Dimitri Payet nasce nell’Isola di Reunion, nella piccola città di Saint-Pierre, nel 1987. L’isola di Reunion è sotto la giurisdizione francese, nonostante disti dalla Francia più di quanto non lo faccia dall’Australia. Ogni cosa in questa isola, richiama alla Francia: le città prendono i nomi dei Santi più venerati in madre patria, i piccoli isolani giocano a calcio, sognando di fare come Zidane. Partire da una parte remota dell’Africa, e conquistare tutto, con la maglia blue.
C’è solo un modo per raggiungere Parigi, da Reunion, è quello di partire dal minuscolo aeroporto di Saint-Denis, la città più importante dell’isola.
Da Saint-Denis a Saint-Denis, dall’aeroporto di Reunion, al quartiere in cui è situato lo Stade de France, il luogo più importante del calcio francese; è così che potremmo riassumere la carriera di Dimitri Payet, l’isolano diventato fulcro del gioco della Francia, che proprio nello Stade de France ha sfiorato l’Europeo nella finale contro il Portogallo, lo scorso Luglio.
Caratteristiche tecniche
Payet non eccelle in nessuna caratteristica fisica in particolare: è alto 1,75, non ha grandi doti di accelerazione e velocità, non ha una grande forza fisica. I punti di forza del francese stanno tutti nella sua tecnica. Ogni volta che tocca la palla da la sensazione di poter inventare qualcosa che difficilmente qualcuno potrebbe prevedere; il controllo orientato è la forza principale del fantasista del West Ham, grazie a questa caratteristica, migliorata di anno in anno, è andato mano a mano a diventare il fulcro del gioco di ogni squadra in cui ha militato. Grazie alla sua velocità di pensiero, e d’azione, riduce i tempi di gioco, e ribalta le situazioni da difensive ad offensive in un attimo. A questo abbina una precisione nei passaggi che lo rende, da tre anni, uno dei calciatori più decisivi d’Europa, per tocchi e giocate nella trequarti offensiva. Ad oggi, con 46 passaggi chiave totali (4,2 a partita), è il calciatore che in Europa ha realizzato più passaggi che hanno portato un compagno a tirare in porta. L’anno scorso è finito secondo (4 passaggi chiave a partite), dietro solo a Mesut Ozil in questa speciale classifica, ma primo per cross a partita (3.1), mentre nel 2014-15, tenendo in considerazione solo il campionato francese, è stato il primo per passaggi chiave (3,6 a partita), cross (2,3 a partita) e per assist, 16 in totale (fonte whoscored.com).
Payet è considerato anche uno dei migliori tiratori di calci piazzati del mondo: dai calci d’angolo, alle punizioni dirette o indirette che siano, è lui il prescelto per tirarli, sia nel club che nella nazionale. Le sue capacità balistiche sono eccelse, nessun grande appassionato di calcio che ha visto i recenti Europei in Francia può dimenticare il gol che ha deciso la gara inaugurale, contro la Romania, un tiro a giro da fuori area, precisissimo e potentissimo, finito sotto il sette, e realizzato con il piede sinistro, in teoria piede debole del francese.
Payet al Marsiglia
Arrivato in Francia, dopo le esperienze con Saint-Etienne, e Lilla, Payet approda al Marsiglia. Una squadra con un passato glorioso, un tifo caldissimo, e un presente non proprio chiaro. Nel primo anno stenta ad emergere, ma è nell’annata 2014-15, con l’arrivo dell’allenatore rosarino Marcelo Bielsa, che il talento di Reunion, comincia ad affermarsi.
Payet diventa il trequartista che Bielsa, vuole, nel 3-3-3-1 quasi fantascientifico di marca bielsista, è lui il punto di riferimento offensivo dei compagni. Nella maggior parte delle azioni pericolose del Marsiglia, c’è lo zampino di Payet, è lui il punto di riferimento per Imbula, o Romao, quando l’azione parte dal rombo centrale che uno dei due mediani crea insieme ai difensori centrali. Il gioco di Bielsa prevede infatti che si verticalizzi subito per il trequartista, che grazie alle grandi doti tecniche, e al controllo orientato sempre effettuato in maniera perfetta, diminuisce i tempi di gioco, e cerca la verticalizzazione per la punta, o per le due ali.
Quando il Marsiglia di Bielsa decide invece di risalire il campo grazie alla creazione di catene laterali, per creare superiorità numerica e andare al cross, Payet è libero di svariare da destra a sinistra, per favorire gli scambi veloci con gli esterni o le ali. Nell’esempio sotto Payet si sposta verso destra, l’azione si svilupperà con degli scambi velocissimi fra lui e Thauvin, il quale tirerà in porta: sulla respinta, Gignac con un tap-in realizzerà poi lo 0-2.
