Alla quarta giornata di Seria A, l’Inter ospita la Juventus in casa.
L’Inter viene da prestazioni non esaltanti in campionato dove ha raccolto solo 4 punti in 3 partite, e da un primo turno in Europa League perso davvero male.
La Juve è chiaramente la favorita con 3 vittorie nelle prime 3 giornate di campionato.
L’Inter adotta un 4-2-3-1 di base che cambia spesso forma, contro il consueto 5-3-2 della Juventus.
La linea difensiva è composta dai centrali Mourillo e Miranda con i terzini Santon a sinistra e D’Ambrosio a destra.
Davanti alla difesa Medel e Joao Mario. La linea offensiva è composta da Eder a sinistra, Candreva a destra, Banega trequartista dietro Icardi, terminale offensivo.
In FDP l’Inter adotta spesso un 2-3-2-3 come in figura qui sotto: i 2 centrali bassi (fuori inquadratura), i terzini alti che creano una linea di tre uomini a centrocampo con Medel, Banega e Joao Mario avanzati dietro la linea offensiva scaglionata composta da Eder, Icardi, Candreva.
In caso di rilancio di Handanovič la squadra si stringe in 50 metri con linee strette e corte, con lo volontà di conquistare rapidamente il possesso sulle seconde palle e fare gioco.
Si nota una attitudine del portiere a cercare il rilancio piuttosto che il il passaggio corto, sia in parte per il pressing della Juve, sia probabilmente per una minore sicurezza del portiere nella giocata di piedi.
Quando è la difesa ad impostare, la trasmissione di palla è diretta su un riferimento avanzato a centrocampo. Banega si alterna a Joao Mario arretrando nel ruolo di metodista per ricevere e far giocare i reparti, ma l’argentino è più attratto dal pallone e ama centralizzare la costruzione svolgendo un pregevole lavoro in impostazione, con abilità nella guida della palla, nel fraseggio corto e nel lancio lungo.
Talvolta, con le linee si passaggio chiuse è Medel che riceve palla, mostrando anche una certa sicurezza nel passaggio corto o lungo. In ciò è sicuramente avvantaggiato nella sua capacità di controllo aperto della palla, che gli consente di guadagnare un tempo di gioco in una posizione cruciale del campo.
In zona offensiva i continui scambi di posizione tra Banega e Joao Mario tolgono i riferimenti alla Juve.
Quando è Banega ad abbassarsi, il portoghese cerca lo spazio migliore per ricevere, e viceversa. L’interscambiabilità dei ruoli produce così un buona trasmissione della palla in zona di sviluppo, aggirando il pressing juventino.
Interessante inoltre lo sviluppo sulle fasce: a sinistra Santon effettua alcune sovrapposizioni sull’esterno offensivo (Eder) agendo in una posizione molto larga, ne scaturisce una catena laterale con Eder e uno tra Banega e Joao Mario.
Sulla salita di Santon, a destra D’Ambrosio stringe il campo accentrando la propria posizione.
In questo si distingue il terzino destro: oltre al classico movimento in sovrapposizione su Candreva, che spinge meno sulla fascia nel primo tempo, D’Ambrosio si accentra attaccando spesso anche l’area, lasciando che sia la mezzala (Banega o Joao Mario) a prendere la sua posizione largo. Partecipano quindi alla fase offensiva sempre 5 o 6 giocatori.
In zona di rifinitura, Eder mostra di essere una punta di movimento, i compagni lo cercano sia sul corto, grazie ai suoi movimenti incontro al portatore che creano più problemi agli avversari, sia in profondità, dove però viene chiuso più facilmente.
Nel primo tempo le finalizzazioni più frequenti arrivano su attacchi diretti cercando di sfruttare la fisicità di Icardi e l’abilità nel gioco aereo. Su uno sviluppo di questo tipo, l’argentino sfiora il goal nel primo tempo dopo aver vinto il duello fisico con Chiellini.
