INTRODUZIONE
Dopo il 7° posto nella Premier League 2018-2019, il Wolverhampton di Nuno Espírito Santo si ripresenta ai cancelletti di partenza della nuova edizione della massima divisione inglese confermando sia la guida tecnica che lo zoccolo duro dei giocatori che hanno permesso ai “lupi” di qualificarsi in Europa League.
Nella sfida in esame, giocatasi al Molineux Stadium e vinta dai padroni di casa per 3-0 (doppietta di Jota e gol di Jiménez), l’avversario è il fanalino di coda Norwich (allenato da Daniel Farke), contro il quale la squadra del tecnico portoghese predilige l’opzione di lasciare l’iniziativa all’avversario, per poi tentare il recupero della sfera nella fase cruciale dello sviluppo della manovra avversaria e ripartire rapidamente con un attacco diretto.
La formazione di casa è schierata inizialmente con un modulo approssimabile a un 3-5-2. In porta c’è Rui Patricio (mancino di piede e destro di mano), affidabile e reattivo tra i pali nonché abile nella giocata lunga. In difesa, da destra, troviamo Willy Boly (destro), Conor Coady (destro) e Roman Saïss (mancino), tutti e tre con caratteristiche molto simili, ossia senso della posizione, fisico imponente e conseguente abilità nei contrasti e nel gioco aereo. Sugli esterni, a destra c’è Matt Doherty (destro) e a sinistra Jonny Castro (mancino). I due sono complementari per caratteristiche. L’irlandese è forte fisicamente e possiede una discreta tecnica di base. In più, è bravo sia negli inserimenti sull’esterno, che culminano spesso in un cross/traversone, che nei movimenti verso il centro per cercare la conclusione. Lo spagnolo, invece, è meno strutturato a livello fisico, ma ha tecnica e velocità che gli consentono di trovare ancora più facilmente il fondo per mettere la palla in mezzo. A centrocampo le mezzali sono Leander Dendoncker e João Moutinho, che completano la mediana con il vertice basso Rúben Neves. Tra i tre, tutti caratterizzati da una preferenza per il piede destro, il belga è quello con maggiori doti fisiche e capacità di interdizione e di inserimento, sia per vie centrali che esterne, doti che ne fanno un ottimo centrocampista laterale. L’ex-Monaco, Porto e Sporting Lisbona è altrettanto reattivo nell’intercettare i passaggi e le seconde palle e nell’andare a contrasto. Inoltre, compensa le leve corte con un’eccellente tecnica di base. Neves, come il connazionale e compagno di reparto, possiede un tocco educato e un ottimo calcio da fermo. Le chiavi del fronte offensivo sono affidate a Diogo Jota, destro di piede, brevilineo, tecnico e rapido, e a Raúl Jiménez, anche lui destro, fisicamente possente, ma allo stesso tempo provvisto di un’ottima accelerazione e di una propensione a svariare su tutto il fronte offensivo. A partita in corso, entrano Adama Traoré (al posto di Jiménez), eccezionalmente non titolare nella sfida in questione, destro di piede e altrettanto prestante dal punto di vista atletico rispetto al compagno messicano. Pedro Neto sostituisce Diogo Jota, dal quale si differenzia per il piede favorito (il sinistro), ma non per la pregevole tecnica e la velocità. Rúben Vinagre (mancino), infine, prende il posto dell’infortunato Jonny Castro. Le sostituzioni non vanno a modificare l’impalcatura tattica iniziale messa a punto dall’allenatore, ma piuttosto puntano a ridare fiato a giocatori che hanno speso molto nelle due fasi.
SISTEMI DI GIOCO
- Sistema di base: 3-5-2
- Sistema in fase di possesso: 3-4-3
- Sistema in fase di non possesso: 5-3-2 / 5-4-1
FASE DI POSSESSO
Panoramica generale
Contro il Norwich, in fase di possesso, i due esterni Doherty e Castro si staccano dalla linea di difesa per proporsi a ricevere sulla rispettiva fascia di competenza. Dendoncker si butta spesso nello spazio sulla destra, mentre Jota si allarga ancora di più a sinistra, a formare una sorta di 3-4-3. In alternativa, è Doherty a salire fino ad allinearsi con gli altri due attaccanti, con Dendoncker che rimane a supporto (situazione analoga, a sinistra, con il duo Castro-Jota). In questo caso, Jiménez gioca un ruolo fondamentale per le triangolazioni sulla catena di destra, una delle giocate più ricercate dai Wolves. Si noti come, nel momento in cui il pallone procede sulla fascia destra o sulla sinistra, l’esterno che si trova sul lato debole sale quasi sempre ad accompagnare comunque l’azione dalla parte opposta, offrendo una soluzione sul secondo palo (questa è la genesi della grande occasione da gol fallita da Doherty nel finale). Riguardo i tre centrocampisti, è evidente quanto siano fondamentali gli inserimenti di una delle due mezzali (Dendoncker più di Moutinho), che contribuisce alla rifinitura dell’azione, mentre i due compagni di reparto rimangono in copertura.
