INTRODUZIONE
L’Udinese ha totalizzato 28 punti in 26 gare giocate fino a questo momento, si trova in 14° posizione in classifica, realizzando 7 vittorie, 7 pareggi e 12 sconfitte. Da quando Luca Gotti è diventato allenatore della squadra, i friulani hanno leggermente innalzato il proprio rendimento, passando da una media di 1,00 punti a partita fino a 1.133 a partita. L’obiettivo della società rimane quello di arrivare alla salvezza per la 25° stagione di fila. È, infatti, dal lontano 1995-96 che l’Udinese è in pianta stabile nella massima serie.
Luca Gotti, ha debuttato come Head Coach in Serie A proprio il 1° novembre 2019, sostituendo Igor Tudor, dopo aver fatto parte dello staff di quest’ultimo come allenatore in seconda. Seppur l’attuale tecnico friulano, per settimane, ha sempre stentato nel sentirsi stabilmente il capo allenatore dell’Udinese, la società bianconera ha insistito molto perché lui restasse alla guida della squadra, puntando sulla sua storia fatta di tantissimi anni di esperienza come vice allenatore di coach del calibro di Roberto Donadoni e lo stesso Igor Tudor. Nell’annata 2018/19 ha anche avuto un ruolo di collaboratore tecnico al Chelsea con Maurizio Sarri.
L’ impronta che Gotti ha voluto dare alla sua squadra è ben precisa. L’Udinese è una squadra molto fisica, con giocatori ben strutturati e con una altezza media di 185 cm. È importante sottolineare come, il tecnico dei friulani, stia cercando di sfruttare al meglio le qualità dei propri calciatori, portando l’Udinese ad esprimere le proprie caratteristiche fisiche-strutturali per scardinare le difese avversarie. Questo avviene grazie a giocatori abili sulle palle aree nella zona centrale, ma di “gamba” e con grande resistenza sulle corsie laterali. A testimonianza di questo, l’Udinese è la quarta squadra in Serie A che effettua più cross, con il suo attaccante Stefano Okaka, che è in seconda posizione per numero di goal realizzati di testa in questa stagione nel campionato di Serie A. Da quando è iniziato il 2020 l’Udinese ha giocato fin ora 9 gare, in cui ha cambiato pochissimo la propria formazione titolare: fra i pali troviamo Juan Agustin Musso. I tre difensori centrali sono Rodrigo Becao, Troost-Ekong e Nuytinck (il solo De Maio è risultato essere una sporadica alternativa ad uno di questi), a centrocampo, sugli esterni viaggiano Stryger Larsen sul lato destro, e Sema sul lato sinistro (con il solo Ter Havest a dare una boccata d’ossigeno ad uno dei due, da subentrante). Il mediano della squadra è Rolando Mandragora e le due mezzali sono Rodrigo De Paul e Seko Fofana (il centrocampista Mato Jajalo si è alternato nel sostituire uno di questi centrocampisti a partita in corso). In avanti, la coppia d’attacco titolare è Lasagna-Okaka, che sta trovando la giusta intesa con il passare delle gare.
Verrà analizzata la partita di campionato fra Udinese-Verona del 16/02/2020, conclusasi sullo 0-0.
SISTEMI DI GIOCO
- Sistema di base: 1-3-5-2
- Sistema in fase di Possesso: 1-3-1-4-2
- Sistema in fase di Non Possesso: 1-5-3-2
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso l’Udinese, seppur posizionando i 3 difensori centrali inizialmente all’interno dell’area di rigore, per tentare una costruzione dal basso, utilizza molto di più il lancio diretto verso gli attaccanti. Infatti, il portiere Musso cerca spesso e volentieri il rinvio lungo a “pescare” il terminale offensivo Stefano Okaka (ATT), con l’intera squadra che si alza, accompagnando di conseguenza il rinvio. La linea difensiva si muove, così, verso la zona di metà campo, compattando i reparti e guadagnando metri, allontanandosi dalla zona pericolosa, e garantendo quindi alla squadra duelli improntati sulla riconquista della “seconda palla”.
