA
Una percentuale molto importante della forza del PSV è data dalle transizioni offensive dirette: gli smarcamenti preventivi di Lozano e Bergwijn sono premiati sia dalle sponde di De Jong che da passaggi verticali dalla metà campo difensiva. Lo sviluppo preferito di Lozano è allargarsi per puntare il difensore e andare al cross o al tiro col piede forte (il destro), in questo caso Bergwijn preferisce più attaccare il secondo palo insieme a De Jong e Pereiro che occupano rispettivamente centro e limite dell’area. Se invece Bergwijn è in possesso del pallone, preferisce accentrarsi e combinare con Lozano, che va all’1 contro 1.
TRANSIZIONE DIFENSIVA
Non appena la squadra perde il pallone, non c’è un vero e proprio sistema collettivo di riaggressione, ma tante pressioni individuali sul pallone, che, se non vanno a buon fine, lasciano scoperta la difesa; inoltre, saltata la prima pressione, la poca attitudine a tornare a difendere dei centrocampisti può essere pericolosa soprattutto nel secondo sviluppo dell’azione avversaria.