Analisi realizzata da Emanuele Cena, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification: https://www.elitefootballcenter.com/prodotto/longomatch-fast-track/
Il Liverpool è ormai da anni tra i top club a livello mondiale, grazie a un progetto costruito attorno a Klopp, ormai 6 anni fa, che dopo poco tempo ha pagato portando i Reds a vincere tutto in Europa e nel Mondo.
Dopo grossi investimenti negli anni passati, il Liverpool di quest’anno è rimasto pressoché invariato nella formazione titolare, perdendo solo Wijnaldum, ma ritrovando Van Dijk dopo l’infortunio dell’anno scorso. A inizio stagione sarà sicuramente un vantaggio, conoscendo già a memoria la filosofia di dell’allenatore tedesco, tutta pressing e ripartenze attaccando con un gioco molto offensivo e coinvolgente.
Infatti nelle prime 2 partite di Premier League il Liverpool non ha avuto problemi ad aver la meglio di Norwich e Burnley, e si candida ad essere ancora protagonista in questa stagione, completando la rosa con innesti mirati e utili nelle rotazioni.
La squadra di Klopp arriva quindi già rodata e pronta nel big match casalingo contro il Chelsea fresco campione d’Europa, e galvanizzata anche dal ritorno dei propri tifosi ad Anfield Road, vero dodicesimo uomo in campo, dopo i recenti problemi pandemici.
Una partita che sulla carta si preannuncia emozionante, visto l’alto tasso tecnico e agonistico di entrambe le squadre, con moduli diversi e due tecnici tedeschi che hanno trovato in Dortmund la rampa di lancio per le loro vincenti carriere.
Il 4-3-3 classico dei Reds, che non da mai punti di riferimento all’avversario, si scontra con il 3-4-2-1 dei Blues, con obiettivo il controllo del gioco in mezzo al campo. Klopp pretende grande intensità, pressione alta, gioco verticale, terzini e mediani che si interscambiano tra loro per cercare spazi, o che creano densità in appoggio alle 3 punte quando le difese avversarie sono chiuse. Non è un caso che tutto ciò si trasformi in parecchie transizioni negative e positive, scatenando le qualità fisiche di grandi atleti come Manè, Salah, Alexander Arnold, Henderson, Robertson. Il baricentro rimane quindi sempre molto alto, anche perché dietro ci sono difensori top come Van Dijk e Matip, eccellenti nel gioco aereo e in marcatura, in aggiunta al miglior portiere degli ultimi anni, Alisson, bravo tra i pali e coi piedi in impostazione.
Completano la squadra 3 giocatori utili alla squadra, forse comprimari ma fondamentali. Uno è Firmino, attaccante centrale di esperienza che partecipa attivamente alla doppia fase, ultimamente in ballottaggio con Diogo Jota. Gli altri sono Fabinho e Elliott, che si giocano i 2 posti a centrocampo, con Milner ,Naby Keita e Oxlade-Chamberlain.
SISTEMI DI GIOCO
- Sistema di gioco base: 1-4-3-3; 1-2-5-3 (dopo l’espulsione di Reece James a fine primo tempo)
- Sistema di gioco fase offensiva: 1-2-3-2-3
- Sistema di gioco in fase difensiva: 1-4-1-2-3 (prima pressione); 1-4-3-2/1 (superata prima pressione); 1-2-5-3 (dopo l’espulsione)
FASE DI POSSESSO
Il Liverpool gioca a memoria, e fin dal primo minuto utilizza varie possibilità di costruzione gioco, arrivando a finalizzare parecchie volte. Klopp porta molti giocatori sopra la linea della palla, il che obbliga il Chelsea a difendersi a 5, ma spesso non gli da neanche il tempo di sistemarsi, creando strappi offensivi e transizioni nate dal pressing alto. Quando l’azione non lo consente, si passa ad attacchi diretti da parte di Van Dijk con lo scopo di attirare e saltare la linea di prima pressione avversaria cercando prevalentemente la velocità e la tecnica di Salah e Mané, abili ad attaccare la profondità, o a favorire l’azione tra le linee o per vie esterne con l’aiuto dei centrocampisti e dei terzini.