Se, come detto, Okaka è impegnato nel duello aereo, Kevin Lasagna (ATT) si muove attaccando lo spazio alle sue spalle per ricevere una possibile sponda aerea dal suo compagno di reparto. I centrocampisti esterni, a seconda della zona del campo dove viene lanciato il pallone, si muovono di conseguenza: l’esterno più vicino alla zona palla esegue un taglio in diagonale “da fuori – a dentro” (alle spalle di Okaka) per inserirsi tra le maglie della difesa avversaria. Quello dal lato opposto, invece, si sposta a posizionarsi quasi al fianco del mediano Mandragora, permettendo alle due mezzali di potersi ancor meglio “alzare” a sostegno di Okaka (ATT).

L’alternativa meno ricorrente è una costruzione dal basso dove, con palla al portiere, i due dei difensori centrali cominciano l’azione posizionandosi sui lati dell’area piccola. Quando l’Udinese costruisce dai centrali difensivi, lo fa trasmettendo loro il pallone dall’estremo difensore. Il gioco viene orientato poi sui lati del campo, dove viene premiato il movimento ad “abbassarsi” degli esterni di centrocampo o di una delle mezzali di riferimento che si “apre” per ricevere sulla linea laterale (con i “quinti” di centrocampo che a quel punto devono essere abili ad “alzarsi” costringendo gli esterni del Verona a marcarli), portando successivamente il pallone verso i movimenti in appoggio di uno dei due attaccanti.
Una volta raggiunti gli attaccanti, la squadra Friulana comincia a sviluppare delle buone trame di gioco alternando diverse soluzioni durante la gara. Fra queste a farsi preferire è la giocata da parte degli attaccanti diretta agli esterni Sema e Larsen (soluzione che può essere raggiunta anche con l’ausilio delle mezzali di zona, per mezzo di un passaggio in più). Qui viene fuori l’abilità dell’Udinese nel posizionare le mezzali in una zona che crea problemi agli avversari: sia Fofana (CCS) che, soprattutto Rodrigo De Paul (CCD), offrono una soluzione di passaggio verso l’interno del campo, lasciando libera la “trasmissione” sul cono luce che porta il pallone verso gli attaccanti, ma comunque creando il dubbio ai veronesi rivolto al chiudere l’una o l’altra linea di passaggio.
Quando il centrocampo dei veneti, prova ad oscurare il passaggio per vie centrali, la squadra di Gotti va alla ricerca degli 1vs1 esterni, con l’obiettivo di raggiungere la linea di fondo ed andare al cross per i propri terminali offensivi. L’area di rigore è riempita sempre di almeno 3 giocatori, con le due punte ed il centrocampista esterno opposto, che si inserisce per cercare di concludere in zona “secondo palo”. Il Verona difende spesso con tutti i suoi effettivi dietro la “linea della palla”, quindi l’Udinese modifica il proprio gioco avanzando Rodrigo De Paul e Fofana, posizionandoli alle spalle delle maglie del centrocampo veronese in “zona di rifinitura”. Questa situazione costringe i centrocampisti di Juric a schiacciarsi molte volte con la linea difensiva, evitando di creare spazi tra le linee, ed è così che i friulani sono liberi di innalzare il proprio baricentro, andando ad invadere la metà campo avversaria palla al piede con Rodrigo Becao (DCD) o Nuytinck (DCS), ricreando la parità numerica .

