Il Lipsia è una squadra molto ben allenata dal suo coach (Julian Nagelsmann) che adotta un calcio primariamente offensivo, cercando di portare tanti uomini in attacco per sostenere la manovra. La loro prevalenza tattica è muovere il pallone velocemente, cercando di prendere di sorpresa il sistema difensivo dell’avversario e punirlo con scambi rapidi e precisi. Non disdegna anche un’ottima fase difensiva, tentando immediatamente la riconquista del pallone con un pressing volto totalmente ad annichilire l’avversario. Essa è una squadra dotata di non molta fisicità, a parte i suoi difensori centrali e l’attaccante che è abile soprattutto nel gioco aereo. Non ha elementi velocissimi (a parte qualche giocatore), ma sono soprattutto rapidi di pensiero e sul come gestire determinate situazioni, puntando tutto sulla velocità della trasmissione del pallone. Due difensori centrali (Upamecano e Mukiele) sono veloci e questo è un vantaggio soprattutto sul recuperare la loro zona per non essere imbucati dagli avversari, mentre Klostermann è uno che è più di posizione e aggressivo. Gli esterni hanno caratteristiche simili, molto portati al gioco offensivo, soprattutto Angelino che è scuola Manchester City, quindi riesce a giocare bene il pallone grazie al lavoro svolto con Guardiola. Haidara, invece, ha un passato da mediano, quindi sa giocare il pallone (infatti in questa partita è partecipe di qualche azione potenzialmente importante), ma è soprattutto abile nel recuperare e contrastare gli avversari. I centrocampisti sono bravi in entrambe le fasi, con un particolare focus su Adams che è lui che detta i tempi del pressing ed è un centrocampista molto aggressivo. I centrocampisti offensivi sono dotati di spiccate doti tecniche, con Olmo che ama spaziare su tutta la sua verticale e sostenere i movimenti degli altri due giocatori offensivi, Poulsen molto bravo soprattutto nell’attacco alla profondità e nel gioco aereo e Forsberg che è un giocatore molto tecnico. Nagelsmann è riuscito a trovare un modello di gioco che riesce ad esaltare e sfruttare al meglio gli stili dei propri calciatori.
SISTEMI DI GIOCO:
PRIMO TEMPO:
Base: 1-3-4-2-1
Fase di possesso: 1-3-5-2 / 1-3-1-4-2
Fase di non possesso: 1-4-3-1-2 / 1-5-4-1
SECONDO TEMPO:
Base: 1-4-2-2-2
Fase di possesso: 1-2-4-2-2
Fase di non possesso: 1-4-2-3-1
Bayer Leverkusen: 4-3-3: Hradecky; Lars Bender-Sven Bender-Tapsoba-Sinkgraven; Demirbay-Aranguiz-Wirtz; Bellarabi-Schick-Diaby
Lipsia: 3-4-2-1: Gulacsi; Mukiele-Upamecano-Klostermann; Haidara-Adams-Kampl-Angelino; Olmo-Forsberg; Poulsen
FASE DI POSSESSO
Come già intuito nella descrizione dei sistemi di gioco, assistiamo a due frazioni di gioco completamente diverse da parte del Lipsia.
PRIMO TEMPO
In fase di prima costruzione, il Lipsia cercava di alternare un’uscita bassa a quella con palla lunga. Con palla al portiere, i due difensori laterali si andavano a posizionare molto larghi, al limite dell’area di rigore, per cercare di offrire soluzioni di scarico a Gulacsi. Il difensore centrale, invece, effettuava un movimento che gli consentiva di mettersi alle spalle dell’avversario in pressione e in contemporanea si abbassava il play (Adams) più o meno sulla sua linea (soluzione che permette al Lipsia di avere un 2 vs 1 centrale). Data la difficoltà del Lipsia di poter costruire basso dal basso (dopo rarissime volte nei minuti iniziali che il portiere dirigeva il pallone ai difensori laterali) per colpa del pressing avversario, Olmo si abbassava nella propria metà campo in ampiezza sia per dare una soluzione in più e sia anche per portarsi via il marcatore, affinché l’attaccante centrale potesse andare ad attaccare lo spazio generato. Quando si pescava l’esterno, il Lipsia dava vita a degli sviluppi sul lato con i principi di gioco del terzo uomo, o eludeva la pressione avversaria con triangolazioni rapide e molto precise (tramite la catena composta da CO-CC-Esterno). Nei primi minuti il Lipsia era in grado di dare molto fastidio al Leverkusen con questi scambi velocissimi sull’esterno, anche grazie al lavoro dell’attaccante centrale che teneva molto impegnati i due centrali di difesa avversari non facendogli permettere una scalata pulita sull’esterno. La ricerca del terzo uomo è una costante, soprattutto tramite l’utilizzo della catena laterale (poi l’esterno opposto dava ampiezza sul lato debole, anche se il cambio gioco è una giocata che non preferiscono attuare). I centrocampisti non agivano mai sulla stessa linea ed erano piuttosto scaglionati, in quanto il pressing ultraoffensivo del Leverkusen doveva andare disperso. Quindi tramite lo sviluppo laterale, il Lipsia in rare volte che è andato a rifinire l’azione, cercava sempre di andare ai cross bassi sul rimorchio (spesso uno dei centrocampisti offensivi) per tentare la conclusione in porta. Quando non si riusciva a costruire basso, Gulacsi andava sempre al rilancio lungo verso l’attaccante centrale, con i due centrocampisti offensivi pronti subito ad attaccare la linea difensiva in profondità e il CC (Kampl, visto che Adams era più arretrato) si posizionava al sostegno per ricevere un possibile colpo di testa. Da una delle tante costruzioni lunghe, nasce il gol dell’1-0 del Lipsia, in quanto Poulsen è riuscito a difendere il pallone alto centralmente e a rifinire l’azione per Forsberg che aveva attaccato lo spazio. Lo svedese ha vinto l’1vs1 con un ottimo dribbling e ha calciato sotto la traversa. Dopo l’ingresso di Sorloth al posto di Poulsen, intorno alla metà del primo tempo, la costruzione lunga era applicata sempre, per sfruttare al massimo le qualità fisiche dell’attaccante. La zona preferita per il rilancio era quella di centrosinistra, molto probabilmente per vincere i duelli aerei più facilmente contro i fratelli Bender.
