Analisi realizzata da Federico Mezzanotte, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification: https://www.elitefootballcenter.com/prodotto/longomatch-fast-track/
In questa stagione l’allenatore argentino può contare su una rosa profonda e di qualità come forse non ha mai avuto nei suoi anni a Madrid, ma tra infortuni, squalifiche e soprattutto le positività al Covid-19 che hanno colpito più di metà squadra a inizio 2021, si è trovato tante volte a dover fare di necessità virtù. Anche per questo motivo ha rinunciato al 4-4-2 su cui ha costruito i suoi successi in questi anni per disporre spesso la squadra con un 3-5-2 asimmetrico che ha portato ottimi risultati durante la stagione. In realtà non si può parlare di vero e proprio cambio di sistema perché l’Atletiha cambiato tante (forse troppe) volte l’undici e il piano tattico di partenza: questo da un lato denota la bontà globale della rosa e la capacità di giocare diversi tipi di calcio, ma da un altro lato si può criticare a Simeone di non aver trovato un assetto stabile e definitivo per la stagione, cosa che ha condizionato alcune gare in cui la squadra è sembrata non avere quella sua identità precisa. Detto questo, l’Atletico Madrid può sempre contare sulla miglior difesa tra i maggiori campionati europei, sulla sua solidità e organizzazione in ogni fase del gioco e sul suo pragmatismo che contraddistingue da quasi un decennio il calcio di Simeone a Madrid.
Portiere:
Jan OBLAK (classe ’93 piede preferito: destro). Anche in questa stagione si sta dimostrando tra i migliori al mondo con le sue parate, garantisce primati di clean sheet e la miglior difesa nella Liga 20/21. Non ha mai riposato.
Centrali Difensivi:
Jose Maria GIMENEZ (’95 dx). Leader difensivo della squadra che ha saltato molte partite per infortunio ma rimane fondamentale in molte situazioni di gioco, soprattutto per la copertura della profondità essendo anche il più veloce tra i centrali. Come gli altri è molto forte fisicamente e nel gioco aereo.
Stefan SAVIC (’91 dx). Posizionato sul centro-destra è stato fin qui il più continuo di rendimento. Giocatore esperto con un’ottima capacità di leggere le situazioni di gioco e di togliere le soluzioni all’avversario diretto.
Mario HERMOSO (’95 sx). Schierato sul centro-sinistra, è l’unico mancino tra i centrali e quello che gioca più palloni sia tramite passaggio che in conduzione palla per avanzare. Ha avuto una crescita costante da quando è arrivato a Madrid.
FELIPE Monteiro (’89 dx). Sorpresa positiva nella scorsa stagione, in questa si sono visti i suoi limiti soprattutto con la palla tra i piedi. Soffre le situazioni in cui viene preso in velocità, garantisce però la fisicità al centro della difesa di cui ha bisogno Simeone.
Esterni di fascia:
Kieran TRIPPIER (’90 dx). Solido difensivamente e difficile da superare in 1vs1, la sua corsa senza palla nella catena di destra garantisce le sovrapposizioni per lo sviluppo del gioco. Ha grande tecnica col piede destro per crossare e tirare i calci piazzati.
Sime VRSALJKO (’92 dx). Sostituto naturale di Trippier, garantisce meno spinta offensiva ma è un terzino molto bravo nella marcatura e nella fase difensiva.
Yannik Ferreira CARRASCO (’93 dx). Talento dato per finito a 25 anni dopo il passaggio in Cina, è tornato lo scorso anno e in questa stagione è risultato spesso l’uomo chiave: sulla fascia sinistra abbina la corsa e l’applicazione difensiva richiesta da Simeone alla capacità di creare occasioni da gol negli ultimi 25 metri: può saltare l’uomo nell’ 1vs1 in velocità, calciare rientrando sul destro oppure andare sul fondo col sinistro, è micidiale quando trova campo per correre palla al piede.
Renan LODI (’98 sx). L’unico vero terzino sinistro in rosa, schierato con la linea a 4 e spesso subentra a partita in corso, ma è stato utilizzato meno rispetto alla scorsa stagione. Accompagna bene l’azione con sovrapposizioni e triangolazioni sulla fascia sinistra che lo rendono pericoloso in fase offensiva. Ha grandi margini di crescita.
Centrocampisti:
Jorge Resurreciòn “KOKE” (’92 dx). Capitano, leader e metronomo della squadra, dopo essere stato schierato negli anni in tutte le zone del centrocampo, è diventato definitivamente il perno centrale della squadra come registra ed equilibratore. Abbina le qualità tecniche con le capacità di contrastare gli avversari e recuperare palloni. Sta giocando forse la sua miglior stagione in carriera.
