Sono due le avanguardie che nell’ultimo decennio si stanno fronteggiando per la conquista dell’Europa calcistica: la scuola tedesca e quella spagnola. In quest’articolo andiamo a focalizzarci sulle innovazioni portate in Germania, in particolare sui principi cardine del cosiddetto gegenpressing. Per rendere più comprensibile il tutto faremo uso di alcune immagini prese dalla finale di Champions League del 2013 tra i 2 club tedeschi che hanno portato più in alto questo stile di gioco: il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund.
Per prima cosa bisogna chiedersi: che cos’è il gegenpressing? Nel 2008 Jürgen Klinsmann lo ha definito come “il recupero immediato del pallone”, una definizione coincisa che arriva al nocciolo della questione.
Il recupero immediato del pallone può avvenire con 3 strategie, riconducibili a 3 capostipiti:
- Pressare il portatore di palla (Borussia di Jürgen Klopp). In questo caso il pressing è orientato immediatamente verso la zona del pallone e solo relativamente nei confronti dei possibili scarichi.
- Attaccare i compagni (Bayern di Heynkes). Colui che ha perso il duello insegue il nuovo portatore mentre i compagni si stringono in marcature a uomo sui possibili scarichi.
- Attaccare il passaggio (Guardiola). In questo caso, mentre il giocatore che ha perso il pallone tenta il recupero, i compagni coprono tutte le possibili linee di passaggio. Richiede una maggiore intelligenza tattica ma un minore sforzo fisico.
Ma a che serve recuperare immediatemente il pallone? Si possono ottenere vantaggi in entrambe le fasi di gioco:
- Impedire il contropiede avversario. Nel peggiore dei casi si punta a ritardare l’azione avversaria permettendo alla propria squadra di riposizionarsi;
- Aumentare la propria efficacia offensiva sorprendendo a propria volta l’avversario con una efficace transizione positiva grazie a 2 fattori:
- Se sufficientemente aggressivo il pressing consente il recupero in zone abbastanza alte da poter essere un’immediata minaccia per l’avversario;
- Nel momento del recupero si può sorprendere l’avversario che si era appena sistemato per la fase di possesso e quindi potenzialmente impreparato a difendersi.
Per questa capacità di scardinare le difese avversarie, Jürgen Klopp ha definito il gegenpressing “the best playmaker in the word”.
Una pressione selvaggia sul portatore di palla non garantisce tuttavia da solo l’immediato recupero del pallone. In alcuni casi ci si potrebbe trovare ad affrontare avversari talmente superiori da essere in grado di eludere il nostro pressing. Bisogna quindi sottolineare alcuni meccanismi che aumentano l’efficacia del gegenpressing:
- Una grande arma può essere l’incanalamento degli avversari sulle corsie laterali, dove i limiti del campo restringono ulteriormente lo spazio a disposizione. Risultano quindi necessari una serie di movimenti che possano indirizzare il gioco dell’avversario sulle fasce.
- Adeguata occupazione degli spazi. Avendo una squadra corta e compatta, nel momento in cui si perde il pallone, i giocatori sono potenzialemente più vicini e possono negare gli spazi agli avversari più velocemente.
Il gegenpressing nasconde però un rischio intrinseco. Banalmente, il calcio si gioca 11 vs 11, e quindi se si aumenta la densità in zona palla da qualche altra parte si sarà in inferiorità numerica. L’attacco del lato debole diventa così un’arma importante per uscire dalla pressione imposta.
Altra problematica è la componente atletica. Il gegenpressing è molto dispendioso e quindi si rischia di trovarsi senza energie ben prima dei 90 minuti. Si possono generare così errori che con maggiore lucidità si sarebbero evitati.
Bisogna quindi mettere a punto una serie di segnali e convenzioni che permettano di porre un limite al gegenpressing per evitare che si trasformi in una pressione sterile. Un esempio può essere la regola dei 6 secondi secondo la quale si perpetra la pressione fino a 6 secondi dopo la perdita del pallone. Tuttavia, piuttosto che imporre una regola ferrea, sarebbe opportuno che il tempo di applicazione variasse a seconda del contesto in cui si sviluppa l’evento.
Insomma, viste le potenzialità e le problematiche, il gegenpressign è ancora uno strumento in evoluzione ed è lecito aspettarsi un ulteriore step evolutivo.