L’Udinese cerca di crearsi una “zona di rifinitura” dove servire una delle due mezzali o gli attaccanti, ma i veneti prestano attenzione particolare nel coprire le linee di passaggio centrali, per evitare qualsiasi “imbucata” in verticale da parte dei friulani. I bianconeri, comunque, provano ad alternare le proprie giocate per essere poco leggibili: si passa dalle fasce per “attrarre” ed “aprire” le maglie avversarie, per spostarsi poi centralmente verso gli attaccanti. Lasagna (ATT) ed Okaka (ATT) sono complementari, e molte volte si posizionano scaglionati, quasi in verticale, fra loro per dare maggiori soluzioni ai compagni, abili a servire loro palloni sui movimenti incontro o in profondità. Le punte provano spesso anche a duettare, con “esche” che creano qualche grattacapo alla difesa avversaria.
La mancanza di precisione della squadra di Gotti negli ultimi 20 metri, però, è un qualcosa che si evince abbastanza facilmente. Gli attaccanti, lavorando molto per la squadra, subiscono molti falli. (Okaka e De Paul su tutti) ed arrivano con poca lucidità in zona conclusiva. Si passa in poco tempo da una costruzione o sviluppo attraverso il mediano. Mandragora (MED), infatti, molte volte lascia la propria posizione, inserendosi negli spazi sguarniti ed avvicinandosi alla porta avversaria, cercando spesso anche la conclusione dalla distanza. Quando lo fa viene “coperto” da Fofana che prende il suo posto, ma non mancano disattenzioni che lasciano spesso sguarnita la mediana.
TRANSIZIONE POSITIVA
Un’arma importante dei friulani è quella di scatenare, una volta riconquistato il pallone, contropiedi veloci. In questo, il “maestro” nell’Udinese è sicuramente Kevin Lasagna (ATT), che con le sue abilità nello smarcamento preventivo, produce diverse occasioni per andare a finalizzare, ma anche solo per capovolgere il fronte, permettendo alla squadra di attaccare gli spazi profondi rimasti sguarniti dagli avversari. Altri giocatori sono comunque abili nell’accompagnare le ripartenze veloci, grazie alla loro grande corsa: Fofana (CCS), De Paul (CCD), Sema (CS) e Stryger Larsen (CD) su tutti.
Il primo passaggio effettuato dopo una riconquista del pallone è però spesso verso Stefano Okaka, importante per fungere da “comodino” attraendo gli avversari, che molto spesso si preoccupano di marcarlo preventivamente per poi ricorrere al fallo sistematico. Se si considerano la quantità di contropiedi prodotti durante la gara, si evincono ancor più le mancanze dell’Udinese in fase realizzativa.
FASE DI NON POSSESSO
Nella fase di non possesso l’Udinese si schiera spesso con tutti i giocatori all’interno della propria metà campo, prediligendo una fase di pressing medio/basso. Gli attaccanti Okaka e Lasagna si muovono scaglionati cercando, in molti frangenti, di schermare il passaggio verso il mediano avversario. I friulani compongono quindi una difesa a 5 uomini, con i centrocampisti esterni che si abbassano diventando veri e propri terzini. I tre centrocampisti sono, quindi, costretti a coprire l’intera larghezza del campo, ritrovandosi in inferiorità numerica rispetto agli avversari, con le mezzali costrette ad uscire verso l’esterno e spesso in ragionevole ritardo.
Quando la squadra è schiacciata, ed il pallone in possesso dei centrocampisti esterni avversari (Faraoni o Lazovic), con i tre attaccanti del Verona che si stringono lasciando libera la corsia laterale, l’Udinese sceglie una pressione verso il possessore con il proprio CS/D (Sema o Stryger Larsen). A quel punto la parte della restante difesa friulana scivola verso il lato palla, con il primo dei difensori centrali (DCS/D) di zona che si avvicina verso l’attaccante avversario, creando una linea di difesa a 4 uomini. La mezzala “lato palla” va comunque ad offrire il raddoppio al compagno in pressione sull’esterno: quando effettuato con i tempi giusti, questo costringe il possessore avversario a tornare indietro.

La squadra di Gotti, però, durante la tutta la gara spesso non riesce a creare i raddoppi, ma si limita ad arrivare all’1vs1 difensivo con i propri terzini.
