Il superclasico non è, e non sarà mai, una partita come tutte le altre. Concentrare in un solo match il 73% dei sostenitori di uno stato passionale come l’Argentina, porta a creare delle dinamiche interne che esulano da qualsiasi convenzionale sfida sportiva. Non è un caso che, più o meno a turno, tutti i quotidiani sportivi abbiano definito la sfida come “the biggest club rivalry in world football”. Ma non è solo una rivalità, è quasi un’ossessione sportiva che, in alcune occasioni, ha oltrepassato i limiti sportivi e si è trasformata in una violenta faida. Come è lecito aspettarsi, tutto ciò si trasmette puntualmente agli undici in campo che mettono in campo duelli in cui ogni palla vagante è aggredita come se fosse questione di vita o di morte.
Il preambolo è necessario per descrivere un match lontanissimo dai canoni a cui siamo abituati. Per rendere un’idea di cosa stiamo per analizzare, basti pensare che nel match in questione sono stati tentati 72 tackles, un numero elevatissimo soprattutto se paragonato ai 45 tackles collezionati in un nostro match di cartello come Juventus – Roma dello scorso 17 dicembre.
Le squadre sono scese quindi in campo letteralmente col coltello tra i denti con la seguente disposizione di base.
Gli ospiti, forti del primato in classifica, si sono disposti con un centrocampo a rombo in cui i 2 vertici, interpretati da uomini d’esperienza Gago e Tevez, hanno rappresentato rispettivamente la leadership tattica e tecnica. El pintita era il primo riferimento per la circolazione del pallone, per la cui risalita c’erano 2 strade privilegiate:
- Lo scarico in fascia per Peruzzi e quindi lo sviluppo dell’azione sulla fascia laterale destra. Proprio il terzino destro è stato una sorta di regista aggiunto, infatti è risultato il giocatore del Boca che con 49 tocchi è intervenuto più volte in fase di possesso. La manovra proseguiva poi con il supporto di Pavon (la connessione Peruzzi-Pavon è stata la più utilizzata, 16 volte) e l’innesco degli attaccanti;
- Passaggio per Tevez che agendo da trequartista poteva servire gli inserimenti delle punte.
Proprio seguendo il secondo punto del copione gli xeneizes sono passati in vantaggio. Gago recupera un pallone vagante e serve immediatamente Tevez che porta a spasso la difesa di casa. L’apache attrae magneticamente l’attenzione dell’intera retroguardia che non si accorge dell’inserimento di Bou, che quindi può concludere a rete indisturbato.
In FDNP il Boca si dispone molto compatto in orizzontale intasando gli spazi centrali. Gli ospiti non si sono limitati ad attendere gli avversari ma hanno cercato il recupero immediato, forti della densità che il rombo di centrocampo teoricamente garantisce.
Nella figura sovrastante è chiaro come il Boca abbia puntato sulla densità centrale, ma i padroni di casa non si sono sottratti alla battaglia. Per evitare di andare in inferioriorità numerica a centrocampo, l’esterno sinistro Martinez è rimasto più arretrato rispetto al suo opposto, Driussi, che invece si inseriva cetralmente negli spazi creati da Alario. Il River ha deciso di aggirare il blocco avversario attaccando il lato destro, zona in cui si è sviluppato il possesso per il 51% delle volte contro il 25% del lato opposto. Anche nel River, il terzino destro è stato il più partecipe alle azioni offensive, potendo contare sulla copertura di Fernandez che rimaneva bloccato al suo posto. Driussi, teoricamente esterno destro, tendeva ad accentrarsi per creare spazio per l’avanzata del terzino e poter anche dare appoggio all’unica punta. Alla catena di destra si poteva aggiungere D’Alessandro a cui è stata data la facoltà di svariare a piacimento su tutto il fronte offensivo.
La strategia non ha previsto l’utilizzo del lato debole avversario, infatti dal lato opposto Martinez rimaneva tendenzialmente più centrale per poter riaggredire in caso di transizioni negative. Invece, ad essere frequentemente utilizzato è stato il cross da cui tra l’altro sono arrivate le 2 reti che hanno capovolto le sorti del match. In entrambi i casi si è risalito il campo grazie alla superiorità numerica in fascia, ma è stato fondamentale lo spazio che il Boca ha lasciato davanti il proprio centrocampo. In FDNP i 3 centrocampisti del Boca sono collassati sulla difesa creando lo spazio da cui sono venute fuori le seconde palle che hanno generato i 2 gol.
Con il progredire del secondo tempo e l’aumentare della stanchezza i ritmi si sono abbassati ed il River sembrava in pieno controllo del match. La catena di destra dei milionarios ha continuato a costruire gioco e qualsiasi cross dal fondo è stato un pericolo per la retroguardia degli ospiti, incapaci di attuare gli adeguati scivolamenti laterali necessari per impedire la risalita del pallone avversaria. Al 62’ però Carlitos Tevez ha deciso di salire in cattedra e ribaltare le sorti del match segnando una doppietta che lo consacra a giocatore leggendario. Se la prima rete è stata un saggio di opportunismo ed aggressività in cui è gravissimo l’errore del portiere avversario, la seconda è stata un tiro a giro sul secondo palo di una bellezza disarmante. I numeri, anche volendo mettere da parte la doppietta e l’assist, descrivono una prestazione semplicemente sopra le righe: ha ingaggiato più duelli offensivi di tutti, 15 volte, bullizzando il pur esperto e tenace Ponzio, che ha perso tutti e 6 i confronti. L’assist invece fa parte dei 30 passaggi effettuati con un ottimo 87% di riuscita, un numero elevatissimo soprattutto se si considera il suo ruolo in campo.
Il Boca vince quindi una partita in cui la superiorità qualitativa dell’apache è stata determinante per venir fuori da una situazione difficile in cui il River, al di là degli errori individuali del proprio portiere, deve solo rimproverarsi di non aver concretizzato la superiorità affermata per larghi tratti del match.
Complimenti.Grande.