Costruzione
Riavvolgendo il nastro ed entrando nel merito della fase di avvio dell’azione, i Wolves prediligono iniziare la manovra attraverso i lanci lunghi, affidati prevalentemente a Rui Patricio, in alternativa ai due “terzi” della difesa a tre, Boly e Saïss, oppure raramente a Neves. In tutti i casi, si ricerca di scavalcare il pressing sulla propria trequarti, scelta volta tanto a valorizzare le capacità di inserimento e percussione degli uomini di fascia, quanto a mitigare le carenze tecniche dei difensori centrali stessi. Quando la palla transita tra i piedi dei difensori a cui è demandata l’impostazione a palla lunga, spicca il fondamentale movimento di una delle due mezzali a fare da sponda e a spezzare la linea dei centrocampisti avversari, in modo da creare il corridoio per cercare gli uomini avanzati. A volte, nel caso in cui manchino gli sbocchi sulle fasce e i centrocampisti non riescano ad attuare questo tipo di giocata, sono gli stessi Jota e Jiménez ad abbassarsi per raggiungere il medesimo scopo.
Più rara, invece, è la costruzione dal basso, dal momento che gli stessi centrocampisti tendono a dare le spalle alla porta avversaria, fungendo da sponda per i difensori, ai quali è affidato principalmente il compito di ricercare le punte o gli esterni.
Sviluppo
A seconda che la palla sia indirizzata verso destra o sinistra, il gioco si svilupperà in maniera differente. La catena di destra, composta dal trio Doherty-Dendoncker-Jiménez, è formata da giocatori forti fisicamente e abili nel gioco aereo, per cui il giocatore incaricato di innescarli, solitamente uno dei difensori o Rui Patricio, opta spesso per un pallone alto e lungo, in modo che i tre possano far valere le loro caratteristiche e trovare facilmente il compagno in appoggio. A sinistra, invece, il terzetto Castro-Moutinho-Jota punta maggiormente sulla tecnica, per cui le palle che viaggiano verso la loro direzione sono per lo più rasoterra, dal momento che soprattutto Castro e Jota amano far correre la sfera per puntare l’uomo in velocità e cercare di creare superiorità numerica. Il giro palla, comunque, mantiene un ritmo abbastanza lento e spesso il pallone ristagna ostinatamente anche per diversi secondi nella zona tra i centrocampisti e la linea di difesa a tre (con quest’ultima che rimane disposta a maglie larghe), in attesa di trovare una soluzione verso le fasce. Quando i centrocampisti cercano il fraseggio o la triangolazione nel breve, si riscontra un discreto numero di palloni persi, soprattutto da parte di Dendoncker, che nel primo tempo della sfida col Norwich fallisce due appoggi sanguinosi che danno il via alla ripartenza degli ospiti.
Rifinitura e finalizzazione
Appena ricevuta palla, gli esterni tendono a comportarsi in modo diverso. Sulla destra, Doherty tende ad accentrarsi per creare spazio di inserimento sulla fascia per Dendoncker, con Jiménez che si abbassa per formare il triangolo, in modo che a quel punto il belga possa cercare il cross o il traversone. Questa soluzione è la più ricercata dai Wolves, che in questo modo sorprendono la difesa del Norwich siglando l’1-0. A sinistra, invece, è quasi sempre uno degli esterni a inserirsi sulla fascia, mentre a Moutinho è affidato per lo più il ruolo di “secondo vertice” della triangolazione. Nel caso in cui la più rara costruzione dal basso porti il pallone tra i piedi di Neves, il mediano portoghese avanzerà verso la trequarti e cercherà direttamente Jota o Jiménez con palla lunga. La soluzione diretta all’attaccante in maglia 18 consentirà di creare un’alternativa, in quanto Jota potrà, come fa spesso, portare palla sulla sinistra per poi accentrarsi e cercare direttamente la conclusione col piede preferito, anche da fuori. Sulla corsa, infatti, Jota, esalta le proprie qualità da solista. In questo, il portoghese si differenzia dal connazionale e “sostituto naturale” Neto, mancino che gioca a sinistra, il quale ricerca più frequentemente il fondo per andare al cross/traversone. Dall’altra parte, Jiménez preferisce ricevere la palla “addosso”, in modo da poter smistare per i compagni che seguono l’azione.
