Con l’addio di Koeman, il Southampton (dopo un ottimo sesto posto con tanto di qualificazione in Europa League) decide di affidare la propria guida tecnica al francese Claude Puel. Per lui un importante passato da calciatore con la maglia del Monaco, indossandola per quasi vent’anni, sette dei quali sotto la guida di Arsène Wenger. Inizia la sua carriera da allenatore proprio nel Principato, dove nel 2000 vi vinse Campionato e Supercoppa di Lega. Successivamente, dopo aver allenato tre tra le squadre più forti di Francia (Lille, Lione e Nizza), arriva per lui l’opportunità di apporre il proprio marchio calcistico in Premier League, appunto nel Southampton. Un club da una filosofia ben delineata: costruire una prima squadra composta da tanti giocatori della propria Accademia, sicuramente una delle più proficue e avanzate di Inghilterra. In grado di produrre talenti come Gareth Bale, Theo Walcott e Oxlade-Chamberlain, tanto per citarne alcuni.
All’inizio della stagione non sono state poche le difficoltà incontrate da Puel, il quale decise di adottare un sistema di gioco che coinvolgeva quattro centrocampisti centrali posizionati a rombo e due attaccanti di ruolo, con l’obiettivo di consolidare costantemente il possesso creando densità centrale e dominare territorialmente l’avversario. Ma questo limitava i suoi giocatori nel creare superiorità numerica, riducendo dunque la possibilità di risultare imprevedibili per gli avversari. Ciò ha convinto il tecnico francese a cambiare definitivamente sistema di gioco, dove il fine adesso è quello di sfruttare l’ampiezza utilizzando due esterni offensivi con una sola punta di ruolo, senza comunque rinunciare al trequartista, capace in fase difensiva a dare mano alla linea mediana di squadra in situazioni di emergenza. Tale variazione ha portato al Southampton ad avere finalmente continuità di prestazioni e risultati, e attualmente occupa la nona posizione in classifica. Arrivando anche alla finale di EFL Cup a Wembely, arrendendosi al Manchester United di Josè Mourinho.
FASE DI POSSESSO
Costruzione
In fase di costruzione, si formano dei triangoli tra i giocatori per offrire al portatore di palla maggiori soluzioni. Il compito di dettare i tempi di gioco è affidato ad uno dei due mediani che si abbassa, spesso Romeu, che di fatto è colui ad aver completato più passaggi all’interno della squadra fino ad ora, sebbene quest’ultimo abbia maggior qualità nella fase di interdizione; invece l’altro mediano si alza muovendosi in zona luce. Nella circolazione bassa vengono coinvolti molto spesso anche i due centrali difensivi ed il portiere, mentre uno dei due terzini (Cèdric) rimane basso per partecipare alla manovra e l’altro (Bertrand) si alza per attaccare la profondità qualora venga saltata da parte dei compagni la prima linea di pressing avversaria.
Fase di sviluppo
Una volta trovatosi nella metà campo avversaria, il Southampton sviluppa la propria trama offensiva giocando prevalentemente sulle corsie laterali. I due esterni offensivi, dotati di un ottimo dribbling e tecnica individuale si accentrano, per permettere ai rispettivi terzini di avanzare lungo la fascia e metterli in condizioni di crossare, fondamentale in cui eccellono particolarmente. Tadic, il trequartista, ha il compito di svariare su tutto il fronte offensivo, per aiutare gli esterni nel lato forte andando ad attuare il gioco di catena con passaggi a muro, al fine di creare superiorità numerica appunto sulle fasce laterali.
Fase di rifinitura e finalizzazione
Per arrivare al goal i Saints, oltre appunto a ricorrere spesso sugli esterni, si affidano alle capacità tecniche e all’intelligenza calcistica di Tadic; non a caso il serbo è colui ad aver creato più occasioni per la squadra e ad aver realizzato più assist fino ad ora.
Una volta giunti sulla trequarti avversaria, Gabbiadini attacca quasi sempre la profondità alle spalle della difesa, sfruttando appunto le ottimi doti da passatore da parte di Tadic.
Sulle fasce laterali, almeno quattro giocatori attaccano l’area di rigore avversaria: oltre ovviamente a Gabbiadini, anche Tadic e i due esterni offensivi vanno a sfruttare il cross da parte del terzino. Mentre il terzino opposto accompagna l’azione al limite dell’area per usufruire di un’eventuale respinta avversaria, e i due mediani attuano la difesa preventiva rimanendo bassi ad aiutare i due centrali difensivi.
FASE DI NON POSSESSO
Zona alta
Il Southampton non concede la prima costruzione avversaria, attuando un pressing alto e ordinato coinvolgendo tutti e quattro i giocatori offensivi. Il portatore viene immediatamente aggredito alto, al fine di togliergli tempo e spazio, mentre i compagni accorciano sui possibili ricevitori.
Zone medio-basse
Durante la fase difensiva, il Southampton si trasforma in un classico 4-4-2 con Tadic leggermente arretrato rispetto a Gabbiadini, i quali non partecipano attivamente alla medesima fase attuando un attacco preventivo per un’eventuale transizione offensiva. Si formano due linee: la prima composta dai centrocampisti, con gli esterni offensivi che si abbassano quasi in linea con i due mediani, posizionandosi dunque in maniera scaglionata; e la seconda attuata dai quattro difensori che giocano pressoché in linea tra loro, marcando a uomo gli attaccanti avversari presenti in area di rigore.
L’obiettivo in fase di non possesso è quello di non concedere la parte interna del campo agli avversari. Se ciò avvenisse, viene effettuato un pressing collettivo con un giocatore che aggredisce alto il portatore di palla ed un altro che copre le linee di passaggio, per ridurre lo sviluppo offensivo avversario. In particolare, nelle zone laterali vengono effettuati raddoppi sul portatore di palla da parte dell’esterno offensivo (Ward-Prowse) e dal mediano che agisce nella medesima zona (Davis).
Durante la transizione difensiva i Saints attuano una riaggressione alta per recuperare immediatamente il possesso, accettando il rischio di concedere il lato debole agli avversari.
Nella fase di non possesso, il giocatore chiave è sicuramente Oriol Romeu, di fatto colui ad aver effettuato più tackles per la squadra fino ad ora.
Un Southampton dunque che gioca un calcio aggressivo e offensivo, a cui non manca personalità, indipendentemente dalla forza degli avversari; anche se tale atteggiamento viene pagato contro le big del campionato. Infatti la formazione di Puel non è mai riuscita a vincere contro le squadre di alta classifica. Una formazione che spesso pecca di concentrazione e attenzione, soprattutto durante gli ultimi minuti gioco, dove sono stati tanti i goal subiti. Sicuramente l’età media molto giovane del gruppo incide tanto su un atteggiamento non sempre corretto nell’arco dei novanta minuti.