SISTEMA DI GIOCO
Di Base Offensivo Difensivo
4-4-1-1 2-3-2-2-1 4-4-2
INTRODUZIONE
L’Atletico Madrid adotta un sistema di gioco di base di tipo 4-4-1-1. Davanti al portiere Oblak (alto, bravo nelle uscite, ottimi riflessi), i due difensori centrali sono Savic (roccioso, forte fisicamente, piede destro) e Felipe (bravo di testa, buona tecnica di base); i due esterni bassi sono solitamente Trippier (a destra) e Renan Lodi (a sinistra). A schermo davanti alla difesa giocano i mediani Thomàs e Koke, il primo più di quantità il secondo più di qualità. Gli esterni alti sono Correae Saùl (quest’ultimo si scambia spesso la posizione con Koke), mentre in attacco c’è il trequartista Joao Felixa sostegno della prima punta Diego Costa. Questo sistema di gioco con questi uomini è stato adottato nella partita oggetto di questa analisi, ossia l’ottavo di finale di ritorno di Champions League contro il Liverpool, giocato ad Anfield lo scorso 11 marzo.
TABELLINO
LIVERPOOL-ATLETICO MADRID 2-3 D.T.S.
Liverpool (4-3-3): Adrian; Alexander-Arnold; Gomez; Van Dijk; Robertson; Henderson (106’ Fabinho); Wijnaldum (106’ Origi); Oxlade-Chamberlain (81’ Milner); Salah; Mané; Firmino (111’ Minamino). All. Jurgen Klopp.
Atletico Madrid (4-4-2): Oblak; Trippier (99’ Vrsaljko); Savic; Felipe; Renan Lodi; Saul; Koke; Thomàs; Correa (106’ Gimenez); Joao Felix (103’ Morata); Diego Costa (56’ Llorente). All. Diego Pablo Simeone.
Arbitro: Makkele (NED)
Gol: 42’ Wijnaldum (L), 94’ Firmino (L), 97’ e 105+1’ Llorente (A), 120+1’ Morata (A)
Assist: Oxlade-Chamberlain (L, 1-0), Joao Felix (A, 2-1), Morata (A, 2-2), Llorente (A, 2-3)
Note: Recupero: 1+2 nei tempi regolamentari, 2+3 nei tempi supplementari. Ammoniti: Alexander Arnold (L), Morata e Saul (A).
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso la squadra madrilena si dispone in campo con un sistema di gioco di tipo 2-3-2-2-1, con i due difensori centrali Felipe e Savic a comporre la linea difensiva; Trippier,Renan Lodi e Thomàs (mediano 1) a centrocampo; Koke (mediano 2)e Saul sulla trequarti, dietro al tridente formato da Joao Felix, Correaed il più avanzato Diego Costa.

Nel secondo tempo e durante i supplementari sono state effettuate diverse sostituzioni ed il sistema di gioco, al fine di proteggere il risultato, è diventato più difensivo: Llorente ha preso il posto di Diego Costa, Vrsaljko quello di Trippier, Morataquello di Joao Felixe Gimenez quello di Correa. Quest’ultima sostituzione, avvenuta all’inizio del secondo tempo supplementare, ha portato l’Atletico Madrid a giocare con un 5-3-2 iper-prudente.
In fase di possesso l’Atletico Madrid cerca la costruzione dal basso solo se non subisce il pressing alto della squadra avversaria. In caso contrario la costruzione è diretta, ma il fine che persegue la squadra di Simeone è sempre lo stesso: cercare nella maniera più rapida possibile di verticalizzare verso la prima punta, il trequartista, o uno dei due esterni alti. L’Atletico dunque predilige il gioco in verticale al reiterato possesso palla.
Costruzione: in questa fase, se la squadra avversaria porta la pressione alta la costruzione dell’Atletico Madrid è diretta: uno dei due difensori centrali, o direttamente il portiere, scavalca il centrocampo con un lancio lungo per la prima punta di peso, Diego Costa. In alternativa, si cercano i due esterni alti, Saul e Correa,che in smarcamento preventivo si piazzano larghi sull’esterno per ricevere il pallone. Nel caso in cui invece non ci sia pressing offensivo, la squadra madrilena costruisce dal basso: i due terzini Trippier e Renan Lodi salgono sulla linea di uno dei due mediani, che si incarica di ricevere il pallone dai difensori centrali (Savic e Felipe).
Sviluppo: il centrocampo a due è leggermente scaglionato: uno dei due mediani si abbassa per dialogare con il reparto arretrato, prima con i difensori centrali, poi con gli esterni bassi che si sono piazzati sulla sua stessa linea. Di solito questo compito spetta a Thomàs, vero e proprio schermo davanti alla difesa, che offre sempre un comodo appoggio nel caso in cui la manovra non trovi sbocchi offensivi. Spesso accade che anche il trequartista Joao Felix, o uno dei due esterni alti, si abbassi sulla linea mediana per partecipare allo sviluppo dell’azione.

