Ritrovata la Premier League dopo anni d’assenza, l’ultima apparizione risaliva infatti all’annata 2011-12 terminata con l’ultimo posto in classifica e la retrocessione in Championship, il Wolverhampton si è presentato ai nastri di partenza della stagione appena conclusa con alle spalle un mercato fatto di investimenti mirati. Grazie alla collaborazione con il potente agente Jorge Mendes, il neopromosso club guidato dal colosso cinese “Fosun” ha potuto allestire una rosa competitiva con al proprio interno elementi di caratura internazionale come Rui Patricio e Joao Moutinho, campioni d’Europa in carica con il Portogallo. La rosa viene affidata al confermatissimo allenatore portoghese Nuno Espirito Santo, altro uomo della scuderia di Mendes, capace di riportare “i lupi” nella massima serie inglese vincendo il campionato con la bellezza di 95 punti e 12 lunghezze di vantaggio sul Cardiff (secondo della classe).
Nella stagione appena terminata il Wolverhampton conclude settimo in classifica centrando l’accesso all’Europa League. La squadra di Nuno Espirito Santo condivide inoltre con il Manchester City di Guardiola un curioso primato: è infatti l’unica compagine ad aver sconfitto, in almeno un’occasione, tutte e quattro le finaliste delle principali manifestazioni continentali (Liverpool, Tottenham, Chelsea e Arsenal).
La partita scelta per l’analisi è quella vinta tre a uno dai Wolves contro i Gunners di Unai Emery lo scorso 24 aprile al Molineux Stadium (marcatori Wolverhampton: Ruben Neves, Doherty e Diogo Jota). La scelta è ricaduta su questa gara per il blasone dell’avversario e perché rende onore alla capacità del Wolverhampton di variare il proprio gioco a seconda della squadra a cui è contrapposto.
A differenza della stagione precedente dove la squadra di Nuno Espirito Santo esprimeva un gioco di possesso, lo sbarco in Premier League e l’innalzamento del livello tecnico ha imposto ai Wolves una maggiore adattabilità. Nel corso della stagione il Wolverhampton ha alternato partite dove ha avuto un possesso palla predominante, a volte netto come nel caso della gara di ritorno col Fulham (70%), ad altre dove ha concesso il pallino del gioco agli avversari sfruttando le ripartenze come nel caso della partita con l’Arsenal. Il sistema di base scelto dal tecnico portoghese Nuno Espirito Santo è l’1-3-5-2 che in fase di non possesso si trasforma in un 1-5-1-3-1 o in un 1-5-3-2. Il Wolverhampton schiera tra i pali Rui Patricio, ex bandiera dello Sporting Lisbona e titolare della nazionale portoghese. In mezzo alla difesa viene posizionato Coady ed ai suoi lati Boly e Bennett. Tutti e tre sono difensori molto strutturati fisicamente, abili nel gioco aereo, ma non particolarmente dotati in fase di impostazione. Arma importante per la squadra risulta la lunga rimessa laterale del centrale di destra Bennett. Davanti alla difesa si posiziona Ruben Neves: classe ’97, molto intelligente tatticamente, dotato di un ottima tecnica di base e di un buon tiro dalla distanza (sua la punizione che sblocca la gara). Neves si occupa, insieme a Joao Moutinho, di tutti i calci piazzati della gara. Gli esterni del centrocampo a cinque sono Jonny Castro e Doherty, rispettivamente a sinistra e a destra. Elementi fondamentali nell’economia dei “lupi”, sono entrambi dotati di grande resistenza, accompagnano per tutta la durata della gara le offensive della squadra e ripiegano in fase di non possesso formando una linea a cinque giocatori. Gli interni di centrocampo sono Joao Moutinho e il belga Dendoncker. La coppia d’attacco è invece formata da Raul Jimenez e Diogo Jota, entrambi giocatori molto generosi e utili in fase di ripiegamento e dotati in fase di possesso di discreta tecnica.
FASE DI NON POSSESSO
Nella gara contro l’Arsenal il Wolverhampton concede il possesso palla alla squadra di Emery e, salvo rare eccezioni, non porta pressing o pressione nella metà campo avversaria. La linea difensiva dei Gunners ha massima libertà d’azione per i primi quaranta metri di campo, successivamente Raul Jimenez effettua sistematicamente un azione di disturbo nella zona di Koscielny, inducendo l’Arsenal a sviluppare il gioco sul proprio out di destra con il difensore centrale Papastathopoulos. In questa circostanza il secondo attaccante dei “Wolves”, Diogo Jota, oscura le linee di passaggio per il mediano più vicino mentre Dendoncker e Ruben Neves agiscono rispettivamente nelle zone dell’interno di centrocampo e del trequartista avversari. Così facendo l’unica opzione corta per il centrale greco dei Gunners resta il terzino destro Maitland-Niles, che una volta ricevuto il pallone subisce l’immediata pressione di Joao Moutinho.

Molto spesso nel corso della prima frazione l’Arsenal sfrutta delle giocate lungo linea da terzino ad esterno. Questa soluzione è arginata dalla pressione dei due interni e con una marcatura a uomo dei due terzini sugli esterni di competenza. Sia Doherty che Jonny Castro sono molto aggressivi sull’uomo e seguono anche i movimenti a tagliare verso l’interno del campo di Mhkitaryan e Iwobi. Altro elemento della linea con un approccio particolarmente aggressivo è Boly che, a differenza dei compagni di reparto, cerca spesso l’anticipo. La difesa del Wolverhampton gioca per tutto l’arco della gara con un’unica linea di copertura. In caso di lancio lungo da parte dell’Arsenal, il Wolverhampton risulta particolarmente coperto con una linea a cinque difensori che fronteggia i due esterni avversari e la punta Lacazette.
Nella ripresa, complice il risultato e un po’ di stanchezza, la squadra si abbassa ulteriormente e viene meno il lavoro di Diogo Jota in fase di non possesso. Per colmare questa lacuna il Wolverhampton si posiziona con il modulo 1-5-3-2, finendo per concedere la superiorità numerica sulle corsie laterali al momento dell’alzata dei due terzini avversari. Ciò nonostante la squadra, pur concedendo qualche cross di troppo, non corre particolari pericoli e costruisce alcune situazioni su contropiede che potrebbero rendere il passivo ancor più pesante.

