Analisi realizzata da Reonaldo Latella, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification: https://www.elitefootballcenter.com/prodotto/longomatch-fast-track/
Quando si parla di un tecnico come Carlo Ancelotti, un’introduzione é superflua. Parliamo infatti di uno degli allenatori piú vincenti della storia del calcio, uno dei pochi che sia riuscito a vincere il campionato nazionale in 4 paesi differenti, seduto in alcune delle panchine piú prestigiose d’Europa.
Tecnico d’esperienza, allena da oltre 20 anni con eccellenti risultati, unico ad essere arrivato ai quarti di finale di Champions League in quattro decenni distinti, con tre vittorie leggendarie per il valore aggiunto delle stesse, due con il Milan, la prima a Manchester in una finale tutta italiana contro la Juventus e poi ad Atene, e una con il Real Madrid, nella incredibile notte della “decima”.
Molte volte dato per finito, ci si dimentica dello straordinario bagaglio tecnico che porta con se e delle infinite risorse che vanno pari passo con la sua esperienza.
Qualitá che Florentino Perez evidentemente conosce e ricordava bene, e alle quali ha deciso di affidarsi per una panchina oltre modo “caliente” come quella del Real Madrid, in un anno che doveva essere di transizione, con un mercato al ribasso dovuto alla modernizzazione multimilionaria dello stadio Santiago Bernabeu, e con vista alla prossima estate, dove tutto indica che la nuova stella dei blancos sará Kylian Mbappé.
Ma a Madrid, si sa, gli anni di transizione non esistono, e la pressione é sempre a livelli altissimi. Solo un ottimo gestore di risorse umane come il buon Carletto avrebbe potuto far bene, con una squadra profondamente cambiata rispetto a quella della sua prima gestione spagnola, la quale era composta da campioni nel fiore della propria carriera, solida, dura, física e potente. Il Madrid attuale, invece, é un bel mix di giovani rampolli con ancora poca esperienza in campo internazionale, ai quali si aggiungono senatori e capitani.
Come detto prima, la gestione dello spogliatoio é l’arma in piú di Ancelotti, abile nel coinvolgere come si deve i giocatori a disposizione, e sapersi adattare alle qualitá degli stessi, adottando diversi atteggiamenti tattici a seconda degli avversari, con buona lettura della partita ed accorgimenti azzeccati anche a match in corso. Evidentemente, allenare un club come il Real Madrid, con una profonditá di rosa tale, aiuta il mister di Reggiolo nel poter trovare sempre (o quasi), la soluzione giusta al momento giusto.
Allievo di tecnici del calibro di Sacchi e Capello, Carlo predilige zona e difesa a 4. Con il Real Madrid gioca un calcio prettamente di possesso contro squadre chiuse, mentre contro avversari che preferiscono giocare il pallone, normalmente preferisce chiudersi dietro a protezione dell’area di rigore, per poi ripartire in contropiede. Eccezionalmente, nell’ultimo periodo, anche contro questo tipo di squadre, approfittando di situazioni particolari come squalifiche o infortuni, ha cambiato la propria fase di non possesso, mostrando un atteggiamento piú aggressivo con pressione alta sull’avversario.
La partita analizzata ne é la prova piú lampante, dove, complici le squalifiche di Casemiro e Mendy, ha cambiato il classico centrocampo a vertice basso, lanciando Valverde in prima pressione, invertendo il classico triangolo, lasciando Kross e Modric, che non hanno la dinamicitá dell’uruguagio in pressione, a protezione dei centrali quando la palla era in possesso parigino. Soluzione che poi, nel secondo tempo, ha invertito con l’ingresso di Camavinga, liberando Modric alla ricerca dei gol per rimontare la qualificazione. Approfondiamo queste mosse con l’analisi accurata del match qui di seguito.