“Potevo morire per Bielsa, solo con le parole riusciva a portarci in alto”
Il trequartista francese parlava così dell’allenatore ex-Newells, a fine stagione però, entrambi lasceranno il Marsiglia, ed ancora oggi nel gioco di Payet si rivedono riflessi di bielsismo: movimenti imparati grazie agli allenamenti estenuanti, e meticolosi, ma è cambiato qualcosa anche nel carattere fumantino del giocatore del West Ham, uno dei suoi pochi talloni d’Achille.
Il Marsiglia post-Bielsa verrà, a poco a poco, smantellato. Nessuno degli ex-Marsigliesi ha poi fatto così bene, una volta andato via dalla città francese: N’Kolou è andato al Lione, e gioca titolare con modesti risultati, Romao è andato a cercar fortuna in Grecia, il forte centravanti Gignac ha deciso di giocare in Messico, mentre André Ayew e Giannelli Imbula, per vie diverse, hanno scelto di replicare la rotta di Dimitri Payet, dalla Francia all’Inghilterra (uno, passando dal Portogallo), ma non convincendo mai. Tutti hanno deluso, tranne Payet.
Payet al West Ham
Da un rivoluzionario argentino, ad uno croato. Slaven Bilic comincia l’avventura, insieme a Payet, nell’ultimo anno del West Ham al Boleyn Ground. In molti in Europa si chiedono come abbia fatto un club di metà classifica come gli Hammers, ad attrarre un calciatore di tale classe, ad un prezzo tutto sommato basso (15 milioni di euro). Bilic fin da subito si rende conto dell’importanza del francese, e lo inserisce subito nel suo habitat naturale, la trequarti offensiva.
Dopo tre mesi di incanto, ma anche di difficoltà, Payet si infortuna alla caviglia, e rimane lontano dai campi per 3 mesi. Nelle prime partite il francese si fa notare per le doti di dribbling, ma soffre molto le difese chiuse, e gli interventi duri dei difensori britannici. Così al suo ritorno Bilic prova la svolta: sposta Payet a sinistra, per cercare di sfruttare le sue doti balistiche, e per cercare di mettere più cross possibili sulla testa di Carroll.
Il centravanti inglese ne giova subito, così come tutto il West Ham, che vola. A fine stagione gli Hammers arrivano settimi, e tornano in Europa dopo 10 anni. L’esperienza dei preliminari di Europa League, persi contro l’Astra Gurgiu, sta ancora pesando psicologicamente sulla brutta stagione del West Ham, ma non su Payet, che continua a viaggiare con medie altissime, nelle statistiche sulle quali da sempre primeggia.
A livello tattico ancora oggi Bilic preferisce schierare Payet come esterno offensivo, anche se, da qualche settimana ha adottato un 3-4-3, con Payet schierato nel tridente offensivo, nella parte sinistra.
In fase di possesso il francese svolge un doppio ruolo: va spesso a prendere la palla molto sull’esterno, e a scambiare con l’esterno sinistro difensivo, per poi provare il cross o il passaggio filtrante per la punta e gli interni di centrocampo, e molte volte gioca più vicino alla punta, piazzandosi nello spazio fra l’esterno e la punta, per cercare di creare superiorità numerica con i suoi dribbling, o tentare il tiro da fuori.
Tuttavia non è raro trovare Payet anche in posizione più arretrata, a centro del campo, e di conseguenza a centro del gioco, quasi come un riflesso dei suoi tempi al Marsiglia. Sembra che Bilic utilizzi il nazionale francese come il suo deus ex-machina, di conseguenza lo sposta quando può, ma non lo incatena tatticamente ad una sola posizione sul campo, lasciando libero di esprimersi ovunque lui voglia.
Cosa che, però, crea uno scompenso in fase di non possesso nello schieramento degli Hammers. La formazione londinese usualmente si dispone con un 5-4-1, e difende con il baricentro molto basso, viste le caratteristiche dei difensori centrali di cui dispone, di sicuro non adatti a rincorrere l’avversario a palla scoperta. Payet è spesso pigro nel rientrare in posizione in transizione negativa, e lascia grossi spazi alla manovra degli avversari, inoltre, per caratteristiche tecniche, non eccelle nel tackle e nel contrato, quindi anche quando si trova in posizione, non fa altro che mantenerla, senza provare ad anticipare l’avversario.
Al di là dei difetti che evidenzia in fase di non possesso, della poca predisposizione alla fase difensiva, è evidente il fatto che Dimitri Payet sia l’unica ancora di salvezza del West Ham di quest’anno, il faro che irradia la luce che tutta la squadra può seguire se vuole salvarsi con tranquillità, e non soccombere nell’autolesionismo. Un giocatore insostituibile, che farebbe comodo a squadre più blasonate, o che lottano per obiettivi più importanti.