FASE DI POSSESSO
La fase di possesso palla del Wolverhampton è assai limitata nel corso della gara, ma caratterizzata da principi molto pragmatici e ben definiti. I “lupi” giocano un calcio verticale, sia nei movimenti della sfera che dei giocatori.
Di rado la squadra di Nuno Espirito Santo inizia le proprie azioni dal basso col portiere Rui Patricio, preferendo dei lunghi rinvii sull’out di destra. In questa zona di campo, oltre a Dendoncker e Doherty che la occupano abitualmente, si sposta anche Raul Jimenez, punta molto strutturata fisicamente (altezza 1.90 m) e abile nel gioco di sponda. La scelta di favorire l’uscita sulla corsia di destra è giustificata dalla maggiore fisicità degli interpreti di quella catena rispetto a quella di sinistra. Jonny Castro, Joao Moutinho e Diogo Jota, posizionati sul lato debole, non superano infatti l’altezza di 1.78 m. Una volta effettuato il rilancio lungo, assume una certa importanza anche il mediano Ruben Neves, abile nell’impossessarsi delle seconde palle.

Nelle poche circostanze in cui i “Wolves” iniziano l’azione dal basso, i giocatori che partecipano all’impostazione sono: Rui Patricio, i tre centrali, Joao Moutinho e Ruben Neves. Quest’ultimo si abbassa notevolmente, spesso addirittura sulla linea dei difensori, a volte per linee centrali e altre sull’out di sinistra. Quando il mediano portoghese occupa la posizione sulla corsia mancina Joao Moutinho modifica la sua, assumendo quella di play al posto del connazionale.
In fase di possesso i due laterali, Jonny Castro e Doherty, sono sempre molto propositivi e determinanti nello sviluppo del gioco della squadra. Il Wolverhampton nel corso della gara fraseggia poco, ma l’undici di Espirito Santo è abile con pochi tocchi ad uscire dal pressing dell’Arsenal ed effettuare un cambio gioco sul lato debole. In questa soluzione l’esterno sul lato forte partecipa alla manovra, mentre quello opposto ha il compito di posizionarsi molto alto sulla linea dei difensori avversari. Una volta ricevuta palla l’esterno spagnolo cerca di raggiungere il fondo sfruttando la collaborazione di Diogo Jota in rifinitura, mentre Doherty sfrutta l’alzata del centrocampista belga Dendoncker per raggiungere il medesimo obiettivo.
Le due punte giocano affilate. Il funambolo spagnolo Diogo Jota partecipa maggiormente alla manovra, mentre il centravanti Messicano Raul Jimenez ha il compito di giocare sulla linea dei difensori per allungare la retroguardia dei Gunners e fare da sponda per gli inserimenti del compagno di reparto e dei centrocampisti.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Il possesso palla, come anticipato, è tenuto prevalentemente dall’Arsenal. Nelle poche circostanze in cui il Wolverhampton cerca di costruire dal basso, posiziona i difensori centrali molto ampi rischiando più volte di perdere il pallone sul pressing degli avversari. Nelle rare azioni di pericolo dovute a questa situazione, è determinante il comportamento difensivo di Coady, che alla perdita del pallone, entra immediatamente in marcatura a uomo su Lacazette. L’Arsenal è molto lento e poco verticale nella circolazione di palla, concedendo così ai Wolves la possibilità di difendersi con tutti i suoi effettivi posizionati in linee molto vicine tra loro.
TRANSIZIONE POSITIVA
Il Wolverhampton gioca molto bene in ripartenza. In fase difensiva la squadra è molto compatta e la distanza tra la linea difensiva e le punte ridotta. Questo atteggiamento permette, una volta riconquistata la palla, che la prima giocata sia quasi sempre in verticale a pescare uno tra Raul Jimenez e Diogo Jota. Una volta ricevuto il pallone i due attaccanti hanno il compito di scaricarlo e attaccare immediatamente la profondità.
L’Arsenal nel corso della gara sviluppa gran parte del suo gioco sulle corsie laterali e nel farlo porta sempre il terzino opposto dentro al campo, molto spesso in marcatura preventiva su una delle due punte del Wolverhampton. In questa situazione assumono grande importanza i due laterali Jonny Castro e Doherty che, una volta recuperata palla, attaccano immediatamente lo zona laterale scoperta.
PUNTI DI FORZA
- Grande solidità difensiva, accompagnata da capacità di sacrificio di tutti i suoi interpreti.
- Ottima predisposizione al gioco in contropiede.
- Mediana dotata di buone capacità tecniche.
- Capacità di adattamento del proprio gioco a seconda dell’avversario, alternando di gare di possesso palla ad altre di rimessa.
- Squadra che dispone di buone soluzioni su palla inattiva (due gol su tre nascono da calcio piazzato).
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Boly, Coady e Bennett hanno delle difficoltà in fase di impostazione.
- Manca probabilmente un finalizzatore. Raul Jimenez, complice anche il gran lavoro in fase di non possesso, risulta poco lucido sotto porta (4 conclusioni, 0 sullo specchio della porta).