“Un tecnico non è mai preparato, ancora meno quando non ha mai allenato. Ma sono molto motivato: è una sfida difficile che mi inebria”.
Con queste parole si presenta in sala stampa Zinedine Zidane, alla sua prima da allenatore dei Galácticos, con la scure che accompagna tutti i grandi ex-campioni, chiamati a confermare in panchina le grandi imprese conseguite con gli scarpini ai piedi.
Il carisma non è mai mancato a Zidane, che anche in panchina ha conquistato tutti con il suo modo di fare e la sua decisione. Zidane è un uomo che ragiona con la sua testa e che sa prendersi le sue responsabilità. Il suo Real Madrid rispecchia perfettamente le due principali esperienze dello Zidane giocatore, il pragmatismo italiano e la qualità spagnola.
Non è semplice rinchiudere il calcio nei numeri che tanto piacciono ai media, ma l’analisi del gioco madrileno riconduce ad alcuni dogmi fondamentali. Il primo è sicuramente la difesa a quattro, schierata ad arco con i terzini alcuni metri più avanti rispetto ai due centrali. Il centrocampo, a seconda della partita e dell’avversario, si schiera con due mediani davanti alla difesa o con un perno basso e due mezz’ali. La fase di rifinitura e finalizzazione è orchestrata dai grandi talenti a disposizione del tecnico marsigliese, che può scegliere fra tre trequartisti ed una punta o un tridente puro.
A seconda degli interpreti, dunque, Zidane sceglie di giostrare in modo diverso la fase di costruzione e rifinitura.
Con il 4-2-3-1 la fase di costruzione si basa su di un centrocampo con due giocatori, generalmente Kroos e Modric (o Kovacic), che giocano sulla stessa linea. Il loro compito è quello di innescare la linea dei trequartisti, dove a sinistra si piazza Cristiano Ronaldo, in mezzo uno fra James Rodriguez e Isco, ed a destra Gareth Bale (sostituito da Vazquez a seguito dell’infortunio alla caviglia del gallese). Il centravanti è sempre Karim Benzema, raramente sostituito nello scacchiere titolare dall’ex bianconero Morata.
Con il 4-3-3 la costruzione di gioco cambia radicalmente. Il centrocampista davanti alla difesa, Kroos, diventa il fulcro del gioco ed arretra fra i due centrali quando la squadra parte con il giro palla dalla difesa. Accanto a lui agiscono due mezz’ali, generalmente Modric mezzo destro e Isco mezzo sinistro. Davanti il tridente vede Ronaldo a sinistra, Benzema al centro e Bale o Vazquez a destra.
In fase di possesso palla il Real Madrid sviluppa il gioco con un giro palla da dietro. Kroos scende fra i due centrali di difesa, che si allargano dando ampiezza e cercando il gioco sulle fasce. A differenza di molte squadre spagnole, fra tutte il Barcelona, il giro palla non è esasperato. I concetti chiave del gioco merengue sono la ricerca degli esterni e la verticalizzazione in profondità, innescando la velocità degli avanti a disposizione della Casa Blanca.
Zidane ha capito perfettamente il materiale umano a propria disposizione e ha scelto di esaltare due caratteristiche fondamentali: velocità e tecnica. Combinando assieme l’eccelsa tecnica di base dei suoi con le performance fisico-atletiche ha scelto di giocare un calcio senza fronzoli. Il possesso palla è propedeutico ad attaccare la profondità, spesso con lanci provenienti dai terzini, come in occasione del goal di Benzema contro l’Athletic Bilbao.
La posizione del centravanti transalpino, Karim Benzema, è particolarmente interessante. Nell’immaginario collettivo è una prima punta che gioca sulla profondità e ama stazionare nell’area di rigore. Zidane ha modificato l’atteggiamento tattico del suo attaccante, chiedendogli movimenti che generalmente non si confanno alla perfezione con quelli di un numero 9. Benzema, infatti, pur partendo da posizione centrale, tende a svariare ed allargarsi sul lato sinistro dell’attacco madrileno, favorendo in questo modo il taglio verso il centro di Cristiano Ronaldo. La mossa, estremamente intelligente, è volta a disorientare i centrali avversari, che potrebbero essere tentati di seguire il movimento di Benzema, ed ha favorire l’inserimento del numero 7 portoghese, lanciato in velocità verso il centro dell’area di rigore.
Il pattern di gioco viene ripetuto spesso dagli uomini di Zidane, che sfruttano il dinamismo di Benzema e le costanti sovrapposizioni dei terzini.
Tanto Carvajal quanto Marcelo sfruttano il giro palla per attaccare il lato debole o, semplicemente, sovrapporsi dando al portatore di palla un’addizionale possibilità di scarico sulla fascia.
Lo stesso discorso vale per le mezze ali, Isco soprattutto. Gli avversari tendono infatti a circondare il portatore di palla, che a questo punto ha davanti a sé due ipotesi: l’uno contro uno o lo scarico. Il movimento ad attaccare la profondità da parte di una mezz’ala è una delle opzioni maggiormente utilizzate dal Real Madrid, fatta eccezione da Cristiano Ronaldo, che ama particolarmente l’uno contro uno.
