La fase finale dell’ottava edizione del Campionato Europeo di calcio (noto anche come “Euro 88”), organizzata dalla UEFA, si disputò dal 10 al 25 Giugno 1988 in Germania (all’epoca Germania Ovest). A vincere la competizione fu l’Olanda, che nella finale giocata all’Olympiastadion di Monaco di Baviera prevalse sull’Unione Sovietica (URSS) allenata da Valeri Lobanovsky con il punteggio di 2-0.
Nonostante la sconfitta in finale, l’URSS in quel torneo fu probabilmente la squadra che mise in mostra la maggiore organizzazione di gioco, attraverso i solidi principi trasmessi da Lobanovsky ai propri giocatori, frutto di metodologie e studi derivanti dalla statistica e dalla matematica, oltre che dall’utilizzo di tecnologie computerizzate, grazie al ruolo fondamentale del suo assistente, lo scienziato Anatoly Zelentsov. Soprannominato il “Colonnello”, per il grado ricoperto nell’esercito dell’Armata Rossa e per la ferrea disciplina imposta ai giocatori, Lobanovsky amava controllare ogni aspetto della vita dei suoi calciatori, sia dentro che fuori dal campo, perché la sua filosofia prevedeva che ogni dettaglio dovesse essere studiato e analizzato.
Inoltre l’URSS di Lobanovsky rivoluzionò la lettura tattica delle fasi di gioco, attraverso il concetto di “ri-aggressione” sistematica (ovvero il tentativo di recuperare immediatamente palla nella stessa zona di campo con gli stessi giocatori che ne perdono il possesso) oggi più attuale che mai grazie alla moderna interpretazione dei tecnici Guardiola e Klopp.
FORMAZIONE
La squadra di Lobanovsky si schiera con un 4-4-2 a zona, con le 2 linee da 4 quasi perfettamente simmetriche ed equidistanti, che si allungano in fase di possesso e si stringono in fase di non possesso, “manipolando” in continuazione le dimensioni dello spazio di gioco sia in ampiezza che in profondità.
In fase di non possesso le punte si alternano nell’azione di ripiegamento, dando vita ad un modulo 4-1-4/1, con Aleinikov (uno dei due centrocampisti centrali) che fluttua tra i reparti per guidare i movimenti, mentre in fase di possesso lo schieramento si configura come uno “spregiudicato” 2/4-4, reso possibile da una ridottissima distanza tra i reparti, spesso raccolti in meno di 30 metri. La grande abilità tecnica e gli scambi di prima intenzione tra le due punte Protasov e Belanov, rendono la manovra delle azioni d’attacco estremamente rapida ed efficace.
URSS vs INGHILTERRA – 18/6/1988 – WALDSTADION (FRANCOFORTE)
FASE DI POSSESSO
COSTRUZIONE
In un’epoca in cui il retropassaggio al portiere è ancora consentito, l’URSS di Lobanovsky adotta sostanzialmente 2 strategie di costruzione, apparentemente opposte tra di loro, ma con un chiaro principio in comune, ovvero muovere la palla in modo rapido e verticale.
– quando l’avversario adotta un baricentro basso o non pressa:
la costruzione parte dal basso (affidata prevalentemente ad Aleinikov che arretra quasi sulla linea dei centrali difensivi) per muovere la palla il più velocemente possibile verso gli esterni di centrocampo (abilissimi sia nell’uno contro uno che nel dialogo palla a terra con gli interni di centrocampo) o attraverso il gioco di catene con i terzini che si sovrappongono.
– quando l’avversario utilizza un baricentro alto o pressa:
si opta per il lancio lungo a cercare le 2 punte centrali (molto abili nel gioco aereo e forti fisicamente) o gli esterni di centrocampo (dotati di ottima tecnica e in grado di saltare l’uomo).
SVILUPPO
L’URSS sviluppa l’azione con movimenti precisi, ripetuti quasi a memoria: un fraseggio molto veloce sia in orizzontale, che in modalità “palla avanti-palla indietro”. Durante questo rapido movimento del pallone, finalizzato alla ricerca di un compagno libero nello spazio, i terzini si alzano sulla linea dei centrocampisti e gli esterni di centrocampo salgono o convergono verso il centro del perimetro di gioco con un movimento continuo, a costituire quasi un ruolo di attaccanti aggiunti.
La fascia privilegiata è quella sinistra, presidiata dal terzino Rats, dotato di un piede molto educato, oltre che di una grande facilità nel cross e nel tiro dalla lunga distanza.
Allo stesso modo, quando lo sviluppo nella zona centrale del campo incontra l’opposizione dell’avversario schierato in marcatura a uomo o in pressing, la scelta ricade sull’attacco diretto della difesa avversaria, attraverso la verticalizzazione a favore delle due punte Protasov e Belanov, dotati di ottima tecnica e in grado di dialogare perfettamente tra di loro sullo stretto, oltre che fisicamente molto abili nei duelli individuali.
A guidare la conduzione di palla sono prevalentemente i 2 centrocampisti centrali, Aleinikov e Myhailychenko, dotati di eccellente tecnica e di un lancio potente e preciso.
RIFINITURA
La strategia privilegiata è la ricerca del gioco sulla catena laterale sinistra, muovendo la palla velocemente oltre l’ultima linea di copertura e attraverso inserimenti verso l’interno, spesso sfruttando il gioco di sponda sulla punta centrale, mentre l’area viene sempre riempita da almeno 3 o 4 giocatori.
La caratteristica fondamentale è rappresentata dalla velocità elevata con cui questi movimenti vengono eseguiti, al fine di creare grande densità nella zona di finalizzazione.
FINALIZZAZIONE
Le principali modalità di finalizzazione sono i cross dalle corsie esterne, sui quali gli inserimenti dei centrocampisti rappresentano una grande insidia per gli avversari, e i passaggi filtranti per gli attaccanti che sono molto abili nei tempi di inserimento. Un giro palla molto rapido e con pochi tocchi, consente di trovare lo scarico (spesso sul laterale sinistro) per il cross, senza mai buttare palla.
Un esempio di questa serie articolata di movimenti è espresso in maniera evidente nell’azione del gol del 2-1 di Myhailychenko contro l’Inghilterra.

