INTRODUZIONE
Ai nastri di partenza della stagione 2019/20 la Juventus presenta la grande novità di Maurizio Sarri, chiamato sulla panchina della pluridecorata formazione bianconera per “vincere e convincere”. In particolare, verrà analizzata la Juventus di Sarri, schierata con il centrocampo a rombo. La partita cui si farà riferimento è quella che precede la pausa dedicata alle squadre nazionali, nella quale la Juventus incontra il Milan allo Stadium. La squadra di Sarri, dopo una fase di incertezza, ha impressionato tutti nelle partite con l’Atletico Madrid e l’Inter, per poi fare una sorta di passo indietro, a livello di spettacolarità. Complice l’assenza di Douglas Costa, l’allenatore toscano ha scelto di passare dal 4-3-3/4-4-2, al 4-3-1-2. Nella Juve di inizio stagione l’uomo chiave era Matuidi, perfetto nello svolgere il doppio lavoro di mezzala in costruzione e di ala in non possesso, per sollevare Ronaldo dai compiti difensivi da svolgere sulla fascia sinistra. Con il 4-3-1-2, invece, l’uomo chiave è diventato Bernardeschi che, grazie a fisicità e generosità, è andato a compensare alcune lacune della Juventus nelle prime fasi di pressing. Però questo sistema di gioco ha portato la squadra torinese ad accentrare eccessivamente il suo gioco, privo, causa le evidenti lacune tecniche del n 33, di brio, velocità, rifiniture e conclusioni efficaci. È però evidente che il rombo, al momento, pare il sistema di gioco più idoneo per la rosa attualmente a disposizione di Sarri, per consentire alla squadra di avere un baricentro alto, rallentare lo scorrimento verticale dei flussi di gioco avversari, liberare Cristiano da compiti difensivi che non ama troppo, assecondare i limiti dinamici di Higuain e dare una mano alla carta di identità dei due non più giovanissimi attaccanti. In questo Sarri si è dimostrato impeccabile, perché l’allenatore deve essere un sarto abile a ritagliare l’abito perfetto per la sua squadra e la sua duttilità sta sorprendendo tutti.
FORMAZIONI
- JUVENTUS (4-3-1-2): Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic, Matuidi (26′ st Rabiot); Bernardeschi (16′ st Douglas Costa); Higuain, Ronaldo (10′ st Dybala). A disposizione: Pinsoglio, Buffon, De Sciglio, Khedira, Ramsey, Danilo, Can, Rugani, Demiral. Allenatore: Sarri
- MILAN (4-3-3): G. Donnarumma; Conti, Duarte, Romagnoli, Hernandez; Krunic (17′ st Bonaventura), Bennacer, Paquetà (40′ st Rebic); Suso, Piatek (22′ st Leao), Calhanoglu. A disposizione: Reina, A. Donnarumma, Calabria, Biglia, Caldara, Gabbia, Rodriguez. Allenatore: Pioli
- ARBITRO: Maresca di Napoli
- MARCATORI: 32′ st Dybala
- NOTE: Ammoniti: Cuadrado (J); Krunic, Bennacer, Hernandez, Calhanoglu, Suso (M). Recupero: 1′ e 4′.
Qualche cambio nella Juve rispetto alla partita contro la Lokomotiv Mosca, con l’asso olandese De Ligt che riprende il suo posto, accanto al capitano Bonucci, rispedendo in panchina l’eterna promessa Rugani; col Jolly Cuadrado, vero e proprio uomo in più dell’ultima Juve, a presidiare la fascia destra, al posto del pur bravo Danilo. In mediana Pjanc è affiancato da Bentancur e Matuidi, con Berndeschi a completare un rombo che si compone di calciatori bravi, si, ma che fanno più della quantità che della qualità, a parte Pjanic, il loro punto di forza. Mancano, nella Juventus, le mezzeali abili a “strappare”, per cui diventano decisive creatività e rapidità di Cuadrado, che, da terzino, diventa un’ala o anche una mezzala aggiunta, abile a creare scompensi nelle ben salde strutture difensive delle squadre che affrontano i torinesi. Ovviamente, coi rientri di Ramsey e Douglas Costa, probabilmente si vedrà una Juve più veloce e capace di aprire il campo (vedi gol D. Costa a Mosca, vedi gol di Dybala in questa partita), specie con quelle squadre che abbassano molto le linee di pressione e costringono i bianconeri ad attaccare spazi stretti e difendere spazi ampi.