Marcos LLORENTE (’95 dx). Sotto la guida di Simeone ha avuto una crescita enorme in ogni aspetto del gioco ed è diventato determinante con gol e assist. Utilizzato in tutte le posizioni, anche terzino, da mezz’ala sta trovando la sua dimensione per la capacità di attaccare sempre lo spazio con i tempi giusti. Abbina rapidità nello stretto, velocità in campo aperto e corsa costante per tutta la partita. Nel suo ruolo è in questo momento uno dei migliori giocatori in Europa.
SAUL Niguez (’94 sx). All’opposto di Koke sta probabilmente giocando la sua peggior stagione, non sta trovando continuità, anche penalizzato dal cambio di sistema e dalle richieste tattiche dell’allenatore. Non ha quasi mai fatto vedere in quest’annata le sue straordinarie doti tecniche, la visione di gioco e la capacità di finalizzare.
Thomas LEMAR (’95 sx). Schierato da mezz’ala sinistra spesso a discapito di Saul, col suo dinamismo risulta prezioso in molte zone di campo e in entrambe le fasi. Ci si aspetta ancora da lui un salto di qualità.
Héctor HERRERA (’90 dx). Mediano di sostanza ma con abilità nel palleggio. Simeone lo utilizza come equilibratore e spesso è stato relegato a vice-Koke.
Lucas TORREIRA (’96 dx). Centrocampista dinamico e grintoso. Arrivato quest’anno dall’Arsenal nello scambio con Thomas Partey, non ha ancora convinto appieno Simeone che lo ha schierato quasi sempre da subentrante.
Geoffrey KONDOGBIA (’93 sx). Anche lui arrivato quest’anno per aggiungere soluzioni al centrocampo. Dotato di grande forza fisica e di un buon mancino, ha però grossi limiti con il piede destro. Per il suo utilizzo vale lo stesso discorso di Torreira.
Attaccanti:
Luis SUAREZ (’87 dx): In corsa anche in questa stagione per il titolo di Pichichi, garantisce gol e profondità a Simeone che ha trovato in lui l’attaccante ideale per il suo gioco. Ha l’abilità di nascondersi dal marcatore per smarcarsi nello spazio, è sempre determinante dentro l’area come finalizzatore. La squadra ha risentito moltissimo del suo periodo di scarsa forma tra febbraio e marzo, ma i gol del Pistolero saranno determinanti per la corsa al titolo, anche perché è forse l’unico giocatore di movimento senza un sostituto all’altezza in rosa.
Joao FELIX (’99 dx). Uno dei maggiori prospetti del calcio europeo. Talento puro e discontinuo che non ha ancora assorbito appieno la filosofia Cholista, causandogli attriti con l’allenatore che lo ha escluso da partite importanti. Comunque decisivo in altre gare con gol e giocate fenomenali, è in grado di creare occasioni da solo grazie alla sua tecnica individuale.
Angel CORREA (’95 dx): Schierato da esterno di centrocampo o seconda punta, ha acquisito un’attitudine difensiva che lo ha reso indispensabile per Simeone in certe partite, che gli chiede di abbassarsi esternamente sulla linea di centrocampo. Giocatore tecnico e rapido nello stretto.
Moussa DEMBELE (’96 dx): Prima punta fisica. Arrivato a gennaio come alternativa a Suarez non si è praticamente ancora visto.
FASE DI NON POSSESSO 5-4-1 / 5-3-1-1 / 4-4-1-1
Il marchio di fabbrica dell’Atletico Madrid di Diego Simeone è sicuramente l’organizzazione difensiva, tanto da rinunciare in certe partite ad avere il possesso della palla per chiudersi nella propria metà campo e creare occasioni in contropiede. Come detto, quest’anno Simeone ha scelto spesso una linea con 3 centrali fisici e forti sulle palle alte: Savic, Gimenez (o Felipe), Hermoso, più i due esterni di fascia che si abbassano per seguire l’uomo e formare la linea a 5: a destra Trippier (sostituito da Vrsaljko), e a sinistra Carrasco che è una chiave del gioco nelle situazioni di ripartenza, oltre a Renan Lodi e alla variante tattica vista con Saùl. Il principio è quello di una difesa di reparto con marcatura a zona che copre molto la profondità (sono sempre attenti a scappare) e mantiene sempre la superiorità numerica nella linea difensiva. La linea di centrocampo, sia a 3 con un mediano (Koke) e due mezz’ali (Llorente e Lemar o Saul), che a 4 con due centrali in linea e due esterni,rimane compatta con l’obbiettivo di indirizzare lo sviluppo del gioco degli avversari sulle fasce. La squadra si stringe in mezzo al campo per coprire le linee di passaggio e non concedere spazio nella zona di rifinitura, l’uscita in pressione sull’avversario in possesso palla è sempre ben coordinata con il movimento delle linee per scaglionarsi ed accorciare o scappare. Solo la prima punta (quasi sempre Suarez) rimane più avanzata sulle linee di scarico avversarie ma soprattutto effettua lo smarcamento preventivo per sfruttare il contropiede. Quando gli avversari arrivano sul fondo e in zona cross, viene formato dai centrali, dall’esterno opposto e dai centrocampisti una sorta di castello difensivo dentro l’area a ridosso di Oblak, molto compatto che copre la zona davanti allo specchio di porta. A voler trovare una macchia difensiva all’Atletico di questa stagione, troppe volte hanno concesso occasioni in queste situazioni per via della passività dei giocatori una volta che si posizionano in area nella zona di competenza, dimenticandosi dell’avversario e rimanendo statici.

