Dopo la 28^, il Pisa ha conquistato 47 punti, è terza in classifica e ha la miglior difesa del girone e la seconda di tutta la Lega. L’allenatore è Michele Pazienza, che, alla sua prima esperienza in una prima squadra, ha saputo costruire una squadra solida e grintosa, che fa della fase difensiva e soprattutto delle transizioni negative il suo punto di forza più macroscopico, affidandosi poi all’esperienza dei suoi calciatori e ad alcuni movimenti molto ben codificati in attacco. E’ una squadra che comunque presenta alcune evidenti criticità, che si cercherà di mettere in luce al pari dei suoi pregi.
Il modulo di partenza è un 4-4-2, che però in fase d’attacco si trasforma in un 4-2-4 e, sempre di più con l’andare della gara analizzata (contro il Prato, terminata 2-2), in un 4-2-3-1 che spesso assume la forma di un 4-2-1-3. Grazie al sostegno dei terzini, molto coinvolti in fase di sviluppo e finalizzazione, frequentemente abbiamo un modulo offensivo che corrisponde a un 2-4-4 o a un 2-4-3-1, ma ovviamente lo schieramento è molto fluido in questa fase. In fase difensiva, bisogna segnalare che gli attaccanti centrali rimangono alti, quindi è a tutti gli effetti un 4-4-2. Importante è notare che l’esterno d’attacco di lato opposto torna sempre molto blandamente, rimanendo spesso fuori dalla seconda linea a 4. Raramente un attaccante torna e l’altro resta alto a disegnare un 4-4-1-1.
FASE DI POSSESSO
L’impostazione del Pisa ha l’intenzione iniziale di cominciare dal basso, coinvolgendo i quattro difensori molto schiacciati a ridosso dell’area, con i centrali che si aprono ai lati dell’area con palla al portiere. Nella circolazione, il terzino più vicino alla palla s’abbassa vicino ai centrali, mentre quello opposto si alza. I due centrocampisti centrali non si avvicinano molto ai difensori in impostazione, ma tra i due è De Vitis ad andare incontro solitamente, mentre Gucher resta più alto. La circolazione bassa avviene soprattutto a sinistra con il terzino, come confermato dal dato Wyscout che, sulle palle basse, registra un 69,2% a fronte di un 7,7% a destra e un 15.4% al centro. Tuttavia, l’impostazione fatica spesso a trovare linee di passaggio in avanti verso il reparto offensivo, con De Vitis costretto a giocare molte volte all’indietro. Una linea di passaggio utile a superare la prima linea di pressione avversaria è quella tra terzino e interno di parte. Quando invece la circolazione bassa non trova vie efficaci, viene eseguito un lancio verso gli attaccanti, prevalentemente sulle fasce (37% a sinistra, 48,1% a destra e 14,8% al centro). Inoltre, se aggrediti, i difensori non insistono e lanciano, anche quando disporrebbero di linee di passaggio vicine. In totale, in impostazione troviamo 10 lanci (di cui circa il 60% a buon fine) e 13 giocate corte. La frequenza dei lanci lunghi è tra i motivi che portano il Pisa al 5° posto nel girone e all’8° in Lega Pro per numero di fuorigiochi: a una media di 2,28 ogni 90’, i toscani rispondono con un dato di 2,76.
Largo a destra ci sarebbe il difensore centrale, allargatosi al lato dell’area. Si sottolinea la verticalità dei centrocampisti centrali e l’asimmetria dei terzini.
Un altro movimento tipico del modulo e molto utilizzato è quello “avanti-indietro” delle due punte: una viene incontro e l’altra cerca la profondità. Questo può essere utilizzato per una sponda che porta al tiro dalla distanza o per lanciare in profondità direttamente o per mezzo della tipica giocata “avanti-indietro-avanti”.
Una delle soluzioni più interessanti è l’inserimento del terzino, in costante sostegno alla manovra: esso avviene approfittando della distanza che spesso si genera tra terzino e difensore centrale degli avversari grazie proprio alla presenza del terzino ad allargare la difesa.
L’attacco all’area sui cross è generalmente effettuato da cinque uomini, tra cui quattro entrano e uno va a sostegno. Dei quattro, uno accorcia verso il vertice dell’area piccola vicino a dove parte il cross, uno punta il primo palo, uno il centro e uno il secondo palo. Tuttavia queste situazioni sono molto fluide: da segnalare solo la prevalenza di cross dalla fascia destra (270 a 189) e la preferenza del primo palo come zona da attaccare. Il dato di 462 cross (16,77 a partita) è il 22° in Lega Pro ed è appena sopra la norma (16,37), mostrando una squadra che non ha in esso lo strumento offensivo principale, ma che lo usa abbastanza spesso.
