Roger Schmidt arriva al Leverkusen nella stagione 2014-15, collezionando un quarto posto in quell’annata e incrementandolo in quella successiva piazzandosi sul gradino più basso del podio.
La sua squadra si configura come un esperimento tattico molto particolare, che ambisce a fare del gegenpressing non solo una tattica da adottare in alcune occasioni della partita, bensì un principio fondamentale per il quale è organizzato l’intero sistema di gioco. Schmidt predica un calcio basato sulle transizioni e sul recupero palla: nella gara analizzata, il Bayer recupererà palla 90 volte, di cui 36 effettive (il Borussia Dortmund ne recupera 100 totali, ma solo 12 effettive). Il gioco delle aspirine è estremamente e insistentemente verticale: questa evidenza è suffragata dal dato sul possesso palla: 24 minuti totali contro i 46 del Borussia. Ne risentono l’accuratezza dei passaggi, che registra una percentuale del 72,5% contro l’83,8% dei nerogialli, e il numero di azioni manovrate (8) contro le 12 degli avversari. L’efficacia di questo sistema è strettamente collegata al livello di intensità atletica e mentale dei giocatori.
Bayer Leverkusen-Borussia Dortmund (2-0) dell’1/10/16 può essere considerata una “partita-manifesto” per Roger Schmidt, anche se il Bayer non troverà mai continuità in quella stagione e l’allenatore ad sarà esonerato a marzo dopo una sconfitta per 6-2 proprio contro il Dortmund: la squadra arriverà infine dodicesima, deludendo le grandi aspettative generate dalla stagione precedente e dall’inizio scoppiettante.
MODULI
Il modulo di partenza è un 4-4-2 atipico, che utilizza esterni molto stretti in partenza. In particolare, è Cahlanoglu incaricato a fornire più ampiezza sulla fascia sinistra, mentre Brandt gioca molto vicino alle punte.
In fase difensiva, tale schieramento si compatta su due linee da quattro, con uno o due attaccanti che si abbassano dietro la linea del pallone: può così essere un 4-4-2 o un 4-4-1/1.
In fase offensiva, lo schieramento è 2-4-3-1 per quanto riguarda la fase di impostazione: i terzini si alzano in linea con i centrocampisti centrali, gli attaccanti giocano in verticale e le ali si alzano affianco a quella che è diventata una sorta di seconda punta.
In momenti di attacco più avanzato, il modulo diventa 2-3-5: questo slittamento, che permette di occupare tutte le 5 corsie verticali con cui si divide canonicamente il campo, è provocato dall’avanzamento di un terzino, mentre l’altro rimane stretto in linea coi due centrocampisti centrali.
FASE DI POSSESSO
In impostazione, l’opzione più frequente è il lancio del portiere Leno verso una punta, solitamente Javier Hernandez, che cerca uno scarico immediato a rimorchio, soprattutto verso l’esterno, che in questa fase si trova a giocare molto vicino all’attaccante per guadagnare l’eventuale seconda palla: è anche per questo che l’esterno destro risulta giocare mediamente più al centro rispetto a quello sinistro.
L’alternativa, meno utilizzata (7 volte a fronte di 22 lanci), è un’impostazione bassa che coinvolge i due centrali di difesa, a cui Leno affida palla. Tuttavia, il lancio viene solo posticipato e viene compiuto successivamente dai due difensori. In questo caso, i terzini sono alti e i due centrocampisti centrali vengono leggermente incontro, ma sono generalmente ignorati.
L’attaccante che riceve palla può dare vita a un consolidamento del possesso che passa per un rapido giro palla oppure, più frequentemente, a soluzioni di catena che coinvolgono terzino, centrocampista centrale di parte, esterno e punta di parte. Spesso si creano triangoli tra terzino, interno ed ala, con l’attaccante che si aggiunge come appoggio alla manovra.
