La sfida fra Fiorentina e Roma, ha ottenuto ancora più interesse visto il risultato del Derby d’Italia fra Inter e Juventus, con i campioni d’Italia sconfitti, e i giallorossi che con un vittoria a Firenze avrebbero potuto raggiungere il Napoli al primo posto, e viceversa i padroni di casa (con una partita in meno) un potenziale secondo posto in classifica.
Sarà per questo, o per la predisposizione dei due allenatori a non lasciare mai niente al caso, ma la gara di Firenze è partita subito fortissimo.
La Roma si schiera con un 4-3-3 sulla carta, con Nainggolan che in realtà ha sempre giocato qualche metro più avanti di Strootman e De Rossi sia in fase di possesso che in fase di non possesso. Bruno Peres ancora una volta adattato a terzino sinistro, e in attacco il trio Perotti-Dzeko-Salah.
La Fiorentina invece in campo con il tradizionale 3-4-2-1, con Borja Valero e Ilicic alle spalle di Kalinic, a destra Tello e a sinistra Milic, determinanti per il gioco sulle fasce di Sousa.
Sia Roma che Fiorentina sono squadre che amano tenere la palla, ma nella sfida del Franchi è la Roma che imposta il gioco, e la Fiorentina che difende con un 4-4-2, con Borja Valero che scala a sinistra e Milic che gioca in posizione di terzino sinistro.
L’obiettivo di Sousa è quello di non pressare alto, e di lasciare la costruzione ai due centrali della Roma, Manolas e Fazio, per poi eventualmente pressare De Rossi e Strootman, una volta che uno dei due riceve la palla. Spalletti infatti predispone una specie di quadrilatero che porta l’olandese e il numero 16 a dare un appoggio ai due centrali in costruzione. I centrali alla fine però non hanno mostrato grandi difficoltà in fase di impostazione, tanto che Manolas a fine partita totalizzerà un 100% di precisione passaggi, e Fazio il 94%.
Nella maggior parte del primo tempo la Roma ha insistito sulla catena di destra, con Manolas che passava quasi sempre la palla al terzino destro, Florenzi, il quale cercava delle combinazioni con l’ala destra, Salah, schierato più largo, per poi rientrare nel campo, o provare il cross per la punta. Una combinazione che si è ripetuta moltissime volte (la combinazione fra Florenzi e Salah è stata la più cercata della partita con 18 passaggi, dietro solo a quella fra Manolas e Florenzi, con 20 passaggi).
La costruzione della Roma però, a parte brevi sprazzi di gioco, è troppo lenta, con la palla che torna troppo spesso al portiere, e permette alla Viola di ricompattarsi e di organizzare le marcature, costringendo lo stesso Szczesny a lanciare troppe volte la palla lunga.
Quando la Roma riesce a costruire, invece, sul lato sinistro, premia spesso le sovrapposizioni di Bruno Peres, che sfruttando la sua grande velocità e la sua propensione al dribbling, viene spesso servito da Perotti, che tende (a differenza di Salah) a rientrare più al centro del campo per ricevere palla sui piedi e provare l’uno contro uno, o, appunto, lo scambio con Peres.
Anche la Fiorentina ha sofferto molto il pressing alto della Roma, o meglio, di una parte della Roma. Anche Tatarusanu è stato costretto a rifugiarsi in lanci lunghi perchè impossibilitato a servire uno dei due centrali, o Badeji (preso a zona da Nainggolan). Il problema della Roma però, è il pressing poco organizzato che la squadra conduce. Se Dzeko, Perotti, Nainggolan e Salah vanno infatti a cercare di disturbare la squadra avversaria, il resto della squadra resta più indietro creando spazi enormi fra le linee. Il 4-2-3-1 in FDNP dei giallorossi non è mai stato compatto, e troppe volte Sanchez, l’altro centrocampista viola, ha ricevuto la palla con tranquillità per azionare la squadra di casa.
L’equilibrio tattico l’ha fatta da padrona per quasi tutta la partita. La Fiorentina ha deliberatamente lasciato il gioco in mano alla Roma, la quale ha anche sprecato diverse occasioni da gol, e proposto un buon calcio, ma ancora allo stato embrionale. I Viola hanno preferito giocare di rimessa, se non per qualche scampolo di partita, affidandosi soprattutto al gioco sulle fasce. Al 31′ del secondo tempo cambiano le cose con due cambi: Paulo Sousa inserisce Babacar per Ilicic, provando a giocare con due punte di peso e a impensierire di più Manolas e Fazio, mentre Spalletti inserisce Totti per uno spento Perotti.
La Roma si dispone subito in un 4-4-1-1, con il capitano giallorosso che sta dietro Dzeko in fase di non possesso, e libero di inventare quando la squadra aveva la palla, e Nainggolan pronto a scivolare a destra per dare una mano in copertura a Florenzi.
Il vantaggio viola arriva dopo 5 minuti, la Fiorentina manovra di fronte l’area di rigore, con la Roma tutta schiacciata dietro. Borja Valero, faro della squadra, passa la palla a Tomovic che di prima appoggia indietro per Badelj che prova il tiro da fuori. La palla imprendibile colpisce il palo ed entra.
Una partita decisa sì da un grandissimo gol, ma ancora una volta da un atteggiamento troppo accorto della Roma che fa il contrario di quello che aveva fatto durante tutta la partita, ovvero difendere alta, e si chiude dietro con addirittura sei uomini in linea difensiva.
Il resto della partita è un assedio totale dei giallorossi, che creano un paio di occasioni pericolose, e direzionano moltissimi cross dalla sinistra, per Dzeko, ma la granitica difesa dei Viola (finora la migliore del campionato con due gol subiti) non si lascia impensierire.
Il risultato più giusto sarebbe di certo stato un pareggio, fra due squadre che hanno deciso di non mollare per un attimo e divertito moltissimo il pubblico, ma come spesso accade nel calcio, un episodio singolo, come il tiro da fuori di Badelj, decide una partita tatticamente ben preparata da entrambi gli allenatori.