Rifinitura: L’Atletico Madrid è solito portare pochi uomini in zona offensiva. Il gioco difensivo e verticale dei madrileni ha come obiettivo quello di recuperare il pallone ed effettuare il minor numero di passaggi possibili per mettere i propri giocatori davanti al portiere. L’uomo più pericoloso è senza dubbio Joao Felix, bravo a smarcarsi e a farsi trovare tra le linee, in modo da poter imbucare per la punta Diego Costao per i due esterni alti Saul e Correa. Questi ultimi due giocatori sono importanti anche quando non ricevono palla, dato che con il loro smarcamento preventivo verso l’esterno creano spazi dove può agire Joao Felix o chiunque altro vada ad occupare la rifinitura.
Finalizzazione: per concludere l’azione la formazione di Simeone preferisce il passaggio filtrante alle spalle della difesa avversaria rispetto al possesso palla prolungato. Anche il tiro da fuori area è un’opzione spesso utilizzata dalla squadra madrilena, come in occasione dei due gol di Llorente contro il Liverpool. L’uno contro uno ed il cross dalla fascia è invece una scelta secondaria, esplorata solo quando le vie centrali sono intasate.
TRANSIZIONE POSITIVA
Nel momento in cui recupera il pallone l’Atletico Madrid predilige il gioco in verticale rispetto al consolidamento del possesso palla. Quando il recupero avviene nella propria metà campo la squadra cerca subito il contropiede imbucando per la prima punta o servendo il trequartista (Joao Felix). Quando invece riconquista il possesso nella metà campo avversaria la squadra cerca a muro Diego Costa, o il trequartista, oppure uno dei due esterni alti, sempre verticalizzando.
FASE DI NON POSSESSO
Durante questa fase la squadra si dispone con un sistema di gioco di tipo 4-4-2: i due esterni bassi, Trippier (o Vrsaljko)e Renan Lodi, si allineano ai due difensori centrali (Savic e Felipe). A centrocampo si forma un’altra linea di quattro giocatori, composta dai due mediani (Thomàse Koke) e dai due esterni alti (Saul e Correa). Rimangono più avanzati Joao Felix e Diego Costa (o Llorente dopo la sostituzione).
Prima azione difensiva: Durante la prima azione difensiva, l’Atletico Madrid cerca l’immediato recupero del possesso palla, attuando un contro-pressing aggressivo ed organizzato. L’obiettivo è la riconquista del pallone nei 3-4 secondi successivi a quando è stato perso. Questo tipo di pressing in avanti ha portato al gol del 2-1 di Llorente all’inizio del primo tempo supplementare.
Difesa a centrocampo e linea di difesa: Nel caso in cui il primo pressing non riesca, difensori e centrocampisti della squadra madrilena scappano all’indietro per andare a formare due linee da quattro giocatori. Queste due linee sono strette, compatte e molto vicine tra loro. Lo spazio alle spalle della difesa è minimo, la tattica del fuorigioco è una scelta esplorata solo in poche circostanze. I quattro difensori ed i quattro centrocampisti creano una grande densità in mezzo al campo lasciando spazio agli avversari sulle fasce, dove esterno basso ed esterno alto, aiutati a turno dal mediano di riferimento o da una delle due punte, formano la catena laterale difensiva. Lo scaglionamento tra i due mediani è pressoché inesistente e in caso di azione laterale da parte degli avversari si forma soltanto una linea di copertura dietro all’uomo che esce sul pallone, ciò principalmente a causa del baricentro molto basso della squadra.

TRANSIZIONE NEGATIVA
Nel momento in cui l’Atletico Madrid perde il possesso cerca di recuperarlo nei secondi immediatamente successivi alla perdita del pallone. Quando questo contro-pressing in avanti non riesce l’intera squadra si posiziona nella propria metà campo per proteggere la propria area di rigore.
CONCLUSIONI
L’Atletico Madrid è una squadra compatta, grintosa, estremamente attenta in difesa e cinica quando si tratta di contrattaccare l’avversario. È una formazione costruita ad immagine e somiglianza del proprio allenatore e in cui ogni giocatore, anche il più talentuoso, mette il collettivo davanti al singolo.
I punti di forzasono senza dubbio la fase difensiva ed il contropiede: le due linee di difesa e centrocampo si aprono e si chiudono come una fisarmonica e sono costituite da giocatori che si muovono all’unisono come se fossero legati da un filo. Scardinare questo fortino passando per le vie centrali è estremamente difficile e rischioso visto che, una volta recuperato il pallone, l’Atletico sa come fare male in ripartenza.
I punti di debolezza sono rappresentati dal fatto che, a causa della grande densità di uomini nelle zone centrali, non sempre l’Atletico riesce a raddoppiare sulle fasce e ad arginare gli attacchi esterni. Nella partita con il Liverpool i due gol dei Reds nascono infatti da due duelli vinti sulle fasce, che hanno portato gli esterni al cross vincente per i loro compagni. A ciò va aggiunto che la formazione madrilena va in difficoltà contro le squadre chiuse, visto che il possesso palla prolungato non è un suo punto di forza.