Pioli, in una situazione di classifica complessa e con la necessità di dover fare punti ad ogni costo, ha lasciato da parte gli esperimenti e ha presentato un Milan privo di ali, con Suso e Çalhanoğlu mezze punte a piede invertito, sistemate a supporto dello “spuntato” Piątek, in un sistema ad albero di Natale, nel quale l’ampiezza la dovevano assicurare i rapidi Conti e Hernandez. Mediana di buona qualità, perché alle due mezzepunte si affiancava Paquetà, schierato mezzala, in un centrocampo nel quale Bennacer era il play e Krunic l’altra mezzala, a sinistra.
FASE DI POSSESSO
Juve spesso in difficoltà, nella prima fazione di gioco, con un Milan molto bravo a limitare Pjanic, l’elemento essenziale per lo sviluppo del famoso “Sarriball”. Suso e Piatek si preoccupavano di andare in zona palla, mentre il turco Çalhanoğlu era colui che si occupava di marcare il play juventino a uomo. I mediani del Milan erano poi bravi ad andare sulle mezze ali Juventine, impedendo l’avanzamento in verticale del pallone. In tal senso, veniva fuori la principale lacuna mostrata dalla Juve nelle ultime settimane: la totale assenza di ampiezza. In mancanza di esterni, la Juve non riesce ad aprire il gioco e a costringere l’avversario a coprire spazi ampi, cosa che complicherebbe la vita ai blocchi difensivi avversari. Viste queste difficoltà negli sviluppi, si ricorre spesso al gioco diretto, senza, però, che lo stesso appaia organizzato. Viene utilizzato il lancio per Bernardeschi disponibile a ricevere sul lato forte e combinare sul corto con CR7 e il Pipita, ma questa soluzione non si è rivelata sempre efficace. Nemmeno l’opzione Cuadrado è sempre percorribile, specie quando il colombiano gioca troppo “dentro”, vicino ai suoi compagni, e le linee di passaggio verso di lui risultano intasate ed attaccabili.

Bentancur e Matuidi potrebbero essere alternative possibili, ma la loro scelta di posizionarsi in spazi centrali implica che non ci siano linee di passaggio aperte verso di loro, per cui, questo fa si che il gioco diventi stagnante e manchino possibilità di gioco per i calciatori in possesso palla, anzi, c’è un’alta percentuale di palle perse. Bisognerebbe aprire il gioco per muovere gli avversari e “allargare” le maglie difensive. Quando questo accade, si creano situazioni favorevoli.
Costruzione dal basso, rifiniture e conclusioni
La Juventus così schierata, e lo si è visto anche in questa partita, ha mostrato una certa incapacità di sfruttare tutto il campo. Non le manca però spirito di iniziativa. La costruzione dal basso è un must, ma ciò che manca è la capacità di “penetrare” per arrivare fino all’ultimo terzo di campo. I cambi di gioco ci sono e si dimostrano spesso efficaci: si riesce a passare dal lato forte a quello debole, visto che, gli avversari generalmente dispongono blocchi difensivi bassi e centrali, ma poi, il gioco ristagna e non si riesce ad entrare in area per mettere gli attaccanti in condizione di concludere a rete. La giocata più efficace è il cambio di gioco da sinistra a destra, con Cuadrado sempre abile nei duelli ed in grado o di crossare o di rifinire per il trequarti o mezze ali. Il disegno di Sarri è principalmente di costruire partendo, appunto, dai terzini; creare ampiezza con le mezze ali e sfruttare i tagli del trequarti o di uno degli attaccanti nello spazio tra terzino e centrale difensivo. Ed in effetti, da queste soluzioni e cambi di gioco, sono venute fuori due importanti occasioni nel primo tempo. Il Milan pressava forte e coi suoi calciatori che uscivano alti, per chiudere sugli avversari, con i suoi tre attaccanti che non tornavano per fungere da appoggi immediati, in caso di transizione offensiva, si creavano i presupposti per la Juve per allargare i difensori centrali. Il portatore di palla (Cuadrado in genere, ma anche Cristiano o la mezzala di settore) “attraeva” il terzino sinistro Hernandez e nel medesimo istante, un suo compagno (la mezzala di zona o il trequarti), con una corsa orizzontale o diagonale, dal centro verso destra, induceva il centrale di sinistra Romagnoli a seguirlo. A quel punto la Juve, sfruttando la scarsa attitudine dei mediani rossoneri alla copertura, liberava un terzo uomo (Higuain, quasi sempre lui, ma anche Bernardeschi)nello spazio creato. Da lì, la splendida occasione per Higuain, con cambio di gioco, attrazione (fijar) e imbucata.

