Dopo il secondo posto ottenuto nella stagione 2016/2017, la AS Roma si è presentata ai nastri di partenza della nuova stagione con una rivoluzione all’interno del proprio staff tecnico capeggiata dal nuovo allenatore Eusebio Di Francesco, già allenatore del Sassuolo e alla sua prima esperienza in una squadra di alta classifica.
Nel calciomercato si è puntato molto sui giovani e sul conservare l’ossatura delle passate stagioni, tant’è che per la prima parte del campionato Di Francesco, anche a causa di molti infortuni, si è affidato la maggior parte delle volte per 10/11 a giocatori che facevano già parte della rosa. Accolto da uno scetticismo iniziale, Di Francesco ha saputo trasmettere ai giocatori quei principi di gioco chiari che avevamo già apprezzato con il Sassuolo.
SISTEMA DI GIOCO
Il sistema di gioco di base è un 1-4-3-3 con Alisson Becker tra i pali, portiere molto giovane ma già titolare della nazionale brasiliana, Florenzi (o Bruno Peres) a destra, coppia centrale in genere composta da un centrale molto veloce, Manolas, e uno più bravo tecnicamente, in genere Fazio o Juan Jesus, e Kolarov come terzino sinistro. Il centrocampo è composto dal centrale De Rossi e dai due interni Nainggolan e Strootman, che all’occorrenza possono essere sostituiti da Pellegrini. In attacco troviamo Dzeko punta centrale, giocatore molto fisico ma anche bravo tecnicamente, e sugli esterni Perotti a sinistra ed El Shaarawy (o Gerson) a destra.
In fase di non possesso De Rossi si abbassa tra le linee di difesa e centrocampo e i due esterni di attacco El Shaarawy e Perotti si abbassano sulla linea dei centrocampisti: la Roma si posiziona con un 1-4-1-4\1, con Dzeko che rimane alto e non partecipa alla fase difensiva.
In fase di possesso la formazione diventa 1-3-1-3-3 con uno dei due terzini (a seconda se il gioco si stia sviluppando o meno sulla sua fascia) che si alza sulla linea dei tre centrocampisti davanti a De Rossi e con l’altro terzino che invece rimane sulla linea di difesa. La disposizione dei giocatori che vediamo nell’immagine seguente è quella più adottata dalla squadra, e vediamo subito perché.
Infine, verso la fine della partita, in situazioni in cui si deve difendere il risultato, si può notare un cambio del sistema di gioco di base dato dall’inserimento di un difensore centrale al posto di uno dei due interni di centrocampo: si passa a un 1-5-4-1.
FASE DI POSSESSO
La Roma costruisce tendenzialmente dal basso. Come si vede dall’immagine sulla rete di passaggi, dal portiere il pallone arriva a Fazio (il difensore più tecnico tra i due) che lo smista verso Kolarov, che è a tutti gli effetti il vero regista della squadra.
In questo modo si disinnesca il pressing avversario portato sul centrale di centrocampo De Rossi e si costruisce il gioco partendo direttamente dalla catena di sinistra, sfruttando le grandi capacità tecniche di Kolarov, di Strootman e di Perotti. È a sinistra che si trova il fulcro del gioco romanista: i tre giocatori della catena ruotano continuamente sui vertici del triangolo immaginario che formano, mantenendo però costanti le distanze tra di loro in modo da avere sempre più di uno scarico a disposizione e per aggredire immediatamente l’avversario in caso di perdita del possesso. Una costante che si nota a sinistra è l’accentramento di Perotti, che riceve spalle alla porta e si gira per attaccare centralmente sfruttando la sua migliore abilità, il dribbling.
Di Francesco adatta i suoi principi di gioco ai giocatori che ha a disposizione, infatti le catene laterali della Roma cambiano a seconda degli interpreti: quando gioca Strootman, Nainggolan agisce da interno destro e in quel caso non si notano le stesse rotazioni viste a sinistra. Il centrocampista belga tende a ricevere spalle alla porta per girarsi e attaccare palla al piede verso il centro del campo, per poi cercare solo in rifinitura una triangolazione con l’esterno d’attacco o il centravanti.
Da questo punto di vista è interessante notare i dati di questa tabella sui dribbling ingaggiati dai giocatori della Roma nel Derby di novembre: vediamo infatti che i giocatori che ne hanno effettuati di più, e che ne hanno anche vinti di più, sono proprio Perotti e Nainggolan.
Il gioco quindi si sviluppa con le catene laterali e si arriva alla finalizzazione proprio dall’esterno, attraverso cross o traversoni effettuati dall’esterno di attacco o dal terzino.
