INTRODUZIONE
La stagione 2019/2020 rappresenta per il Pordenone la prima storica apparizione nella serie cadetta, conquistata grazie ad una cavalcata trionfale nel girone B di lega pro e arricchita dalla vittoria della supercoppa di categoria. E non può essere soltanto un caso se al timone del vascello neroverde c’è Attilio Tesser, lo specialista delle promozioni in serie B capace anche di compiere il doppio salto qualche anno fa con il Novara. In estate la squadra è stata rinforzata in tutti i reparti e sono arrivati giocatori con caratteristiche adatte a soddisfare i chiari principi di gioco del Mister Tesser. Di Gregorio ha di fatto sostituito tra i pali Bindi, in difesa è arrivata l’esperienza di Camporese al centro ed Almici sulla destra, a centrocampo la forza fisica di Pobega e Mazzocco, e la saggezza tattica di Pasa, in attacco il dinamismo e la visione di gioco di Chiaretti e i centimetri ed i gol di Strizzolo, capocannoniere della squadra con 8 reti e poi a gennaio anche di Bocalon, già 2 gol dal suo arrivo. Questi innesti hanno alzato il livello individuale e collettivo dei “Ramarri” che non si sono privati dei loro punti di forza: il capitano De Agostini, insostituibile sulla corsia di sinistra, i centrali Barison e Bassoli, Semenzato rimane sempre una valida alternativa ad Almici sulla corsia destra. A centrocampo passa sempre tutto per i piedi e la mente di Burrai, Misuraca e Gavazzi sono pedine tattiche fondamentali nello scacchiere di Tesser, come mezze ali o come trequartista anche a partita in corso come nella partita analizzata. In attacco confermatissimi Candellone e soprattutto Ciurria, che con le sue caratteristiche uniche, dinamismo e rapidità è diventato un uomo quasi insostituibile. La prima parte di stagione in serie B ha fatto capire subito che il Pordenone non ci è arrivato per svolgere il ruolo di matricola, e il quarto posto prima della sosta forzata è il risultato di principi di gioco ben definiti soddisfatti da sviluppi altrettanto chiari e delineati. I dati più significativi che delineano le caratteristiche del gioco di Tesser sono la bassa percentuale di possesso palla nella maggior parte delle partite, che sale se si contano solo le vittorie, e il numero di gol segnati nel gioco aereo, ben 13 su 37.
ANALISI
La partita analizzata è Pordenone – Perugia terminata 3-0 per i Neroverdi.
FORMAZIONE (1-4-3-1-2)
Di Gregorio, Almici, De Agostini, Barison, Camporese, Pasa, Pobega (dal 88’ Zanon), Misuraca, Gavazzi (dal 73’ Mazzocco), Strizzolo (dal 73’ Candellone), Ciurria
Il Pordenone scende in campo con il consueto modello tattico, l’1-4-3-1-2. In porta Di Gregorio, difensori centrali Camporese e Barison, a destra Almici, a sinistra il capitano De Agostini. A centrocampo, vista l’assenza per squalifica del “cervello” Burrai, Tesser schiera un giocatore con meno doti di regista ma sicuramente in grado di dare equilibrio tattico e vigore in fase di interdizione soprattutto con il suo senso della posizione, ovvero Simone Pasa. Al suo fianco le mezze ali sono Misuraca a sinistra con più compiti di copertura e Pobega a destra con la licenza di inserirsi alle spalle delle punte. Come trequartista Tesser sceglie il dinamismo e la forza fisica di Gavazzi che, oltre a rifinire e segnare (sono 4 i suoi gol in stagione), ha il compito di marcare in prima battuta il regista avversario. I due attaccanti sono Strizzolo e Ciurria, probabilmente la coppia meglio assortita a disposizione del mister in questa fase del campionato grazie alla potenza fisica del numero 9 e alla rapidità e al continuo movimento del numero 13. Le sostituzioni avvengono con la partita ormai indirizzata verso la vittoria. Al 73’, sul risultato di 2-0, Mazzocco subentra a Gavazzi e nello scacchiere tattico prende il posto di Pobega che sale sulla trequarti; Candellone prende il posto del pari ruolo Strizzolo. Il terzo cambio, al 88’ sul risultato di 3-0 serve solo a far esordire l’esterno sinistro Zanon che entra al posto di Pobega.
