In questo articolo andremo a conoscere alcuni aspetti tattici che caratterizzano il gioco del Pescara di Oddo.
Già nella scorsa stagione nel campionato cadetto, la squadra aveva mostrato un gioco a tratti spettacolare che gli ha permesso di raggiungere la promozione in serie A ai playoff , battendo il Trapani di Cosmi dopo aver chiuso la stagione al quarto posto.
In quel Pescara c’era Lapadula, capocannoniere con 30 goal stagionali.
La serie A è un banco di prova importante per la squadra di Oddo: dopo 7 giornate è terzultima in classifica con 6 punti (di cui 3 conquistati a tavolino contro il Sassuolo).
C’è da chiedersi cosa abbia di interessante una squadra che apparentemente, risultati alla mano, non sta emergendo. Andiamo a scoprirlo analizzando le ultime 2 partite contro Genoa e Chievo, più quella con l’Inter del quarto turno.
Fase di Possesso
Nel 4-3-2-1 di Oddo, la manovra in fase di costruzione è sempre ragionata con un giro palla dalla linea difensiva, composta dai centrali Campagnaro e Gyömbér o Fornasier, e i terzini Biraghi a sinistra e Zampano o Crescenzi a destra.
Il centrocampo a tre mostra forse l’aspetto più sorprendente del calcio di Oddo, ovvero la capacità di occupare gli spazi mediante una rotazione degli interpreti. Brugman è il metodista deputato a ricevere palla e sviluppare la manovra, abbassandosi spesso sulla linea difensiva per portare superiorità numerica.
Le mezzali sono interpreti con caratteristiche diverse: Memushaj ha grande dinamismo e corsa, non è raro vederlo muoversi da una fascia all’altra per fornire linee di passaggio, Verre dotato tecnicamente con buone capacità di impostazione, utili in situazioni di marcatura stretta su Brugman, Cristante prezioso anche in interdizione e tecnicamente valido, Zampano talvolta avanzato dal ruolo naturale di terzino a mezzala, come a Genova, per sfruttarne velocità e abilità nell’ 1<1.
In fase di regia il Pescara predilige un possesso palla con alcune costanti interessanti: l’interscambiabilità dei ruoli, grazie ad un dinamismo generale che trova massima espressione in giocatori come Memushaj e Benali, motori in grado di supportare lo sviluppo dell’azione in diverse zone di campo.
Ciò priva gli avversari di riferimenti dando alla manovra mobilità e imprevedibilità, elementi importati di tattica collettiva.
Altro aspetto, la densità in zona palla, con blocchi di 4-5 giocatori in appoggio per fornire più soluzioni al portatore mediante un fraseggio corto. Ciò attira concentrazione avversaria generando spazi sul lato debole che vengono attaccati dai terzini in proiezione offensiva, che danno profondità e ampiezza.
La squadra dimostra una generale attitudine offensiva attaccando spesso con 6-7 effettivi, sia in fase di transizione positiva sia di attacco organizzato.
La rifinitura dell’azione avviene spesso con rapide verticalizzazioni sui tre giocatori offensivi, preferibilmente palla a terra, con qualche eccezione sui piedi di Verre, avvezzo a cercare le punte in profondità con attacchi diretti di prima intenzione.
Il fraseggio rapido, le triangolazioni, il cross dei terzini in sovrapposizione sono le scelte più frequenti, a cui si aggiunge la qualità tecnica di Caprari, capace di far saltare gli equilibri nell’1<1.
Il talento di proprietà dell’Inter ha ben figurato sia come trequartista che come punta centrale di movimento, è rapido, abile nello smarcamento preventivo e nella difesa della palla, doti che lo rendono pericoloso soprattutto nelle transizioni positive. La sua attitudine di attacco lo esalta più nella rifinitura che nella finalizzazione, dove deve migliorare.
Fase di Non Possesso
In fase di non possesso la squadra si rimodula alternando un 4-1-4-1 al 5-4-1 in situazioni di difesa organizzata.
Il pressing si attua generalmente in zona offensiva, si lascia giocare l’avversario nella propria metà campo aumentando l’aggressione sulla linea di centrocampo, dove arretra talvolta anche la punta centrale.
Vengono spesso chiuse le vie centrali creando densità intorno ai play maker avversari e indirizzando la manovra sulle fasce. Sono le mezzali e gli esterni offensivi ad alternarsi per l’uscita in pressione, talvolta persino Brugman segue l’uomo che si abbassa per ricevere dai difensori.
Per quanto l’idea sia valida, spesso genera situazioni in cui la squadra palesa i suoi punti deboli.
Sulle fasce si creano spazi facilmente attaccabili, evento ricorrente contro Inter e Chievo,
inoltre la proiezione offensiva della squadra tende a lasciare spazi eccessivi tra le linee, poco strette sull’asse verticale.
Il posizionamento della linea difensiva non è impeccabile, rimanendo spesso bassa e non mostrando particolare abilità nell’attuare il fuorigioco, come si è visto in più occasioni contro il Chievo, compresa l’azione del primo goal subito.
Altro punto debole sono le transizioni negative, la squadra infatti non appare reattiva sui contrattacchi avversari, sia per errate letture della situazione, come nel goal subito a Genova, sia perché tende a portare molti giocatori in fase offensiva, perdendo equilibrio sui capovolgimenti di fronte.
I terzini talvolta non rientrano nei tempi giusti o non trovano compagni a copertura della propria zona, lasciando spazi pericolosi.
In altre situazioni, come a Genova e Verona, si è visto attuare un contropressing sulla palla con più uomini che tentano la riconquista, ciò ha permesso un rapido recupero del pallone ma a volte ha esposto la squadra a pericoli con giro palla rapido degli avversari che hanno sfruttato gli spazi sul lato debole.
In sintesi, si può dire che la squadra di Oddo mostra applicazione di principi tattici, sopratutto in fase offensiva, apprezzabili e coraggiosi per una neopromossa. Probabilmente i punti raccolti non rispecchiano totalmente la qualità del gioco espressa, ma è pur vero che la squadra deve trovare un equilibrio nuovo, ricalibrato per la Serie A dove il margine di errore è minimo.
La fase difensiva deve migliorare, se ci sarà un salto di qualità in tal senso il Pescara può senz’altro salvarsi, grazie anche a talenti come Caprari, Verre, Zampano, giocatori già pronti per la massima serie.