Quando si parla di progettualità e continuità sportiva in Italia, il primo nome a cui si fa riferimento è la Juventus, sia per quanto riguarda il calcio maschile, grazie alla vittoria di nove degli ultimi dieci titoli nazionali, sia per la controparte femminile, che nell’attesa che si passi ufficialmente al calcio professionistico, ha inanellato quattro vittorie consecutive e si appresta, da prima imbattuta, a conquistare la sua prima “manita” a livello di scudetti.
Anche in campo internazionale, con la riforma UEFA sulla struttura della Champions League, la squadra bianconera è stata finalmente capace di arrivare ai quarti di finale, dopo tre anni di scottanti eliminazioni ai sedicesimi di finale (arrivate su partita secca), lasciandosi alle spalle il Chelsea, compagine più abituata a questi palcoscenici in un girone di ferro con Servette e Wolfsburg (quest’ultima l’avversaria con la quale è stato possibile produrre questa analisi).
I natali di questo manifesto alla continuità vanno dati però a Rita Guarino, attuale allenatrice dell’Inter Women, che grazie al suo lavoro si è ritagliata un posto in prima fila per l’olimpo degli allenatori italiani. Attualmente la formazione è allenata dall’allenatore Joseph Montemurro, australiano d’origine ed ex allenatore dell’Arsenal Women, formazione con cui Joe (così soprannominato) è riuscito ad imporsi come protagonista nei suoi tre anni di esperienza, soprattutto in campo nazionale, con la vittoria del campionato e della League Cup tra il 2017 ed il 2018.
Sistema di gioco di base: 4-3-3
Sistema di gioco in fase di possesso: 4-1-2-3
Sistema di gioco in fase di non possesso: 4-5/1 oppure 4-3-2/1 in fase di costruzione avversaria con gli esterni d’attacco più dentro il campo.
L’undici iniziale con il quale la Juventus Women scende in campo è così composto: in porta la francese Peyraud Magnin, reattiva e molto attenta soprattutto nelle uscite basse, una garanzia di sicurezza per la retroguardia bianconera; terzino sinistro di spinta e aggressività Lisa Boattin, competente per quanto riguarda la difesa di posizione e l’uno contro uno; come difensori centrali la coppia Salvai-Gama, quest’ultima capitana della formazione torinese, e protagonista principale in fase di costruzione diretta sul lato di destra; chiude il pacchetto arretrato Martina Lenzini, terzino sul lato di destra capace di agire anche in posizione più avanzata a supporto degli esterni d’attacco nel momento che rientrano nel campo.
A centrocampo, il motore capace di accompagnare la fase di attacco e produrre quantità oltre che qualità è formato da Rosucci e Cernoia (sostituita per infortunio da Caruso), mentre nel centro del campo agisce Sofie Pedersen, che spicca nell’undici bianconero per qualità tecniche, balistiche ma soprattutto per la mole di palloni che recupera nella parte centrale e negli ultimi venticinque metri.
In zona offensiva Hurtig e Bonansea agiscono ai lati di Girelli, riferimento mobile e vero e proprio punto di riferimento per l’attacco bianconero.
Una rosa profonda che spazia tra lampi di qualità individuale e un gioco diretto codificato, atto alla ricerca delle catene laterali utili alle azioni di cross o di uno
contro uno, il regno ideale per la velocità di Barbara Bonansea e la tecnica di Lina Hurtig.
Fase di possesso
È possibile definire la fase di possesso juventina come cinica e concreta, nonché tecnica e decisa, capace di leggere al meglio i momenti della partita. Nelle fasi di fraseggio ragionato risulta coinvolgente visto il numero di giocatrici partecipanti prima della conclusione in porta.
Costruzione
La fase di prima costruzione è contraddistinta da un gioco diretto, che prevede specifici obiettivi offensivi. L’obbiettivo dell’ampiezza è sicuramente uno dei punti cardine del pensiero di mister Montemurro.