FASE DI NON POSSESSO
Sulla costruzione dal basso del Milan, la Juve, con Ronaldo e Higuain supportati da Bernardeschi, esercitava il suo consueto pressing alto. L’idea era quella di evitare la circolazione verticale e di consentire quella orizzontale. La non più giovanissima età di Cristiano e del Pipita non consente un pressing intenso, per questo Bernardeschi ha un ruolo centrale in questa Juve, in quanto aiuta molto nelle prime fasi del pressing, occupandosi del play, o del mediano che si abbassa in costruzione. Quindi, i due attaccanti si posizionano tra i difensori centrali e i mediani senza preoccuparsi di attaccare il pallone. Bernardeschi si preoccupa del play (Bennacer) e quindi si lascia giocata libera sui terzini, in quanto le mezze ali della Juve difendono corridoi interni e dovrebbero fare molti/troppi metri per pressarli. Questa scelta conservativa concede agli avversari dei bianconeri la possibilità di creazione di 2vs1 in fascia, in quanto Cuadrado non marca la mezzala che si alza (Krunic), Bentancur è spesso indeciso su chi prendere, tra terzino e mezzala e viene messo in mezzo dai due, con il terzino che trova lo spazio per salire col pallone. Altre volte la superiorità numerica si può creare al centro con l’abbassamento di una mezzala (Krunic), accanto al play (Bennacer). La mezzala juventina viene messa in mezzo e deve scegliere chi marcare, tra Krunic ed il terzino Hernandez. Se si sposta sul terzino, la palla viene mandata dentro, alla mezzala, sulla quale Higuain non è così rapido a chiudere e così l’avversario esce facile e rapido, consolidando tranquillamente il possesso. Questo è uno dei punti deboli della Juve: Ronaldo non ama più il lavoro difensivo, Higuain non ha sempre la giusta lucidità, Bernardeschi deve occuparsi di chiudere le linee di passaggio verso il play avversario e permettere alle mezze ali di occuparsi delle linee di passaggio laterali. Le sue straordinarie doti atletiche glielo consentono e ne fanno un calciatore praticamente insostituibile nella Juve attuale, che, col rombo, soffre se si abbassa, poiché i tre mediani faticano a coprire l’ampiezza. Quando il pressing non funziona, la Juve soffre soprattutto sul lato debole. A. Sandro si è spesso trovato tra Suso e Paqueta, come accaduto nell’azione che ha generato l’occasione di Piatek. La riscoperta di Matuidi e Khedira nasce proprio dalla necessità di riequilibrare una Juve sbilanciata. Nelle ultime settimane, a Khedira è stato preferito Bentancur, calciatore abile, duttile e dinamico.
Se con Allegri la Juventus era abituata a difendere bassa e compatta con Sarri cambia tutto. Zona pura, terzino che rompe la linea su palla laterale e gli altri tre che difendono la porta senza preoccuparsi dell’avversario, ma con due soli riferimenti, la palla e la porta. La Juventus di Sarri difende alta, con orientamento sulla palla e con difensori che devono rapidamente comprendere le situazioni di palla coperta/scoperta. Se puntata, la difesa bianconera scappa, si stringe e si compatta a protezione della porta. Se, invece, il pressing funziona bene, la Juve resta alta, benché lasci ampi spazi alle spalle, guadagna in densità grazie al fatto che resta corta e può giocare di collettivo evitando i duelli. La coppia Bonucci – De Ligt, nonostante qualche difetto del giovanissimo olandese, per ora funziona, perché entrambi i calciatori sono capaci di intervenire individualmente quando il sistema difensivo si rompe e sono necessarie letture immediate. Entrambi, poi, sono molto abili a muovere la palla una volta conquistato il possesso.
