BELGIO
Il Belgio, allenato da Marc Wilmots, è frutto di una riforma dei settori giovanili avvenuta a livello federale negli scorsi anni. E’ una squadra che ama avere il controllo della partita e della palla. Di base è un 4-3- 3, ma l’influsso del calcio totale si sente e la tecnica dei calciatori in squadra permette ai diavoli rossi di esprimere un gioco votato all’attacco e assai piacevole. I pericoli più grandi possono provocarli grazie alle verticalizzazioni improvvise e ai movimenti ad attaccare la profondità delle ali. Lukaku è una punta di movimento dal fisico possente e con un’intelligenza tattica sopra la media, viene servito spesso con cross e traversoni dal fondo e dalla ¾ offensiva. Attenzione ai tiri da fuori area, gli specialisti sono molti: Nainggolan, Vertonghen, De Bruyne, Mertens. Ma se il Belgio ha nell’attacco e nel centrocampo il suo punto di forza, la difesa rappresenta il suo punto di debolezza: il principio della zona è applicato in maniera grossolana, la marcatura è superficiale, ne sono una dimostrazione i troppi goal subiti nelle recenti amichevoli. Avversari di media difficoltà.
SVEZIA
Messa alle spalle la partita contro il Belgio, l’Italia di Antonio Conte dovrà affrontare la Svezia di Erik Hamren, squadra sicuramente non eccelsa nelle individualità e nel modello di gioco. La fase di possesso si basa quasi completamente sul capitano Ibrahimovic, che compie costanti movimenti ad allargarsi sulla fascia sinistra, ad incrociare con l’esterno di centrocampo Forsberg, il quale viene a giocare al centro. Per Ibrahimovic sono i cross e i traversoni dalla 3/4. Ibra si dimostra anche molto pericoloso nel tiro da fuori. La Svezia, che di fatto si dispone in campo con un 4-4- 2, in fase offensiva passa ad un 4-3- 3 con gli attacchi alla profondità di un esterno di centrocampo (quasi sempre Forsberg, esterno sinistro). La fase difensiva dimostra diverse lacune: malissimo le marcature su azione e su calci piazzati, male anche il movimento della linea e i raddoppi sugli esterni tra centrocampista e terzino, soprattutto a destra.
IRLANDA
L’Irlanda di O’Neill è una squadra povera di talenti individuali che quindi fa del gruppo il suo punto di forza. Di base disposta con un 4-4- 1-1 che in fase offensiva diventa un 4-2- 3-1 con la sovrapposizione degli esterni di centrocampo che vanno a giocare da ali e spesso stringono al centro per permettere la salita del terzino di lato forte. Bene sui calci d’angolo a favore dove i saltatori tra i giocatori irlandesi non mancano: in rilievo la punta Long, il traquartista Hoolahan sui traversoni e il centrale di difesa Clark. I problemi giungono in fase difensiva, dove, a causa della grossa partecipazione della squadra alla fase offensiva, risultano spesso in inferiorità numerica e mal posizionati. Le transizioni difensive infatti non sono per nulla curate e le marcature sono approssimative. Avversari del tutto abbordabile per gli Azzurri.