Suo anche il goal del pareggio su calcio d’angolo, vincendo il duplice duello con Madzukic, che marca a zona, e Bonucci, marcatore diretto.
Nel secondo tempo le soluzioni offensive cambiano e aumentano: Candreva spinge maggiormente in fascia, replicando i medesimi movimenti con D’Ambrosio, ma andando con maggior frequenza al tiro e al cross in area.
Una sua pressione ultra-offensiva su Asamoah, costringe l’avversario all’errore e con rapida transizione positiva arriva il secondo goal di Perisic, bravo ad attaccare lo spazio su cross.
Migliorano anche le verticalizzazioni per Icardi, che viene servito palla a terra e riceve incontro al portatore, mentre Eder attacca lo spazio alle sue spalle. Banega e Joao Mario in sostegno permettono rapidi cambi di gioco, chiamando in causa i terzini che si alzano.
L’inserimento di Perisic per Eder porta maggior qualità nell’ 1<1, sfruttando la sua rapidità e le caratteristiche da esterno puro.
In FDNP l’Inter si dispone con un 4-3-3. Medel è il vertice basso di un triangolo a centrocampo.
Già nei primi minuti la squadra di De Boer mostra subito grande aggressività e un pressing ultra-offensivo con i tre giocatori d’attacco sui difensori della Juve, e Banega su Pjanic.
E’ proprio la chiusura delle linee di passaggio sul metodista juventino a mettere in difficoltà gli avversari, che devono spesso ricorrere al lancio lungo dalla difesa.
Col passare dei minuti il pressing interista si abbassa, mostrando un 4-1-4-1 con gli esterni d’attacco che si uniscono alla linea di centrocampo e Medel a controllare gli inserimenti tra le linee, fondendosi se necessario con la linea difensiva come 5 uomo.
L’organizzazione del pressing rimane buona con le chiusure dei terzini (Santon e D’Ambrosio) sugli esterni Lichtsteiner e Alex Sandro, e le mezzali che seguono a uomo Khedira e Dybala, chiudendo le linee di passaggio centrali, come si può vedere nella figura qui sotto.
Abbassando il pressing, Pjanic ha modo di giocare più palloni, nella stessa figura qui sopra si nota come riesca a occupare lo spazio alle spalle di Icardi (il quale non lo mette in ombra e verrà richiamato visibilmente da Medel).
La densità difensiva dell’Inter impedisce le giocate alla Juve, soprattutto per vie centrali, grazie anche al contributo di Medel, che recupera molti palloni sui contrasti, e alla buona prestazione della coppia centrale Miranda-Mourillo, sempre attenti nel marco-copro e puntuali, in particolare Mourillo, nelle marcature preventive, limitando spesso Mandzukic.
I pericoli maggiori dalla Juve scaturiscono da giocate molto rapide che danno profondità alla manovra con Dybala, oppure su cambi di gioco veloci.
Creando infatti grande densità in poco spazio, L’Inter concede di più sul lato debole, dove l’esterno offensivo juventino (Alex Sandro) trova lo spazio da attaccare, come si può vedere dalla figura qui sotto.
Proprio sulla sinistra si sviluppa l’azione che porta al vantaggio della Juve nel secondo tempo, con alcuni errori di tattica collettiva e individuale: Candreva è posizionato in fascia nella zona del compagno D’Ambrosio, il quale entra in duello con l’avversario. Il raddoppio non viene applicato e sul cross dell’avversario Santon perde la marcatura su Lichtsteiner, che gli passa davanti, (vedi figura qui sotto).
In sintesi, l’Inter vince e convince con una buona prestazione, figlia di una preparazione tattica scrupolosa che ha messo in evidenzia un pressing organizzato, densità centrale e sacrificio di tutti reparti. La qualità dei suoi giocatori, tra cui spiccano Banega, Icardi e Candreva, è in grado di rompere gli equilibri con ottime giocate.
Non vi è dubbio che la prestazione possa dare più certezze alla squadra di De Boer, che sembra ben fornita di qualità e quantità nelle zone giuste del campo.