Queste combinazioni sono maggiormente utilizzate sulla fascia sinistra, dove Heinrichs si sovrappone a Cahlanoglu e può andare a crossare sfruttando soprattutto le doti in area di rigore del Chicharito.
In alternativa, il turco si accentra e prova il tiro dalla lunga distanza, soluzione cercata anche dai centrocampisti centrali che si inseriscono a sostegno: a fine gara, i tiri fuori area sono 5, ma questo dato è persino sotto la media rispetto alle prestazioni di quel Bayer.
CALCI PIAZZATI A FAVORE
Il calcio d’inizio è basato su uno schema molto semplice, con lo scarico indietro del battitore che poi scatta in profondità e l’apertura di chi riceve verso il terzino, anch’egli alzatosi sulla fascia. Per permettere a quest’ultimo di ricevere isolato scattano tre giocatori in zona centrale, impedendo così agli avversari di occuparsi del terzino che corre sul lato.
Per il calcio d’angolo, da cui viene il primo gol, vengono messi tre uomini tra centro porta e primo palo e altri tre a distanze progressive verso il secondo palo. Completano lo schieramento un uomo fuori area, pronto a ricevere la ribattuta, e un altro sul vertice dell’area più vicino alla bandierina da cui si batte l’angolo, incaricato di offrire una linea di passaggio ravvicinata al battitore. Al momento della battuta, i tre uomini sul primo palo lo attaccano ancor di più, aggiungendosi a loro un uomo proveniente dal secondo palo. Un altro uomo proveniente dal secondo palo punta verso il centro, mentre il terzo si stacca all’altezza del vertice dell’area piccola.
Sulle punizioni defilate, il battitore (spesso Cahlanoglu) cerca i quattro uomini che, partendo a livello della linea difensiva avversaria, attaccano la porta suddividendosi le zone.
FASE DI NON POSSESSO
In fase d’impostazione, il Bayer lascia sostanzialmente giocare la prima linea avversaria, preoccupandosi di chiudere però tutte le linee di passaggio con i suoi quattro giocatori offensivi: le punte si orientano sulle linee di passaggio fra i due difensori centrali e, rispettivamente, regista e mezzala sinistra (quella che si propone più in fase di impostazione, mentre la mezzala destra si sposta in posizione maggiormente avanzata) , mentre le ali schermano soprattutto la traccia fra terzino e esterno. Man mano che il giro palla avversario raggiunge i quattro difensori, gli attaccanti di volta in volta responsabili accorciano sul portatore di palla, non con l’intenzione di strappare il possesso, ma con l’idea di rendere impossibile una giocata verticale. L’unico su cui non si alza questo tipo di pressione è il centrale destro, per non correre il rischio di liberare la linea di passaggio verso il regista. Il portiere è lasciato libero di giocare. Anche i centrocampisti centrali collaborano, coprendo le linee di passaggio alla mezzala e al regista qualora l’azione avversaria riesca a raggiungerli.
Questo sistema di pressing posizionale è un meccanismo finemente collaudato e permette al Leverkusen di controllare sostanzialmente la partita anche senza palla, costringendo spesso i difensori avversari a lanciare lungo, con esiti resi facilmente sfavorevoli grazie all’attenzione della linea difensiva alta.
Un’altra forma di pressing, più aggressiva e volta al recupero del pallone, è attuata sulle rimesse laterali avversarie nella metà campo avversaria: il battitore è lasciato libero di giocare palla sulla mezzala, che viene però immediatamente aggredita e chiusa in una morsa a tre composta da esterno, interno e punta di parte, i quali attaccano il portatore di palla e lo isolano, rendendo molto difficile il fraseggio con i compagni.
Un pressing simile è talvolta portato quando la circolazione avversaria raggiunge il terzino molto vicino alla linea laterale, in situazione di difficoltà, ancor di più quando avviene un controllo sbagliato che rende più facile il recupero.