Il fuoriclasse portoghese è l’elemento “sorpresa” del gioco offensivo di Zidane. Se è risaputo che parta da sinistra, infatti, è altrettanto vero che ama tagliare verso il centro e svariare sul lato opposto dell’attacco, scambiandosi con un altro velocista come Bale, come in occasione della terza rete segnata al Vicente Calderon contro l’Atletico Madrid.
Stiamo parlando di un fuoriclasse assoluto, lo sappiamo bene. Tuttavia è interessante sottolineare alcuni numeri significativi a dimostrare che Cristiano Ronaldo riesce ad accentrare il gioco offensivo del Real Madrid di Zidane.
Numeri alla mano è il giocatore con più goal segnati, ma non è questo il numero su cui concentrarsi. Prendiamo i numeri ufficiali UEFA, analizzando i match di UEFA Champions League dove il livello tecnico-tattico degli avversari è più elevato. CR7 risulta essere il giocatore che tira maggiormente verso la porta (33 tiri in 6 partite, una media di 5,5 conclusioni a partita), tanto da dentro quanto da fuori area.
Fino ad ora sono state analizzate le caratteristiche offensive del Real Madrid, ma è in fase di non possesso palla che Zidane ha portato a mio avviso le maggiori innovazioni. Qui viene fuori chiaramente il suo periodo italiano, poiché la fase difensiva risulta estremamente curata ed affidabile. Pur non rinunciando ad attaccare, il Real Madrid resta una squadra dotata di grandissimo equilibrio. Merito del filtro operato dal centrocampo, ma anche e soprattutto dall’atteggiamento tattico che Zidane ha inculcato nei suoi uomini. Densità in zona palla e pressing sul portatore sono i dogmi principali della fase di non possesso del Real Madrid, dove tutti i giocatori partecipano ad entrambe le fasi di gioco.
Come si può vedere, in 25 metri circa sono racchiusi tutti e 10 i giocatori di movimento a disposizione dell’allenatore marsigliese. Gli spazi di gioco, per gli avversari, risultano essere quindi molto pochi. Questo atteggiamente difensivo porta gli avversari ad avere due sole opzioni: scaricare indietro e perdere campo o tentare l’uno contro uno per recuperare una situazione di parità o superiorità numerica. Questo atteggiamento difensivo si rivela particolarmente proficuo se è vero che il Real Madrid è una delle squadre che ha commesso meno falli in questa stagione di UEFA Champions League.
La densità in zona palla, infatti, permette ai giocatori di Zidane di arginare la costruzione di gioco avversaria ed evitare di subire contropiedi letali.
Quest’ultima affermazione risulta particolarmente legata alla fase di costruzione di gioco offensiva. La ricerca della verticalizzazione e degli inserimenti, infatti, permettono al Real Madrid di non sguarnire la difesa. Nella partita contro il Borussia Dortmund al Westfalenstadion, ad esempio, i blancos sono riusciti ad arginare la velocità del BVB di Tuchel proprio non lasciando loro lo spazio per ripartire in contropiede con velocità.
Zidane chiede ai suoi attaccanti e centrocampisti un grande sforzo. Devono sì essere rapidi e veloci in fase di transizione positiva e costruzione della manovra offensiva; ma allo stesso tempo devono spendere energie importanti quando la palla è controllata dagli avversari. Gli attaccanti e le mezze ali sono i primi difensori ed il raddoppio è un’arma sistematica per rallentare o fermare l’avanzata degli opponenti.
Il raddoppio è l’arma che Zidane utilizza per chiudere gli spazi agli avversari, costringendoli appunto all’uno contro uno o allo scarico arretrato.
Quest’affermazione è vera sia in fase di non possesso che in fase di transizione negativa, situazione in cui i giocatori madrileni applicano una riaggressione volta al recupero della sfera.
Se la zona centrale è adeguatamente coperta, qualche difficoltà in più è riscontrata nel contenimento sulle catene laterali. Specialmente sull’out di sinistra, laddove agisce Cristiano Ronaldo, le difficoltà sono più evidenti. Non solo e non tanto per le mancate coperture del fresco Pallone d’oro, quanto per le caratteristiche dello stesso terzino, Marcelo. Il brasiliano, cresciuto tantissimo in fase difensiva negli ultimi anni, soffre ancora un po’ l’uno contro uno, come in occasione del goal dell’Athletic Bilbao al Bernabeu.
Si sente spesso dire che i grandi giocatori non diventano anche grandi allenatori. Affermazione vera, in certi casi, ma non in quello di Zinedine Zidane. In meno di un anno ha vinto e convinto, dando un’impronta molto personale al suo Real Madrid. Non si è fatto schiacciare dal peso delle responsabilità o dall’esigente palato del Bernabeu, abituato a vedere in campo una sterminata quantità di giocatori offensivi. Zidane ha infatti trovato il giusto compromesso fra qualità ed equilibrio, dando una forte identità alla fase difensiva, ordinata e organizzata, ed una personale impronta all’organizzazione del gioco d’attacco. Quest’ultimo sfrutta appieno le importanti individualità presenti nella rosa merengue, ma è meticolosamente organizzato per attaccare gli spazi in verticale con rapidità e qualità.