Nonostante la riconosciuta attitudine difensiva, l’Atletico Madrid in determinati momenti della partita o in base all’avversario sceglie di andare in pressing alto per recuperare palla nella trequarti avversaria. L’obiettivo è quello di indirizzare le giocate sulle fasce, per stringere il campo dal lato debole e “ingabbiare“ gli avversari. Quando gli attaccanti vanno a pressare la linea di passaggio tra i centrali o tra centrale e portiere, i centrocampisti vanno a marcare l’uomo scalando tutti in avanti secondo le uscite prestabilite dall’allenatore in base allo schieramento delle due squadre (in questo senso non c’è un’interpretazione tattica unica per le uscite), l’esterno opposto entra moltissimo dentro al campo e la linea di difesa si alza per cercare l’anticipo ma mantenendo sempre un centrale a coprire la profondità.Simeone sceglie in particolare questa soluzione difensiva sulle rimesse in gioco, sia laterali che dal fondo. A volte viene eseguita una pressione solo con lo scopo di obbligare l’avversario ad una costruzione diretta per recuperare il pallone sfruttando la fisicità e il gioco aereo dei difensori.
Inoltre l’abilità della squadra è anche quella di ripiegare velocemente nel proprio terzo difensivo con molti uomini, una volta che il pressing viene eluso e non è possibile recuperare palla immediatamente: questa situazione si verifica sempre nelle TRANSIZIONI DIFENSIVE, dove appena perdono il possesso gli uomini in zona palla cercano una riconquista immediata con grande aggressività (anche “spendendo” un fallo per fermare l’azione) mentre il resto della squadra scappa velocemente verso la porta per riposizionarsi. Questa organizzazione gli permette di correre pochissimi rischi sulle ripartenze avversarie e mostra in molti casi la mentalità che viene richiesta a tutti i giocatori per non subire gol, quello spirito di sacrificio che è identitario nell’idea di calcio di Simeone.
FASE DI POSSESSO 3-3-4 / 3-4-2-1 / 2-4-2-2
Come per la fase di non possesso, anche quando ha il controllo della palla l’Atletico Madrid è una squadra che è in grado di modificare il proprio modo di giocare a seconda delle gare e dei momenti, segno dell’alto livello dei singoli e della squadra. In base all’interpretazione data si differenziano due scelte chiare: una costruzione dal basso manovrata oppure un gioco verticale.
Nel primo caso la costruzione avviene con i tre difensori centrali che creano un rombo con Koke da vertice (che detta i tempi di gioco) e i due esterni che rimangono larghi per ricevere con i piedi sulla linea laterale (3+3).In alcune occasioni si abbassa un altro centrocampista centrale per creare un’ulteriore linea di passaggio (3+4) oppure con la linea di difesa a 4 o con l’allargamento di Hermoso a sinistra si forma un 2+4. Il gioco con i piedi di Oblak (punto debole dello sloveno) viene quasi sempre limitato ad essere una soluzione di scarico per ricominciare l’azione o per rinviare lungo, nell’ottica di non correre pericoli sul pressing per evitare palle perse. L’idea della squadra rimane quella di non rischiare il palleggio nel terzo di campo difensivo, perciò quando sono aggrediti e non hanno una linea di passaggio sicura optano per il lancio alle spalle della linea di centrocampo avversaria, spesso in zona esterna cercando uno degli attaccanti, in modo da risalire il campo in modo veloce ma ordinato per riconsolidare il possesso.