Quando la palla è tra i piedi del portiere juventino, l’atteggiamento dei terzini è molto offensivo e propositivo, entrambi sono posizionati larghi sulla trequarti difensiva, poco prima della linea di metà campo, mentre i due difensori centrali sono aperti al limite dell’area di rigore in posizione laterale pronti a ricevere.
Sara Gama è la prima ricevitrice del passaggio corto dell’estremo difensore bianconero, e grazie ad una decisa conduzione di palla in avanti vaglia le soluzioni verticali alla ricerca di una giocata diretta su Girelli venuta dentro il campo, oppure su uno dei due esterni d’attacco venuti dentro il campo, lasciando Girelli laterale, così da non dare punti di riferimento.
Sviluppo
La fase di sviluppo è caratterizzata dallo scaglionamento del terzetto di centrocampo che prevede Pedersen agire con compiti più attendisti e di innesco alla manovra, rispetto alle mezz’ali votate alla corsa e agli inserimenti.
Per lo più è una conseguenza diretta della fase di prima costruzione, dove anche qui Girelli è il perno sul quale si base questa fase del gioco bianconero. Ricevendo spalle alla porta e dentro il campo, l’attaccante juventino offre spazi e corsie per l’inserimento degli esterni offensivi alle sue spalle. L’obiettivo quindi rimane l’innesco per la velocità degli offensivi laterali e l’ampiezza generata da questo tipo di giocata.

Lateralità
La lateralità, cioè la ricerca delle catene laterali nello sviluppo dell’azione offensiva, è il punto focale del gioco juventino. Bonansea ed Hurtig, capaci grazie alla loro velocità e tecnica di offrire molteplici soluzioni e alternative, sono l’arma sulla quale la Juventus fa affidamento e sono lo sbocco principale delle uscite in fraseggio dell’undici di Montemurro. La capacità di uno contro uno, l’esperienza maturata anche in campo internazionale e soprattuto la pericolosità tecnica aiutano la squadra a poter accompagnare l’azione e ad occupare l’area con almeno tre giocatrici, come mostra l’immagine seguente presa dal secondo tempo della partita contro il Wolfsburg. La stessa azione che pochi minuti prima aveva portato al goal Hurtig, su un cross dell’esterno juventino.

Rifinitura e finalizzazione
Il ventaglio di soluzioni con il quale la Juventus è in grado di arrivare in zona di rifinitura e la capacità di colpire e finalizzare l’azione è molto ampio e variegato. Se attraverso le catene laterali si sviluppa principalmente il gioco, è anche vero che i cross dal fondo e il duello tecnico individuale non sono le uniche armi della squadra torinese. L’esempio che avvalora le tesi di un gioco coinvolgente e concreto è il tiro da fuori area con il quale Caruso più volte impegna l‘estremo difensore tedesco, oppure il missile con il quale Cernoia colpisce la Fiorentina in campionato durante la tredicesima giornata, azioni che rendono completa la fase di possesso dei campioni d’Italia 2021.
Fase di non possesso
La fase di non possesso è possibile riassumerla in un solo aggettivo: ermetica. La capacità con la quale la Juventus riesce a chiudere le giocate tra le linee e l’esperienza con la quale costringe le avversarie ad una giocata difficile sono i punti cardine di un’idea difensiva di alto livello, che unita a grandi prestazioni del potere, garantisce alla Juventus la migliore difesa in Italia dalla stagione 2017/18 e con un rendimento in linea con i precedenti anche quest’anno grazie ai soli 6 goal subiti in 13 partite.
La prima azione difensiva è caratterizzata da una timida pressione iniziale da parte della prima punta e dell’esterno alto del lato che non permette lo sviluppo immediato agli avversari, ma non si trasforma in un pressing tutto campo perché l’aggressività viene meno fino al superamento della metà campo, dove l’azione difensiva juventina aumenta di intensità in tutte le zone. L’obbiettivo è quello di ridurre al minimo il gioco tra le linee avversario e quelle spiacevoli situazioni di rincorsa dietro alla linea difensiva; per questo motivo anche la trappola del fuorigioco è ben fatta grazie alla grande esperienza di Sara Gama, capitano ed ex giocatrice del PSG.