SISTEMI DI GIOCO
- Base: 1-4-3-1-2
- Fase di possesso: 2/3-3-2 o 2/1-5-2
- Fase di non possesso: 4-1-2-1-2
FASE DI POSSESSO
In fase di possesso il Pordenone segue dei principi solidi e ben eseguiti dai giocatori in tutte le sue fasi.
La costruzione non viene fatta dal basso, il portiere Di Gregorio rinvia quasi sempre cercando la sponda o la spizzata di Strizzolo o Gavazzi che partono vicini per gli inserimenti di Ciurria, Pobega e chi dei due non va sulla palla. Nella partita analizzata, mancando il vero regista Burrai, il suo sostituto Pasa viene meno coinvolto nella fase di impostazione e l’unica alternativa al lancio lungo è la giocata in ampiezza sui terzini Almici e De Agostini.

La fase di sviluppo del gioco è sempre molto alta a seguito di un lancio lungo o in ampiezza, le mezze ali Pobega e Misuraca si trovano già alti e accentrati per ricevere una sponda della punta Strizzolo o per recuperare una seconda palla per poi verticalizzare immediatamente o cercare i due esterni che si sono sovrapposti in ampiezza. Il trequartista Gavazzi si muove liberamente tra le linee di difesa avversaria alla pari dell’altro attaccante Ciurria, pronti a ricevere un passaggio filtrante dei centrocampisti o una sponda di Strizzolo.
La fase di rifinitura è, dunque, la conseguenza degli sviluppi di gioco usati nelle due fasi precedenti, i terzini sono larghi e alti pronti a ricevere palla in ampiezza per andare al cross che sono molti, le mezze ali trasformano le sponde ricevute e le seconde palle recuperate in passaggi filtranti per il trequartista Gavazzi e le due punte che giocano molto vicini o in cambi di gioco e passaggi passanti per i Terzini.

Il Pordenone finalizza in diversi modi, alcuni gol (due anche nella partita con il Perugia) sono arrivati con tiri dal limite dell’area, ma frutto di ripartenze fulminanti con palla subito in verticale. Un’altra via molto cercata è quella dei cross dei terzini all’interno dell’area di rigore, riempita sempre da cinque giocatori. Un dato significativo che mette in risalto la velocità di ripartire dei “Ramarri” è il rapporto tra possesso palla e conclusioni. La partita analizzata probabilmente è il caso più eclatante, con un possesso palla di molto a favore del Perugia a fronte di 24 conclusioni delle quali 10 nello specchio del Pordenone.
Le catene laterali sono molto ben sincronizzate, le mezze ali stringono verso il centro, i terzini sono lo sbocco principale in ampiezza sfruttando lo spazio lasciato dai centrocampisti e la vicinanza tra di loro dei due attaccanti nella fascia centrale del campo.
Le transizioni positive vengono interpretate alla perfezione da tutti i giocatori e seguono delle idee ben definite. Se i due difensori anticipano l’avversario o intercettano un passaggio, cercano sempre il lancio lungo senza rischiare con passaggi corti, se il recupero avviene a centrocampo o più in avanti le soluzioni sono diverse, la principale è la ricerca del trequartista Gavazzi e della seconda punta Ciurria in campo aperto, l’alternativa è la palla per la prima punta Strizzolo abile a difendere e smistare per gli inserimenti dei compagni
FASE DI NON POSSESSO
Anche la fase di non possesso segue dei principi molto ben delineati e ben eseguiti dai giocatori in campo. Il compito principale degli uomini di Tesser è quello di chiudere le linee di passaggio centrali, concedendo le fasce laterali.
Nella fase di impostazione della squadra avversaria, e quindi di prima difesa, il trequartista Gavazzi marca il regista (Balic in questa partita) mentre le due punte si posizionano davanti ai due difensori centrali indirizzando la giocata sui terzini. A questo punto le due mezze ali escono sui terzini avversari per coprire la palla e permettere al terzino sul lato forte ed al mediano Pasa di accorciare sulla mezzala e sul trequartista, ed ai due difensori centrali Camporese e Barison di stringere la marcatura sui due attaccanti. La mezzala ed il terzino opposti stringono verso il lato forte, occupandosi della mezzala opposta avversaria e di dare copertura ai due difensori centrali impegnati nell’uno contro uno.