Costruzione
Quando il Liverpool di Klopp cerca di iniziare la costruzione della manovra partendo dal portiere Alisson (molto abile con i piedi e nella selezione delle giocate), la situazione tipica prevede l’abbassamento dei due difensori centrali, Matip e Van Dijk, anche in area di rigore pronti a ricevere palla con i due terzini Alexander-Arnold e Robertson più alti, sulla linea del centrocampista centrale (1-2-3-3-2). La prima opzione è passare la prima linea difensiva per Fabinho, mentre in seconda battuta è la mezzala che si abbassa nello spazio lasciato dal terzino, spesso Henderson a sinistra, o Alexander Arnold a destra, per costruire sulla catena laterale in verticale. L’altra mezzala, spesso Elliott, invece sfrutta il lato debole per dare ampiezza e nel caso inserirsi tra le linee, con uno dei 3 attaccanti. Le opzioni per la prima costruzione di gioco variano a seconda dell’atteggiamento degli avversari: quando il Chelsea prova a pressare alto allungando le linee i Reds, dal centro o dal terzino, verticalizzano tra le linee verso Firmino o a turno di Salah e Manè, molto abili nel controllo e scarico. Un’alternativa sono i frequenti lanci lunghi di Van Dijk nello spazio per le 2 punte esterne, sia oltre la difesa avversaria, sia in ampiezza. Raramente c’è bisogno di un giropalla coi terzini, per trovare la giusta soluzione, alla ricerca della superiorità numerica sulla fascia.
Sviluppo
Superata la prima linea difensiva abbastanza agevolmente, i centrocampisti ricevono e rapidamente verticalizzano sulle punte sfalsate, di solito una incontro e 2 ad attaccare lo spazio in profondità, lasciando a loro volta spazio per le mezzali che si propongono come terzo uomo libero per lo scarico della punta, creando triangolazioni o inserimenti centrali o esterni con i terzini, anche loro molto dinamici e offensivi. Altra opzione è la mezzala che si allarga scambiandosi col terzino, il quale si è alzato dentro il campo a ricevere tra le linee sotto le punte, pronto a organizzare una combinazione sulla catena laterale con l’ala, creando spazi e disorientando la difesa avversaria.
Ciò che colpisce, insomma, è la varietà delle armi a disposizione, sempre efficaci e se possibile nei primi secondi dell’azione, con la ricerca di linee di passaggio e grande visione di gioco, senza inutili passaggi orizzontali.
Rifinitura
Lo sfalsamento delle 3 punte mette in grossa difficoltà la difesa avversaria, a uomo, presa anche in velocità nei contro movimenti di Salah e Manè tra le linee per poi attaccare lo spazio. Questi ultimi tendono poi a fare densità in area stringendo in area, e lasciando spazi per inserimenti laterali. Firmino, invece, si muove in verticale arretrando per ricevere e creare spazio per i mediani, per poi seguire a rimorchio il proseguo dell’azione. La rifinitura è spesso affidata ai terzini (bravi con i piedi) Robertson e Alexander Arnold, che entrano nel campo (anche contemporaneamente) a ricevere lo scarico delle punte. Sia nel primo tempo, che in superiorità numerica, la zona tra le 2 linee difensive del Chelsea è stata parecchio battuta dai Reds, anche in 5/6 per volta, creando densità e movimento per non dare riferimenti. Anche il lancio filtrante per le punte è stato altrettanto efficace, permettendo di innescare le ali in ampiezza o in profondità, sempre pericolose.