L’Udinese ha, però, fatto del suo meglio contro un Verona che non possedendo la classica “punta centrale”, non offre punti di riferimento. Gli attaccanti veneti, infatti, spesso alternano movimenti diversificati e mai banali attorno al possessore. Qui i difensori bianconeri sono poco aiutati dai centrocampisti, durante inserimenti da dietro da parte degli avversari con giocatori che spesso galleggiano in “zona di rifinitura”, per poi attaccare improvvisamente la linea difensiva friulana. In questo deve migliorare la linea mediana di mister Gotti, che talvolta risulta “pigra” nell’assorbire o seguire gli inserimenti da parte degli avversari.
A ciò si aggiunge che sia De Paul (CCD) che Mandragora (MED), hanno spiccate caratteristiche offensive, ma diversi e chiari difetti in fase difensiva: seppur applicandosi molto, soprattutto il secondo dei due, si lascia troppo ingolosire nell’attaccare alcuni spazi in avanti in fase di possesso, lasciando sguarnita la zona di competenza. L’Udinese però è riuscita ad annullare le idee del Verona, non subendo alcuna rete.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Quando la squadra friulana perde il possesso del pallone, i tre difensori centrali scappano cercando di temporeggiare, per attendere il rientro dei centrocampisti, che avviene molte volte con colpevole ritardo. Una delle virtù trasmesse da Gotti, però, è l’aver imposto (e forse anche convito) l’importanza del “rincorrere” l’avversario ai propri giocatori. L’Udinese nelle sue gare riesce a ricompattare velocemente i reparti quando perde palla. Chiaramente se questo non può avvenire, uno dei tre difensori centrali va a cercare il fallo tattico.
I bianconeri mantengono sempre la superiorità numerica difensiva rispetto agli avversari, riuscendo ad evitare contropiedi pungenti e costringendo gli avversari a dover calciare dalla distanza in situazioni di contropiede.
SWOT
PUNTI DI FORZA
- Giocatori di grande struttura fisica, capaci di vincere la stragrande maggioranza dei duelli in campo e di offrire più soluzioni di gioco alla squadra.
- Grande applicazione nel “rincorrere” anche da parte di chi ne ha meno nel proprio DNA, rendendo la squadra “operaia” sotto tutti gli aspetti.
- Esterni molto abili a coprire l’intera fascia laterale arrivando spesso al cross. L’Udinese è la terza squadra che effettua più cross in Serie A.
Giocatore Chiave: Rodrigo De Paul. Un giocatore di grande qualità, destinato a calcare palcoscenici importantissimi. Negli ultimi tempi è migliorato molto nella fase di non possesso, offrendo un contributo importante alla squadra anche senza la palla fra i piedi. Le sue abilità di inserimento, nell’assist per i compagni e nel tiro dalla distanza, lo rendono uno dei migliori giocatori del campionato italiano per rendimento. De Paul è in pianta stabile nella top 10 dei giocatori per “passaggi-chiave” in Serie A.
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Giocatori di centrocampo che, seppur applicandosi, lasciano molti spazi in zona di rifinitura. Molte volte si lasciano “ingolosire” dalle situazioni, lasciando sguarnita la zona di competenza.
- La qualità di gioco della squadra, può migliorare, soprattutto nella propria metà campo, dove il palleggio è quasi inesistente.
- I raddoppi sugli esterni in fase di non possesso, diverse volte non avvengono, questo per via del sistema di gioco che, con i soli 3 centrocampisti non riescono per tutta la gara a scivolare sui lati del campo verso i possessori.
- Gli attaccanti sprecano troppo in fase realizzativa, per via di un gioco che crea loro un dispendio fisico importante. Con costruzione diretta in meno si potrebbero risparmiare energie agli attaccanti, che arriverebbero più lucidi in fase realizzativa.
- Si passa troppo poco attraverso i mediano e questo non offre una buona alternativa alle giocate dirette per gli attaccanti o al gioco sugli esterni.