Il campionato italiano di serie B anno 2016/2017 è stato caratterizzato dalla presenza, nella lotta per essere promossi nella massima serie, di squadre che nessuno a inizio anno avrebbe pronosticato.
Le più sorprendenti sono state SPAL, Benevento, Cittadella e Perugia.
In tale contesto è rilevante menzionare un allenatore che si è contraddistinto per il gioco che ha impresso alla propria squadra, che ha guidato il Perugia alla semifinale dei play off, persa con il Benevento, alla sua prima stagione in serie B dopo anni di gavetta nella Lega Pro, un allenatore che risponde al nome di Cristian Bucchi.
Bucchi ha dimostrato di essere molto attento alla parte tattica e dedito allo studio degli avversari. Quest’approccio si è denotato nel corso di tutta la stagione, in quanto la sua squadra è stata capace di posizionarsi in campo in maniera molto fluida e dinamica, andando ad alternare, sia durante le varie partite sia nella singola partita, diversi sistemi di gioco, dimostrando anche un’ottima capacità di passare dalla difesa a 4 a quella a 3, a seconda delle caratteristiche delle squadre che durante l’anno si sono opposte alla compagine perugina. Ciò è stato possibile sia grazie a Bucchi e al grande lavoro svolto in allenamento, sia grazie ai giocatori che hanno dimostrato ottime doti di duttilità e spirito di adattamento. Le caratteristiche sopra descritte hanno portato l’allenatore del Perugia a essere soggetto all’osservazione da parte di alcuni club di serie A, in particolare il Sassuolo che l’ha selezionato tra i candidati per succedere alla panchina di Di Francesco.
La formazione del Perugia, nonostante la duttilità dimostrata nel corso dell’anno, ha avuto dei giocatori che si sono dimostrati dei capisaldi della squadra. In difesa sono stati l’esperto Volta e il giovane Mancini, quest’ultimo ha dimostrato una crescita esponenziale durante l’anno diventando il titolare della retroguardia biancorossa. A centrocampo il giocatore più determinante è stato Dezi, che ha dimostrato ottime doti come mezz’ala, soprattutto per le sue capacità di movimento senza palla, che l’hanno reso un jolly importante nella dinamicità degli schemi di Bucchi. In attacco Di Carmine è stato il punto di riferimento per le azioni offensive, accompagnato spesso da due giovani ali, che hanno dimostrato di avere un ottimo potenziale come Terrani e Nicastro. Una menzione speciale va fatta, per l’importantissimo ruolo svolto, ai due terzini titolari quali Di Chiara e Del Prete che sono risultati tra i giocatori più importanti per lo sviluppo del gioco del Perugia sia in fase di possesso che in quella di non possesso. Inoltre, i due terzini, hanno condito la loro annata rispettivamente con 15 assist vincenti, dimostrandosi i più determinanti in zona gol dell’intero campionato cadetto.
La seguente analisi si basa su alcune delle ultime 10 partite giocate dalla squadra di Bucchi, che, per la maggior parte di queste, ha iniziato la partita con un 1-4-3-3 come sistema di gioco iniziale. Nonostante che nelle partite analizzate, come detto in precedenza, il Perugia ha cambiato più volte pelle, comunque sono ben chiari dei principi di gioco che la squadra ha seguito durante l’intera stagione.
Fase di possesso
Il Perugia, sia che si schieri con la difesa a 3 che con quella a 4, in fase di costruzione forma un rombo composto dai due centrali che si allargano, il portiere (o il centrale della difesa a 3) e uno dei tre centrocampisti che a rotazione si abbassano per formare il vertice alto. Una delle caratteristiche principali della squadra è proprio la continua rotazione dei tre centrocampisti centrali che non danno mai punti di riferimento agli avversari.
Il gioco si sviluppa principalmente per catene laterali, mentre, se vengono chiuse le prime linee di passaggio, si cerca direttamente la palla in zona di rifinitura, dove si posizionano una delle ali che stringe il campo e una delle due mezzali. Le catene laterali sono formate da terzino, mezz’ala e ala. I tre giocatori devono sempre formare un triangolo, pertanto un movimento ricorrente è quello effettuato dalla mezz’ala e dall’ala, quando una si accentra l’altra va a occupare la posizione esterna in modo da garantire sempre ampiezza alla manovra. Questo movimento permette di avere superiorità numerica sul terzino avversario e di aumentare le probabilità di andare al cross.
Un’altra variante dello sviluppo della manovra del Perugia è portare densità in zona palla per attirare gli avversari e quindi creare lo spazio sul lato debole per l’attacco del terzino di zona, molto largo, che riceve palla immediatamente e punta l’avversario che scivola per andarlo a contrastare. Quest’ultima giocata è particolarmente efficace viste le caratteristiche dei terzini del Perugia, che sono molto bravi ad attaccare la profondità e a crossare il pallone.