SECONDO TEMPO
nella seconda frazione di gioco, il Lipsia ha cambiato il suo sistema iniziale passando dall’1-3-4-2-1 all’1-4-2-2-2 dopo l’ingresso di Hwang al posto di Kampl, così da spostare Angelino e Mukiele nei ruoli di esterni bassi e Adams e Haidara ad agire al centro del campo. Gli effetti del cambio si notano subito, in quanto il Lipsia dopo che non riusciva a costruire, come voleva, l’azione dal basso, stavolta ha cominciato la fase di possesso secondo le sue preferenze. In fase di costruzione (rimessa dal portiere), il Lipsia schierava i due difensori larghi fra di loro in area di rigore, mentre i due terzini rimanevano ampi in una zona ibrida e il play (Adams, come nel primo tempo) si abbassava per dare un aiuto in uscita. L’obiettivo era la costruzione del rombo per mettere in mezzo gli avversari e quindi creare una superiorità numerica per uscire sul lato forte. Infatti il portiere riprendeva il gioco vedendo subito se c’era la possibilità di passare ai terzini, in caso di linee di passaggio chiuso, egli passava al DC e qui avveniva la creazione del rombo (DC-DC-Terzino di parte-Play) con superiorità numerica effettuata con un 4 vs 3 e l’esterno basso poteva dunque avanzare sul lato forte, sviluppando immediatamente l’azione.

Quando capitava che il terzino risaliva il campo palla al piede, il Lipsia riusciva ad effettuare le sue giocate classiche, sfruttando maggiormente il cambio di sistema di gioco per mettere di più in crisi il sistema difensivo avversario. Oltre alle giocate del primo tempo (ricerca del terzo uomo sul lato, triangolazioni rapide e precise e riuscire a portare densità in zona palla per aumentare le possibilità di avanzare), stavolta la squadra è riuscita a prendere le misure per attuare altre due loro costanti di gioco. Una di esse è: uno dei CO che viene in contro (ciò avveniva perlopiù a destra, sfruttando Olmo che spazia sempre sulla sua verticale) portandosi appresso il suo marcatore e AC che attacca la profondità alle sue spalle. Così facendo si poteva sfruttare l’attacco diretto per la risalita rapida del pallone.

L’altra giocata è: uno degli AC che viene in contro allargandosi e CO che si butta nello spazio centrale, effettuando una sorta di scambio di posizione (questa giocata avveniva perlopiù a sinistra sull’associazione Sorloth-Forsberg). Non disdegnava neanche la costruzione lunga, per sfruttare ancora le qualità di Sorloth visto che c’era la situazione di un 4 vs 4 fra i giocatori offensivi e la linea difensiva avversaria. In zona di rifinitura, soprattutto in questo secondo tempo, si poteva trovare con facilità i due CO (che si muovevano con inserimenti convergenti) e un AC che riuscivano ad effettuare passaggi e sponde rapide in zona centrale, soprattutto cercando di allargare il gioco sull’esterno per finalizzare con i cross (il Lipsia portava almeno 4 uomini ad attaccare questa situazione), oppure con triangolazioni rapide con imbucate verso i tagli degli attaccanti.
La fase di transizione positiva scaturiva con l’immediata ripartenza una volta recuperata palla, visto che la maggior parte dei palloni conquistati è avvenuta nella metà campo avversaria con tanti uomini nella zona del pallone. C’è stato subito un istantaneo cambio di atteggiamento, con i giocatori che subito passano dalla mentalità difensiva a quella offensiva. Solitamente il primo pensiero è cercare in maniera immediata la verticalizzazione sull’AC che girava di sponda per l’inserimento di un compagno di squadra. Spesso anche Upamecano sfruttando la sua aggressività, dopo aver anticipato o contrastato il suo diretto avversario, si lanciava palla al piede verso la porta avversaria, sfruttando le distanze lunghe degli avversari.