CALCI PIAZZATI A FAVORE
Il calcio d’inizio non prevede particolari schemi, ma la palla è giocata indietro e gestita tra i difensori e gli interni di centrocampo.
Gli angoli prevedono sempre 5 uomini in area e l’opzione di uno scambio ravvicinato. Inoltre, c’è un altro uomo che può stare fuori dall’area o inserirsi per colpire sul cross. Anche gli angoli paiono non prevedere schemi fissi e il traversone viene eseguito indifferentemente sul secondo palo, sul primo o verso il limite dell’area. E’ stato anche utilizzato uno schieramento in linea verticale all’altezza del primo palo, che poi si scompone occupando l’intera area.
Le punizioni laterali vengono battute preferibilmente verso il secondo palo e sono attaccate da una linea di 5/6 uomini, a cui se ne aggiungono due arretrati per raccogliere un’eventuale seconda palla.
FASE DI NON POSSESSO
Quando la palla è del portiere avversario, le due punte si orientano sui due difensori centrali, rendendo difficile il passaggio alla linea successiva. Inoltre, qualora gli attaccanti centrali decidano di non andare a pressare direttamente i centrali difensivi, si occupano del regista, a cui non è lasciata la possibilità di girarsi e guardare in avanti. Una possibile costruzione laterale avversaria dovrebbe essere contrastata dall’uscita dell’esterno sul terzino avversario. Nei fatti, è molto facile che le ali non eseguano perfettamente questo compito: se viene effettuato un veloce giro palla, capita (soprattutto a destra) che l’esterno sia in ritardo sull’esterno e lasci una pericolosa linea di passaggio esterno-centro tra terzino e regista. Inoltre, la pressione è facilmente aggirabile dall’arretramento del centrocampista centrale tra i due difensori centrali, creando un 3vs2che facilita l’approdo ai terzini. Ulteriore complicazione di questo tipo di pressing è che, se le punte si orientano sui due difensori centrali che si allargano, viene lasciato un enorme spazio centrale che consente la ricezione del regista.
Quando lo sviluppo dell’azione avversaria avviene sul lato, è garantita una buona copertura dalla coordinazione di terzino, ala e interni, che rimangono molto stretti. Tuttavia, il primo gol subito contro il Prato è frutto anche dell’errore individuale del terzino destro Birindelli, che affronta l’avversario non coprendo adeguatamente il centro con il corpo, rendendogli facile girarsi e calciare. Il cross è difeso con il terzino che va ad affrontare l’1vs1 contro il possessore di palla, mentre l’interno copre il possibile inserimento nel buco lasciato dall’uscita del terzino stesso. I due difensori centrali presidiano la zona-porta, orientativamente uno sul primo e l’altro sul secondo palo. Il terzino e l’interno rimanente applicano marcature a uomo, ma viene spesso lasciato libero l’uomo più lontano sul lato debole. Sui lanci, un difensore centrale esce per il duello aereo, con il terzino più vicino che si occupa di stringere leggermente.
Le rimesse laterali sono difese con marcature a uomo.
CALCI PIAZZATI A SFAVORE
Gli angoli sono difesi con un uomo posizionato di fronte alla bandierina appena davanti all’area e un altro che si occupa del possibile scambio ravvicinato. Un uomo, inoltre, è posizionato all’altezza del primo palo, staccato di qualche metro in avanti. Il resto dei giocatori è utilizzato per marcature a uomo in parità numerica.
Interessante il gol subito su punizione: un uomo che allunga la folta barriera di cinque uomini si abbassa e devia quel tanto che basta per battere il portiere.
TRANSIZIONI
Le transizioni negative sono un punto molto interessante della squadra di Pazienza: quando si perde palla nella metà campo avversaria, si cerca subito una riaggressione mandando l’uomo più vicino all’1vs1. Se questo non va a buon fine, il giocatore successivo riaffronta il portatore di palla e così via, sino al recupero. Conseguenza anche di questa scelta è l’altezza media della squadra, che corrisponde a 57,75m di contro ai 45,35m del Prato nella stessa gara. L’efficacia delle transizioni negative è testimoniata dai 111 recuperi palla (di cui 28 effettivi) nell’incontro.
Tuttavia, vi è una grossa falla nel coraggioso sistema di transizioni negative dei toscani: viene riaggredito solo il portatore di palla, mentre i compagni (anche i più vicini) vengono sostanzialmente lasciati liberi.
Per transizioni negative in zone più pericolose dove non è possibile la riaggressione diretta, si cerca di portare gli avversari sul lato e poi di stringere con i due centrali che corrono all’indietro l’attaccante lanciato in contropiede. Il portiere è responsabile di difendere, in queste situazioni, anche i metri davanti all’area, uscendo alto.
Quando la palla è recuperata, si punta ad andare più velocemente possibile sulle fasce, soprattutto a destra, da dove si cerca di rifinire con un cross.