SISTEMI DI GIOCO
Base: 4-3-3
PP: 3-3-4 (2/-1-2-2-3 ultimi 30 minuti)
NP: 4-4-1-1 (4-2-3-1)
POSSESSO PALLA
Nonostante una rosa veramente lunga e versatile, l’11 titolare del Real di Ancelotti é abbastanza riconoscibile: Courtois in porta, quartetto difensivo da destra a sinistra composto da Carvajal, Militao, Alaba e Mendy, centrocampo con Casemiro a protezione della difesa con i totem Kross e Modric ai suoi lati, Vinicius ala sinistra, Karim Benzema centravanti di movimento e sulla destra Asensio o Rodrygo a seconda di ció che chiede il match. Il ritorno contro il PSG, complice le assenze di Casemiro e Mendy, hanno visto l’inserimento di Valverde a centrocampo e Nacho Fernandez come terzino sinistro. Asensio é confermato sulla destra nell’attacco merengue.
Nonostante la necessitá di rimontare un risultato avverso e le assenze di due titolarissimi, il modello di gioco di Ancelotti non é cambiato. Costruzione bassa e attacco prevalentemente dalle fascie laterali. Nel primo tempo, la strategia piú marcata prevedeva l’appoggio di Courtois sui centrali o su Kross che dava quella terza opzione che solitamente offre Casemiro. Il fine di questa prima costruzione era quello di mettere in moto Modric, il quale aveva come sbocco di manovra il movimento di Benzema. Il centravanti gallo, dotato infatti di una intelligenza calcistica al di sopra della media, riusciva sempre a venire incontro al compagno, creando un buco alle sue spalle nel quale si accentrava Asensio. La manovra e la rifinitura si sono sviluppate in questa zona di campo e sono state la costante principale nel gioco madridista della prima parte di gara, che puntava al fattore sorpresa con gli inserimenti di Carvajal che ne diventava il finalizzatore, nonché quarto attaccante aggiunto. La spinta sulla destra del terzino spagnolo é stata l’arma piú efficace del Real Madrid, che intravedeva in Mendes, uno dei punti deboli di un PSG che al contrario, sulla destra, si copriva molto meglio grazie al lavoro di Danilo, che, nonostante di partenza fosse centrocampista, si occupava di vigilare quasi a uomo Vinicius Junior, liberando Hakimi di attaccare ed annullando completamente l’apportazione offensiva di Nacho. Infatti, quando lo sbocco a destra non era possibile, era proprio Luka Modric ad andare in supporto di Vini in quella zona di campo, cercando il dialogo con lui e con Benzema, nel tentativo di far male ai francesi, purtroppo, con scarso risultato. Tornando agli affondi sulla destra, facilemnte riconoscibile il 3-3-4 al quale il Real si ancóra in fase offensiva, con Nacho sulla línea di Militao e Alaba; Kross, Modric e Valverde in seconda línea, con Carvajal ala destra, Vinicius ala sinistra, mentre Asensio e Benzema aspettando a centroarea il traversone del compagno.

Lo 0-1 e le scarse occasioni da gol generate, hanno portato ai cambi di Ancelotti al quarto d’ora della ripresa, cambi che si sono rivelati azzeccati, anche grazie all’episodio con il quale é arrivato il tanto agognato pareggio. Dentro Camavinga e Rodrygo per Kross, che comunque non era al meglio, e Asensio. Si passa a un 4-3-3 diverso, si libera Modric dai compiti difensivi, avanzandolo sulla trequarti e approfittando dello spazio lasciato dal proprio Marcos Asensio. Difatti, Rodrygo si posiziona larghissimo sulla destra. L’idea di gioco é chiara e si capisce quando Ancelotti sposta Nacho centrale e Alaba terzino sinistro. La minaccia che prima giungeva prevalentemente da destra, ora arriva anche dalla sinistra, con i terzini che si sovrappongono constantemente agli esterni. Alaba e Lucas Vazquez (subentrato a Carvajal) spinti anche dall’atmosfera di rimonta che si respira nell’area, travolgono constantemente il Paris Saint Germain sulle fascie laterali. Il baricentro del Real Madrid si alzava ancor di piú cómplice la sparizione dal match di Neymar e Messi, sovrastati dall’impatto físico di Camavinga in mezzo al campo. Modric prendeva in mano le redini del gioco e Ancelotti riusciva a portarsi a casa una incredibile qualificazione.
