La Reggiana di Massimiliano Alvini, stagione 2019/2020, passa semplicemente alla storia come la squadra in grado di riconquistare la tanto agognata Serie B dopo 21 anni da quel lontano 1999.
La squadra, neopromossa dalla Serie D dopo il fallimento dell’era Piazza, si ripresenta in C come outsider, senza grosse pretese e l’obiettivo di riconsolidare una posizione che l’aveva vista protagonista per diversi anni ma senza mai completare l’opera.
E’ qui che Alvini compie un autentico “miracolo sportivo”, grazie anche all’appoggio e all’ottimo lavoro del DS Tosi, riesce a costruire una squadra che entusiasma, che diverte ma soprattutto che “gioca”.
Non a caso, in tempi non sospetti, diversi personaggi autorevoli del panorama calcistico italiano esaltano il gioco della Reggiana e l’operato dell’allenatore.
Sistemi di gioco
Sistema di gioco base
Il sistema di gioco base della Reggiana è un 3-4-1-2, con i tre difensori centrali, due centrocampisti sulla linea mediana e i terzini larghi, una sorta di “falso 10” che agisce dietro alle punte ma viene spesso a contribuire alla manovra di costruzione, infine il reparto offensivo composto dai due attaccanti, tendenzialmente con una seconda punta pura e dinamica, e un secondo elemento centrale che da più riferimento.
Questa la formazione ideale, nonché la stessa scesa in campo per la finale Playoff:
Sistema di gioco in fase di possesso
Il sistema di gioco in fase di possesso rispecchia quello base, e si possono notare due tipologie: 3-5-2 quando il possesso è basso, nella propria trequarti, con Radrezza che si abbassa sulla linea di centrocampo, addirittura a volte fino alla posizione di regista basso (in generale comunque ci sono sempre due a dare un appoggio ai tre centrali, alternandosi lui, Varone e Rossi); quando il possesso è alto abbiamo un 3-4-3 oppure una sorta di 2 / 4-4, con due difensori centrali che escono praticamente dalla manovra mentre il terzo centrale esterno avanza durante lo sviluppo come un terzino (soprattutto Spanò, più raramente Costa), e, in alcune occasioni, un mediano si “sostituisce” ad esso abbassandosi molto.
Qui si può vedere l’estrema intercambialità di questa situazione:

Sistema di gioco in fase di non possesso
L’assetto tattico della squadra in fase di possesso nasce di base come 3-2-3-2, ma è un punto di partenza che varia la disposizione a seconda della zona di gioco.
Sulla trequarti avversaria la squadra tende a disporsi 3-3-3-1, sulla propria trequarti invece 4-3-3, ma in generale la costante è che sul lato forte il terzino sale sulla linea davanti, sul lato debole l’altro terzino dà man forte alla linea dietro accentrandosi praticamente.
Raramente si vede la classica linea a 5 che spesso nasce da una difesa a 3.
Fase di possesso
Costruzione
La Reggiana tende a prediligere il possesso palla, adotta una costruzione bassa anche se non esclude qualche volta lanci lunghi direttamente dal portiere o dal difensore, soprattutto quando pressata.
Su questo linea, vedremo dopo, in fase di transizione offensiva, una giocata reiterata e abbastanza “micidiale” che viene spesso effettuata.
Due centrocampisti vengono sempre in appoggio, Rossi, Varone o Radrezza dalla linea più avanzata, come anticipato il centrale dal lato forte diventa praticamente terzino e sale anche, con l’esterno che sale ancora di più, mentre quello del lato debole si accentra e da più copertura.
Non c’è un vero e proprio riferimento nella costruzione, gli interpreti cambiano sempre, anche se si tende a prediligere il movimento di Spanò a salire.
Sviluppo
Quando la costruzione nasce bassa, la manovra si sviluppa tendenzialmente su un lato, il centrale sale, il terzino raggiunge la linea offensiva.
La linea mediana rimane abbastanza piatta, salvo quando un centrocampista si abbassa sulla linea difensiva.
Interpreti dinamici e intercambiabili, tendenzialmente sono Radrezza, Spanò e i terzini sul lato forte a giocare più palloni.
Discorso differente quando si avanza su lanci lunghi, cercando su tutti Kargbo lanciato in velocità a spaccare completamente le difese, oppure Zamparo per tenere su la palla e far salire la squadra.
Lateralità
La squadra sviluppa la manovra spesso su un lato ma in realtà i movimenti cruciali avvengono per vie centrali, tant’è che si sente spesso Alvini richiamare i suoi per accentrarsi.
Rifinitura
In zona di rifinitura stazionano spesso i due mediani e il terzino del lato forte in partenza, ma non è una costante chiave della manovra.
Finalizzazione
La Reggiana utilizza diversi modi per finlizare l’azione, possiamo vedere tiri da fuori, cross e, su tutti, azioni personali ed imbucate di Kargbo.
Una giocata che spesso fanno con il giocatore della Sierra Leone è anche fintare una triangolazione dove lui fa il velo, parte e viene servito dal compagno dietro di lui.
Transizione offensiva
Qui, come in parte anticipato, si identifica il principale marchio di fabbrica e pericolo della Reggiana di Alvini: sul recupero palla, soprattutto sulla propria trequarti, se c’è la possibilità viene tentato subito il lancio diretto a sfruttare la devastante velocità di Kargbo, che in modo preventivo si posiziona pronto per l’innesco e con estrema facilità riesce ad arrivare a tu per tu col portiere.

