Al termine di una stagione eccezionale, conclusa con la promozione diretta dello Sheffield United in Premier League a 12 anni dall’ultima volta, Chris Wilder ha conquistato il titolo di miglior allenatore britannico del 2018/19. Il tecnico originario di Sheffield ha condotto i “Blades” al doppio salto in tre campionati: nel 2017 ha centrato la promozione in seconda divisione, e nella stagione 2018/2019 ha concluso una cavalcata straordinaria al secondo posto dietro al Norwich, e davanti al Leeds del maestro Bielsa.
Durante la sua fantastica carriera alla guida delle “Blades”, Wilder ha perso solo 39 partite su 143 match. Malgrado i numeri davvero entusiasmanti la sua squadra non si è dimostrata infallibile, iniziando la stagione con qualche pareggio di troppo nel girone d’andata. Lo Sheffield ad ogni modo ha fatto registrare ottimi numeri sia offensivi che difensivi: nel complesso, lo scorso anno, ha perso 9 partite in campionato, ma sia il Leeds del Loco che il Norwich vincitore, si sono dovuti arrendere almeno in una occasione al suo calcio offensivo.
Il momento topico della carriera di Wilder allo United accade sicuramente in League One, quando l’allenatore preferisce accantonare il 4-4-2 inglese per antonomasia, e passare a un 3-5-2 molto più intraprendente. Il suddetto sistema ha dimostrato grande efficacia nel corso della stagione, tanto da indurre il tecnico a cambiare di rado il suo 11 titolare. Ad eccezione del terzino destro, ruolo ricoperto all’inizio da Freeman e poi definitivamente da Baldock, il resto dei giocatori ha avuto una grande costanza di minutaggio e rendimento.
Wilder schiera una linea difensiva composta dal centrale [n.12] Egan, vero pilastro della squadra, e i due terzi a sx O’Connel [n.5] e a dx Basham [n.6] (entrambi con licenza di attaccare, ma è giusto citare in particolare Basham, centrocampista adattato a difensore); sulle fasce giocano Baldock [n.2] e Stevens [n.3] (altro caposaldo dello Sheffield, grande mattatore sulla sinistra), mentre al centro, insieme al regista Norwood (l’altro insostituibile per Wilder, [n. 16] con 3 gol e 7 assist finali) gioca Fleck [n.4]. Lo schieramento prevede Duffy trequartista titolare, ma spesso anche il classe ’97 Dowell ha trovato un buon minutaggio; in attacco giocano McGoldwick [con il 17], e Billy Sharp il bomber della squadra con ben 23 gol siglati.
Anche in occasione del big match contro il Norwich – la partita presa in questione – Wilder si affiderà alla sua idea di calcio. Vanno registrati comunque due accorgimenti importanti: in attacco parte dalla panchina McGoldwick (la classica punta che costruisce) e gioca Madine, attaccante più fisico e strutturato. Sulla trequarti anziché Duffy (il quale subentrerà cambiando la partita e regalando l’assist del 2-2 finale), gioca Kieran Dowell, ragazzo in prestito dall’Everton.
FASE DI POSSESSO
Il manager delle Blades in FDP gradisce sempre molto movimento da parte dei suoi calciatori e infatti lo schieramento di partenza col 3-4-1-2 cambierà pelle più e più volte.
Piuttosto che i moduli, tuttavia, sono i ruoli dei difensori che si dimostrano rilevanti. La costruzione del gioco dal basso vede i due terzi della difesa in continua proiezione offensiva: grazie al passaggio del regista nei tre dietro, a turno uno dei due terzi può spostarsi in fascia, favorendo lo slittamento del terzino come mezzala, e aiutando il trequartista a trovare la porzione di campo più consona per ricevere palla indisturbato. La naturale conseguenza sarà quindi un 3-3-2-2 con ottima mobilità e imprevedibilità.