La lettura della partita, abbinata alla grande rosa a disposizione e ad un episodio, che vedremo comunque come sia stato cercato, ha dato la vittoria agli spagnoli, e dato ragione al técnico italiano, che ha stravinto la personale partita contro Pochettino, che all’andata aveva annientato i merengues senza peró assestare il colpo di grazia.
NON POSSESSO
La fase di non possesso madridista é stata la variante tattica piú interessante del match. Se all’andata i blancos si arroccavano dietro a protezione dell’area di rigore, risultando schiacciati e dominati in lungo e in largo, questa volta hanno deciso di giocare a viso aperto, andando a cercare il pressing in una zona molto piú alta. Sicuramente questa situazione ha spiazzato un pó Pochettino, perché rare volte si é visto un Real Madrid cosí spavaldo in campo contrario. A dire il vero, giá contro la Real Sociedad, il fine settimana previo al match di Champions League, Ancelotti aveva provato questo stile difensivo, cómplice l’assenza di Kross, con Camavinga sempre in pressione sul play avversario. Evidentemente il terzetto base Casemiro-Kross-Modric non chiama a questa soluzione, in quanto le due mezz’ali non hanno qualitá di prima pressione nelle proprie corde e comporterebbe per loro un dispendio di energie importante a scapito della qualitá. In effetti, durante i primi sessanta minuti di gara, mentre il giocatore sudamericano corre per tre, Modric e Kross coprono la zona davanti alla propria área in maniera ordinata e spesso posizionandosi orizzontalmente, formando una specie di 4-2-3-1, visibile sopratutto quando il PSG comincia l’azione dal basso. I due centrali difensivi, quando chiamati in causa, si dividono i compiti: mentre Alaba predilige vigilare la zona di competenza o la profonditá in caso di lancio, sfruttando la sua grande velocitá, Militao esce a uomo contro i vari Neymar e Messi, cercando assiduamente e ruvidamente l’anticipo per soffocare il raggio d’azione avversario e la possibile giocata profonda su Mbappé. Per la stessa ragione, i terzini stringono molto, anche loro preoccupandosi piú dell’area di rigore che dell’avversario, mantenendosi in línea con Alaba. In definitiva, mentre i senatori grazie alla loro esperienza coprono zone di campo, la verve e la esuberanza física di giovani come Valverde, Militao (o Camavinga nella ripresa), si occupano del pressing. Nel match contro i parigini quindi, la prima pressione é toccata appunto a Valverde. L’uruguagio ha fatto una partita di una quantitá incredibile, pressando altissimo tutto ció che si muoveva, rimanendo lucido fino all’ultimo minuto. Il Real Madrid per tanto, in fase di non possesso si schierava con un 4-2-3-1 dove dietro Benzema, che accennava un disturbo molto molto blando, agiva proprio Valverde, con il compito di cercare di recuperare palla. Se il possesso del PSG si consolidava, Asensio e Vinicius scalavano a centrocampo, nonostante, mentre lo spagnolo aveva compiti prettamente di copertura, Vinicius sembrava molto piú interessato alle eventuali ripartenze, formando un ordinato 4-4-1-1.

A bontá di tutto ció, i piú attenti avranno notato come, sebbene sia Benzema chi vada a pressare Donnarumma in occasione del pareggio, é proprio Valverde che costringe con la sua aggressivitá il Paris Saint Germain a indietreggiare e cercare lo scarico sul proprio portiere per alleggerirne la manovra. Una soluzione non nuova per il Real Madrid e per Benzema. Come non ricordarsi del gol in finale di Champions League contro il Liverpool, nato da una pressione su Karius. Inoltre, uno dei pochi punti deboli di Donnarumma, é il gioco con i piedi, quindi parlare di fortuna, non credo sia il caso.