La linea di difesa viene spezzata spesso andando a creare anche tre linee, soprattutto in condizione di palla coperta con la possibilità di giocare sull’anticipo. Nel caso in cui l’azione avversaria si sviluppa in ampiezza, il mediano si schiaccia a formare una linea di difesa a 5 creando densità in area di rigore.
Quando i terzini escono sui loro avversari diretti il difensore centrale sul lato forte non accorcia molto, perché impegnato nell’uno contro uno, di conseguenza il mediano scivola a coprire questo spazio, con mezzala opposta e trequartista che scalano a loro volta. Il terzino opposto si occupa di coprire la profondità.
Le transizioni negative avvengono principalmente nella metà campo offensiva in quanto il Pordenone non cerca molto il possesso palla, ma verticalizza già in fase di impostazione. Considerato l’elevato numero di giocatori che si trova alto viene cercata la riconquista immediata, l’alternativa è il fallo per evitare la ripartenza avversaria. Anche in questa fase tutto funziona alla perfezione, i giocatori seguono ordini ben definiti, il mediano Pasa spesso scappa ad infoltire la linea di difesa in caso di palla scoperta.
PALLE INATTIVE A FAVORE
Il Pordenone non segue schemi molto elaborati, forte della forza fisica e dei centimetri di molti dei suoi giocatori; Strizzolo, Pobega, Camporese e Barison su tutti. I calci d’angolo a favore vengono battuti da Almici, a destra ad uscire e a sinistra a rientrare. Una mischia di sei uomini parte unita tra dischetto del rigore e limite dell’area, dei blocchi liberano spesso un giocatore per la conclusione.
Le punizioni laterali partono dai piedi di Gavazzi e la situazione in area è uguale ai calci d’angolo, l’idea ben definita è quella di sfruttare la superiorità fisica.
PALLE INATTIVE A SFAVORE
Nei calci d’angolo a sfavore il Pordenone si difende con tutti i suoi effettivi, da una parte palo, vertice e un giocatore che preclude le giocate corte, la restante parte della squadra marca a uomo anche fuori area.
Nelle punizioni laterali, la squadra si schiera con sette giocatori in linea pronti a scappare al momento della battuta.
PUNTI DI FORZA
- Pressione ben organizzata che indirizza la palla sugli esterni avendo la possibilità di coprire la palla e di poter giocare sull’anticipo.
- Forza fisica importante che porta a vincere molti contrasti, a recuperare tanti palloni e a ribaltare velocemente l’azione.
- Dominio sulle palle alte, sia in fase di sviluppo del gioco che di finalizzazione.
- Sincronismo perfetto delle catene laterali.
- Dinamismo dei giocatori offensivi che creano imprevedibilità.
- Buona occupazione dell’area avversaria con molti uomini.
PUNTI DI DEBOLEZZA
- In fase di transizione negativa spesso la squadra è costretta al fallo tattico.
- Pochissimo possesso palla anche quando non vi è pressione avversaria.
- Il portiere non partecipa mai alla fase di impostazione.
- I difensori centrali sono spesso uno contro uno.
- La linea difensiva si schiaccia molto concedendo spazio al limite dell’area.
- Facendo densità in zona palla, soffre i cambi di gioco rapidi.
CONCLUSIONI
La partita analizzata è forse la massima espressione delle idee del suo allenatore; nessun rischio dietro, aggressività e solidità in tutte le zone del campo, chiusura delle linee di passaggio avversarie, ricerca della seconda palla e forti ripartenze.
Attilio Tesser è riuscito a costruire un meccanismo quasi perfetto, il suo calcio pragmatico e di sostanza, senza troppa “eleganza “, probabilmente troppo ricercata in questi ultimi anni, viene interpretato alla perfezione dai giocatori che la società gli ha messo a disposizione. Questo meccanismo è il risultato di un gioco intenso e veloce, con tante verticalizzazioni rapide e tante occasioni da gol, tanta corsa, voglia di arrivare prima su tutti i palloni, e non per ultima, della mentalità vincente di un allenatore.