Finalizzazione
Il Liverpool si presenta parecchie volte davanti a Mendy, anche se per bravura del portiere e dei difensori Blues, o imprecisione degli attaccanti di Klopp i meritati gol non arrivano. Da situazioni di attacchi dinamici si contano imbucate dei mediani nello spazio, passanti e triangoli coi terzini sul’out, abili inserimenti centrali a ricevere traversoni in corsa prendendo il tempo ai rispettivi marcatori. Con spazi più ridotti e difesa avversaria schierata, invece, tagli e 1 contro 1 di Manè e Salah risulta altrettanto pericolosi, per concludersi con sovrapposizione o tiro da fuori. Frequenti le situazioni di attacco corale conclusesi con 5/6 giocatori dentro l’area avversaria, a raccogliere la palla vagante, sempre alla ricerca del gol vittoria che non è arrivato.
TRANSIZIONE POSITIVA
Un marchio di fabbrica del Liverpool di Klopp sono le ripartenze dopo aver conquistato la palla con una grande organizzazione e aggressione in fase di non possesso, chiudendo con più giocatori tutti gli spazi e linee di passaggio al portatore palla avversario.
Se la pressione comincia alta con tutte e tre le punte attive, il recupero palla porta in 1 o 2 tocchi a finalizzare in porta o in 1 contro 1. Se la zona di pressione è più arretrata 1 punta tende a cercare spazio con smarcamenti preventivi (Salah su tutti), che risultano devastanti con 1 tocco dopo la riconquista, anche grazie al supporto di punte, centrocampisti e almeno 1 terzino. Raramente si verifica un consolidamento del possesso palla dopo una riconquista di quest’ultima, sia per le caratteristiche di corsa dei giocatori, che per necessità di recuperare il risultato. Questo atteggiamento di ripartenza rapida si nota anche in Alisson che spesso cerca di verticalizzare immediatamente verso i centrocampisti o le punte.

FASE DI NON POSSESSO
Anche la fase di non possesso è un marchio di fabbrica di Jurgen Klopp, la “Gegenpressing”. Se gli avversari costruiscono dal basso o appena persa palla il Liverpool inizia molto alto e aggressivo, cercando di chiudere tutti gli spazi al portatore palla e le linee di passaggio centrali. Difatti, è importante sottolineare come i Reds affrontino con un 1-4-1-2-3 la fase iniziale della prima pressione, massimale e a uomo sulla palla, con terzini e difensori centrali spesso lasciati in 1 contro 1 a cercare l’anticipo dentro il campo, o nel gioco aereo su lancio lungo avversario. Dopo il primo pressing, Firmino arretra sul playmaker avversario (Jorginho) e i due esterni offensivi chiudono le linee di passaggio centrali e indirizzano la manovra avversaria verso i terzini, per poi attaccarli forte. Le due mezz’ali, invece, si alzano in marcatura a uomo sull’altro mediano e sul terzino , lasciando a Fabinho il compito di coprire tutto il perimetro del centrocampo dietro le loro spalle, più schiacciato sulla linea di difesa a protezione di Lukaku. Robertson e Alexander Arnold stringono sulle mezze punte del Chelsea accorciando le distanze tra le linee.
Superata la prima linea di pressione a centrocampo, il Liverpool si posiziona con un 1-4-3-2/1 con uno dei due esterni offensivi Salah o Mané in smarcamento preventivo, come detto precedentemente.
Quindi i Reds si chiudono tra i reparti, evitando qualsiasi giocata tra le linee avversarie e uscendo forti non appena la palla arriva nell’uomo della propria zona. A centrocampo si attua un movimento a imbuto, con protezioni su chi esce sul pallone, in attesa del rientro di 1 o 2 punte a disturbare il portatore avversario.
La linea difensiva è molto organizzata, difende a zona, contro una punta fisica come Lukaku e 2 mezze punte tra le linee, scalando nei tempi e nei modi corretti. Se possibile prova a rimanere alta, cercando di accorciare il più possibile e scaglionata su palla esterna con solo una diagonale di copertura in caso di uscita laterale del terzino. Sicuri e fisici i due centrali difensivi, Matip e Van Dijk, che sono molto abili nell’anticipo e nei duelli aerei, e nel coprirsi a vicenda in caso di anticipo sulla punta avversaria.