Tornando prettamente alla partita, nel secondo tempo, l’ingresso di Camavinga ha portato piú fisicitá al pressing madridista, scaglionando il centrocampo con il francese davanti la difesa e coinvolgendo Modric, ancora fresco per il poco dispendio energético durante il primo tempo, nel pressing alto al fianco di un inesauribile Valverde. La necessitá di incontrare il gol, sommatasi alla staticitá ed al calo físico di giocatori abituati a chiede la palla sul piede come sono Neymar e Messi, hanno portato a questa scelta, rivelatasi col seno di poi, piú che azzeccata. Dopo il 3-1 infatti, non si sono regístrate occasioni da gol dei parigini, e l’unico cambio tattico di Ancelotti é stato riportare Alaba al centro della difesa e Nacho terzino sinistro.
Interessante vedere se Ancelotti manterrá questo nuevo stile tra pochi giorni ne el clásico contro il Barcellona, da sempre maestro nella possessione, e nei prossimi incontri di coppa.
TRANSIZIONE POSITIVA
Il Real Madrid adotta una transizione positiva ben definita. Una volta che si recupera palla, questa deve arrivare il piú presto possibile ai piedi di Luka Modric, il quale sa gía che Vinicius deve partire in profonditá in attesa di ricevere un passaggio lungo del croata. Lo stesso Ancelotti, in una conferenza stampa poco tempo fa, nel post-partita di un match contro il Barcellona, sottolineava chiaro e lacónico: “Se non sfrutti un giocatore come Vinicius con il contropiede, non sei un bravo allenatore”. Piú o meno queste le sue parole. Segno della grande abilitá del técnico di Reggiolo ad adattarsi ai suoi giocatori e alle circostanze. Come dargli torto? Nel match analizzato, sintesi di tutto ció é il gol del 2-1.

Neymar perde palla con un passaggio sbagliato al limite dell’area di rigore madridista. Intercetta Modric. Strappo devastante in progressione di 20 metri, del croata, lancio su Vinicius. L’azione prosegue con il gol di Karim Benzema su assist straordinario dello stesso numero 10. Ma il gol nasce dalla transizione positiva 30 secondi prima.
TRANSIZIONE NEGATIVA
Ancelotti é un allenatore navigato ed esperto. Il suo calcio prevede difendersi con due línee di 4 (4-4-1-1 o 4-5-1 in caso di bisogno), ordinate e compatte a difesa dell’area di rigore. Perció, quando si perde palla, l’ordine principale é quello di correre all’indietro il piú velocemente possibile e coprire la zona di competenza. Nella partita contro il Paris Saint Germain, nonostante, mutato l’assetto difensivo in fase di non possesso, il Real Madrid ha cercato un contropressing repentino nella meta campo avversaria, avendo il baricentro piú alto rispetto al solito, applicando raddoppi rapidi e mirati, sopratutto con Valverde, Asensio, Modric e Benzema. Gli altri giocatori ripiegavano in protezione, ad eccezione di Vinicius, che andava a cercare uno smarcamento preventivo in caso di recupero.
Comunque sia, se questa prima operazione non andava in porto, anche in questa partita, il ripiego era generale, sempre a protezione dell’area di rigore, formando il 4-4-1-1 in fase di non possesso descritto precedentemente.
ANALISI SWOT
PUNTI DI FORZA
- Rosa profonda
- Contropiede
- Intelligenza calcistica in giocatori chiave come Modric o Benzema
- Capacitá di lettura delle partite e di gestione dello spogliatoio
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Mancanza di esperienza internazionale di alcuni titolari
- Attacco con poca capacitá realizzativa, a eccezion di Benzema
- Tendenza al cartellino giallo di Militao, causa eccesso di irruenza