In zona offensiva l’azione si svolge principalmente con cross da parte del giocatore che si trova più esterno, mentre l’area viene occupata oltre che dal centravanti e dall’ala sul lato debole, anche da una delle mezz’ali che si inserisce centralmente.
La maggior parte dei gol, infatti, sono arrivati da cross dalle zone laterali e che ha permesso al Perugia di sfruttare al meglio, sia la bravura nei colpi di testa del proprio centravanti Di Carmine, sia la capacità d’inserimento della mezz’ala Dezi.
Fase di non possesso
Nelle zone alte la squadra di Bucchi porta un pressing molto elevato, spesso con 5 uomini che attaccano immediatamente con aggressività il portatore di palla e tutti gli scarichi, costringendo il possessore di palla al rilancio lungo. La squadra si mostra molto aggressiva nel recupero palla. Lavoro importante è ancora una volta quello svolto dai terzini che rimangono molto alti sulla linea del mediano, in modo da attaccare immediatamente la palla coperta. I difensori centrali si posizionano vicino alle punte avversarie, pronti ad aggredire nel momento in cui l’uomo di competenza riceve palla.
Superata la prima zona di pressing il Perugia si ricompone sotto la linea della palla con tutti i suoi uomini, ad eccezione del proprio centravanti, formando un 1-4-1-4-1. La difesa si dispone in linea mentre il centrocampo si posiziona scaglionato, con un ruolo fondamentale svolto dal mediano che tiene stretta la squadra e si occupa di dare copertura alle uscite in marcatura degli altri centrocampisti.
La squadra dimostra evidenti doti di coordinamento tra i reparti, che si muovono in maniera armonica a seconda delle situazioni di gioco.
Se la palla è coperta: il giocatore più vicino va in pressing, aiutato in seconda battuta da uno o più compagni che portano il raddoppio, in modo da recuperare la palla o comunque ridurre il tempo della giocata dell’avversario, costringendolo ad andare sulle fasce.
Se la palla è scoperta: la squadra scappa, cercando di fare densità nella propria trequarti campo e ridurre gli spazi per la giocata degli avversari.
Se la palla è laterale: in prima battuta l’ala esce in marcatura, mentre il terzino spezza la linea di difesa, per essere pronto all’eventuale necessità di raddoppio di marcatura. Sul movimento in marcatura dell’ala, la mezz’ala e il mediano vanno in copertura.
Transizione positiva
La fase di transizione positiva è molto agevolata dall’atteggiamento dell’intera quadra in fase di non possesso, in quanto la ricerca continua del recupero palla nelle zone alte, facilita il recupero palla, che porta o alla ricerca della verticalizzazione verso uno dei compagni che attacca la profondità o al consolidamento del possesso palla se le linee di passaggio sono coperte. La squadra di Bucchi ha saputo sfruttare in molte occasioni questa “fase” di gioco per mettere in difficoltà gli avversari.
Transizione negativa
In fase di transizione negativa, si cerca di disturbare il nuovo possessore di palla con un’azione di pressione da parte del giocatore più vicino in modo da dare il tempo ai propri compagni di riprendere le posizioni idonee, mentre i difensori tendono a scappare verso la propria porta. Portando molti uomini in fase di possesso molto spesso in transizione negativa la squadra si trova a essere mal scaglionata sul campo e pertanto non capace di andare a coprire le situazioni di pericolo in maniera tempestiva. Molto spesso i centrali tendono a scappare aumentando le distanze con il centrocampo e concedendo sia profondità sia libertà in zona di rifinitura.
Punti di forza
– Squadra che applica un calcio molto dinamico che dà pochi punti di riferimento agli avversari;
– Duttilità dei giocatori e dell’allenatore;
– Bravura nei movimenti sulle catene laterali;
– Intensità e aggressività nelle zone alte in fase di non possesso;
– Tenuta fisica e psicologica durante il match (il 30% dei gol sono stati segnati negli ultimi 15 minuti di gioco e il Perugia risulta la squadra con meno sconfitte dell’interno torneo, solo 7)
Punti di debolezza
– Mancanza di varianti in zona offensiva rispetto alla soluzione del cross dalle fasce, risultando troppo prevedibile in alcune occasioni
– Mancanza di coperture preventive, troppo poco equilibrio tra i reparti, che comportano molte difficoltà in transizione negativa;
– In fase di non possesso a palla scoperta, centrocampo e difesa tendono a schiacciarsi troppo e la squadra risulta in difficoltà sulle seconde palle;
– Altissima quantità di pareggi (21 in stagione pari quasi al 50% delle partite)