Fase di non possesso
Prima azione difensiva
La prima azione, se le posizioni e le tempistiche lo permettono, è un pressing a tutto campo, aggredendo l’uomo.
Se la squadra è in vantaggio, soprattutto nella seconda frazione di gioco, la squadra tende ad essere più conservativa e abbassare la linea di pressing.
Centrocampo
La linea mediana tende ad essere piatta, ma qui c’è un elemento fondamentale di azione preventiva di copertura, che vedremo riproposta anche sulla linea di difesa: Fausto Rossi, dotato di grande tecnica e anticipo, si posiziona in iterdizione a intercettare il passaggio verticale lasciato volutamente libero dal pressing offensivo.
In questo modo la Reggiana riesce a recuperare molti palloni sulla trequarti offensiva e inibire la manovra avversaria.
Lateralità
Non ci sono particolari forzature sull’esterno, se nonche la squadra si dispone in funzione del lato del pallone, cercando di creare molta densità, con giocatori di più reparti, nella zona di gioco.
Difesa
La linea difensiva in fase di non possesso nella propria trequarti è piatta, con talvolta l’aggiunta di un mediano.
I giocatori sono prevalentemente in marcatura a uomo, questo porta anche a stravolgere la posizione naturale di essi e il riferimento principale è dunque il proprio avversario.
Questo avviene anche sul movimento di diagonale, condizionando una diagonale corta o lunga.
Come anticipato per il centrocampo, analogamente a Rossi, Rozzio, dotato di tecnica e forza fisica, fa la stessa cosa sulla linea difensiva: si dispone in marcatura preventiva per anticipare l’imbucata avversaria e dare il via alla transizione offensiva.
Transizione difensiva
La transizione difensiva prevede principalmente un contropressing immediato aggredendo l’uomo, anche a costo di spendere molti falli per interrompere la manvora avversaria.
Se la transizione è sulla trequarti avversaria sono i giocatori avanzati ad effettuare il pressing e si tende ad accompagnare con la linea difensiva in copertura qualora saltasse il primo pressing.
Analisi SWOT
Punti di forza
- Grande solidità e controllo del gioco
- Incursioni in velocità di Kargbo
- Trio difensivo di alto livello e grande esperienza, categoria superiore
- Centrocampo di grande qualità , Rossi e Radrezza su tutti.
Punti di debolezza
E’ difficile trovare un vero punto debole di questa Reggiana, forse si può dire che le corsie esterne siano il reparto meno “robusto”, sia in fase offensiva che fase difensiva.
Nel pressing che adotta la squadra, con un buon livello tecnico e velocità di esecuzione, si può eludere ogni linea difensiva e arrivare alla finalizzazione: cambiando velocemente gioco dall’altro lato, si crea una “voragine” in mezzo al campo che può essere sfruttata.
In generale una manovra veloce e di prima li mette in difficoltà, come del resto chiunque.

Massimiliano Alvini ha costruito, per la categoria, una corazzata.
Fin dalle prime battute si è intuito subito che il livello e il valore di questa squadra era notevole e comparabile con le migliori Reggiane viste nei vent’anni in C.
Giocatori di qualità in ogni reparto, grande esperienza unita alla fisicità e all’estro di alcuni interpreti, ottimo portiere e panchina lunga (Scappini, Marchi, Lunetta, Espeche, Kirwan…)
Idea di gioco, calcio moderno e offensivo, squadra che nonostante il ritmo della categoria ha divertito e convinto su tutti i punti di vista.
Alcuni l’hanno paragonata all’Atalanta di serie C.
Al di là di ogni considerazione, ha portato a casa una storica promozione, sarà ricordata e rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi granata.