Da Tel Aviv ad Amsterdam. E’ bastata una chiamata per riportare Peter Bosz, da Israele a casa, dopo 6 mesi all’Hapoel Tel Aviv e un secondo posto, Bosz ha rinunciato al contratto per sedere sulla prestigiosa panchina dei Lancieri, ancora provati dalla grandissima delusione dello scorso anno, quando la squadra, allenata da De Boer, perse il campionato all’ultima giornata, in favore del PSV Eindhoven.
Dopo il primo periodo di adattamento, che ha compreso anche la clamorosa eliminazione ai play-off di Champions League contro il Rostov, l’Ajax è arrivato all’ottava vittoria consecutiva in tutte le competizioni prima della sosta delle nazionali, al secondo posto in Eredivisie a 5 punti dallo straordinario Feyenoord (primo, a punteggio pieno). Abbiamo preso in esame le ultime due partite di campionato (contro PEC Zwolle e Utretch) e le ultime due in Europa League (contro Panathinaikos e Standard Liegi), giocate dall’Ajax.
I biancorossi partono schierando una difesa a 4, in porta dopo l’addio di Cilessen, il titolare è il camerunense Onana, il terzino destro di solito è Veltman, che da anni fa il centrale di ruolo, i due difensori centrali sono Viergever e Sanchez, neoacquisto reduce dall’Atletico Nacional de Medellin che ha vinto a sorpresa la Copa Libertadores 2016, mentre a sinistra si alternano Dijks e la sorpresa Sinkgraven, fino all’anno scorso utilizzato come trequartista, quest’anno straordinariamente spostato addirittura in linea difensiva (con buoni risultati). A centrocampo, il reparto con più qualità della squadra, si alternano Schone e Riedewald come centrali, e Klaasen, Gudelj e il neo-acquisto Ziyech come mezz’ali. In attacco a destra nelle ultime partite è stato postato Traorè, in prestito dal Chelsea, a sinistra l’inamovibile Younes, e a centro Dolberg, dopo qualche esperimento fatto proprio con Traorè, del quale parleremo dopo.
Fase di possesso
L’Ajax per storia ed identità dagli anni ’70 non si è più distaccato dal 4-3-3, modulo idiomatico del club di Amsterdam, e anche con Bosz non si cambia, ma a differenza del predecessore, il gioco dei Lancieri è più verticale, e meno orizzontale. Il possesso palla è la chiave di tutto, ma non è fine a se stesso.
La palla parte sempre dai due centrali, i due terzini avanzano ma non troppo, creando due appoggi sicuri a centrocampo, mentre uno dei tre centrocampisti si abbassa creando una linea a 3 (generalmente lo fa Schone, ma non è raro vedere fare questi movimenti a tutti i centrocampisti a turno), le due mezz’ali rimangono dietro gli attaccanti, creando una linea di trequartisti piena di qualità, con gli inserimenti senza palla di Klaasen, e la classe di Ziyech nei lanci e nei passaggi filtranti, mentre le due ali stanno molto larghe, a ridosso della linea laterale, per allargare le linee della difesa avversaria, e provare l’uno contro uno, e il cross sulla fascia. La punta centrale, difficilmente rimane fissa in area, molte volte viene a prendere la palla indietro portando con sé almeno un uomo e liberando lo spazio per gli inserimenti dei compagni. Di fatto l’Ajax in fase di possesso si schiera in 4 linee, con un 2-3-2-3 molto “elastico”.
I movimenti delle mezz’ali e delle ali sono sempre coordinate, se uno viene incontro al pallone, l’altro va ad attaccare lo spazio creatosi alle spalle del compagno. L’Ajax di conseguenza si muove e gioca prediligendo le due fasce, le mezz’ali in creano un appoggio sicuro per i due terzini che provano ad impostare, o per Sanchez, che dei due centrali difensivi sembra quello più sicuro con la palla al piede. I movimenti dei Lancieri sono a catena: se Younes viene incontro alla palla, Klaasen attacca la profondità, stessa cosa a destra con Traorè e Ziyech. In particolare Klaasen fra i vari centrocampisti box-to-box a disposizione di Bosz, è quello più maturo e più disciplinato tatticamente, riesce ad abbinare quantità e qualità, copre sempre gli spazi lasciati liberi dai compagni, è il primo ad attaccare l’area insieme alla punta centrale quando la situazione offensiva può portare al cross, ed anche il primo a pressare il portatore di palla avversaria in fase di non possesso.