Questo grande cambiamento avviene grazie ad un gioco posizionale, poiché le avanzate dei difensori a dx e a sx sono coperte a loro volta dal centrocampista di riferimento. Se i difensori salgono in posizione di ala, i centrocampisti restano in difesa, e i giocatori in fascia si spostano in posizione centrale. Quando il gioco si sviluppa nella metà campo avversaria le Blades attaccano con un un 1-4-2-3 con il solo difensore centrale Egan, a coprire le ripartenze, coadiuvato a turno da uno dei due terzi di difesa o dal mediano (facendo somigliare lo schieramento più a un 2-1-4-3).
Lo sviluppo principale avviene attraverso la ricerca costante di triangoli sia da parte dei terzi di difesa con le ali e le mezzali, sia fra le mezzali, le ali e una delle due punte. In questo contesto diventa molto importante l’attaccante McGoldwick che, oltre a segnare 15 gol, in stagione risulterà fondamentale per l’amalgama del gioco venendo spesso a centrocampo a prendere palla. Attirando uomini su di sé, l’attaccante britannico finisce per toglierli a turno a Fleck e Duffy, così da permettergli di inserirsi senza grandi problemi e lanciare nello spazio fra difensore e terzino l’agilissimo Sharp. Il punto focale del gioco di Wilder è quindi trovare sempre le triangolazioni e azionarle su e giù lungo il campo, favorendo e consentendo il continuo scambio di posizioni. Gli unici due giocatori che hanno l’ordine di non spostarsi sono il difensore centrale e il mediano, tutti gli altri possono giocare indistintamente in fascia o nel mezzo sia dell’attacco che della difesa.
In zona rifinitura, neanche a dirlo l’arma più potente, è la licenza concessa ai difensori di unirsi all’attacco e sostenere le ali con continue sovrapposizioni, andando quindi alla costante ricerca del 2 vs1 sulle fasce, così da colpire in mezzo all’area attraverso cross e traversoni. Ciò è reso possibile dal giro palla dello Sheffield che prova a spostare la palla ai lati del campo: in quel momento attraverso anche frequenti cambi di gioco sul lato debole, il terzo difensore può sganciarsi e passare la palla in the box.
Il vantaggio che ne scaturisce per la finalizzazione è immenso visto che questi movimenti costringono i centrocampisti dell’opposizione ad allargarsi per il sovraccarico di giocatori sulle fasce, lasciando spesso spazi vuoti al centro del campo. Nel cuore della difesa avversaria troveremo quindi due attaccanti più almeno un incursore che si inserisce alle loro spalle, tutti pronti a concludere l’azione con un tiro se arrivano traversoni verso il limite, o con un colpo di testa se si crossa nel mezzo. In caso di massimo sforzo offensivo è possibile vedere persino 4 calciatori in attesa di un pallone, fra cui sicuramente ci sarà uno dei due difensori centrali. Questa scelta durante l’anno ha permesso ai due difensori di segnare parecchie reti, in special modo a Basham il quale ha siglato ben 4 gol: memorabile fra tutti, quello contro il Leeds del Loco Bielsa.

TRANSIZIONE NEGATIVA
Tutto questo movimento potrebbe indebolire la squadra e lasciare i fianchi scoperti agli avversari. Lo United, invece, lavora molto bene in fase di transizione negativa sia grazie ad una pressione aggressiva e ossessiva (ben 15 falli di media a partita, 5 in più di qualsiasi altro team), sia portando copertura costante – attraverso uno dei due mediani o uno dei due terzi- sull’uscita da parte del centrale sull’attaccante. Il ogni caso difficilmente gli avversari riescono a far arrivare la palla alle punte se in campo ci sono i due centrocampisti Norwood e Fleck, veri e propri costruttori e distruttori di gioco.
FASE DI NON POSSESSO
In FDNP lo Sheffield si compatta in maniera impressionante alternando un 4-4-2 se gli avversari partono dal basso, a un 5-3-2 quando la squadra contro riesce a superare il centrocampo.
Nel momento in cui parte il pressing dalla 3/4, uno dei terzini attacca sempre il portatore sulla fascia con i restanti 4 difensori pronti a muoversi in linea stringendosi; allo stesso tempo i due attaccanti – coadiuvati dal trequartista – formano un blocco su qualsiasi passaggio verso il regista avversario, mettendosi in posizione per chiudere anche i terzini se necessario. I due centrocampisti centrali dietro congestionano ulteriormente il centro del campo, impedendo passaggi semplici. Accade anche che sia il centrocampista centrale Fleck a dettare i tempi alzandosi e ampliando da 3 a 4 i giocatori in pressione iniziale, ma questo è un discorso attuabile solo in mancanza di un trequartista nella squadra avversaria. La linea difensiva in questa situazione specifica è sempre molto alta e allineata, la squadra infatti si dispone in 40 metri di campo.
Se, invece, la prima pressione non va a buon fine e si supera la metà campo, lo Sheffield si chiude subito a riccio. È così che si forma un insolito 5-4-1 con uno degli attaccanti (di solito la seconda punta McGoldrick) che torna a centrocampo a supporto, lasciando l’esperto Billy Sharp come riferimento per il contropiede. Nei pressi dell’area, quindi, i difensori si danno grande aiuto l’uno con l’altro attuando sistematicamente una diagonale corta, specie i 3 centrali: i meccanismi del trio sono ben oleati, tanto da formare insieme ai due terzini – anch’essi abili nell’accorciare e stringere – una cerniera molto difficile da aprire.
È facile intuire quindi che il centrocampo dello Sheffield in ogni momento della FDNP tende ad essere in linea, con i due centrali sempre pronti in pressione e il trequartista pronto a fare l’elastico sia per disturbare il regista avversario, sia per preparare il contropiede.

TRANSIZIONE POSITIVA
Nel momento in cui lo United torna in possesso palla, le scelte hanno tre logiche: la prima spesso è quella di servire il trequartista per trovare nello spazio Sharp o McGoldwick, azionando così la ripartenza. Non è una utopia però usare la seconda opzione, ossia una costruzione ragionata dal basso cercando di sviluppare la solita rete di passaggi laterali. La terza scelta contempla invece un passaggio diretto a una delle due punte, in particolar modo Sharp – il finalizzatore della squadra -, molto bravo nello scattare sul filo del fuorigioco.
PUNTI DI FORZA
- Grande duttilità tecnico-tattica
- Grande facilità di palleggio
- Organizzazione di gioco
- Imprevedibilità offensiva
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Carenza di alternative in panchina
- Scarsa struttura fisica a centrocampo
- Totale dipendenza dai gol delle punte