Sistema di gioco di base: 3-4-2-1
Sistemi di gioco in fase offensiva: 3-4-2-1, 3-5-2, 3-4-3
SistemI di gioco in fase difensiva: 3-4-2-1, 5-4-1, 5-2-2-1
INTRODUZIONE
Il Torino di Walter Mazzarri nel 2019-20 è una squadra molto fisica. A parte Berenguer e Verdi, più agili e leggeri, gli altri sono tutti fisicamente dotati. Si schiera con la difesa a 3, ma quando rientrano i due esterni (Aina e Ansaldi) non è raro vedere la difesa schierata a 5. In fase d’attacco la squadra gioca prevalentemente con un 3-4-2-1, con la linea di centrocampo formata dai due mediani Rincon e Baselli e i due esterni ai lati; appena più avanti Berenguer e Verdi fungono da mezze punte a supporto di Zaza, che svolge il ruolo di punta centrale. In determinate occasioni, si può vedere la squadra schierata a 3 davanti (3-4-3), quando le due mezze punte avanzano sulla stessa linea della punta centrale.

Durante lo sviluppo del gioco, i 3 difensori centrali sono piuttosto bloccati nelle loro posizioni, raramente si nota Izzo che si spinge in avanti. Nei corner a favore invece si spingono a turno tutti e tre nei pressi dell’area avversaria.
A centrocampo i due mediani sono molto abili nel portare via palloni ai giocatori avversari. Di rado si spingono in avanti per cercare il tiro dalla distanza, pur essendo tutti e due dotati di un buon tiro.
I due esterni giocano piuttosto larghi, percorrendo tutta la fascia, riuscendo in tal modo ad aiutare la squadra sia in fase difensiva che in quella offensiva. In particolare Ansaldi, dotato di buona corsa e buona tecnica, si sgancia spesso in avanti, riuscendo ad inserirsi sulla fascia sinistra e creando occasioni da gol. Aina è più portato a curare la fase difensiva.
In attacco Zaza, giocando come riferimento centrale più avanzato, viene spesso cercato anche dai rinvii del portiere e una volta controllata palla, mettendoci il fisico, gioca spesso di sponda per gli inserimenti o le aperture su Berenguer e Verdi. Berenguer in particolare, risulta essere pericoloso con i suoi inserimenti in avanti, tra le linee, creando diverse azioni da gol.
La squadra gioca con la difesa molto alta, attuando un pressing continuo ed efficace per buona parte della gara.
FASE DI POSSESSO
Costruzione del gioco
Il Torino predilige la costruzione del gioco partendo dal basso, con passaggio del portiere a uno dei 3 centrali difensivi, i quali si appoggiano con passaggio corto ai due mediani o ai due esterni, per un successivo sviluppo del gioco. Se lo sbocco non è immediato a causa della pressione avversaria, i tre centrali effettuano passaggi corti tra di loro in attesa di trovare lo spazio necessario per lo scarico.
Quando la pressione della squadra avversaria è molto alta, Sirigu si disimpegna con rinvio coi piedi. In alcune occasioni si affida al rilancio con le mani per cercare l’uomo libero per il contrattacco.
Sviluppo
Probabilmente, mancando Belotti tra i titolari, giocatore molto forte di testa, la squadra preferisce sviluppare il gioco per vie centrali, per sfruttare meglio le caratteristiche della punta (Zaza) che difende molto bene il pallone. Quando riceve palla, il centrocampista ha diverse soluzioni di passaggio: può cercare il passaggio corto in avanti sulle due mezze punte, può aprire il gioco sugli esterni, o, se pressato, può scaricare sull’altro centrocampista centrale o sul difensore. A volte sfrutta il passaggio di ritorno di una delle due mezze punte, per cercare l’attaccante centrale o le sovrapposizioni degli esterni.

Quando invece il gioco si sviluppa per vie esterne, i laterali si appoggiano ai centrocampisti centrali per una sovrapposizione in avanti, oppure cercano le due mezze punte.
Gli esterni tendono ad accentrarsi in fase di non possesso, mentre invece si posizionano molto larghi in fase d’attacco.
In caso di pressione forte della squadra avversaria, capita a volte che il centrocampo venga saltato con lanci lunghi a cercare prevalentemente la punta centrale.
Rifinitura
In fase di rifinitura tra il centrocampo e le linee difensive, il Torino spesso riesce a rubare palla sulla trequarti, e poi riparte con uno dei due trequartisti (soprattutto Berenguer), il quale riesce a sfruttare gli spazi creati dai tagli della punta centrale, che si porta dietro a volte anche più di un difensore avversario. In questo modo Berenguer è andato al tiro più di una volta, anche in maniera decisiva.
In altre occasioni, sempre dopo aver rubato palla sulla trequarti, il Torino riparte con passaggi corti e veloci tra i tre attaccanti, fino a concludere con la punta centrale o la mezza punta.
Meno frequentemente, ma nel caso del primo gol è risultata decisiva, l’azione si sviluppa sulla trequarti da destra a sinistra e viceversa, liberando alla conclusione l’esterno che si inserisce, un po’ come le azioni di rugby.
Come detto in precedenza, pochi sono i cross dal fondo o dalla tre quarti, anche perché la squadra riesce raramente a portare più uomini dentro l’area di rigore, se non su palle inattive.