TRANSIZIONE NEGATIVA
Sempre basandosi sul concetto di pressione immediata nel momento di perdita del pallone, le transizioni negative sono spesso ben controllate, mostrando la mentalità aggressiva dell’allenatore tedesco. Trovandosi con 6/7 giocatori negli ultimi 30 metri di attacco, il Liverpool riesce ad avere molta densità vicino alla palla, e la conseguenza naturale è l’aggressione sul portatore con supporto di 2/3 compagni. Primo obiettivo è provare la riconquista diretta del pallone in una zona offensiva, per rimanere a distanza di tiro sui primi passaggi intercettati. Un’altra motivazione è l’importanza di fermare una ripartenza avversaria, orientare le giocate avversarie e porre le fondamenta per effettuare un’eventuale propria transizione col recupero dei centrocampisti. O ancora obbligare l’avversario al lancio lungo, facile preda dei possenti difensori centrali, abili nello scappare a protezione del battitore di testa. Questo atteggiamento si presta a qualche rischio di rimanere scoperti al contrattacco avversario, e a rincorrere indietro verso il portatore. Qualche difficoltà nel gestire le palle perse a centrocampo, non sempre coperte da marcature preventive sul portatore, e con troppo spazio lasciato tra le linee alle mezze punte del Chelsea libere di ripartire spesso 3 contro 3. I terzini, spesso molto alti (Robertson), sono aiutati da Fabinho o Henderson nel coprire nelle transizioni negative. Nell’ultima parte di gara, con i Reds sbilanciati in avanti alla ricerca del gol vittoria, si è rischiato un pochino le ripartenze avversarie, più per la fisicità di Lukaku e di qualche inserimento dei nuovi entrati per far salire la squadra, prendendo in controtempo i terzini e i centrocampisti.
PUNTI DI FORZA
- Intensità, velocità e mobilità durante il possesso palla, anche dopo 90 minuti;
- Terzini di spinta, con più opzioni di supporto all’attacco, dalla fascia a una continua densità centrale tra le linee avversarie.
- L’interscambiabilità dei ruoli, in entrambe le fasi: terzini e mediani che si scambiano nelle azioni sulla catena laterale, ali che sono vere e proprie punte centrali o esterni di contrattacco, a seconda della situazione.
- Pericolosità nelle transizioni positive.
- Pressing alto e organizzato che diventa pericoloso alla riconquista, e prima difesa che tiene la palla sempre lontana dalla propria porta.
- Abilità negli inserimenti con tempi di gioco perfetti di Henderson, Elliott e dei terzini.
- Abilità e imprevedibilità tecnica elevata di tutto il reparto offensivo.
- Togliere riferimenti ai difensori avversari con un continuo movimento incontro la palla delle 3 punte, creando spazi.
- Abilità nei duelli aerei di Van Dijk e di Matip, con coperture altrettanto corrette.
- Tiro da fuori area
- La mentalità e le giocate a memoria, frutto di anni di progetto tecnico e di pochi ritocchi in sede di mercato
- Calci d’angolo spesso pericolosi
PUNTI DI DEBOLEZZA
- I traversoni potrebbero essere sfruttati meglio, essendo spesso presenti in area più di 3/4 compagni.
- La protezione degli spazi laterali nel caso di rottura del pressing degli avversari, spesso lasciati dai terzini per accorciare su mezzepunte o ancora in attacco, e con difesa alta.
- Un po’ di frenesia in fase di finalizzazione, forse dovuta alla mole di lavoro degli avanti, arrivando spesso in corsa o dopo duelli faticosi.
- Calci d’angoli a sfavore a zona, concedendo terzo tempo fuori dall’area del portiere, come in occasione del gol subito.
- I ritmi elevati, non sempre gestibili per 90 minuti
- Troppa densità nel terzo offensivo di campo, come nel secondo tempo col Chelsea chiuso i difesa, riduce gli spazi e non consente di sfruttare le giocate in velocità.
- La prevedibilità del gioco, ormai ben conosciuto da tutti dopo anni di vittorie, senza grosse novità e nuovi innesti nell’ultimo biennio.