Come possiamo vedere nella prima di queste due clip, anche quando l’interno di centrocampo (in questo caso Nainggolan) attacca per vie centrali, poi il gioco viene comunque allargato e si arriva alla finalizzazione tramite un cross, mentre uno dei due interni di centrocampo si inserisce in area di rigore.
Si ha una variante alla costruzione del gioco quando le distanze tra i giocatori della catena sono molto ampie: in quel caso Kolarov cerca Dzeko con un lancio a scavalcare il centrocampo e il centravanti bosniaco fa da sponda con uno tra l’esterno d’attacco e l’interno di centrocampo.
Possiamo vedere una clip che sintetizza tutto quanto detto finora.
TRANSIZIONI NEGATIVE
Come già detto, le distanze ravvicinate tra i giocatori contribuiscono a creare densità intorno al pallone, utile per aggredire gli avversari negli istanti successivi alla perdita del possesso. Questa aggressività è così efficace che la Roma riesce a segnare un numero considerevole di gol riconquistando il pallone nella trequarti avversaria pochi secondi dopo averlo perso, come possiamo vedere nell’azione che ha procurato il rigore, poi trasformato, nel Derby di novembre.
La linea difensiva si alza insieme al resto della squadra fin sulla linea di centrocampo e capita di vedere uno dei due centrali che segue in marcatura preventiva l’attaccante avversario che si abbassa a ricevere.
FASE DI NON POSSESSO
Quando il pallone si trova nella propria trequarti tra i piedi dell’avversario la Roma si posiziona, come già detto, con un 1-4-1-4\1, stringendo molto le linee di difesa e centrocampo, con De Rossi “a guardia” di quella zona. Quando il pallone va verso i difensori avversari, gli esterni di attacco si alzano in pressing seguiti da tutta la squadra, in primis dagli interni di centrocampo che hanno anche il compito di coprire le linee di passaggio tra i difensori e i centrocampisti avversari.
Si pone molta attenzione nel mantenere corte le distanze tra i reparti, tant’è che quando la squadra si alza in pressing, si osserva che i difensori si alzano fin sulla linea di centrocampo, mantenendosi in linea e provando ad attuare la trappola del fuorigioco.
Possiamo osservare tutti questi meccanismi già nel primo minuto di gioco della partita giocata contro la Lazio.
Il pressing aggressivo viene portato fin sul portiere: con una squadra corta e con grande densità intorno alla zona del pallone, l’unica scelta che resta agli avversari è quella del lancio lungo con conseguente perdita del possesso.
Quando si fanno ritardi in marcatura e gli avversari riescono a superare il primo pressing, in ogni caso, difendendo a 3, la Roma riesce la maggior parte delle volte a non farsi trovare in inferiorità numerica in area di rigore, anche grazie all’abbassamento di uno dei due interni di centrocampo.
TRANSIZIONI POSITIVE
Come si è visto nella fase di non possesso, il pressing alto aggressivo caratterizza questa squadra. La capacità di mantenere corte le distanze tra i giocatori permette, in caso di recupero del pallone nella trequarti avversaria, di attaccare l’area con almeno quattro effettivi e creare azioni pericolose e gol, come notiamo nel secondo gol segnato nel Derby di novembre che vediamo nella clip o come i due gol di Gerson segnati a Firenze.
In conclusione la Roma è una squadra che fa del pressing alto e del recupero palla la sua arma migliore; gioca corta e non lascia spazio di manovra agli avversari. Quando i suoi interpreti stanno bene fisicamente e giocano concentrati, questa è una squadra che può mettere alle corde qualsiasi avversario, come visto nelle partite di Champions League contro il Chelsea ma anche contro la Lazio stessa, che prima del Derby non era stata mai sconfitta fuori casa, nonostante avesse giocato contro la Juventus a Torino.
La sua forza sta nel gruppo e nei meccanismi impartiti da Di Francesco: questi sono ben oliati (come dimostrano i pochi gol presi in campionato) e gli errori che si notano, come i ritardi di marcatura o i gol subiti, nascono da errori dei singoli, come il rigore concesso alla Lazio. Questo forse è un punto su cui l’allenatore abruzzese dovrà insistere se la squadra vorrà puntare ai primi tre posti, visti i livelli delle big italiane quest’anno.
Lucida ordinata e pacata!
analisi tattica perfetta, rispecchia il gioco che Eusebio Di Francesco vuole dare alla Roma anche se peccano di continuità