Finalizzazione
Coma già accennato, spesso la squadra riesce a finalizzare con triangoli o passaggi corti tra i due trequartisti e la prima punta, andando al tiro dentro l’area. Altre volte vi sono inserimenti o sovrapposizioni degli esterni che vanno alla conclusione in porta anche in tal caso spesso dentro l’area. Quando la squadra è pressata si affida ai lanci diretti sulla punta centrale. In qualche occasione, inoltre, la squadra è riuscita ad andare al tiro da fuori, riuscendo ad essere incisiva in occasione del terzo gol fatto.
Molto più raramente il Torino si affida ad azioni personali e una di queste è risultata decisiva in occasione del secondo gol fatto.
Transizione positiva
Dopo aver recuperato palla, la squadra prova quasi sempre a cercare la verticalizzazione immediata, sfruttando gli smarcamenti preventivi effettuati da Zaza e, meno frequentemente, dalle mezze punte. Lo stesso Zaza difende bene il pallone e con rapide sponde o aperture favorisce gli inserimenti veloci dei suoi compagni di reparto o degli esterni che si inseriscono.
Fase di non possesso
Finchè riesce ad avere energie sufficienti, la squadra granata attua un pressing molto buono e puntuale già nella metà campo avversaria, che permette spesso di recuperare palla sulla tre quarti. Il pressing viene effettuato in prima battuta dagli attaccanti. La difesa alta permette un atteggiamento offensivo della squadra.
A centrocampo uno dei due centrali (spesso Rincon) va a marcare a uomo il centrocampista portatore di palla o il regista della squadra avversaria. Tra i due centrocampisti, inoltre, avviene uno scaglionamento in modo tale da garantire quasi sempre copertura.
Nei rinvii del portiere a palla ferma, la squadra si posiziona formando uno schieramento in linea di 6 uomini, appena dietro la linea di centrocampo: ciò permette alla squadra stessa di sfruttare la tattica del fuorigioco e nel contempo di avere un atteggiamento aggressivo. Un attimo dopo il rinvio, il centrale difensivo scappa all’indietro per portare copertura.
Nella linea a 3 difensiva, il centrale si posiziona solitamente in maniera leggermente arretrata rispetto agli altri due. Spesso, giocando alti, a turno devono far fronte al 1 Vs 1.
Capita a volte che i due laterali esterni si abbassino sulla linea di difesa, formando così una difesa a 5.
Sui calci d’angolo e sulle punizioni calciate dagli avversari dalla tre quarti in su, la squadra si difende a zona.
Transizione negativa
Una volta persa palla, come detto in precedenza l’atteggiamento della squadra è volto al contro pressing per recuperarla prima possibile. Quando invece la squadra sta rifiatando o le energie diminuiscono, si assiste invece ad un ripiegamento difensivo, svolto sia dai centrocampisti che dai difensori.
Lateralità
Le azioni offensive si sviluppano maggiormente sulla sinistra, occupata da Ansaldi, molto dotato tecnicamente e più portato ad attaccare che non a difendere. Qui si sviluppano frequenti sovrapposizioni o inserimenti, con azioni combinate tra lo stesso Ansaldi e Zaza o il compagno di turno. Una di queste, come già detto, porterà al primo gol.
Nell’altra fascia opera Aina, giocatore più fisico e con caratteristiche più difensive, che ha una buona progressione negli spazi lunghi, ma a volte risulta essere impacciato negli spazi stretti.
CONCLUSIONI
Il Torino di Mazzarri è una squadra molto fisica, che attua un buon pressing. La difesa gioca piuttosto alta, permettendo alla quadra un atteggiamento aggressivo. I sistemi di gioco prevalenti sono il 3-4-1-2 e il 3-5-2.
Punti di forza
Un punto di forza, oltre alla fisicità come detto, è lo spirito combattivo, che riflette il carattere del proprio allenatore. Nei momenti in cui la squadra sta bene fisicamente riesce a recuperare molti palloni, soprattutto con i due centrali di centrocampo e a proporsi successivamente in attacco. In difesa ha giocatori di buona qualità. Un punto di forza è sicuramente il portiere, uno dei migliori in assoluto dell’intero campionato. A centrocampo vi sono buoni interditori, che riescono a recuperare diversi palloni. Sulle fasce ottimo giocatore è Ansaldi, probabilmente uno dei più dotati tecnicamente della squadra. In attacco, oltre a Belotti che non giocava dall’inizio in questa partita per condizioni fisiche non ottimali, Zaza e Berenguer sono delle buone risorse: il primo per la sua capacità di difendere il pallone e far salire la squadra, il secondo per la sua rapidità negli spazi stretti e la sua bravura negli inserimenti.
I punti deboli
Non essendo dotata di un livello tecnico elevatissimo, la squadra ha bisogno di giocare costantemente a ritmi elevati per giocare bene ed essere efficace. Infatti, come dimostrano del resto gli ultimi 25-30 minuti finali di questa partita, non appena il ritmo e l’intensità dei propri interpreti calano, la squadra soffre in maniera evidente la compagine avversaria. A centrocampo ha giocatori più predisposti a distruggere il gioco avversario, che non a proporre il proprio; manca un centrocampista di qualità, che sappia costruire la manovra, cioè un vero play o regista. In attacco le azioni sono spesso improvvisate e prevedibili e delineano una mancanza di schemi.
Dall’andamento di questa partita si evince quindi che la squadra alterna momenti positivi ad altri improvvisamente negativi, sottolineando una mancanza di continuità nel corso della prestazione che incide in maniera negativa sul risultato finale.