Anche il centrocampo partecipa all’azione difensiva in grande misura, capace di riconquistare un’elevata quantità di palloni (soprattutto con Pedersen e Rosucci) con aggressività e forza. Questa è la conseguenza di un centrocampo scaglionato anche in fase di non possesso, dove l’uscita di una o due giocatrici sul portatore di palla avversario è costante e ben fatta.
Se offensivamente le catene laterali sono un’arma molto efficace, anche a livello difensivo l’attenzione su questa zona del campo è massima. I raddoppi sulle situazioni di cross da parte dell’esterno d’attacco sono puntuali e repentini.
Anche in fase di prima azione difensiva, è dalle catene laterali che arriva il primo segnale di aumento nell’aggressività del pressing. Nello specifico Boattin è protagonista molto spesso di recuperi immediati e vigorosi, mentre Lenzini d’altro canto è molto brava nel leggere le traiettorie del pallone ed evitare imbucate alle sue spalle.

In sintesi, il 4-5/1 bianconero, compatto e stretto, non offre molti spazi per gli avversari, la linea, composta da una diagonale lunga e una sola linea di copertura, risulta concreta e senza fronzoli. La capacità di comunicazione dell’estremo difensore Peyraud Magnin, la leadership e l’esperienza di Sara Gama garantiscono alla Juventus qualità e quantità anche nelle situazioni più complesse, dove le dieci giocatrici che attivamente partecipano alla fase difensiva, concedono inevitabilmente profondità e campo agli avversari.
Transizione positiva
La fase di transizione positiva, quindi la prima azione dopo la quale avviene la riconquista del pallone, è caratterizzata dalla ricerca delle catene laterali con una giocata diretta nel momento in cui Bonansea e Hurtig nello specifico si trovano spalle alla linea, cercate quasi sempre in profondità con lo scopo di andare a punire la retroguardia avversaria attraverso un contropiede veloce e l’utilizzo di 3-4 giocatori che accompagnano l’azione e vanno ad occupare l’area sul cross dell’esterno.
Soluzione alternativa alla giocata lungolinea laterale, dopo la riconquista, è la ricerca immediata dell’attaccante Girelli in zona centrale, più bassa rispetto alle compagne di reparto, che spalle alla porta offre numerose soluzioni offensive per le giocatrici che le vengono incontro, oltre che essere un’arma utile nei finali di partita.
Transizione negativa
La fase di transizione negativa, cioè l’atteggiamento con la quale la squadra di Montemurro reagisce alla perdita del pallone, è quella di una squadra matura e conscia delle proprie capacità difensive, attendista e posizionale. Sono rari i momenti nella quale la Juventus adotta un un pressing aggressivo immediato, soprattutto nella zona centrale del campo, ma l’obbiettivo è quello di compattarsi e non disunirsi, mantenendo il più possibile il 4-5/1 in fase di non possesso, evitando di concedere spazi alle spalle della difesa.
Punti di forza
– Le catene laterali, che vengono sfruttate con grande velocità e padronanza tecnica nel cross e nell’uno contro uno;
– l’organizzazione difensiva, che parte però da un grande lavoro a centrocampo in precedenza;
– la capacità di adattamento anche all’interno di una singola partita alle situazioni meno favorevoli ed a situazioni di svantaggio.
Punti di debolezza
– Talvolta troppe giocatrici in fase offensiva, che non sempre permettono una buona transizione difensiva;
– leggerezza nel giropalla difensivo soprattutto contro avversari più in basso in classifica;
– carenze a livello fisico, soprattutto in campo internazionale, che non garantiscono totale sicurezza sulle palle inattive.