Alla quarta giornata di Premier League, il Manchester United di Mourinho ospita in casa il Manchester City dell’eterno rivale Guardiola.
Entrambi con 9 punti nelle prime 3 gare, il City fa del possesso palla la su peculiarità distintiva (media in stagione del 61% contro il 49,9% dello Utd). Lo Utd invece è in lenta evoluzione, con un gioco non sempre fluido ma con l’84,4 % di precisione nei passaggi contro l’ 83,9 % del City in questa satgione.
Il Manchester United si presenta con un 4-2-3-1 di base, dall’altra parte il 4-3-3 camaleontico del City, tradotto spesso in un 2-3-2-3.
La linea difensiva è composta dai centrali Blind e Bailly con i terzini Shaw a sinistra e Valencia a destra.
Davanti alla difesa Fellaini e Pogba, il primo con compiti di rottura, il secondo più avanzato con compiti di costruzione e partecipazione alla fase offensiva. Davanti Mourinho sceglie quasi a sorpresa Lingard a sinistra e Mkhitaryan a destra come giocatori offensivi laterali, centralmente il solito Rooney, alle spalle di Ibrahimovic, terminale offensivo.
In FDP, il pressing alto e organizzato del City condiziona indubbiamente le scelte dello Utd.
La manovra è raramente costruita dal basso: De Gea sceglie spesso il rinvio lungo in cerca di Pogba e Ibra, nel tentativo di sfruttare altezza e fisico nei duelli aerei per poter giocare sulle seconde palle. Scelta poco efficace, con palloni in zone sospese tra i due e preda degli avversari (Stones, Fernandinho).
Si vedono poche verticalizzazioni dal basso, talvolta dai piedi di Blind, il centrale difensivo con maggior propensione a costruire, o dai terzini. In questi casi i difensori cercano direttamente i tre giocatori offensivi – Rooney per vie centrali, Mkhitaryan sulla destra, Lingard sulla sinistra- allo scopo di permettere una giocata sui mediani in sostegno, soprattutto Pogba, per alzare il baricentro della squadra.
Il pressing in zona palla del City rende difficili queste giocate, che richiedono rapidità (1-2 tocchi al massimo) e precisione.
Soprattutto Lingard e Mkhitaryan si dimostrano imprecisi, lenti nel fraseggio e inefficaci nel difendere palla, la conseguenza è una rottura delle catene laterali con i propri terzini di fascia (Mkhitaryan con Valencia e Shaw con Lingard), che spingono poco in fase offensiva preferendo coperture preventive. Le azioni dello Utd si dissolvono spesso nella zona di sviluppo con Fellaini e Pogba fuori dal gioco nella costruzione organizzata.
In FDNP lo Utd alterna il 4-2-3-1 a un 4-1-4-1; il pressing degli attaccanti si attiva alto in zona offensiva con Ibra che disturba il fraseggio tra i centrali difensivi (Stones e Otamendi). Quando la palla è trasmessa per vie centrali alla seconda linea (Fernandinho o Silva) sono Rooney e Fellaini a uscire in pressione, mentre Lingard e Mkhitaryan presidiano le fasce, pronti a uscire sui terzini in possesso palla.
Fellaini da un contributo maggiore nel pressing e nella marcatura degli uomini nella propria zona, mostrando più agio a difendere rispetto e Pogba, il quale si mette in luce solo per qualche intercetto e ripartenza palla al piede.
Pregevole il lavoro dei terzini Valencia e Shaw, sicuri nelle proprie zone di competenza e autori di buone diagonali in copertura quando i centrali Blind e Bailly escono in marcatura sulla punta centrale (Iheanacho o Sterling) che tenta lo smarcamento con movimento incontro al portatore.
Blind macchia la propria prestazione con un errore individuale sul primo goal, mentre Bailly mostra buone doti in marcatura e contrasto sia sullo stretto che in velocità sugli avversari più rapidi, ma il gioco aereo sembra un suo punto debole.
Nel primo tempo il gioco posizionale di Guardiola disorienta il pressing dello Utd che perde i riferimenti sugli uomini e i tempi di uscita.
Nelle immagini qui sotto si nota come Otamendi ha spazio per guidare palla, non trovando ostruzioni né da Rooney (che sta rientrando da una pressione precedente su Fernandinho) né da Mkhitaryan (che guarda il terzino), né da Fellaini, arretrato. Dopo aver conquistato metri di campo, ne scaturisce una giocata nello spazio per De Bruyne che finalizzerà con un cross pericoloso.
