Nella 5a giornata di Bundesliga Il Borussia Dortmund ospita il Friburgo, vincitrice dell’ultima 2.Bundesliga. Il Westfalenstadion è uno degli stadi più caldi d’Europa e, nonostante la sfida sulla carta non sia eccessivamente complicata, si tratta di un avversario da non sottovalutare. L’inizio di stagione dei giallo-neri è più che prolifico: con una sola sconfitta contro la neopromossa Lipsia, la squadra di Tuchel (al suo 2° anno dopo l’era Klopp) vanta 13 goal segnati e solo 3 subiti nelle prime 4 giornate, oltre al 6-0 rifilato al Legia Varsavia nella 1° giornata di Champions League. Più altalenante è stato l’inizio dei Breisgau-Brasilianer che comunque sono riusciti a imporsi per 3-1 sul Borussia Mönchengladbach. Negli ultimi anni il modello BVB ha permesso di lanciare e dare continuità a giovani campioni, e questa formazione non è da meno: si dispone con un 4-1-4-1 rivisitato complice i numerosi infortuni, tra cui la stella Marco Reus: Roman Burki a difesa dei pali, la coppia difensiva centrale è composta da Ginter (’94) e Sokratis Papastathopoulos, mentre Julian Weigl (’95) agisce da mediano.
Sulla trequarti troviamo Gonzalo Castro e Mario Göetze (al ritorno dall’esperienza bavarese) che, con gli esterni Mor e Dembelè (entrambi classe ’97), supportano il terminale offensivo Pierre E. Aubameyang.
L’inizio della squadra ospite coglie di sorpresa i padroni di casa: il Borussia rischia di trovarsi in svantaggio dopo i primi 10 minuti, ma dopo lo sbandamento iniziale prendono il controllo del terreno e dimostrano tutta la loro superiorità. In FDNP la chiave della manovra è il recupero immediato del pallone per poter attaccare in transizione. Si tratta di un pressing portato da tutta la squadra il cui fulcro consiste nel creare densità attorno al portatore per spezzare il gioco e impedire linee di passaggio ai compagni. Quando questo lavoro non viene svolto correttamente però la squadra è sbilanciata e la difesa può farsi cogliere di sorpresa, come nell’occasione del goal subito: da un rinvio del portiere, Haberer può ricevere e controllare indisturbato, i difensori giallo-neri gli concedono troppo spazio e rimangono in una posizione di “limbo” tra lui e il ricevente Philipp: nessuno si è preoccupato di contrastare uno dei 2 giocatori. Ginter tenta l’anticipo, ma ormai la situazione è compromessa: l’attaccante può dirigersi verso la porta e battere Burki per il momentaneo 2-1.
In FDP si attacca con un 3-6-1: i due terzini Schmelzer (sx) e Piszczek (dx) si sovrappongono agli esterni, offrendo una spinta fluida e costante a ogni azione offensiva, mentre Weigl si abbassa tra i due centrali per garantire maggior copertura in caso di ripartenze o fungere da supporto in fase di costruzione dal basso.
Non essendoci una vera prima punta diventano fondamentali i movimenti dei giocatori sulla trequarti per creare pericoli alla retroguardia avversaria: Aubameyang ha la possibilità di sfruttare le sue doti atletiche per svariare su tutto il fronte d’attacco, all’occorrenza si abbassa per poter creare spazi agli inserimenti di G. Castro o Göetze; Dembelè e Mor, giocando sui loro lati deboli (rispettivamente fascia sx e dx) si accentrano per poter calciare con il loro piede forte o tentare un passaggio filtrante (nei primi 20’ l’occasione più ghiotta è stata una traversa colpita da Mor).
La costruzione del gioco si sviluppa inizialmente per vie centrali per poi allargarsi sulle fasce, appoggiandosi a uno dei 2 esterni: lo scopo principale dell’azione è portare nell’area avversaria più uomini possibili attraverso una fitta rete di passaggi: raramente si vede un lancio lungo volto a scavalcare il centrocampo per arrivare prima in porta. La fase di palleggio viene costruita per permettere una finalizzazione indisturbata davanti al portiere. È un sistema che per certi versi riprende alcuni dogmi del tiki taka catalano: non vi è fretta nel cercare la conclusione e fino a quando l’avversario non concede spazi di inserimento, la palla transita da un lato all’altro del campo fino a quando non si trova la giusta imbucata per concludere.
Le azioni dalle quali scaturiscono i goal hanno la medesima fisionomia: la prima, che permettere ai padroni di chiudere il 1 tempo in vantaggio, nasce sulla fascia sinistra con Göetze che, sfruttando libertà di movimento concessa dagli avversari, trova una linea di passaggio per Dembelè, che entrato in area permette ad Aubameyang di appoggiare il pallone in rete. L’ultimo goal è frutto di una serie di passaggi di prima (di cui 2 di tacco) al limite dell’area che Guerreiro finalizza. Anche in questo caso i difensori avversari commettono l’errore di lasciare troppo spazio di manovra, atteggiamento che a 20 metri dal tuo portiere non dovrebbe accadere.
Se i meccanismi offensivi risultano già ben oliati ed efficaci, in fase di non possesso si rischia di peccare di sufficienza: i reparti non eseguono sempre i corretti movimenti e capita di concedere troppo spazio tra le linee; il recupero del pallone a volte è troppo frettoloso e, focalizzandosi principalmente sul portatore, si rischia di lasciare libero qualche avversario ben posizionato.