TRANSIZIONE POSITIVA
Questa fase è fondamentale per il sistema di gioco dei Wolves. Il recupero palla, soprattutto se avviene nella zona dello sviluppo del gioco avversario, è la priorità assoluta dei centrocampisti. Importantissimo, in questo senso, è il carico di lavoro affidato e svolto con grande spirito di sacrificio dalle due mezzali, Moutinho e Dendoncker. Lo scopo è, una volta rubata la palla, rilanciare immediatamente un attacco diretto con un pallone rapido su una delle due punte. Stroncare sul nascere la fonte del gioco avversario e ripartire rapidamente è quindi la prima fonte di pericolosità per i Wolves, i quali si distinguono sia per la capacità di recuperare palloni, sia per le capacità sopra la media di dare vita a una ripartenza veloce. Un altro tassello fondamentale per la traduzione della transizione in immediata azione da gol è l’attività di smarcamento preventivo di Jota e Jiménez. L’azione del gol del 3-0 è perfettamente esplicativa in tal senso: mentre Dendoncker recupera il pallone sulla mediana e si appresta a innescare immediatamente le punte, Jota e Jiménez hanno già preso le distanze dai marcatori, per poter ricevere palla e sfidarli in campo aperto in un 2 vs 2 potenzialmente letale. Da notare, inoltre, come i due attaccanti rimangano stretti nella corsia centrale, al fine di tagliare fuori un eventuale ritorno dei due terzini avversari.

FASE DI NON POSSESSO
Azione difensiva e difesa a centrocampo
In questa partita i Wolves adottano un 5-3-2 come schieramento per la fase di non possesso, con gli esterni Doherty e Castro sempre e comunque pronti a sganciarsi dalla linea dei tre centrali di difesa. La pressione prevista inizialmente sulla costruzione avversaria non è quasi mai caratterizzata da un baricentro eccessivamente alto. I difensori hanno una certa libertà di fraseggio e impostazione. Spesso i due attaccanti sono i soli a rimanere nella metà campo avversaria. Generalmente, Jiménez è il primo a pressare il portatore di palla, coadiuvato da Jota in raddoppio, cercando di costringerlo a velocizzare e a forzare la giocata verso i terzini o i centrocampisti, sui quali è già pronta la pressione di Dendoncker, Moutinho e Neves, a cui si uniscono da Doherty o Castro.

Con il passaggio dalla costruzione allo sviluppo della manovra avversaria, a volte Jota si abbassa direttamente sulla linea dei centrocampisti, formando un temporaneo 5-4-1 che preclude in maniera ancora più evidente la giocata ai difensori che impostano. I dispendiosi compiti in fase di non possesso dei due attaccanti sono svolti egregiamente anche dai loro sostituti, Traoré e Neto, ai quali è richiesto un ulteriore sforzo volto ad evitare che la squadra si abbassi troppo nel finale di gara, soprattutto in caso di situazione di vantaggio. L’intensità della pressione, quindi, cambia notevolmente nel momento in cui gli avversari iniziano a sviluppare il gioco. Le due mezzali, Moutinho e Dendoncker, escono in pressing sui terzini Aarons e Lewis, continuando a seguire l’uomo anche a palla lontana. Come si può intuire alla luce di quanto detto sull’importanza della transizione positiva, il recupero del pallone in questa fase è cruciale, tanto che si crea una densità in zona palla che preclude ogni soluzione all’avversario, il quale si ritrova raddoppiato e con le linee di passaggio chiuse. La densità creata intorno alla palla crea una gabbia da cui l’avversario difficilmente può essere in grado di uscire.
Linea di difesa e lateralità
In generale, nella partita analizzata, il Wolverhampton tende a mantenere molto corte le distanze tra i reparti, andando diverse volte in difficoltà nel trovare varchi tra le linee. Come il centrocampo appare “congestionato”, così la difesa, molto compatta e ben posizionata, si mantiene quasi sempre perfettamente in linea, ben schierata al limite della propria area quando gli avversari arrivano sulla trequarti. In questo modo, viene arginato ogni pericolo di iniziative personali tra le linee (così è vanificata, in questa partita, la rapidità palla al piede dell’attaccante Teemu Pukki). Il Norwich è spesso costretto, quindi, a cercare una soluzione a palla lunga e alta, con la quale i tre della difesa operante si trovano perfettamente a loro agio. La densità creata in area di rigore, poi, spinge la formazione di Daniel Farke a tentare la conclusione da fuori area, con cui difficilmente si può impensierire un portiere come Rui Patricio. Le fasce, al contrario, rimangono a volte scoperte, o per il ritardo nell’accorciare delle mezzali Dendoncker e Moutinho oppure per il mancato rientro di uno dei due esterni dall’azione offensiva. In un caso, la combinazione dei due fattori costringe Boly a uscire sul portatore di palla, che però lo evita innescando un compagno che si ritrova in una pericolosa situazione di 2 vs 2. Coady e Saïss si trovano così in difficoltà a tenere il passo rapido degli attaccanti avversari. Proprio per questo, la linea di difesa insieme al resto della squadra tende a rimanere, oltre che in linea, con il baricentro molto basso, in modo da optare per una diagonale corta ed evitare affanni.

