L’Alessandria da un paio di stagioni sta cercando di ritornare a frequentare il calcio dei “grandi” dal quale manca dal lontano 1975 che coincise con l’ultima stagione in serie B. Da allora un lungo oblio culminato con il fallimento del 2003 di una società che ha comunque un ruolo importante nel calcio italiano. Con la maglia dei grigi si sono affacciati campioni del calibro di Baloncieri, “farfallino” Borel e il “Golden Boy” Gianni Rivera.
Tornando a concentrandoci sulla stagione appena conclusa le ambizioni del club piemontese si sono infrante nella finale playoff persa contro il Parma dopo aver comandato la classifica per diverse giornate durante l’anno. Sotto la gestione di Piero Braglia e, da aprile, di Bepi Pillon i grigi hanno raccolto 78 punti, dei quali 59 in casa dove hanno mostrato solidità, ottima organizzazione e concretezza (43 reti su 64 complessive).
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso l’Alessandria si dispone secondo un 4-4-2. L’azione inizia sempre con una giocata bassa del portiere verso uno dei due difensori centrali, i quali si aprono sull’ampiezza all’esterno dell’area di rigore. Contemporaneamente i due terzini si alzano e uno dei mediani si abbassa a proporsi per una ricezione palla. Solitamente chi svolge questo tipo di funzione è Branca, classe 92′ dotato di ottima visione di gioco e giocate a due tempi. Il suo lavoro oltre alla finalità di farsi servire palla in posizione tale da avere una intera visione del campo, ha l’obbiettivo di attirare un centrocampista avversario. Quando ciò accade si aprono in zona mediana spazi e linee di passaggio per una rapida giocata in verticale, dove si vengono a proporre tra le linee sia Gonzales, che i due esterni alti che hanno la peculiarità di giocare “a piede invertito”. Il buon esito di questa soluzione porta a non dare riferimenti in fase di rifinitura con rapide combinazioni tra punta ed esterni e spostamento della palla da destra a sinistra o viceversa con il secondo mediano a sostegno.
Contestualmente viene data la possibilità ai terzini di avanza re per proporsi in sovrapposizione per un attacco alla profondità, o, quando questi ultimi non vengono serviti, di avere campo di fronte a se per attaccare frontalmente la porta in conduzione palla. L’imprevedibilità che ne deriva permette di arrivare alla conclusione in differenti maniere:
Palla allargata su esterno che negli ultimi 15 metri tende a ricoccupare l’ampiezza e attacco la porta per ricevere un cross di ritorno. Questo recupero dell’ampiezza si verifica anche dopo la conquista di una seconda palla.
Ricerca della punta più avanzata (Gonalons) che combina con l’altro compagno di reparto (Gonzales) bravo a farsi trovare libero dopo un buon lavoro tra le linee per calciare o rifinire.
Il movimento tra le linee di Gonzales è utile anche quando l’avversario è schierato è la giocata è forzata anche con una palla a scavalcare.
Giocando a piede invertito, gli esterni tendono maggiormente ad entrare nel campo. L’attacco alla profondità avviene quasi sempre a sinistra con Nicco, con una giocata diretta dei difensori dove spicca per buona dote di lancio Gozzi. Questa variante si verifica quando l’avversario è schierato in modo tale da non consentire giocate per linee interne
Tende invece ad occupare maggiormente l’ampiezza negli ultimi 15 metri l’esterno alto di destra Marras, bravo nell’ 1 vs 1 e a servire pericolose palla in mezzo all’area rientrando sul sinistro.
La rapidità e la tecnica di quest’ultimo sono sfruttate anche durante le transizioni offensive dove tende a cercare, sia in posizione più centrale che in posizione più esterna uno smarcamento preventivo per dare luogo a pericolose ripartenze.
NON POSSESSO
La prima scelta dell’Alessandria è di svolgere un’azione di pressing già a ridosso dell’area avversaria con un lavoro organizzato di attaccanti ed esterni alti. Se il portatore palla è un difensore centrale la prima pressione aggressiva la porta l’attaccante collocato sul lato palla con l’esterno offensivo di parte e l’altra punta a bloccare gli appoggi e le soluzioni per vie centrali. L’esterno opposto al lato palla si colloca tra centrale e terzino per ostruire un’eventuale uscita palla su quel fronte. Il risultato che ne consegue è uno schieramento compatto e un’avversario sovente obbligato a cercare una palla lunga di difficile gestione.
Qualora venisse saltata la prima linea di pressione l’atteggiamento rimane comunque aggressivo con un mediano sempre pronto ad uscire sul portatore palla e con un baricentro che rimane alto. Fondamentali in questo caso sono i raddoppi sul lato palla e il lavoro operato dall’altro mediano e dall’esterno opposto che scalano in zona centrale.
Se operato correttamente questo movimento consente di far perdere tempi di gioco all’avversario e lavorare esclusivamente su linee orizzontali, permettendo così alla squadra di riposizionarsi. Da questo punto di vista Nicco dimostra di essere un esterno tatticamente prezioso per la squadra perchè cura molto bene questo lavoro in fase di non possesso ed è veloce anche a leggere eventuali iniziative del terzino avversario di parte sul giropalla. La conseguenza di un lavoro svolto con questa attenzione è la presenza di due linee (centrocampisti e difensori) molto strette e compatte. La linee difensiva rimane alta con un buon lavoro di marco-copro da parte dei centrali.
La tendenza dei difensori in generale è quella di prendere maggiormente come riferimento l’uomo anzichè la palla.
E’ preferibile da parte di un difensore centrale un attacco, magari con ricerca dell’anticipo, anche onde evitare di concedere una giocata tra le linee.
In questo tipo di situazione i centrocampisti possono prendere parte per il recupero sulla seconda palla, permettendo comunque all’altro centrale di reparto di rimanere alto, pronto all’eventualità di accettare di affrontare in 1 vs 1 il portatore palla.
Infatti anche a palla scoperta la linea difensiva rimane alta.
L’atteggiamento aggressivo è una costante che emerge anche quando, una volta persa la palla, si propone un’immediato attacco al portatore palla da parte di uno o più giocatori con altri a creare densità.
Questo tipo di soluzioni, per quanto efficaci sono anche fisicamente dispendiose e difficili da mantenere nell’arco dei 90 minuti. Capita, pertanto, di avere momenti di attesa dell’avversario. La squadra abbassa il proprio baricentro a centrocampo, concendendo il giropalla difensivo, ma bloccando comunque le uscite per vie laterali. L’obbiettivo resta sempre la giocata lunga per le punte, affidandosi all’abilità nei duelli individuali dei due difensori centrali per un veloce recupero palla.
Quando viene concessa la giocata in laterale normalmente è per vie orizzontali e con immediata uscita in pressione da parte degli esterni offensivi e con il resto degli appoggi che rimangono bloccati.