TRANSIZIONE OFFENSIVA
Pur non schierando una linea difensiva altissima e applicando la tattica del fuorigioco in modo non sistematico, la grande compattezza e vicinanza tra i reparti (in linea con i principi di gioco di Lobanovsky) consente di recuperare la maggior parte dei palloni attraverso un pressing asfissiante, per poter poi andare il più rapidamente possibile alla conclusione, attraverso fraseggi sullo stretto e verticalizzazioni immediate.
La chiusura delle linee di passaggio creata dalla costante superiorità numerica in zona palla, unita ad una grande sincronia nei movimenti, obbliga l’avversario a forzare spesso la giocata.
I movimenti preventivi, soprattutto dei centrocampisti centrali e degli esterni di centrocampo, offrono in questo senso varie soluzioni.
FASE DI NON POSSESSO
In fase di non possesso si evidenzia una costante pressione in zona palla (uomo contro uomo e raddoppi sistematici). L’azione è votata prevalentemente al recupero del pallone più che alla difesa degli spazi.
Questa fase di gioco configura un modulo 4-1-4/1 in linea, con la difesa posizionata nella propria area di rigore, il centrocampista Aleinikov che si abbassa in marcatura e i centrocampisti (coadiuvati da una delle due punte) posti in posizione poco più avanzata, pronti alla fase di transizione offensiva. All’altra punta è affidato il compito di allungare la squadra avversaria, oltre che può ricevere l’eventuale lancio lungo, una volta riconquistato il possesso. La mnemonicità con cui i movimenti vengono effettuati consentono alla squadra di rimanere sempre estremamente corta in questa fase.

TRANSIZIONE DIFENSIVA
Le transizioni difensive sono fortemente improntate alla riconquista immediata del possesso. Al momento della perdita del possesso palla, la squadra assume un atteggiamento estremamente aggressivo: è il connotato che maggiormente caratterizza il credo tattico di Lobanovsky.
Questa “ri-aggressione” verso il portatore avversario, accompagnata da un accorciamento in avanti dei difensori, viene effettuata soprattutto dai giocatori che hanno perso il possesso, sfruttando la densità numerica che si viene a creare in zona palla.
È proprio grazie ad una di queste ri-aggressioni, portata pochissimi minuti dopo l’inizio dell’incontro con l’Inghilterra, che Aleinikov può percorrere palla al piede l’intera metà campo avversaria e poi siglare il gol dell’1-0. Inoltre la squadra effettua numerosi interventi puliti giocando d’anticipo.
Ottimi anche i posizionamenti preventivi e le letture dei centrali difensivi nei tempi di uscita.

Valeri Lobanovsky è stato senza dubbio uno dei più importanti allenatori del 20° secolo, non solo dal punto di vista tattico, ma anche dell’organizzazione del lavoro nel senso più ampio del termine. La sua vocazione a pianificare tutto meticolosamente nei dettagli ha rappresentato il primo esempio di “approccio scientifico” al calcio.
Purtroppo in quel Campionato Europeo incontrò sulla sua strada l’Olanda allenata dal grande Rinus Michels (che aveva peraltro sconfitto per 1-0 nel girone di qualificazione, solo 13 giorni prima) imbottita di campioni del calibro di Gullit e Van Basten (autore di un gol tra i più belli della storia del calcio in quella finale) e un rigore sbagliato da Belanov, chiuse ogni speranza ad una possibile rimonta.
Inoltre Lobanovsky, da sempre sostenitore dell’intercambiabilità dei giocatori, nella finale schierò il centrocampista Aleinikov (fondamentale in fase costruzione e interdizione) al centro della difesa, al posto dello squalificato Kuznetsov.
In quella competizione l’URSS dimostrò comunque di essere all’altezza se non addirittura superiore alle grandi squadre d’Europa, lasciando in eredità alcuni principi di gioco, ancora oggi perfettamente riconoscibili nel calcio moderno.