TRANSIZIONE NEGATIVA
Esclusa la circostanza citata, il Wolverhampton si dimostra molto abile nel gestire le transizioni negative, riuscendo a scappare, a ricompattarsi e a ricreare la superiorità numerica. Nelle due situazioni di palla persa a centrocampo su appoggio errato di Dendoncker, Moutinho e Neves sono reattivi nel recuperare la posizione, mentre Doherty e Castro si riallineano con i difensori ricucendo velocemente ogni potenziale spazio sulle fasce. La copertura preventiva dei tre di difesa, in questo caso, gioca un ruolo decisivo, dal momento che la corretta disposizione favorisce in un caso il rapido ricrearsi della densità al limite della propria area che costringe infine ad un improduttivo tiro da fuori, nell’altro ad un intercetto di un lancio sulla cui linea Coady è perfettamente posizionato.
ANALISI S.W.O.T. – CONCLUSIONI
Strenghts and Weanknesses
In questa partita, come nella passata stagione, i Wolves confermano un atteggiamento tattico che non passa necessariamente dal controllo ossessivo della partita e del pallone.
L’intensità e la generosità sono qualità comuni a tutti i giocatori. Pertanto, le eventuali sbavature dei singoli sono spesso compensate dalla rapida riorganizzazione, che consente di fare da tappo e di far rientrare i rischi. Le caratteristiche delle due punte sono perfettamente complementari, il centrocampo è un equilibrato mix di forza e intensità (Dendoncker) e intelligenza e capacità con il pallone tra i piedi (Neves e Moutinho). I due esterni, soprattutto Doherty, danno un apporto fondamentale in fase offensiva, che ha nella soluzione del cross/traversone uno dei principali sbocchi. I tre difensori centrali sono molto attenti e quasi sempre ben posizionati, ostici nei contrasti, quasi insuperabili nel gioco aereo.
Per contro, le caratteristiche del tutto similari che accomunano Boly, Coady, e Saïss rendono i tre vulnerabili a situazioni in velocità in campo aperto, per cui l’eventuale lentezza nel ripiegare su lunga distanza può creare degli scompensi alla fase difensiva e favorire l’incursione avversaria. Le stesse scarse doti tecniche dei suddetti difensori limitano di fatto la costruzione della manovra al pallone lungo verso gli esterni o le punte. Manca quindi, in apparenza, una valida alternativa praticabile per l’avvio dell’azione. La stessa certificata fiducia accordata dall’allenatore ai suoi uomini chiave è d’altro canto ulteriore segnale di una latitanza di sostituti all’altezza dei titolari (escluso il reparto offensivo, con Neto e Traoré che rimpiazzano validamente Jota e Jiménez). Ultimo, ma non meno importante, i più volte citati disimpegni errati in fase di sviluppo, certificano come il Wolverhampton possa andare in difficoltà nel caso in cui sia costretto a prendere l’iniziativa nel dominio della partita e del gioco.
Opportunities
- Il palleggio tra difensori e centrocampisti è a tratti macchinoso, non sono rari i palloni persi e i passaggi sbagliati;
- Doherty rischia spesso di lasciare sguarnita la fascia destra, tardando nel ripiegare.
Threats
- Jiménez è un attaccante estremamente versatile, abile tanto in zona gol quanto in fase di rifinitura e di ripiegamento;
- Jota è eccezionalmente abile nell’1 vs 1, in campo aperto e non, in virtù di una tecnica e una rapidità nel cambio di passo che spesso rendono necessario il raddoppio e causano la conseguente creazione di una superiorità numerica a favore;
- Traoré si rivela una brillante soluzione anche a gara iniziata, in virtù delle sue spiccate doti atletiche, ulteriormente accentuate dalla stanchezza degli avversari;
- Neto, con il suo repentino cambio di passo, si conferma altresì un ottimo interprete del ruolo di subentrato;
- Dendoncker è estremamente versatile nelle due fasi, abile tanto nel pressing e nei contrasti quanto negli inserimenti;
- Moutinho è particolarmente lesto sulle seconde palle;
- Neves è molto pericoloso sui calci piazzati: nella sfida con il Norwich va vicino per ben due volte al gol su punizione (un’ottima parata di Krul e una traversa colpita in pieno dopo un’altra prodezza del portiere olandese);
- Doherty ha una spiccata vocazione offensiva, che lo porta a essere insidioso sia in fase di rifinitura che di finalizzazione.