Lo sviluppo avviene quasi esclusivamente sulle corsie laterali con la rotazione delle catene. In base ai giocatori coinvolti cambiano i movimenti ed i tempi delle giocate ma l’obiettivo è quello di arrivare con la palla alle spalle dell’esterno di difesa avversario, per sfruttare lo spazio dietro alla linea di difesa o per rientrare centralmente sul limite dell’area. Sulla fascia destra che spesso vede Trippier largo sulla linea laterale, Koke come sostegno, uno degli attaccanti (in genere Correa) che si abbassa tra le linee e Llorente, si sviluppano grazie a triangolazioni, sovrapposizioni e soprattutto ai tagli di Llorente quelle che in questa stagione sono state oggettivamente le situazioni meno difendibili dagli avversari. Con questa struttura posizionale sono eccezionali a muoversi e scambiare nello stretto, con passaggi veloci sopra e sotto alla linea di centrocampo avversaria fino a trovare lo spazio e il tempo per effettuare un cross aperto o per creare un vantaggio in zona di rifinitura. Il numero di gol e assist di Llorente in questa stagione certificano quanto siano devastanti le giocate che lo portano tante volte dentro l’area di rigore oltre il marcatore, da dove può mettere la palla in mezzo o calciare in porta. Sulla fascia sinistra valgono gli stessi principi ma con interpreti diversi: Lodi tende maggiormente a sovrapporsi esternamente ed andare sul fondo, Carrasco cerca spesso di rientrare sul destro. In generale con Carrasco, Felix e anche Lemar e Saùl c’è una maggior propensione a creare lo spazio per la giocata individuale, essendo giocatori abili a dribblare sia nello stretto che in velocità per cercare la conclusione o per l’ultimo passaggio.

La finalizzazione è affidata soprattutto a Suarez (ha segnato più di un terzo dei gol totali della squadra in campionato) che può colpire in molte maniere diverse grazie al suo bagaglio tecnico completo e al killer instinct che lo rendono uno dei migliori centravanti al mondo. L’uruguagio è il bersaglio principale di tutti i cross e traversoni per sfruttare la sua abilità a liberarsi e ad attaccare la porta: di testa o di piede, in anticipo sul primo palo, inserendosi tra centrali e portiere o staccandosi all’indietro dalla marcatura è sempre un pericolo per le difese. In queste situazioni la squadra è brava a riempire l’area con molti uomini ed arrivare a concludere anche con l’esterno opposto, creando così le migliori occasioni. Se la palla è invece in zona centrale, si cercano degli uno-due e delle triangolazioni nello stretto tra l’esterno (o mezz’ala) e un attaccante, sempre sfruttando i contro-movimenti di Suarez che attacca la profondità sul filo del fuorigioco, oltre alla soluzione del tiro da fuori dei centrocampisti.
Come detto all’inizio, la squadra di Simeone sceglie di difendere basso anche per attirare fuori posizione l’avversario e colpirlo in contropiede: la TRANSIZIONE OFFENSIVA è un’arma micidiale per l’Atleti che appena recupera palla nella propria trequarti riparte in verticale con la velocità dei suoi giocatori. Contro squadre che lasciano molto campo alle proprie spalle cercano il lancio diretto dietro l’ultima linea, altrimenti cercano lo spazio dietro ai centrocampisti avversari, e in queste situazioni sono bravissimi a fare due cose: la prima è conquistare la seconda palla (anche lasciando di proposito l’anticipo di testa all’avversario per intercettare subito la traiettoria), la seconda è giocare in velocità con passaggi rapidi “avanti-dietro” per attirare gli avversari in riaggressione e trovare un corridoio in campo aperto. Per queste soluzioni sono fondamentali giocatori come Carrasco, Suarez e anche Llorente che sono in grado di ripartire subito in avanti, condurre palla in velocità e attaccare gli spazi.

Se l’Atletico Madrid riuscirà a rimettere in bacheca la Liga dopo sette anni è ancora presto per dirlo e ogni partita sarà cruciale per mantenere le inseguitrici a distanza. Quello che si è potuto osservare fin qui è che la squadra ha numeri, giocatori e tutto ciò che serve per rimanere in testa fino in fondo nonostante alcune gare cruciali della stagione in cui è sembrata mancare un po’ di quella mentalità e di quello spirito che El Choloha costruito e plasmato negli anni, diventati il marchio del calcio Colchonero ammirato in Spagna e in Europa. L’unica cosa certa è che le sorti della Liga passeranno ancora per il Camp Nou di Barcellona come nel 2014, anche se questa volta non sarà l’epilogo della stagione ma mancheranno tre giornate alla fine, l’impressione però è che al termine di quei 90 minuti avremo dei forti indizi su chi sarà Campione di Spagna.