FASE DI NON POSSESSO
La fase di non possesso, a differenza di quella di possesso, non presenta chissà quanti e quali diversità fra i due tempi di gioco. Solo pochi accorgimenti diversi nella prima pressione, ma sempre con lo stesso fine. Nel primo tempo, la fase di non possesso iniziava con l’AC che si abbassava andando a stare fisso sul play avversario (Aranguiz, dato che era lui il primo riferimento del centrocampo scaglionato del Leverkusen), mentre i due CO si alzavano per iniziare il pressing ultraoffensivo che caratterizza questa squadra. Il primo pensiero è indirizzare l’avversario sull’esterno, date anche le marcature che avvenivano a uomo (interno sulla mezzala e AC sul play) e dal lavoro del CO opposto che chiudeva la linea di passaggio per il centrocampista dall’altro lato del Leverkusen, mentre l’altro CO andava in pressing sul DC portatore di palla. Quando l’obiettivo era portato a buon fine, iniziava il pressing del Lipsia finalizzato poi ad invitare gli avversari nel traffico sul lato dove avevano maggiore densità di uomini (grandissimo lavoro dei centrocampisti), in cui c’era più possibilità di recuperare la palla. Oppure lo scopo era di costringere il Leverkusen a girare palla in difesa per poi rinviare lungo, con palloni di facilissima lettura per la linea difensiva. Quando il Leverkusen veniva portato sull’esterno, si avviava il pressing uomo su uomo del Lipsia con i due CO sui DC avversari, interno di centrocampo opposto che andava sulla mezzala ed esterno sul lato debole sul terzino dalla sua parte di campo. Nel secondo tempo è cambiato leggermente il pressing, con l’ACS che rimaneva vigile nella zona del DC non portatore di palla, l’ACD fisso su Aranguiz e CO lato palla con il corpo orientato già per la pressione sul terzino che sta per ricevere palla.

Quando gli avversari avevano l’occasione di filtrare centralmente, i due centrocampisti compievano movimenti opposti (quello di parte saliva in pressione, mentre l’altro si abbassava per dare copertura alla linea). Quando il pallone viaggiava verso l’esterno, soprattutto nel secondo tempo, i due centrocampisti insieme a quelli offensivi riuscivano ad aiutare il terzino per andare a raddoppiare la marcatura sull’ala avversaria, oppure a pareggiare numericamente gli uomini sul lato, grazie ad uno scivolamento sempre corretto e ad una ottima densità in zona palla. La linea difensiva è molto aggressiva, su palla laterale si è comportata andando a chiudere la diagonale, giocava alta in orientamento del pallone tranne quando aveva l’uomo nella zona, dove i difensori attuavano una marcatura molto stretta, cercando sempre l’anticipo sul diretto avversario (infatti Upamecano ha rotto spesso la linea uscendo sull’AC). Cercavano sempre di portare almeno due linee di copertura, con i centrocampisti in pressione, i terzini/esterni in zona ed i difensori centrali pronti a scappare all’indietro per togliere la profondità (grazie a questo atteggiamento, riuscivano sempre ad avere ottime letture sull’attacco diretto dell’avversario). La linea difensiva ha mostrato qualche problema a difendere all’altezza della propria area di rigore, soprattutto quando i centrocampisti non potevano arretrare per dare più copertura.
La fase di transizione negativa avveniva con un pressing asfissiante, anche grazie alle marcature preventive portate quando la squadra attaccava. Infatti arrivando con tanti uomini in zona palla è molto più facile tentare la riconquista del pallone ed il Lipsia essendo una squadra molto abile e organizzata in questo, riusciva quasi sempre a recuperare il pallone nel minor tempo possibile se l’avversario si trova in inferiorità numerica. Proprio la superiorità numerica era possibile grazie all’ottimo lavoro dei centrocampisti che avevano il compito principale di sostenere la manovra dei 4 giocatori offensivi (nel secondo tempo), essendo già pronti a chiudere le linee di passaggio avversarie.
ANALISI SWOT
Punti di forza:
- Pressing molto preciso e organizzato
- Riuscire a mantenere la calma in qualsiasi situazione di gioco
- Facilità di alternare gioco lungo a gioco corto e lasciare dei dubbi agli avversari sul come andare a prenderli
- Imprevedibilità in zona offensiva con molti giocatori di qualità che possono innescare la giocata giusta al momento giusto
- Velocità e ottima fluidità della manovra
Punti deboli:
- Con la difesa a 3 hanno mostrato dei problemi in fase di costruzione bassa sul pressing ultraoffensivo dell’avversario
- Sorloth ancora un po’ grezzo nel meccanismo della squadra sul gioco corto
- Linea difensiva che mostra qualche problema di lettura quando difende all’interno dell’area di rigore o nei suoi pressi