E’ proprio la posizione tra le linee di De Bruyne a creare maggiori problemi allo Utd. Si noti qui sotto l’allineamento dei tre di centrocampo, senza scaglionamento. De Bruyne riceverà palla e punterà la difesa dello Utd.
Situazione analoga su entrambi i goal del City: nel primo, in una situazione marco-copro Blind adotta una copertura passiva su De Bruyne che raccogliendo la sponda di Iheanacho non subisce alcuna resistenza dall’olandese fermo sulle gambe, e si lancia a rete.
Sull’azione del secondo goal si può notare inizialmente una linea piatta di 5 uomini sull’asse verticale che sta scivolando verso Sagna, ricevitore sul cambio di gioco.
Nell’attacco successivo in area, un rimpallo premia ancora la posizione di De Bruyne oltre la linea senza marcatura. Riuscirà a tirare con la difesa dello Utd schiacciata a ridosso dell’area piccola, la carambola sul palo sarà poi respinta in porta da Iheanacho.
Le poche occasioni create dallo Utd giungono così su Transizioni Positive, quando effettuate in rapidità: il recupero di palloni per contrasto e intercetto (Fellaini in primis) in zona offensiva, innesca talvolta veloci ripartenze (sempre 1-2 tocchi) grazie a triangolazioni con gli attaccanti centrali (Rooney e Ibra) o laterali (Mkhitaryan e Lingard) che giocando di sponda permettono l’uscita della palla dal traffico, eludendo il pressing avversario e coinvolgendo sporadicamente anche i terzini in sovrapposizione.
Il primo tempo si chiude sul 2-1 e un domino del campo del City, ma lo Utd resta in partita grazie al solito Ibra che su palla inattiva, approfitta di un pasticcio difensivo tra Bravo e Stones e ribatte in rete con gesto tecnico ammirevole.
Nel secondo tempo Mourinho cambia assetto: fuori Lingard e Mkhitaryan, dentro Rashford ed Herrera, ridisegnando la squadra con un triangolo a centrocampo, di cui Herrera è il vertice basso, Pogba e Fellaini vertici alti a ridosso della linea d’attacco, composta da Ibra, Rooney largo a destra e Rashford largo a sinistra. Un 4-3-3 che si configura a tratti come un 2-3-5 super offensivo in FDP e un 4-1-4-1 in FDNP.
Il nuovo assetto migliora il gioco dello Utd: Rashford introduce qualità nella difesa della palla e nell’attacco degli spazi in fascia, la sua posizione e quella di Rooney inoltre chiudono le linee di passaggio sulle fasce al City, mentre Pogba e Fellaini avanzati centralmente alle spalle della linea d’attacco portano densità e pressing ultra-offensivo in FDNP. Gran lavoro anche di Herrera che si impone a centrocampo per aggressività ed esalta le sue doti nei contrasti e recupero della palla.
Oltre a funzionare le catene laterali (Pogba-Rashford-Show a sinistra e Valencia-Fellaini-Rooney a destra), la squadra aggiunge una soluzione offensiva, Fellaini infatti avanzando sulla linea degli attaccanti, permette alla squadra di giocare per attacchi diretti, grazie al lavoro sporco sulle palle alte e le sponde per Ibra o gli inserimenti di Pogba.
Scaturiscono diverse occasioni da goal per lo Utd, così Guardiola inserisce Fernando per Iheanacho e Sanè per Sterling, dando più equilibrio al centrocampo.
Mourinho inserisce un altro attaccante, Martial, a 10′ dal termine ma il risultato non cambia.
Dopo un primo tempo passivo, lo Utd è riuscito nel secondo a costruire gioco con personalità, malgrado qualche rischio per recuperare lo svantaggio.
Diversi gli aspetti tattici su cui riflettere, a partire dalle scelte discutibili di Mourinho di puntare su Lingard e Mkhitaryan. Sarà inoltre interessante seguire l’evoluzione tattica di Pogba in funzione della sua posizione a centrocampo; il francese ha qualità enormi nel creare ma il suo apporto alla squadra in fase difensiva, soprattutto in situazioni di sofferenza, appare talvolta limitato. Sarà difficile rinunciare ad Herrera, per aggressività, equilibrio e supporto al reparto arretrato.
La sensazione è che Mourinho abbia ancora molto da provare per valorizzare al meglio la qualità che ha a disposizione.