SOLUZIONI TATTICHE
Il coraggio e la voglia di vincere la partita hanno indotto I due tecnici, nel secondo tempo, ad uscire dalla zona di comfort. Pioli ha allargato Suso sulla fascia destra per regalargli maggiori spazi e consentirgli passaggi diagonali verso i suoi compagni d’attacco, anzi, con l’ingresso di Bonaventura ha esasperato questo assetto passando dalla mediana a tre a quella a quattro, con il neo entrato posto in marcatura su Pjanic. Ma con questo sistema il Milan è andato in difficoltà non riuscendo più a “marcare” i difensori centrali della Juve. E, quando Bonaventura era costretto a “uscire”, Pjanic poteva ricevere indisturbato e sfruttare la sua qualità.
Dal canto suo, Sarri ha scelto di liberare mezze ali e trequarti che non dovevano più abbassarsi in costruzione ma potevano posizionarsi dietro le linee di pressione avversarie, dove c’era tanto spazio viste le scarse attitudini difensive dei mediani milanisti. Una mezzala portava via il play consentendo al trequartista di ricevere senza pressione e puntare la porta avversaria. Con gli ingressi di Douglas Costa e Dybala, cui Sarri ha chiesto di giocare larghi col brasiliano a sinistra e l’argentino a destra, la Juve ha un po’ adattato il suo sistema rinunciando al rombo, ma trovando, con questa sorta di 4-3-3, l’ampiezza. Ciò ha costretto la difesa milanista ad aprirsi concedendo spazi centrali e, proprio grazie alla sua capacità di attaccare questi spazi, la Juventus è riuscita a sbloccare il risultato e vincere la partita combinando il talento dei suoi “panchinari” coi punti deboli della difesa rossonera.
Nell’azione vincente Bentancur serve D. Costa che parte largo a sinistra ed è lasciato libero dai distratti mediani avversari, incapaci di marcare e chiudere gli spazi. Paquetá non marca D. Costa e Bennacer lascia totale libertà a Dybala posizionato alle sue spalle. E’ possibile che l’algerino si aspettasse che Romagnoli chiudesse sull’argentino, ma questo non è successo. Quando Romagnoli è uscito era troppo tardi, perché Dybala si è impadronito dello spazio tra terzino sinistro e difensore centrale per segnare il gol della vittoria con il suo piede debole, il destro.

CONCLUSIONI
Non è certo la migliore Juventus, è ancora lunga la strada verso il vero Sarriball. I calciatori devono adattarsi alla nuova filosofia di gioco, alla volontà di accorciare in avanti per tenere un baricentro alto e di giocare sempre dal basso. C’è già una consapevolezza nel gioco di posizione voluto dal tecnico toscano, ma i margini di miglioramento paiono davvero ampi e le qualità individuali dei singoli interpreti compensano anche le lacune emerse sinora. Se Sarri riuscirà a dare “ampiezza e velocità” a questa Juve, si avranno anche spazi maggiori per Cristiano Ronaldo che troppo spesso è costretto a giocare contro difese schierate e decisamente aggressive nei suoi confronti. Le sue prestazioni non ottimali sono anche dovute ai mediocri mezzi tecnici dei mediani Juventini, incapaci di giocate rapide e qualitative, idonee ad esaltare gli innumerevoli movimenti di smarcamento del talento portoghese. La sorpresa maggiore la sta destando il Mister che denota qualità di adattamento mai viste negli ultimi anni. Stili di gioco flessibili, gestione di rosa e turnover ragionato stanno diventando dei punti di forza importanti di una Juve a metà strada tra la concretezza Allegriana e il bel gioco Sarriano.