Sui tanti lanci provocati, la difesa delle aspirine effettua un classico movimento “stacco-copro”: un difensore esce a contestare il pallone all’attaccante, mentre l’altro retrocede per coprire un eventuale insuccesso, sostenuto dal terzino.
Quando l’avversario riesce a giocare palla nella metà campo difensiva del Bayer, la squadra assume una forma compatta, consentendo principalmente di giocare sulle fasce: il terzino ha sempre una propensione molto aggressiva, tendendo ad attaccare l’avversario di fronte. Questo implica che la squadra di Schmidt soffre i tagli dell’ala alle spalle del terzino, quando l’interno di centrocampo non li segue. Per il resto, la linea difensiva cerca sempre di mantenere distanze ridotte tra i suoi componenti, marcando l’uomo quando esso si presenta nella zona di competenza.
I cross sono difesi con il terzino che accorcia sul crossatore, mentre il resto della linea – che parte da una difesa a zona – va ad affrontare i duelli aerei.
Quando l’avversario – di rado – riesce a superare la pressione palla a terra e per vie centrali, lanciando la punta centrale in profondità, i due difensori centrali la stringono correndo verso la propria porta.
CALCI PIAZZATI A SFAVORE
Negli angoli a sfavore, tutta la squadra è coinvolta: si compongono due linee a quattro, di cui la prima è a zona, mentre la seconda si orienta maggiormente verso l’uomo, non marcando però quelli a livello del secondo palo. Si aggiungono due uomini che vengono posti al limite dell’area. Quando l’avversario porta due giocatori nei pressi della bandierina, uno dei due al limite va ad accorciare sull’uomo che riceve il passaggio. Una versione più difensiva prevede cinque uomini nella prima linea, con quattro della seconda linea che attuano le marcature. L’uomo che resta può rimanere al limite oppure andare ad accorciare sul giocatore in appoggio in bandierina.
Sulle punizioni, viene composta una linea a 6/7, con marcature sugli uomini che si pongono all’altezza della stessa. Come negli angoli, vengono ignorati gli uomini sul secondo palo, coperti eventualmente in un secondo momento.
TRANSIZIONI
Le transizioni sono un momento importantissimo (se non il più importante) per la squadra della Ruhr.
Quando perde il possesso nella metà campo avversaria, l’obiettivo diventa creare rapidamente estrema densità in zona palla. La transizione prosegue pressando anche il portiere, obbligandolo al lancio. Portando molti uomini in una zona, la squadra si scopre in altre: è per questo che, se il pressing non va a buon fine e gli avversari riescono a uscirne con un fraseggio stretto o con un dribbling, ci si affida spesso a un fallo.
Viene utilizzata la trappola del fallo laterale già descritta.
Se la perdita del possesso avviene nella propria metà campo, i difensori del Bayer scappano all’indietro, cercando comunque di accorciare il prima possibile sull’uomo che riceve il pallone.
La transizione positiva, per il Leverkusen, è sempre verticale, volta a sfruttare il disordine della squadra avversaria. Solitamente, essa prevede una conduzione e talvolta una celere combinazione sulla fascia, portando infine a un cross in mezzo: è così che segna il 2-0 contro il Dortmund.
CONCLUSIONI
Il Bayer Leverkusen di Schmidt è uno dei rari esempi di squadra che riesce a controllare la partita anche senza palla: questo incantesimo è dovuto a un mix tra un unico meccanismo meccanico (quello del pressing posizionale che, se attuato perfettamente, blocca di fatto l’avversario) e un calcio generalmente primitivo, istintivo, talvolta violento.
Per il primo è necessaria un’attenzione e una precisione nell’esecuzione costante, mentre per il resto è fondamentale un’intensità fisica di livello eccezionale. Due elementi non sempre ottenibili nel corso della stagione o, ancor di più, lungo varie annate consecutive. Ma che, quando presenti, innalzavano la squadra di Roger Schmidt a “una delle migliori del mondo”, come definita da Pep Guardiola durante la sua permanenza in terra tedesca.