L’Ajax ha avuto fatica, all’inizio, ad apprendere questi movimenti continui, che necessitano una grande forma fisica da parte di tutti i componenti della squadra, e una grande concentrazione. Il gioco di possesso dei lancieri, tuttavia, sembra aver un grosso contro: Bosz non ha ancora trovato un piano B, nelle quarto partite prese in esame, l’Ajax ha si vinto, ma è andato in svantaggio in 3 occasioni, e ha dovuto rimontare. I Lancieri si trovano in difficoltà contro squadre che attuano pressing organizzato, ed alto, e impediscono al portiere e ai difensori centrali di impostare l’azione da dietro, come ha fatto il Panathinaikos nella prima gara di Europa League, per tutto il primo tempo. In questo caso Onana, ha quasi sempre lanciato a vuoto per evitare danni, perdendo irrimediabilmente la palla.
Se l’Ajax è invece lasciato libero di far partire l’azione da dietro, e se i movimenti delle mezz’ali non vengono tenuti a bada, è facile cadere nella trappola di Bosz, e soccombere alle sortite offensive dei quattro volte campioni d’Europa.
Fase di non possesso
In fase di non possesso l’Ajax preferisce schierarsi in un 4-1-4-1 quando gioca Schone, giocatore di esperienza e di grande mobilità, in grado di coprire bene la difesa, mentre nelle occasioni in cui Bosz ha schierato Riedewald come metodista, il giovane olandese è stato affiancato da Gudelj nella linea davanti la difesa, creando un 4-2-3-1, con Klaasen che va a piazzarsi come trequartista.
I problemi maggiori della squadra olandese nascono proprio quando deve difendersi. Abituata a mantenere il possesso della palla per quasi tutto il tempo, l’Ajax sembra quasi dimenticare come ci si difenda quelle poche volte che deve farlo, affidandosi ai singoli, e lasciando troppo spazio fra i reparti. Il tutto, non aiutato da uno schieramento che a volte appare fin troppo offensivo, con Ziyech che fa la mezz’ala, ma ha caratteristiche da trequartista e da rifinitore e non certo difensive, Klaasen idem, le due ali che non danno una grossa mano in fase di ripiegamento, e i due terzini che vanno molto in difficoltà quando vengono puntati.
Come nel caso del gol del vantaggio del Panathinaikos ad Atene, dove la squadra si ritrova schiacciata in un improponibile linea a 6 in difesa, e uno spazio enorme per i padroni di casa.
O il vantaggio del PEC Zwolle ad Amsterdam, dove l’apporto difensivo del centrocampo è quasi inesistente, e gli avversari hanno addirittura tre possibilità di creare pericolosità (con un tiro da fuori, o con due linee di passaggio).
Insomma, Bosz ha ancora molto da lavorare, ma ha buone basi. Il centrale colombiano Sanchez, arrivato in estate, sembra già essersi ambientato alla perfezione, ed oltre al buon apporto in fase di possesso, sta migliorando nei duelli difensivi, mentre la squadra sta trovando il suo equilibrio con Schone in campo a dar da manforte in fase di non possesso.
Il problema “Milik”
La società ha deciso di non sostituire il bomber polacco Milik, andato al Napoli per 32 milioni di euro, con una punta di ruolo. E’ stato provato Traorè, che però sembra molto più a suo agio schierato a destra, con tanto campo davanti per scatenare la sua velocità, e adesso sembra che le scelte ricadano sul danese Dolberg, prodotto del florido vivaio dei Lancieri, e autore di 6 gol in 14 partite finora giocate. Il ragazzo è anch’esso un adattato, nelle giovanili era schierato più da ala sinistra che da punta, ma sta dimostrando di avere stoffa per giocare in mezzo. Tuttavia non presenta la stessa fisicità del centravanti polacco, e la stessa bravura nel dialogare spalle alla porta con i compagni, così Bosz, nella più classica delle citazioni “guardioliane” ha deciso di utilizzare lo “spazio come centravanti”. I continui movimenti della squadra portano a non creare dei punti di riferimento agli avversari, favorendo gli inserimenti senza palla delle due mezz’ali, Klaasen e Ziyech che hanno sempre avuto una buona finalizzazione in passato (12 gol in due finora per i due).